La cura di sé e la cura degli altri… E la psicoterapia!

Questo Post nasce dalla visione di un TEDx su YouTube che mi ha fornito lo spunto per esporre il mio pensiero terapeutico che cerco di far conoscere attraverso il mio blog da più di 5 anni ormai e che è contenuto anche nel mio libro ‘Alice nel paese delle miserie’.
Ecco il link al video (dura 16 minuti). https://youtu.be/mUwK2Kpkd5Q
Ti consiglio, poi fai come vuoi, di vedere prima il video poi leggere il mio post.
Hai visto il video? Discorso che non fa una piega dal punto di vista ideale quello della Bush. Nella realtà ci sta tutta la difficoltà che ognuno di noi trova nel renderlo effettivo.
La psicoterapia lavora sul cercare di comprendere questo scarto ideale-reale e aiutare il più possibile la persona alla vita che veramente vuole.
La psicoterapia aiuta a comprendere il senso delle nostre scelte quotidiane, come di quelle storiche che hanno svoltato in senso positivo o negativamente la nostra vita, come di quelle più antiche, quasi sempre implicite, prese senza consapevolezza cosciente, ma con intuizione e intenzione inconscia che quella fosse la scelta migliore per stare al mondo. Le scelte antiche sono quelle prese da bambini, con la mente infantile rudimentale (e consolidate poi negli anni) nel contesto della vita in cui cresciamo, la vita che a un bambino capita e non sceglie: i genitori, ciò che sono, come si comportano, i valori che propongono esplicitamente o indirettamente; le esperienze che ci capitano, situazioni traumatiche che possiamo aver dovuto, senza volere ovviamente, affrontare perché ci sono capitate. In questo contesto dei primi anni di vita, solitamente i primi 5 o 10 o 15 sono fondamentali, facciamo queste ‘scelte precoci strategiche’ ovvero volte sostanzialmente ad ottenere Amore e Stima che da piccoli sono importanti come l’ossigeno. Facciamo queste scelte perché la nostra mente e quindi le nostre scelte sono molto più dipendenti dalla mente e dalle scelte altrui. Intorno ai 14 o 15 anni la nostra mente comincia ad essere più ‘autonoma’.
Allora ecco l’ideale. È una sintesi rivisitata del discorso di Alice Bush, integrato con mie considerazioni.
Questo il punto di partenza: per essere veramente felice e per aiutare gli altri ad essere veramente felici  NON COMPIACERE LE ASPETTATIVE ALTRUI. Se compiaci gli altri ti allontani dalla vita che veramente vuoi. Annulli di fatto te stesso e finisci per deludere tutti, te per primo perché compiacere è una scelta che ti fa rinunciare a tanto altro, perché comunque ogni scelta non è perfetta e quindi c’è sempre un costo emotivo da pagare. Qual è il costo emotivo che sei disposto a pagare facendo le tue scelte? Ecco 3 esempi.
1. Non scegliere la LAUREA o il LAVORO cercando di compiacere le aspettative altrui, cercando di conseguire gli obiettivi altrui che credi erroneamente siano i tuoi, magari per dimostrare di essere una persona che vale e che ‘merita’ di essere amata per questo (si chiama amore condizionato… ed è sempre tossico).
2. Non scegliere come stare in una RELAZIONE compiacendo le aspettative altrui nell’idea evidentemente malsana che così sarete felici, se ciò che fai non è veramente ciò che vuoi, prima o poi rabbia, risentimento e delusione reciproca mineranno in maniera importante la relazione che finirà (e sarebbe meglio) o continuerà in maniera malsana e piena di sofferenza reciproca; sarebbe un’altra versione di tossico ‘amore condizionato’. Sto con te se sono come tu mi vuoi o stai con me ma devi essere come io ti voglio o versioni simili.
3. Non ti sacrificare per i bisogni altrui, ANCHE QUANDO GLI ALTRI SONO I FIGLI, con l’idea evidentemente fallimentare che l’altruismo equivalga all’auto-sacrificio, scambiato erroneamente per amore. Qual è la tua idea di buon genitore? Quello che per amore dei figli si annulla per loro? Quella di ‘trascurare se stessi sempre e comunque’ (i propri bisogni e i propri valori) per ‘curare’ il benessere dei figli, a prescindere da ogni altra cosa? Prima o poi saliranno delusione, fatica insopportabile, risentimento, perdita di pazienza che mineranno, oltre che il proprio benessere personale, la relazione coi figli, che non è proprio l’obiettivo di amore e cura che abbiamo verso di loro. Alla fine finisci per sentirti lontano dal genitore che vorresti essere. E certo non l’esempio che vorresti essere per i tuoi figli.
