Possiamo concepire la crescita personale come il percorso in cui ciascuno di noi è impegnato per trovare un equilibrio ed un’integrazione soddisfacente tra il passato (valore della storia personale e familiare, apprendimento dalle esperienze e dagli errori, ecc.), il futuro (sogni, desideri, progetti, ecc.) e il presente (capacità di vivere il momento, di apprezzare quanto l’esperienza quotidiana, momento per momento, può offrire, ecc.).
La psicoterapia è uno strumento, tra gli altri, per curare le distorsioni del processo di sana integrazione tra passato, futuro e presente.
Rispetto al passato le difficoltà possono riguardare: rimorsi, rimpianti, depressione da ciò che non è stato, ruminazioni, ecc.
Rispetto al futuro le difficoltà più frequenti possono essere: ansia anticipatoria, rimuginio, previsioni catastrofiche, ecc.
Rispetto al presente le difficoltà consistono nel vivere fuori o lontano dal presente, incapacità ad apprezzare ciò che la realtà attuale può fornire, con tendenza a spostarsi continuamente nel passato (rabbioso o triste) o nel futuro (pieno di paure).
La cura è la cura delle emozioni, la cura delle convinzioni, la cura delle azioni.
In terapia, impari a riconoscere le tue emozioni, a dare loro valore e dignità, a connetterle ai bisogni che sono frustrati e che si esprimono nelle emozioni dolorose, ma anche a vivere la pienezza emotiva di emozioni belle quando sei appagato e grato. Impari, inoltre, ad esprimere le emozioni in modo adeguato ai contesti e alle situazioni, in modo rispettoso per te e per gli altri e in modo utile a risolvere problemi e soddisfare bisogni.
In terapia, impari a conoscere come funziona la tua mente, le tue convinzioni e credenze, come i tuoi pensieri sono connessi alle tue emozioni e ai tuoi comportamenti. Riconosci le distorsioni del pensiero e impari a correggerle in modo che i tuoi pensieri diventino per te utili e funzionali alle tue scelte e alle tue relazioni.
In terapia, impari a conoscere le tue azioni, come ti comporti e perché ovvero conosci la relazione tra i tuoi comportamenti, i tuoi bisogni che cerchi di soddisfare e i valori che cerchi di esprimere ed incarnare attraverso le tue azioni.
La terapia ti fornisce la possibilità di una crescita personale che non è garanzia di felicità e perfezione; ti fornisce piuttosto uno strumento in direzione di una vita consapevole e responsabile ovvero caratterizzata dalla capacità di impegnarti a costruire, con passione e desiderio, la Vita che Veramente Vuoi, imparando, al contempo, ad accettare quella quota inevitabile, per tutti noi, di limiti, frustrazioni, delusioni e impotenza.
Categoria: valori
La cura di sé e la cura degli altri… E la psicoterapia!
Questo Post nasce dalla visione di un TEDx su YouTube che mi ha fornito lo spunto per esporre il mio pensiero terapeutico che cerco di far conoscere attraverso il mio blog da più di 5 anni ormai e che è contenuto anche nel mio libro ‘Alice nel paese delle miserie’.
Ecco il link al video (dura 16 minuti). https://youtu.be/mUwK2Kpkd5Q
Ti consiglio, poi fai come vuoi, di vedere prima il video poi leggere il mio post.
Hai visto il video? Discorso che non fa una piega dal punto di vista ideale quello della Bush. Nella realtà ci sta tutta la difficoltà che ognuno di noi trova nel renderlo effettivo.
La psicoterapia lavora sul cercare di comprendere questo scarto ideale-reale e aiutare il più possibile la persona alla vita che veramente vuole.
La psicoterapia aiuta a comprendere il senso delle nostre scelte quotidiane, come di quelle storiche che hanno svoltato in senso positivo o negativamente la nostra vita, come di quelle più antiche, quasi sempre implicite, prese senza consapevolezza cosciente, ma con intuizione e intenzione inconscia che quella fosse la scelta migliore per stare al mondo. Le scelte antiche sono quelle prese da bambini, con la mente infantile rudimentale (e consolidate poi negli anni) nel contesto della vita in cui cresciamo, la vita che a un bambino capita e non sceglie: i genitori, ciò che sono, come si comportano, i valori che propongono esplicitamente o indirettamente; le esperienze che ci capitano, situazioni traumatiche che possiamo aver dovuto, senza volere ovviamente, affrontare perché ci sono capitate. In questo contesto dei primi anni di vita, solitamente i primi 5 o 10 o 15 sono fondamentali, facciamo queste ‘scelte precoci strategiche’ ovvero volte sostanzialmente ad ottenere Amore e Stima che da piccoli sono importanti come l’ossigeno. Facciamo queste scelte perché la nostra mente e quindi le nostre scelte sono molto più dipendenti dalla mente e dalle scelte altrui. Intorno ai 14 o 15 anni la nostra mente comincia ad essere più ‘autonoma’.
