Porte

Immagina di esserti perso dentro un bosco… Ad un certo punto trovi un varco che si apre dentro un albero… È aperto… Entri… Ti trovi in una grotta…  È piena di luce… Tante luci e colori abbaglianti… Tante sfumature, giochi di luci e colori… E tante porte… Sei un po’ eccitato e un po’ spaventato…
Ti avvicini ad una porta… Titubante… Tra desiderio e paura… Prendi coraggio… Fai per aprirla… Non si apre… Ci riprovi… In più di un modo… Non si apre… Vai verso una seconda porta… Stesso pathos… Stesso esito… E così una terza… Una quarta… E ancora altre… Quelle porte sono solo illusioni…
Tra rabbia e sconforto e un bel po’ di paura… Arriva un vecchietto ad indicarti la via… È una porta che non avevi visto… O non avevi considerato, chissà… Ci provi… Ti fidi di quello che sembra un vecchio saggio… Ci provi e ci riesci… Con fatica, apri la porta e…
L’unica porta aperta è quella del tuo impegno alla crescita e alla cura di te. L’albero della vita che hai vissuto, cosa ti è capitato, cosa hai scelto. E la vita che hai davanti con le scelte che puoi fare… La caverna dell’ignoto… E l’unica certezza che se vuoi ottenere risultati devi essere tu a cambiare…
Le altre porte sono le diverse missioni impossibili che solitamente ti poni. Sono le miserie in cui sei incastrato.
Vuoi cambiare gli altri.
Vuoi aspettare che la realtà cambi per farti un piacere.
Vuoi cambiare senza cambiare.
Aspetti e pretendi che gli altri soddisfino ogni tuo desiderio.
Stai fermo a lamentarti.
Vuoi controllare tutto.
Pretendi la perfezione del mondo e delle cose, dagli altri e anche da te stesso.
Vuoi avere senza chiedere.
Vuoi che l’altro non chieda piuttosto che imparare a dire no.
Pretendi che l’altro abbia i tuoi stessi valori e la pensi esattamente come te.
Quante altre porte impossibili cerchi di aprire?
Intanto ti propongo una chiave, utile per tante porte: ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.

L’eroe ha compreso

Il viaggio dell’eroe è una metafora di tanti viaggi della vita. L’eroe è ciascuno di noi che compie il suo viaggio della vita.
L’eroe ha compreso che se vuoi cambiare la tua vita devi cambiare te stesso.
L’eroe ha compreso che devi impegnarti a cambiare ciò che puoi e ad accettare ciò che non puoi cambiare.
L’eroe ha compreso che è importante seguire il proprio cuore (emozioni, desideri, bisogni, valori) e che comunque lungo il viaggio ci sarà sempre qualcuno a cui non andrà bene ciò che stai facendo.
L’eroe ha compreso che è dannoso aspettare che gli altri facciano il viaggio che devi fare tu.
L’eroe ha compreso che il viaggio sarà pieno di miserie e meraviglie anche se quasi mai sarà proprio come ti aspettavi che fosse o avrebbe dovuto essere.
L’eroe ha compreso che il viaggio è il proprio viaggio, ma si può sempre chiedere di farlo in compagnia.
L’eroe ha compreso che buoni compagni di viaggio sono quelli che ci rispettano per quello che siamo.
L’eroe ha compreso che per essere un buon compagno di viaggio non devi pretendere che l’altro sia come vuoi tu.
L’eroe ha compreso che va bene essere disponibile, ma non va bene sottomettersi ad ogni richiesta altrui.
L’eroe ha compreso che c’è un tempo per essere eroi e un tempo per essere altro.
L’eroe ha compreso che se vuoi raggiungere il tesoro devi impegnarti in prima persona.
L’eroe ha compreso che se vuoi liberare la principessa devi incontrare draghi pronti ad ucciderti.
L’eroe ha compreso che per vivere veramente devi rischiare proprio di morire, qualunque cosa voglia dire per te.
L’eroe ha compreso che il viaggio migliore è quello che devi ancora fare.
L’eroe ha compreso che per quanto tu abbia viaggiato c’è sempre ancora tanto che tu possa scoprire e comprendere…
L’eroe ha compreso anche che forse non c’è niente da comprendere…
In ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line, la protagonista compie il suo viaggio e aiuta il lettore ad essere protagonista del proprio…