Queste tre storie diverse tra loro (lavoro, relazione affettiva, genitorialità) hanno in comune che sono, più o meno consapevolmente, guidate dal senso del dovere e dal senso di colpa e che finiscono per creare sofferenza per tutti, per sé e per le persone più vicine, care e che amiamo.
Finiamo dunque per vivere una vita in base alle aspettative e ai bisogni altrui.
In realtà, questo la Bush lo lascia intendere implicitamente, soddisfare i bisogni altrui risponde inconsciamente al nostro bisogno profondo di Amore e Stima che ci porta erroneamente all’AMORE CONDIZIONATO: “mi sento amato e stimato se e solo se… soddisfo i bisogni degli altri”. E finiamo dunque per vivere una vita lontana dalla Vita che Veramente Vogliamo.
La nostra società, ma non è così in tutte le culture e le parti del mondo, da sempre ci racconta, per i motivi più svariati che sarebbe qui troppo lungo indagare, che per essere felici dobbiamo soddisfare i bisogni e le aspettative altrui. Senso del dovere e suo fratello il senso di colpa a ricordarcelo in tutti i modi e in tutti i luoghi. Ma, tanto per fare un esempio concreto, sull’aereo in caso di pericolo, ci dicono prima indossa la maschera per avere il tuo ossigeno per poter essere veramente d’aiuto agli altri. E il grande Fritz Perls ci ha donato questa perla a ricordarci qualcosa del genere e di fondamentale: “io sono io e tu sei tu, io non sto al mondo per soddisfare le tue aspettative e tu non stai al mondo per soddisfare le mie, se ci incontriamo può essere molto bello, altrimenti ognuno per la sua strada”.
In sintesi: ogni scelta implica una rinuncia. Conosci la tua rinuncia? Facendo la tua scelta scegli di prenderti cura di alcuni tuoi bisogni e ne trascuri altri. Conosci ciò che stai trascurando?
Inizia veramente a prenderti cura di te iniziando prima di tutto a comprendere quella che noi possiamo chiamare con un acronimo o sigla VVV, la Vita che Veramente Vuoi. La Bush la chiama “una vita dalla quale non vogliamo scappare ogni due minuti. Una vita un cui vogliamo essere presenti e protagonisti per noi stessi e per gli altri”. Per essere veramente presenti e di aiuto agli altri dobbiamo prima necessariamente essere noi soddisfatti piuttosto che tristi ed esausti, senza energie e risentiti. “Avere il coraggio di piacere a se stessi prima che agli altri, avere il coraggio di mostrarsi per come si è”. Avere una vita che veramente scegliamo noi per creare spazio, forza ed energia per esserci per gli altri veramente ed efficacemente quando gli altri hanno bisogno di noi.
La VVV è fatta di tre ingredienti fondamentali secondo la Bush e idealmente anche secondo me. La vita in cui vogliamo stare:
1. TROVA I TUOI VALORI (distinguendoli dai tuoi obiettivi). I valori sono mete ideali verso cui tendere, gli obiettivi sono traguardi da raggiungere. Cosa è veramente importante per me? I valori forniscono la base solida in cui sentirti radicato e quando vivi momenti difficili e sembri perdere il controllo ti aiutano a prendere le decisioni giuste per te, sentendoti allineato con la persona che vuoi essere, orientata da quei valori. I valori sono potenzialmente infiniti, quelli fondamentali probabilmente sono circa 5 per ciascuno di noi.
2. ASCOLTA I TUOI BISOGNI (salute, affetti, soddisfazione lavorativa, come tre aree primarie). È fondamentale trovare il coraggio e creare tempo e spazio per riuscire a soddisfare i nostri bisogni.
3. IMPARA A DIRE NO. Parolina semplice da dire in teoria. In pratica difficilissima perché ci mette di fronte alle nostre paure più profonde, le solite di origine antichissima, di sentirci giudicati, di deludere, di essere rifiutati, abbandonati, di non ricevere insomma Amore e Stima. Paura di sentirci persone Non amabili e Prive di valore.