Allora ecco l’ideale. È una sintesi rivisitata del discorso di Alice Bush, integrato con mie considerazioni.
Questo il punto di partenza: per essere veramente felice e per aiutare gli altri ad essere veramente felici NON COMPIACERE LE ASPETTATIVE ALTRUI. Se compiaci gli altri ti allontani dalla vita che veramente vuoi. Annulli di fatto te stesso e finisci per deludere tutti, te per primo perché compiacere è una scelta che ti fa rinunciare a tanto altro, perché comunque ogni scelta non è perfetta e quindi c’è sempre un costo emotivo da pagare. Qual è il costo emotivo che sei disposto a pagare facendo le tue scelte? Ecco 3 esempi.
1. Non scegliere la LAUREA o il LAVORO cercando di compiacere le aspettative altrui, cercando di conseguire gli obiettivi altrui che credi erroneamente siano i tuoi, magari per dimostrare di essere una persona che vale e che ‘merita’ di essere amata per questo (si chiama amore condizionato… ed è sempre tossico).
2. Non scegliere come stare in una RELAZIONE compiacendo le aspettative altrui nell’idea evidentemente malsana che così sarete felici, se ciò che fai non è veramente ciò che vuoi, prima o poi rabbia, risentimento e delusione reciproca mineranno in maniera importante la relazione che finirà (e sarebbe meglio) o continuerà in maniera malsana e piena di sofferenza reciproca; sarebbe un’altra versione di tossico ‘amore condizionato’. Sto con te se sono come tu mi vuoi o stai con me ma devi essere come io ti voglio o versioni simili.
3. Non ti sacrificare per i bisogni altrui, ANCHE QUANDO GLI ALTRI SONO I FIGLI, con l’idea evidentemente fallimentare che l’altruismo equivalga all’auto-sacrificio, scambiato erroneamente per amore. Qual è la tua idea di buon genitore? Quello che per amore dei figli si annulla per loro? Quella di ‘trascurare se stessi sempre e comunque’ (i propri bisogni e i propri valori) per ‘curare’ il benessere dei figli, a prescindere da ogni altra cosa? Prima o poi saliranno delusione, fatica insopportabile, risentimento, perdita di pazienza che mineranno, oltre che il proprio benessere personale, la relazione coi figli, che non è proprio l’obiettivo di amore e cura che abbiamo verso di loro. Alla fine finisci per sentirti lontano dal genitore che vorresti essere. E certo non l’esempio che vorresti essere per i tuoi figli.
Queste tre storie diverse tra loro (lavoro, relazione affettiva, genitorialità) hanno in comune che sono, più o meno consapevolmente, guidate dal senso del dovere e dal senso di colpa e che finiscono per creare sofferenza per tutti, per sé e per le persone più vicine, care e che amiamo.
Finiamo dunque per vivere una vita in base alle aspettative e ai bisogni altrui.
In realtà, questo la Bush lo lascia intendere implicitamente, soddisfare i bisogni altrui risponde inconsciamente al nostro bisogno profondo di Amore e Stima che ci porta erroneamente all’AMORE CONDIZIONATO: “mi sento amato e stimato se e solo se… soddisfo i bisogni degli altri”. E finiamo dunque per vivere una vita lontana dalla Vita che Veramente Vogliamo.