Viaggi

Il viaggio dell’eroe è una metafora di tanti viaggi della vita. L’eroe è ciascuno di noi che cerca di trovare un senso e una direzione alla propria vita, un significato e un valore.
Alcuni viaggi sono fondamentali per ciascuno di noi. Prima o poi dobbiamo intraprendere ognuno di questi viaggi. Ciascuno di noi ne compirà prima uno poi un altro, ognuno a suo modo. Tutti intrecciati tra loro.
Il viaggio verso la paura. È il viaggio attraverso il coraggio e verso il cambiamento.
Il viaggio dell’azione. Creare la propria vita avviene attraverso azioni concrete.
Il viaggio di cura della ferita. Prima o poi un viaggio all’indietro nel nostro passato così come ce lo portiamo dentro col suo dolore.
Il viaggio nel buio dentro di sé, nell’Ombra. Oltre le maschere che indossiamo solitamente nella vita quotidiana. È il contatto con le parti più autentiche di noi, quelle sconvenienti, quelle che non ci permettiamo solitamente di esprimere.
Il viaggio della consapevolezza. Conoscenza di sé: sensazioni, emozioni, pensieri, credenze, convinzioni, valori, storia di vita, progetti, spiritualità e tutto ciò che si può conoscere esplorando il proprio interno e il modo in cui interagiamo con gli altri e compiamo scelte.
Il viaggio della responsabilità. Diventare adulti capaci di fare scelte di cui assumersi il carico delle conseguenze.
Il viaggio dell’accettazione (della morte). L’accettazione è il potere fondamentale di non farsi annientare dalla propria impotenza. È la capacità di trovare nuova linfa vitale quando molte cose sono spente, finite, perdute.
Il viaggio dell’amore. Della felicità. Della fiducia e dell’accettazione incondizionata. Per sentirsi amati, amabili e di valore semplicemente in quanto esseri umani, esistenti.
Probabilmente sono anche altri i viaggi che possiamo e dobbiamo compiere. Ti viene in mente qualcos’altro? Per ora non mi resta che ricordarti il viaggio di ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.