Allora prendersi cura di sé vuol dire sostanzialmente prendersi la RESPONSABILITÀ di prendersi cura della propria felicità per potersi prendere cura della felicità degli altri. Prendersi la responsabilità delle proprie scelte. A partire dalla scelta che sembra banale quanto è fondamentale di diventare veramente padroni del proprio tempo, oltre le pretese della società del “corri e scappa”, che finisce per generare sempre più ansiosi (di non farcela) e di depressi (per non avercela fatta).
Prendersi la responsabilità delle proprie scelte allora equivale sostanzialmente a dire NO sapendo che stai dicendo SÌ a qualcosa di altro veramente importante per te, stai dicendo SÌ A TE STESSO (e qui rifanno capolino senso del dovere e senso di colpa con cui devi fare i conti).
Prendersi la responsabilità di prendere per sé prima di poter dare agli altri. Prendere il tuo ossigeno affinché tu possa veramente aiutare l’altro a prendere il suo. Il sano egoismo come base di partenza per il più grande, puro ed efficace degli altruismi.  Per prenderci cura degli altri dobbiamo prima prenderci cura di noi.
Allora laddove la società esterna (ciò che abbiamo succhiato da una vita) e il Tiranno interiore (derivato dei diktat sociali e culturali) ci impongono Doveri e Proibizioni (per sentirci persone Amabili e di Valore) che noi sentiamo non più adatti a noi e a chi vogliamo essere e alla Vita che Veramente Vogliamo (sempre nel rispetto dei confini della convivenza con l’altro), dobbiamo prenderci la RESPONSABILITÀ ovvero il CORAGGIO che SUPERA LA PAURA di darci dei PERMESSI.
Il permesso di deludere …
Il permesso di ascoltare i nostri bisogni …
Il permesso di dire NO …
E tanti altri permessi laddove incontriamo doveri, imposizioni, divieti e proibizioni che vanno bene per gli altri, ma non per noi stessi.
Ineccepibile questo discorso. Idealmente. Tradurlo in realtà effettiva è ciò che di più difficile incontriamo nella vita.
Qui del resto nasce la domanda: quanto è potente la spinta dal basso, dal profondo, dell’antico dentro di noi di cercare Amore e Stima? Quanto è potente rispetto ad una Vita che Veramente Vogliamo basata su quei concetti fondamentali: Valori, Bisogni, NO ovvero Responsabilità che dovrebbero orientare le nostre scelte di cura di noi?
Quando la Bush parla di “avere il coraggio di piacere a se stessi prima che agli altri” tira in ballo implicitamente quanto sia importante, per vivere la Vita che Veramente Vuoi, affrontare la paura, la paura di deludere, la paura ‘profondamente profondissima, scolpita nel corpo fin da bambini’, di non ricevere quell’Amore e quella Stima.
La sofferenza emotiva che porta le persone in terapia nasce in quello scarto. Ovviamente questa è una grande generalizzazione perché comunque i fattori che intervengono a determinare il proprio disagio a partire da quello gravissimo sono diversi da caso a caso. Esistono purtroppo limiti iniziali anche genetici o costituzionali che hanno un grande peso. Esistono esperienze traumatiche che segnano in modo profondo. Per questo una prima valutazione fondamentale richiede di cercare fattori problematici (limiti con cui nasciamo o che sviluppiamo precocemente anche per l’ambiente in cui cresciamo) e fattori protettivi (risorse che abbiamo a nostra disposizione per fronteggiare i fattori negativi).
Fatta questa valutazione quindi distinguendo da caso a caso, da storia a storia, ogni richiesta di aiuto da ogni altra, la psicoterapia, la cura, l’aiuto intervengono su alcuni punti fondamentali:
– Conoscere i propri modi disfunzionali di stare al mondo fondati sulla compiacenza e sul sacrificio di sé;
– Conoscere o disegnare la Vita che Veramente Vogliamo (Valori, Bisogni, NO);
– Prendersi la Responsabilità della cura di sé ovvero affrontare la Grande Paura Profonda di non sentirsi Amati e Stimati;
– Darsi dei Permessi.