La nostra società, ma non è così in tutte le culture e le parti del mondo, da sempre ci racconta, per i motivi più svariati che sarebbe qui troppo lungo indagare, che per essere felici dobbiamo soddisfare i bisogni e le aspettative altrui. Senso del dovere e suo fratello il senso di colpa a ricordarcelo in tutti i modi e in tutti i luoghi. Ma, tanto per fare un esempio concreto, sull’aereo in caso di pericolo, ci dicono prima indossa la maschera per avere il tuo ossigeno per poter essere veramente d’aiuto agli altri. E il grande Fritz Perls ci ha donato questa perla a ricordarci qualcosa del genere e di fondamentale: “io sono io e tu sei tu, io non sto al mondo per soddisfare le tue aspettative e tu non stai al mondo per soddisfare le mie, se ci incontriamo può essere molto bello, altrimenti ognuno per la sua strada”.
In sintesi: ogni scelta implica una rinuncia. Conosci la tua rinuncia? Facendo la tua scelta scegli di prenderti cura di alcuni tuoi bisogni e ne trascuri altri. Conosci ciò che stai trascurando?
Inizia veramente a prenderti cura di te iniziando prima di tutto a comprendere quella che noi possiamo chiamare con un acronimo o sigla VVV, la Vita che Veramente Vuoi. La Bush la chiama “una vita dalla quale non vogliamo scappare ogni due minuti. Una vita un cui vogliamo essere presenti e protagonisti per noi stessi e per gli altri”. Per essere veramente presenti e di aiuto agli altri dobbiamo prima necessariamente essere noi soddisfatti piuttosto che tristi ed esausti, senza energie e risentiti. “Avere il coraggio di piacere a se stessi prima che agli altri, avere il coraggio di mostrarsi per come si è”. Avere una vita che veramente scegliamo noi per creare spazio, forza ed energia per esserci per gli altri veramente ed efficacemente quando gli altri hanno bisogno di noi.
La VVV è fatta di tre ingredienti fondamentali secondo la Bush e idealmente anche secondo me. La vita in cui vogliamo stare:
1. TROVA I TUOI VALORI (distinguendoli dai tuoi obiettivi). I valori sono mete ideali verso cui tendere, gli obiettivi sono traguardi da raggiungere. Cosa è veramente importante per me? I valori forniscono la base solida in cui sentirti radicato e quando vivi momenti difficili e sembri perdere il controllo ti aiutano a prendere le decisioni giuste per te, sentendoti allineato con la persona che vuoi essere, orientata da quei valori. I valori sono potenzialmente infiniti, quelli fondamentali probabilmente sono circa 5 per ciascuno di noi.
2. ASCOLTA I TUOI BISOGNI (salute, affetti, soddisfazione lavorativa, come tre aree primarie). È fondamentale trovare il coraggio e creare tempo e spazio per riuscire a soddisfare i nostri bisogni.
3. IMPARA A DIRE NO. Parolina semplice da dire in teoria. In pratica difficilissima perché ci mette di fronte alle nostre paure più profonde, le solite di origine antichissima, di sentirci giudicati, di deludere, di essere rifiutati, abbandonati, di non ricevere insomma Amore e Stima. Paura di sentirci persone Non amabili e Prive di valore.
Allora prendersi cura di sé vuol dire sostanzialmente prendersi la RESPONSABILITÀ di prendersi cura della propria felicità per potersi prendere cura della felicità degli altri. Prendersi la responsabilità delle proprie scelte. A partire dalla scelta che sembra banale quanto è fondamentale di diventare veramente padroni del proprio tempo, oltre le pretese della società del “corri e scappa”, che finisce per generare sempre più ansiosi (di non farcela) e di depressi (per non avercela fatta).
Prendersi la responsabilità delle proprie scelte allora equivale sostanzialmente a dire NO sapendo che stai dicendo SÌ a qualcosa di altro veramente importante per te, stai dicendo SÌ A TE STESSO (e qui rifanno capolino senso del dovere e senso di colpa con cui devi fare i conti).
Prendersi la responsabilità di prendere per sé prima di poter dare agli altri. Prendere il tuo ossigeno affinché tu possa veramente aiutare l’altro a prendere il suo. Il sano egoismo come base di partenza per il più grande, puro ed efficace degli altruismi. Per prenderci cura degli altri dobbiamo prima prenderci cura di noi.
Allora laddove la società esterna (ciò che abbiamo succhiato da una vita) e il Tiranno interiore (derivato dei diktat sociali e culturali) ci impongono Doveri e Proibizioni (per sentirci persone Amabili e di Valore) che noi sentiamo non più adatti a noi e a chi vogliamo essere e alla Vita che Veramente Vogliamo (sempre nel rispetto dei confini della convivenza con l’altro), dobbiamo prenderci la RESPONSABILITÀ ovvero il CORAGGIO che SUPERA LA PAURA di darci dei PERMESSI.