Barbapapà e Squid game

Esiste un momento per un mondo rotondo, morbido, pieno di colori, lieto fine e insegnamenti educativi al servizio di una crescita sana, armoniosa, piena d’amore.
Ed esiste anche un momento per un altro tipo di mondo, comunque il nostro mondo. Esterno ed interiore.
Il cinema, la televisione, i videogiochi, YouTube e altri social sono pieni zeppi di violenza che un adulto deve filtrare ad un bambino. Se il filtro manca, manca l’adulto. Anche la piazza, il quartiere, il cortile hanno bisogno di modulare la violenza che pure è possibile espressione della natura umana. Avevano bisogno forse sarebbe più preciso dire, visto che ora sono stati quasi completamente soppiantati da ‘luoghi di incontro’ e gioco virtuali. Modulare la violenza, anche nei giochi di bambini. Se il filtro manca, manca l’adulto. Ecco allora un punto di partenza utile per ragionare sul senso e sul valore (o dis-valore) di Squid game. Il gioco del calamaro. La serie TV Netflix.
Fatta questa premessa e fatte salve ulteriori ed utili considerazioni sociologiche e pedagogiche (ad uso di genitori, insegnanti ed educatori tutti) sul comportamento degli adulti consapevoli e responsabili di fronte ai bambini e ai ragazzi curiosi e incuriositi, ho trovato la serie del gioco del calamaro molto interessante dal punto di vista psicologico, individuale e interpersonale. Anche tenendo conto che è stato concepito e realizzato da una persona appartenente ad una cultura molto lontana da noi per certi versi, ma forse nemmeno troppo, per altri aspetti più ‘global’, più interiori e universali.
Ho apprezzato molto diversi elementi, in una serie piena di spunti di riflessione che ciascuno di noi, nella visione di un film o nella lettura di un libro o nell’ascolto di una canzone, può cogliere in base al proprio filtro personale e alla sensibilità che nasce dalla propria storia di vita.
Ho apprezzato molto le storie di vita che si intrecciano e le dinamiche psicologiche che emergono nel dispiegarsi della vicenda.
La raffigurazione di un meccanismo che chiede a tutti di essere all’altezza, un’altezza che quasi tutti sentono difficile da raggiungere, fino a chiedere a se stessi di dare di più, fare di più, essere più, senza mai raggiungere la meta e sperimentare vero appagamento. Un sistema che divora chi non è in grado di essere all’altezza del successo richiesto fino al punto di prendere una persona disperata e portarla ad accedere ad ogni comportamento utile allo scopo della sopravvivenza, anche se fuori dai codici della propria moralità. Un sistema di scale (alla Escher), ma colorate, in cui sia i giocatori sia i lavoranti sono parte di un ingranaggio che funziona alla perfezione, ma che tende a rendere tutti schiavi del suo funzionamento.
L’umana imperfezione: l’essere tutti sulla stessa barca, anche se qualcuno, indossando una maschera, ‘sembra’ stare su uno yacht a sorseggiare champagne di fronte alla disperazione altrui.
Le maschere che tutti, chi più chi meno, indossiamo nella vita quotidiana, spesso nel tentativo fallimentare di nascondere a noi stessi, prima che agli altri, qualcosa di ‘brutto, sporco e cattivo’ che pure ci appartiene e ci portiamo dentro.
Amore e paura: l’amore di un genitore che cerca di mettercela tutta e ha paura di non farcela; l’amore verso una persona appena conosciuta, così potente da sconfiggere la paura della morte; l’amore di genitori anziani, illusi e disillusi, mai sconfitti dalla paura e sostenuti dall’amore puro. L’amore solidale tra compagni di un viaggio disperato e spaventante.
Ciò che sembra e ciò che è… L’apparenza e l’inganno. Il tradimento. Chi frega chi?
Il bisogno di controllo e padronanza, di sé e del mondo, dove l’esperienza quotidiana, solitamente, è quella del contrario.
Regole funzionali e regole disfunzionali: il valore delle regole che servono a proteggere e quelle che ingabbiano e ingannano.
Tutti vittime di regole: il piccolo e il grande, capi e subordinati, ricchi disperati nella loro noia e poveri ricchi solo della speranza e della disperazione che li porta a giocarsi tutto, dentro un meccanismo in cui ognuno cerca di trovare la salvezza. Come nel più lineare dei sistemi gerarchici, ognuno ha dei sottoposti, ognuno ha dei capi e soprattutto anche il vertice alla fine deve ricevere ordini da qualcun altro.
Vite ferite impegnate nella ricerca di senso e di riscatto. Verso la “possibilità di camminare libero…”.
Più o meno funziona così il gioco: “vorrei offrirle una grande opportunità, un gioco (da bambini?!) per un’opportunità seria di rimettere a posto la sua vita, se vince riceve dei soldi, se perde paga con schiaffi. Può usare il suo corpo per pagare: un tot a schiaffo”. Un gioco, una scommessa, la scommessa con la vita. Un gioco con la morte per avere la possibilità di prendersi in mano la propria vita. Ovviamente… “è una scelta volontaria di aderire al gioco con le sue regole democratiche”. Tra disperazione e fiducia: scegliere una diversa possibilità o scegliere di continuare una vita schifosa. Scegliere quale inferno? È comunque un inferno!
Ognuno ha le proprie miserie. All’inizio tutti sono presi dall’idea di giocarsi il proprio destino, ben presto capiscono le modalità del gioco a partire dal gioco più innocente dei bambini, un due tre stella, che ha un’evoluzione inaspettata in cui ogni giocatore comincia a giocare per vincere, ma anche per non essere sconfitto dal gioco stesso e dagli altri tra cui comincia a evidenziarsi il ‘mors tua vita mea’. La sana, vitale competizione che diventa spregiudicatezza e spietatezza guidate dalla paura della morte.
È semplice alla fine, il gioco del calamaro è un’espressione del gioco della vita: retorico quanto basta, banale quanto fondamentale se ci aiuta ad incontrare ogni parte di noi, dell’essere umano, dell’essere umani, piuttosto che fuggire da qualcosa che tanto esiste e cacciato dalla finestra rischia di sfondare la porta e presentarsi attraverso sintomi fisici e psicologici, come disperazione.
La fine è nota?! Forse… La fine è semplicemente un nuovo inizio?!