In queste coordinate concettuali della terapia, questa aiuta la persona a ridurre lo scarto tra Vita Ideale e Vita Reale, a governare frustrazione e delusione che la vita reale presenta regolarmente, a cambiare ciò che possiamo cambiare e accettare ciò che dobbiamo accettare. Ricordi la preghiera della serenità?
In sintesi estrema:
SE NON È TUA LA COLPA È TUA LA RESPONSABILITÀ…
CAMBIA CIÒ CHE PUOI, ACCETTA CIÒ CHE DEVI…

L’arte di vivere

Buongiorno. Io come psicoterapeuta mi trovo spesso per aiutare le persone a favorire un qualche tipo di assertività. È un concetto un po’ di moda da qualche decennio che spesso viene usato in corsi e corsetti come fonte di aiuto e anche di business. Perché? Perché l’assertività nel suo nucleo fondamentale significa ESPRIMERE I PROPRI BISOGNI PENSIERI ED EMOZIONI FACENDO RICHIESTE MIRATE IN MODO DA RISPETTARE SÉ E GLI ALTRI NON OFFENDERE NESSUNO CERCARE DI AUMENTARE LA PROBABILITÀ DI OTTENERE CIÒ DI CUI SI HA BISOGNO. E fin qui tutto chiaro e anche allettante, per esempio, da applicare in azienda, nei propri gruppi di lavoro, ma anche nelle relazioni private, in famiglia, con gli amici e anche dal fruttivendolo e dal salumiere come forma di educazione e rispetto senza pretendere, ma imparando a chiedere e accettando che a volte non si ottiene ciò che si vorrebbe, anche se ciascuno di noi, chi più chi meno, vorrebbe che gli altri, la realtà, la vita fossero come piace a noi.
Qui si aprono due questioni. La prima sottolinea quanto detto sopra. La preghiera della serenità: “oh signore o universo dammi la forza per cambiare ciò che posso, la serenità per accettare ciò che non posso cambiare e soprattutto la saggezza di distinguere tra le due”. Un’altra preghiera sottolinea un altro aspetto di quanto detto, a mio parere ‘dovrebbe’ essere un’ispirazione, anzi ‘potrebbe’ essere un’ispirazione per tutti, ma appunto ognuno sceglie come sente, come vuole, come riesce, come può; eccola: “io sono io e tu sei tu, io non sto al mondo per soddisfare le tue aspettative e tu non stai al mondo per soddisfare le mie, se ci incontriamo può essere molto bello, altrimenti ognuno per la sua strada” (Preghiera della gestalt).
Ora la seconda questione aperta dal tema dell’assertivitá è molto fica, molto yeahhhh, piena di tecniche per ‘diventare più assertivi, capaci di affermare sé e migliorare la propria autostima e le proprie relazioni’. Oh yeahhh. Però certe volte arrivano i però. E sono quelli che si incontrano in terapia quando la persona ha capito tutto quello che c’è da sapere sull’assertività, a livello concettuale e tecnico (ha imparato tante strategie per….), ma nell’atto di applicarle trova difficoltà, in particolare incontra LA PAURA DI DIRE CIÒ CHE VORREBBE DIRE… MA NON RIESCE A DIRE. E qui, alla fine del lavoro sull’assertività che ha portato comunque ottimi risultati in tanti ambiti e relazioni, inizia il lavoro terapeutico sulla paura. Per chi si sente pronto per farlo. La terapia è più faticosa di un corso di apprendimento di strategie e tecniche. Diciamo che sono due step diversi del proprio percorso di crescita personale. Qui mi fermo, non voglio fare pubblicità al mio lavoro….