Il permesso di deludere …
Il permesso di ascoltare i nostri bisogni …
Il permesso di dire NO …
E tanti altri permessi laddove incontriamo doveri, imposizioni, divieti e proibizioni che vanno bene per gli altri, ma non per noi stessi.
Ineccepibile questo discorso. Idealmente. Tradurlo in realtà effettiva è ciò che di più difficile incontriamo nella vita.
Qui del resto nasce la domanda: quanto è potente la spinta dal basso, dal profondo, dell’antico dentro di noi di cercare Amore e Stima? Quanto è potente rispetto ad una Vita che Veramente Vogliamo basata su quei concetti fondamentali: Valori, Bisogni, NO ovvero Responsabilità che dovrebbero orientare le nostre scelte di cura di noi?
Quando la Bush parla di “avere il coraggio di piacere a se stessi prima che agli altri” tira in ballo implicitamente quanto sia importante, per vivere la Vita che Veramente Vuoi, affrontare la paura, la paura di deludere, la paura ‘profondamente profondissima, scolpita nel corpo fin da bambini’, di non ricevere quell’Amore e quella Stima.
La sofferenza emotiva che porta le persone in terapia nasce in quello scarto. Ovviamente questa è una grande generalizzazione perché comunque i fattori che intervengono a determinare il proprio disagio a partire da quello gravissimo sono diversi da caso a caso. Esistono purtroppo limiti iniziali anche genetici o costituzionali che hanno un grande peso. Esistono esperienze traumatiche che segnano in modo profondo. Per questo una prima valutazione fondamentale richiede di cercare fattori problematici (limiti con cui nasciamo o che sviluppiamo precocemente anche per l’ambiente in cui cresciamo) e fattori protettivi (risorse che abbiamo a nostra disposizione per fronteggiare i fattori negativi).
Fatta questa valutazione quindi distinguendo da caso a caso, da storia a storia, ogni richiesta di aiuto da ogni altra, la psicoterapia, la cura, l’aiuto intervengono su alcuni punti fondamentali:
– Conoscere i propri modi disfunzionali di stare al mondo fondati sulla compiacenza e sul sacrificio di sé;
– Conoscere o disegnare la Vita che Veramente Vogliamo (Valori, Bisogni, NO);
– Prendersi la Responsabilità della cura di sé ovvero affrontare la Grande Paura Profonda di non sentirsi Amati e Stimati;
– Darsi dei Permessi.
In queste coordinate concettuali della terapia, questa aiuta la persona a ridurre lo scarto tra Vita Ideale e Vita Reale, a governare frustrazione e delusione che la vita reale presenta regolarmente, a cambiare ciò che possiamo cambiare e accettare ciò che dobbiamo accettare. Ricordi la preghiera della serenità?
In sintesi estrema:
SE NON È TUA LA COLPA È TUA LA RESPONSABILITÀ…
CAMBIA CIÒ CHE PUOI, ACCETTA CIÒ CHE DEVI…
Due liste
Oggi post breve, partendo direttamente con un esercizio. Semplice da capire, impegnativo da portare avanti.
Prendi un quaderno di mille pagine, potrebbero bastare… Scrivi due liste: lista delle COSE DA FARE e lista della PERSONA CHE VOGLIO ESSERE.
Pensando ai tuoi IMPEGNI della giornata, inizia a scrivere la prima lista e più in generale scrivi le cose che devi fare e quelle desideri fare, non solo oggi, ma come proponimento per il futuro, vicino e lontano: questa settimana, questo mese, quest’anno, i prossimi tre anni, i prossimi cinque o anche di più.
Pensando alla PERSONA CHE VUOI ESSERE, scrivi le caratteristiche che desideri incarnare, le azioni che devi fare e ti impegni a fare, quotidianamente, per essere proprio quella persona o comunque per avvicinarti a quell’idea di persona. E le azioni che effettivamente fai…
Cerca di comprendere, attraverso le due liste, quali OBIETTIVI vuoi raggiungere e quali VALORI vuoi mettere a guida della tua vita. Gli obiettivi sono traguardi da raggiungere, i valori indicano la direzione della vita che vuoi. Probabilmente incontrerai alcune difficoltà che saranno le tue migliori alleate per comprendere e andare avanti.