22. Estate meravigliosa. Il tuo viaggio eroico

L’estate è tempo di viaggi…
Ogni stagione è buona per i viaggi…
La vita è piena di viaggi…
Sei pronto al tuo viaggio?
Oggi ti suggerisco:
SII L’EROE CHE SEI!
Riconosci la tua vita ‘ordinaria’, normale e prevedibile, sicura e rassicurante, ma a volte anche noiosa, stagnante e legittima il tuo bisogno e il tuo desiderio di muoverti verso qualcosa di ‘straordinario’… Qualunque cosa voglia dire per te… Ora… In questo momento della tua vita…
Parti dal ‘vecchio’, stabile e di valore, in direzione di un ‘nuovo’ tutto da scoprire e tutto da inventare…
Lascia il ‘vecchio’ ormai lontano da chi sei e da cosa vuoi…
In qualsiasi ambito della tua vita… Cogli la ‘crisi’ come ‘un’opportunità’ di trasformazione… Di evoluzione… Di creare ‘nuove forme’ del tuo stare al mondo… E ‘nuove norme’ da cui farti guidare…
Prenditi il rischio di affrontare le tue paure… Fino ad allargare la tua zona di comfort… Il cambiamento prevede un passaggio nell’incertezza e nello smarrimento per conquistare più ampi spazi di sicurezza e serenità…
Agisci… Con coraggio… Nonostante le paure… Agisci… Capisci… Agisci di nuovo in direzione di ciò che dal profondo ti chiama e ti guida…
E riparti ogni volta per un nuovo viaggio…
Non posso che ricordarti, a questo punto, ‘Alice nel paese delle miserie’, un libro che è un viaggio di crescita personale che prima o poi tutti dobbiamo compiere. Puoi ordinarlo in libreria oppure on line.
Puoi iniziare da ora il tuo viaggio…