Passo però a parlare di una questione personale. Cercherò di essere breve. Da qualche tempo sto affrontando qualche problema di salute. Questo ha portato me, la mia famiglia, tutti i miei più cari amici e tanti conoscenti vicini e lontani a combattere insieme, ciascuno offrendo il proprio contributo di vicinanza, solidarietà, amore, ciascuno a suo modo, ciascuno da me apprezzato, facendomi sentire tanto tanto tanto amato. L’amore è la migliore delle cure. Si è aperto però anche un problema; da qui prende senso il cappello sull’assertività. In particolare, il fatto che nell’espressione della mia assertività dicendo ‘tante grazie per la tua vicinanza che sento nel mio cuore nascere dal tuo cuore e che mi aiuta e sostiene…. Grazie ma anche meno ‘. Sto mettendo in questo modo un limite (è uno dei principi dell’assertivitá) e il mio pensiero, condito di paura, è: potrebbe offendersi, potrebbe non capire ciò che volevo dire, potrebbe sentirsi non compreso, addirittura rifiutato o altro del genere che potrebbe portare ad emozioni di dolore, rabbia, tristezza e altro ancora. Mi dispiace ma questo è. Vi invito a rileggere le due preghiere. Il tuo desiderio di essermi vicino è totalmente legittimo e ti rende onore, solo che a volte le modalità, ad esempio cento messaggi, cento domande, cento per mille persone diventa un lavoro da gestire che nonostante il desiderio di partenza, invece che leggerezza e sostegno aggiunge pesantezza. E questo lo sperimento io personalmente e le persone più care a me vicine. Chattare non può diventare un lavoro soprattutto in un momento in cui forze e risorse sono dedicate ad altro. Quindi la mia richiesta assertiva è: diamoci una regolata, accetto con gratitudine ogni messaggio, vi dico che non risponderò immediatamente, ma se e quando possibile. Spero non ci restiate male, offendiate o simili. Altrimenti sarebbe comunque un ottimo punto di partenza per lavorare su voi stessi e la vostra crescita personale.
Vi ringrazio per l’attenzione e la pazienza e vi mando un caro saluto dal profondo del mio cuore. Con amore ❤️

Quando finalmente ce la fai…

Quando finalmente ce la fai … A darti quel permesso!!!
Da una vita abbiamo imparato un modo per stare al mondo. Uno schema che ripetiamo. Un copione che recitiamo da quando eravamo piccoli, seguendo le indicazioni, dirette e indirette, di chi, gli adulti, ci ha detto, trasmesso e insegnato che le cose funzionano in un certo modo e devono funzionare in un certo modo. Queste indicazioni le abbiamo fatte nostre come ‘regole rigide’: ciò che dobbiamo e ciò che non dobbiamo. Esempi. Non devi piangere… Non devi chiedere… Devi essere il migliore, sempre… Devi essere impassibile… Non devi essere ambizioso… Devi assolutamente ottenere il successo… Gli esempi evidenziano che imperativi e divieti possono essere anche molto diversi tra loro, addirittura opposti, ognuno ha interiorizzato i propri nella propria storia di vita. Trova i tuoi…
Le regole possono essere anche direttive interiori che fin da bambini abbiamo creduto fossero la migliore guida per cavarcela nel mondo, per stare bene (o almeno ridurre al minimo la sofferenza), per vivere le relazioni, per fare scelte, per avere a che fare con gli adulti che ci sono capitati, a cominciare dai genitori. Esempi. È meglio che non esprimo la rabbia… Devo essere sempre razionale… Devo controllare ogni mia possibile reazione… Devo evitare ogni manifestazione spontanea… Non devo deludere mai nessuno… Trova i tuoi…
Ma cosa sono questi permessi?
Il permesso è quella scelta che fai e che è diversa dalle solite scelte che ripeti da una vita. Esempi. Posso mostrarmi in difficoltà… Mi permetto di dire no… Scelgo di riposarmi… Oppure:
Solitamente tieni duro… Ti permetti di mollare!
Solitamente fai da solo… Ti permetti di chiedere aiuto!
Solitamente trattieni le tue emozioni… Ti permetti di esprimerle!
Solitamente reagisci d’impulso… Ti permetti di riflettere un po’ meglio prima di agire!
Solitamente non esprimi il tuo pensiero per paura del giudizio… Ti permetti di dire la tua!
Solitamente accondiscendi alle richieste altrui anche quando sono eccessive… Ti permetti di dire no e sì in base ad una tua valutazione specifica della situazione!
TROVA IL TUO SOLITO … E DATTI IL TUO PERMESSO!
“Finalmente ce la fai…” perché è veramente la fatica di una vita quella di cambiare ciò che da una vita siamo abituati a fare!!!
Trova l’abitudine di una vita… E prova il permesso per iniziare oggi una nuova vita!