Non ti resta che metterti all’opera…
Buona vita…
Il corpo malato esprime la psiche addolorata
Molta parte della nostra sofferenza emotiva ha a che fare col giudizio, con la paura di essere giudicati, col sentirsi costantemente giudicati, col non sentirsi “mai a posto”. Hai la sensazione di rincorrere sempre qualcuno o qualcosa, cercando di… Ma non riuscendo mai a… Cercando di dimostrare di essere adeguato, capace, all’altezza… Ma sentendoti sempre “non abbastanza”.
Tutto questo, se una volta è stato uno scenario esterno, ripetuto in più episodi e scambi con persone importanti della propria crescita, ben presto è diventato un teatro interiore, sempre in scena, in ogni momento, in ogni movimento, in ogni gesto, in ogni pensiero. Per poi ridiventare esterno, proiezione del proprio autogiudizio severo sullo sguardo degli altri, percepiti continuamente minacciosi, pericolosi perché percepiti potenti in quanto in grado di affossare il proprio senso di autostima e veicolare la sensazione e l’idea di essere una persona “sbagliata”.
Nel tempo il giudice si è incarnato. È diventato corpo, sensazioni somatiche di tensione, dolore, pesantezza, malessere somatico generalizzato. E ha anche preso la forma di fantasie e pensieri persecutori, ad esempio sentirsi costantemente sotto tiro degli altri che “pensano di me” che sono “sbagliato”, “cattivo”, “strano”, “diverso”, ecc..
Il corpo malato esprime la psiche addolorata ed insieme urlano rabbia e dolore, paura e desiderio di riscatto.
Ognuno porta appresso questo fardello come meglio riesce, ognuno di noi cerca di conviverci se non riesce a liberarsene completamente. E fare un lavoro su se stessi di emancipazione e liberazione dalla paura del giudizio è un’impresa che dura tutta la vita…
La psicoterapia è uno strumento, tra gli altri, che consente di conoscere ed esplorare questa paura per imparare a venirci a patti…
E ogni persona che lavora su di sé per ridurre il dolore, può farlo: imparando a sentire il corpo come canale di accesso primario e privilegiato alla consapevolezza di sé e alla cura di sé; imparando a riconoscere e governare i pensieri, trasformando il dialogo interiore auto-persecutorio in una serie di pensieri più ‘comprensivi’, utili e realistici; imparando a riconoscere e regolare le emozioni più dolorose; imparando ad adottare comportamenti più sani e utili rispetto ai propri bisogni più vitali; imparando a governare le relazioni interpersonali (a casa, al lavoro, ecc.) in modo da vivere relazioni più soddisfacenti; imparando a fare scelte sempre più orientate dai propri valori consapevoli (cosa è importante per me, che vita vorrei e come devo impegnarmi per cercare di avvicinare la mia vita reale alla mia vita desiderata); imparando ad accettare quella quota di inevitabile frustrazione che è parte integrante del vivere.
Perdere è parte del giocare
Perdere è parte del giocare. Se ti permetti di perdere allora stai proprio giocando.
Vincere è parte del giocare. Se hai l’obbligo di vincere allora probabilmente ti stai perdendo il giocare.
I bisogni di essere amato e stimato ce li portiamo “dalla culla alla tomba”. Ma nel tempo diventano così vincolanti, sopra ogni cosa, che per cercare di sentirci amati e stimati, a tutti i costi, ci allontaniamo da noi stessi, dai nostri bisogni autentici, dai nostri desideri più vitali, dalla vita che veramente vogliamo. Nel cercare riconoscimenti dall’esterno perdiamo il contatto col nostro centro.