AnCoraggio

Ci vuole coraggio per abbandonare i propri schemi di funzionamento mentale, emotivo, comportamentale a cui siamo profondamente e potentemente ancorati.
Ci vuole coraggio per abbandonare ciò che ci fa soffrire, anche se ci fa soffrire, perché, più o meno consapevolmente, abbiamo paura delle conseguenze di togliere l’ancora.
Spesso, in terapia, le persone combattono una battaglia interiore tra “voglio cambiare” e “ho paura di cambiare”. Questa battaglia non sempre è evidente. Soprattutto all’inizio, la persona vede solo il suo desiderio di modificare certi suoi comportamenti o modi di pensare. Ad esempio, voglio smettere di: fumare… reagire sempre aggressivamente… tenere tutto sotto controllo… evitare… reprimere la mia rabbia… sottomettermi… dire sempre sì… fare sempre tutto da solo… accontentare sempre gli altri… inseguire risultati perfetti… E sono solo pochi esempi di una questione che si presenta a molte persone. Nonostante tanti sforzi e tentativi, la persona non riesce a cambiare ciò che pure sta cercando con tutte le sue forze di cambiare.
L’attenzione a quel punto si sposta sulla paura di cambiare. Nonostante la forza del desiderio e il prezzo che paga nel continuare ad indugiare in modi problematici di pensiero e comportamento, la persona è frenata, più o meno consapevolmente, dalla paura delle conseguenze del cambiamento, conseguenze più o meno immaginate e previste con accuratezza.
A volte succede che quando la persona è riuscita ad abbandonare un comportamento che gli creava problemi, la paura del cambiamento pure raggiunto diventa evidente. E ora? E ora che ho smesso di …? E ora che non faccio più…? E ora che non penso più come prima?
E per te com’è? Quali credenze e convinzioni verresti a mettere in discussione a cambiamento avvenuto?
Ti suggerisco un’esplorazione.
Quando immagini di cambiare un comportamento, immaginati senza quel comportamento e chiediti: cosa significa per me? Cosa vuol dire per me come persona?
Quando, invece, sei già riuscito a fare dei cambiamenti che tanto desideravi, chiediti: ora cosa è cambiato oltre al comportamento che ho abbandonato? Cosa vuol dire per me come persona? Oltre ai benefici del cambiamento, c’è qualche conseguenza negativa?
Queste domande esplorative ti apriranno certamente orizzonti lontani verso cui salpare…
Ti suggerisco una mappa per il viaggio: ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria o sul sito dell’editore youcanprint.it o anche su Amazon.

L’approdo

Esiste un approdo infelice eppure spesso necessario. Quello di imparare a dire “è andata così”. A volte siamo impotenti, non riusciamo, malgrado numerosi multiformi tentativi, ad avvicinare la realtà ai nostri desideri. Non riusciamo: noi universale! E che dobbiamo fare?
Qualcosa dobbiamo fare… Quello che possiamo fare. In tre passaggi.
1. Riconoscere e attraversare le emozioni connesse all’approdo infelice. Frustrazione. Delusione. Rabbia. Senso di ingiustizia. Dolore. Tristezza. Senso di colpa. Dispiacere. Impotenza. Preoccupazione. Ecc.
2. Cogliere il senso di ciò che queste nostre emozioni ci stanno segnalando. Le nostre emozioni ci comunicano i nostri bisogni insoddisfatti e ci invitano a prendercene cura. Non per una loro realizzazione completa e totale (impossibile), ma per una ‘soddisfazione sostenibile’… Accontentarsi? No! Piuttosto saper godere di quanto appartiene alla nostra vita.
3. Cogliere nell’approdo un arrivo temporaneo e quindi, soprattutto, un nuovo punto di partenza. Se devo accettare che “è andata così”, cosa scelgo di fare, ora e da ora in poi?!
Sempre consapevole della nostra direzione dal paese delle miserie al paese delle meraviglie…

Il ‘noi universale’