La società ci impone risultati. Così funziona e ha un senso e un valore. A volte o troppo spesso diventa un dis-valore, qualcosa di negativo, distruttivo, alienante. Anche il riposo è diventato un risultato da conseguire, anche il tempo libero è una conquista per cui lottare. Prova a pensare, a sentire: quali aree o momenti di vita sono per te ‘liberi dai risultati’? Io ho iniziato a cercare…
Considerando i risultati sinonimo di obiettivi e questi figli dei valori, probabilmente dobbiamo comprendere quali sono i nostri valori. E accettare che nulla è fuori da un risultato da cercare in quanto ogni nostra scelta, in modo più o meno consapevole, cerca di realizzare un valore. Ogni nostro comportamento è guidato da qualcosa di importante che cerchiamo di realizzare, di vivere. Allora la domanda diventa: quali valori stai cercando di mettere al timone delle tue scelte? Inizia a cercare la tua risposta. Quella risposta è la direzione interna che ti permetterà di fare scelte sempre più consapevoli (di cosa è veramente importante per te) e responsabili ovvero scelte in cui puoi sentirti padrone delle cose che accadono perché sei tu che le fai accadere, nella consapevolezza dei limiti della realtà e del comportamento degli altri che non puoi controllare, consapevolezza fondamentale che non sei completamente impotente né sei onnipotente.
Un po’ e un po’. La vita che vuoi
Un po’ la vita ci capita, un po’ la vita la scegliamo.
Un po’ ti sono capitate sfortune, un po’ sono arrivate cose belle.
Un po’ hai fatto scelte azzeccate, un po’ le hai fatte sbagliate.
Un po’ puoi rimettere mano a ciò che è successo, un po’ devi accettare che puoi fare poco o niente per riaggiustare le cose.
Un po’ c’è da ‘attraversare per elaborare’ rabbia e dolore, paura e ogni altra emozione dolorosa. Un po’ c’è da imparare ad essere grati per ciò che abbiamo e abbiamo conquistato, apprezzarlo e saperne godere.
Questa è la via che dobbiamo tracciare in direzione della serenità! Cos’è per te la serenità?
Questa è la strada che dobbiamo tracciare in direzione della felicità! Cos’è per te la felicità?
Questa è la via che dobbiamo tracciare in direzione della vita che vogliamo! Tu conosci la vita che vuoi?
‘Dobbiamo tracciare’ ovvero diventare consapevoli del nostro funzionamento attuale (pensieri, azioni, relazioni, scelte) e di come è collegato alla nostra storia (cosa abbiamo vissuto, cosa abbiamo capito, cosa abbiamo imparato, cosa abbiamo scelto e cosa continuiamo a scegliere).
‘Dobbiamo tracciare’ ovvero essere consapevoli per essere responsabili, per scegliere oggi, per compiere azioni ora, in direzione della vita che vogliamo! Tu conosci la vita che vuoi?
La vita che vuoi è la direzione ideale; consapevolezza e responsabilità delle scelte che fai tracciano la vita reale, più o meno vicino alla prima. Nel tentare di ridurre lo scarto tra vita ideale e vita reale e nella necessità di accettare ciò che non riesci proprio a cambiare, esiste il tuo impegno effettivo della tua vita concreta. La tua vita concreta è data dalle scelte concrete che fai, guidate, più o meno consapevolmente, dai tuoi valori ovvero da ciò che tu ritieni con la testa e senti con le tue viscere siano le cose importanti per te, scopi e mete da inseguire…
Alla ricerca dei propri valori
La vita è breve! La vita è breve? La vita è quella che ci è concesso vivere.
La vita ha comunque un tempo limitato rispetto a quello che vorremmo, addirittura da sempre cerchiamo l’immortalità, ma ancora non l’abbiamo trovata. Almeno quella materiale. Allora la domanda è: stiamo perdendo tempo? Perdendo tempo rispetto a cosa? La risposta è nella consapevolezza dei valori che guidano la nostra vita, le nostre scelte progettuali, le nostre decisioni strategiche, le nostre azioni quotidiane nei diversi ambiti di vita: famiglia, lavoro, amicizie, tempo ricreativo, spiritualità, ecc.
Conosci i tuoi valori? I valori sono le cose importanti per te, quelle per cui ti alzi la mattina e la giornata prende un senso, un significato e una direzione.
I valori sono le motivazioni che ti spingono ad agire.
I valori sono quei bisogni, desideri e scopi per cui “vale la pena” vivere. Vale la pena in direzione della gioia, dell’appagamento, del sentimento di successo per aver vissuto esperienze in cui sentiamo realizzati i nostri valori. Realizzati, diventati realtà.
Allora: quali sono i tuoi valori? Cosa ti fa alzare la mattina? Le cose che fai ‘per dovere’ da cosa sono motivate veramente? Cosa fai per piacere e con piacere? Cosa alimenta il tuo impegno, la tua fatica e la costanza nelle cose che fai? In che modo ti prendi cura di te? La cura di te è un tuo valore importante? E la cura degli altri?
Le domande possono essere ancora più numerose e cercano risposte sentite con la pancia prima che pensate con la testa. Che sgorgano dal sentimento prima che cercate con la logica.
Il lavoro alla ricerca dei propri valori è impegnativo quanto entusiasmante, può essere fatto ogniqualvolta troviamo una risposta che nasce dall’esperienza quotidiana che ci illumina sul perché facciamo quello che facciamo. E può essere fatto anche mettendosi a tavolino, focalizzati sul proprio interno, sulla testa, sul cuore, sulla pancia. Per comprendere cosa veramente per noi ha valore…
Oltre ogni risposta scontata… Buon lavoro… Buona ricerca… Non perdere tempo…
La vita che vuoi
Se io ti chiedessi qual è la vita che vuoi, tu mi daresti la tua risposta. La vita che voglio è fatta di… E di… E ancora di…
Probabilmente se ti avessi fatto la stessa domanda qualche tempo fa o tanto tempo fa, mi avresti dato una risposta diversa, forse simile o forse anche molto diversa…
E probabilmente la stessa cosa succederebbe se ti facessi la stessa domanda tra qualche tempo o più in là ancora nel futuro…
Forse è scontato, forse no.
Allora 4 domande, apparentemente semplici, per un percorso di consapevolezza che dura tutta la vita.
1. Qual è la vita che vuoi?
2. Cosa vorresti fosse presente nella vita che vuoi?
3. Cosa deve accadere per realizzare la vita che vuoi?
4. Cosa devi fare tu per avvicinarti alla vita che vuoi?
Ti consiglio di prendere un quaderno da dedicare specificamente alle risposte a queste domande. Carta, penna, matita, colori, cancella, modifica, asterisco e così via. Potresti farlo anche su dispositivi elettronici, ma credo di poter dire che non sarebbe la stessa cosa. Meglio un quaderno cartaceo a tua disposizione, per tutta la vita… Per la vita che vuoi!
Intanto, se vuoi leggere e farti aiutare dal mio libro ‘Alice nel paese delle miserie’, puoi ordinarlo direttamente in libreria oppure on line.
Quando i buoi sono usciti…
Quando arrivano le malattie psicologiche (ansie, fenomeni depressivi vari, attacchi di panico, crisi sul lavoro e nelle relazioni, ecc.) come anche molte malattie fisiche importanti, crediamo, troppo spesso, che siano espressioni della nostra debolezza e magari ce ne vergogniamo anche o ci sentiamo in colpa perché abbiamo creato danno e disagio a noi e a chi ci sta vicino.
In realtà, I SINTOMI CHE CI INVADONO SONO LA TRASFORMAZIONE PATOLOGICA DI SEGNALI CHE IN PRECEDENZA NON ABBIAMO SAPUTO ASCOLTARE.
Segnali di cosa in particolare? Segnali che abbiamo troppo tirato la corda, abbiamo chiesto a noi stessi di essere forti, solo forti, sempre solo ed esclusivamente forti. Ad esempio:
– non ci siamo permessi di fermarci quando eravamo stanchi,
– abbiamo sempre sfidato i nostri limiti oltre ogni ragionevole misura,
– abbiamo alzato sempre più gli standard di successo a cui rispondere,
– abbiamo aumentato a dismisura le richieste che facciamo a noi stessi,
– abbiamo seguito regole sempre più rigide su come ‘dover essere’,
– non ci siamo permessi di dire no a tante richieste che provenivano da nord e sud, da est e ovest,
– non ci siamo concessi di chiedere aiuto e sostegno anche se ne avevamo bisogno.
Ti riconosci in qualcuna di queste situazioni? Hai qualche esempio che riguarda la tua vita o persone che conosci?
La malattia ci mette in contatto con la PAURA: la paura di perdere tante persone e cose preziose della nostra vita, la paura di una vita piena di limiti, fino alla paura della morte, reale o in tante sue forme simboliche. Muore qualcosa.
La paura potrebbe e dovrebbe bastare per portare la persona a fare CAMBIAMENTI INCISIVI nel suo sistema di vita, nella gestione del tempo, degli impegni e delle relazioni. Ad esempio, rallentare, togliere qualche stress, accettare le rinunce delle scelte di cambiamento.