Il ‘noi universale’ è un atteggiamento utile a raggiungere la serenità anche di fronte a situazioni negative. Significa credere profondamente di essere parte di un’esperienza comune, universale, esistenziale, e farne guida pratica per il comportamento quotidiano. L’esperienza comune di incontrare, in misure e forme diverse, esperienze di frustrazione, ingiustizia, delusione, impotenza, imperfezione.
Incontrarle e doverle fronteggiare, con gli strumenti più svariati che possiamo inventare.
La frustrazione la incontriamo quando non riusciamo a soddisfare i nostri bisogni, non riusciamo ad ottenere ciò che vogliamo, incontriamo ostacoli che non riusciamo a superare, quando insomma le cose sono diverse da come le vorremmo.
L’ingiustizia la incontriamo quando il mondo e le esperienze ci sembrano veramente troppo distanti da come dovrebbero essere secondo i nostri valori e principi e anche secondo valori e principi che dovrebbero essere, o almeno così ci sembra, universalmente condivisi.
La delusione la incontriamo quando sono le persone ad essere molto lontane dalle nostre aspettative, da ciò che vorremmo loro facessero, da come, ancora una volta, crediamo giusto.
L’impotenza è parte intrinseca dell’esistenza: possiamo creare e realizzare tanti nostri obiettivi e sogni e dobbiamo anche accettare ciò che è assolutamente fuori dal nostro potere e controllo.
L’imperfezione la incontriamo quando giriamo l’angolo. In ogni angolo del mondo, ogni momento della nostra esistenza è imperfetto nel momento in cui deve essere perfetto e non accettiamo che sia imperfetto. Quando, insomma, siamo vittime di noi stessi che ci siamo imbarcati nella missione impossibile che tutto vada esattamente e sempre come lo desideriamo.
Gli strumenti per fronteggiare queste esperienze universali ovviamente sono differenti in base al tipo di problema specifico, ma è importante siano tutti orientati da un atteggiamento di autocompassione; di sana autocritica mirata a cambiare ciò che possiamo cambiare e che riteniamo giusto cambiare per migliorare la nostra situazione; ma anche di assoluto non giudizio verso noi stessi come persona che, come tutti, ognuno a suo modo, sta facendo il possibile, da una vita, per cavarsela, per farcela… Un atteggiamento, insomma, di gentilezza e cura verso noi stessi…
Farne, del noi universale, guida pratica delle nostre azioni quotidiane vuol dire essere consapevoli delle proprie risorse e abilità, delle proprie possibilità di crescita e dell’impegno ad evolvere costantemente, ma anche consapevoli dei propri limiti, e sereni rispetto a ciò che non è alla nostra portata.
Nella metafora del viaggio dell’eroe, siamo tutti l’eroe che prima o poi deve confrontarsi col drago. Deve sconfiggerlo ma potrebbe anche essere ucciso. Sulla strada che lo porta a liberare il suo popolo dal tiranno, a sconfiggere i ricchi e potenti per aiutare i deboli e i giusti, per liberare la principessa dal castello, per trovare l’amore, per tornare dalla sua gente e rinnovare il regno, per incontrare la sua anima…

Il risultato. Pronti… Partenza… Via…

La felicità, la serenità, la saggezza, la pace, la prosperità o qualsiasi altra forma di benessere tu voglia perseguire è il risultato di QUELLO CHE FAI CON QUELLO CHE TI ACCADE. Quello che tu fai succedere con ciò che ti è successo.
Essenziale, forse scontata al limite del banale, ma veramente fondamentale ispirazione per le nostre azioni, per i risultati che vogliamo ottenere nei diversi ambiti di vita (scuola, lavoro, coppia, famiglia, amici, tempo ricreativo, ecc.).
Per questo sono fondamentali:
– CONSAPEVOLEZZA: conoscere e riconoscere come noi funzioniamo nel mondo;
– RESPONSABILITÀ: agire in base alla consapevolezza dei nostri bisogni e desideri, delle nostre risorse e limiti, della nostra coscienza morale ed etica e quindi delle conseguenze dei nostri comportamenti sulla realtà.
Pronti… Partenza… Via… In bocca al lupo a tutti quelli che vogliono impegnarsi per riuscire a creare la propria qualità di vita…

‘P – factor’. Un viaggio

Il dolore fa crescere e anche la paura, anche se probabilmente un po’ tutti vorremmo crescere senza incontrarne più di tanto. Crescere ti richiede di mettere ordine nel caos e nell’imprevedibilità che ti arrivano, prima o poi, tanto o poco, anche se un po’ tutti vorremmo crescere sperando di schivare il più possibile la sofferenza e imparando a cogliere le opportunità. Così è la vita… Certo è meglio la serenità che la tragedia, diremmo tutti.
La nostra vita ci fornisce sostanzialmente interrogativi a cui noi “dobbiamo” rispondere, siamo chiamati ad affiancare punti esclamativi.
La nostra vita si svolge tra ciò che troviamo e ciò che non troviamo. Tra ciò che lasciamo e ciò che troviamo. E ogni tanto ci interroghiamo sulla distanza che esiste tra ciò che siamo e ciò che vorremmo e avremmo voluto essere. Ma anche tra ciò che siamo stati e ciò che non siamo più. E a volte questi temi ci procurano gioia, molto più spesso dolore.
Chi veramente fa i conti con dolore, paura, malattia, perdita, disillusione (tutti noi?) deve necessariamente cercare la luce dentro al buio… Per non sprofondare nell’oscurità, qualunque forma essa possa assumere…
E quindi ognuno ha il suo viaggio da compiere… Eroico o meno che sia… Di cui conosciamo, forse, l’inizio, ma la cui fine dobbiamo cercare di inventare…
Viaggio che si svolge sempre tra regole e immaginazione, tra testa e cuore, tra ragione e sensazioni.
Viaggio in cui devi saperti muovere dentro le certezze rassicuranti e i confini che delineano il percorso, per imparare gradualmente a sfidare i tuoi limiti, imposti e autoimposti, senza mai perdere la testa, qualità che ti permette di perderla solo al momento giusto…
Viaggio che ciascuno compie col personale bagaglio. Di predisposizioni caratteriali ed esperienze precoci, di tendenze innate e di abilità acquisite. Doti naturali e percorsi evolutivi. Bagaglio di dolore e paura e di strategie che abbiamo inventato per cavarcela. Bagaglio di risorse e di limiti personali. Bagaglio in cui ognuno ha messo anche un po’ di certezze su cui poggiarsi e un po’ di imprevisti da imparare a governare.
Fino a quando non funziona qualcosa. Qualcosa non funziona più. Il controllo che, anche solo inconsapevolmente, hai avuto finora lascia il posto a qualcosa che sfugge, che ti sfugge. L’imprevisto diventa ingovernabile.
Prima alcuni segni che non sempre riesci ad interpretare… Poi segnali più chiari, che magari vedi, riconosci come anomalie, ma che tendi a trascurare… Quindi i sintomi, stai male, esprimi una qualche forma e grado di malessere: sei sempre stanco e deconcentrato, il lavoro diventa sempre più “l’attesa del fine settimana”, ciò che fino a ieri ti appassionava ora lo vivi in modo spento, demotivato. Sei costantemente annoiato, quasi sempre incazzato, anche tristezza e ansia ti vengono a trovare sempre più spesso. Ogni relazione ne risente, a casa, al lavoro, in coppia, coi figli, con gli amici. I pilastri in cui ti sei finora riconosciuto e identificato sembrano scricchiolare. Ti senti diverso dal solito, diverso da come sei sempre stato e anche gli altri, più o meno vicini, cominciano a vedere che qualcosa non va nel tuo modo di stare al mondo, nelle relazioni, nella quotidianità.
Il tuo corpo si lamenta, la tua mente si lamenta, tu ti lamenti. Lamenti che hanno bisogno di ascolto. Lamenti che sembrano inascoltabili.
Gradualmente insidiosa, una “parte malata” sta invadendo la tua personalità. Malessere fisico, emotivo, relazionale. Qualcosa è cambiato, si è rotto, si è inceppato o qualcosa del genere. Lo smarrimento che altre volte hai incontrato lungo il viaggio e che hai sempre superato con un senso di sfida, evoluzione, potenza e controllo, oggi è uno smarrimento in cui ti senti “profondamente” perso…
Ora comincia un altro viaggio. In almeno tre tappe, da percorrere necessariamente, anche se, come sempre, ciascuno a suo modo.
Prima. Sto male…
Seconda. Ho bisogno di aiuto…
Terza. Devo farmi aiutare…
Il resto è tutto da percorrere… in infinite forme possibili…
Grazie Luca per il tuo insegnamento…
Grazie Luca per il tuo libro, che invito tutti a leggere e diffondere: ‘P-Factor. La variabile Parkinson nella mia vita’. (Luca Berti. Youcanprint Edizioni).
Grazie per aver condiviso con noi la tua esperienza, il viaggio che stai facendo, forse unico e diverso da altri viaggi, forse simile al viaggio che ciascuno di noi compie…