Se questa paura non bastasse, potrebbe rivelarsi utile o necessario un percorso terapeutico per:
– comprendere ed accettare la paura delle perdite,
– comprendere ed accettare la paura del cambiamento,
– comprendere e superare i motivi della resistenza al cambiamento.
Magari prima della terapia, potrebbe anche aiutare leggere ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.
Scatena la catena
Certamente la tua giornata tipo contiene un po’ d’ansia. Quasi ogni giorno, almeno un po’. Ansia per…
Certamente la tua giornata tipo contiene un po’ di paura. Quasi ogni giorno almeno un po’. Paura per…
Certamente la tua giornata tipo contiene un po’ di rabbia. Quasi ogni giorno almeno un po’. Rabbia per…
Certamente la tua giornata tipo contiene un po’ di tristezza. Quasi ogni giorno almeno un po’. Tristezza per…
Certamente la tua giornata tipo contiene un po’ di senso di colpa. Quasi ogni giorno almeno un po’. Senso di colpa per…
Certamente la tua giornata tipo contiene un po’ di vergogna. Quasi ogni giorno almeno un po’. Vergogna per…
Spero di non sbagliare nel credere che altrettanto certamente la tua giornata tipo contenga un bel po’ di gioia. Spero ogni giorno, anche un bel po’, un bel po’ tanto. Gioia per…
Insomma, provare emozioni è vivere. Ogni emozione è normale nel senso che ha un senso. È parte di ciò che ci accade e di cosa proviamo rispetto a ciò che ci accade. Non ti sarà stato difficile completare quei puntini per trovare esempi quotidiani di ansia, paura, rabbia, tristezza e ogni altra emozione, dolorosa o gioiosa.
Detto questo, cos’altro voglio dire?! Che il modo in cui noi trattiamo le nostre emozioni può essere fonte di sofferenza!!! In particolare le emozioni spiacevoli. Che intuitivamente vorremmo eliminare.
Quando vogliamo eliminare le nostre emozioni dolorose finiamo per attivare, però, strategie che risultano controproducenti. Cominciamo a combattere le nostre emozioni invece che lasciare che facciano il loro corso.
È comprensibile che noi vogliamo ridurre la nostra sofferenza, ma scegliamo strade sbagliate che finiscono per alimentarla. Cominciamo a rimuginare su ciò che sta accadendo fino a gonfiare preoccupazione e senso di incertezza. Cominciamo a ruminare sui motivi delle nostre emozioni e invece che comprenderne il senso finiamo per creare una catena di emozioni dolorose, sofferenza su sofferenza. Cominciamo a sviluppare ansia per la nostra ansia, paura della nostra paura e rabbia per la nostra rabbia. Ma anche rabbia per la nostra ansia, tristezza per la nostra rabbia, senso di colpa per ciò che proviamo e vergogna perché le cose dovrebbero essere diverse e “io dovrei essere diverso da quello che sono”, “cosa c’è di sbagliato in me?”
Insomma, se cominciamo a combattere contro le nostre emozioni cominciamo a combattere contro noi stessi. Chi vince vince, noi abbiamo comunque perso.
Le emozioni piacevoli, felici esprimono il nostro appagamento per bisogni soddisfatti. Invece, il corso naturale delle nostre emozioni di sofferenza prevede che ad ogni emozione si accompagni un bisogno insoddisfatto e un’azione utile per soddisfarlo. Questo è ciò che dobbiamo fare quindi, in modo controintuitivo:
1. riconoscere l’emozione quando arriva, darle un nome, sentirla nel corpo
2. accoglierla piuttosto che tentare di scacciarla, darle spazio, lasciarla essere, lasciarla passare
3. cercare la frustrazione che la accompagna ovvero identificare il bisogno insoddisfatto
4. riflettere il giusto
5. per attivare un’azione efficace alla soddisfazione
6. impegnandoci per cercare di ottenere ciò che vogliamo e imparando anche ad accettare ciò che non abbiamo il potere di modificare
7. impegnandoci a vivere una vita piena di senso e valore per noi, compiendo attività per noi importanti, vivendo il tempo con persone per noi importanti… Cercando esperienze per noi ricche e significative… Nonostante le emozioni dolorose che pure fanno parte della vita…
Da ultimo, ma non per importanza, mi permetto di suggerirti un’attività che potrebbe avere valore per te: leggere ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.