Provando a cambiare ciò che hai sempre fatto, avrai modo di capire perché per te è difficile, perché tendi a ripetere gli stessi schemi da una vita, perché hai paura di cambiare, perché è fondamentale iniziare a fare qualcosa di diverso al fine di migliorare la qualità della tua vita, delle tue scelte, delle tue relazioni.
È proprio necessario cambiare? È proprio necessario darsi questi permessi? Certo che no. È sempre una scelta… Del resto, alcuni modi di essere, pensare e agire che ci portiamo da una vita ancora oggi orientano in modo utile le scelte che facciamo. Quando, allora, è l’ora di nuovi permessi? Quando arriva la sofferenza, quando la vita ci chiede flessibilità, quando le circostanze esterne cambiano in modo significativo, quando stiamo trascurando i nostri bisogni, quando cominciamo ad avere problemi interpersonali importanti, quando siamo confusi, quando arrivano sintomi e malesseri fisici e psicologici ad invitarci a rivisitare il rapporto tra “ciò che devo”, “ciò che non devo”, “ciò che posso”. Se non ce la facciamo da soli, la psicoterapia può essere d’aiuto.

Riparare il riparabile

Traumi, dolori, ferite, angosce tendono a tornare e forse lo faranno per sempre. Noi possiamo imparare a governarli al meglio ovvero riconoscerli e disinnescare la sofferenza che generano. La sofferenza che noi generiamo col ‘mantenerli in vita’ oltre la loro tendenza a ripresentarsi.
Quello che si può fare in terapia è:
1. Riconoscere la sofferenza attuale: ansia, depressione, sintomi vari, problemi di relazione, ecc.
2. Comprendere cosa genera e mantiene questa sofferenza: le situazioni che viviamo, le emozioni che proviamo, i pensieri che facciamo, come ci comportiamo
3. Rivedere la nostra storia dolorosa connessa alla sofferenza attuale
4. Mettere in discussione se stessi e gli altri. Errori e colpe sono punti di partenza per modificare il modificabile
5. Attribuire nuovi significati a ciò che abbiamo vissuto
6. Trarre ora sollievo emotivo e riduzione del dolore da questa rivisitazione
7. Individuare ora nuove azioni e nuovi modi di reagire ed agire di fronte al passato doloroso che ritorna al presente

Il tutto sempre in contatto con le emozioni che proviamo: riconoscere, legittimare, ascoltare, prendersi cura delle emozioni che viviamo mentre guardiamo e riguardiamo la nostra storia. Cogliere i bisogni che emergono da quelle emozioni, perché ogni emozione dolorosa conduce ad un bisogno frustrato. Fare qualcosa di utile, sano e adattivo con quel bisogno. Per imparare a ridurre la frustrazione e/o a gestirla meglio che in precedenza.
Un esempio per illustrare.
1. Sono sempre impulsivo, reattivo, scatto con rabbia per ogni minima cosa, ciò mi fa stare sempre in tensione e spesso sentire in colpa.
2. Mio padre mi ha detto ‘ironicamente’ che ancora non ha capito cosa voglio fare nella vita… Mi sono sentito criticato, svalutato, non ascoltato, non compreso. Ho provato rabbia, ho pensato di non meritare battute del genere perché prima di tutto per me è difficile questa situazione di incertezza a 30 anni. Gli ho dato una rispostaccia aggressiva (…), credo di averlo offeso.
3. Mio padre è sempre stato così. So che mi vuole bene e vuole il mio bene, ma davanti a questo suo modo di fare ho sempre reagito stizzito e rabbioso.
4. Credo sarà utile comprendere meglio questa mia sensibilità e reattività e al tempo stesso iniziare a comunicare con mio padre in modo diverso, voglio imparare a dire cosa penso e cosa provo quando lui si comporta il quel modo. Voglio cercare di farmi ascoltare e comprendere rispetto alle situazioni che mi fanno soffrire.
5. Probabilmente se inizio a parlare io diversamente a mio padre, le sue risposte e reazioni mi aiuteranno a capire meglio il suo punto di vista e il nostro rapporto. Ciò mi permetterà, spero, di vivere certi scambi con lui in modo più sereno, anche accettando i suoi eventuali limiti nel comprendermi e i miei limiti nel governare queste situazioni in cui mi arrabbio e scatto…
6. Spero di stare meglio inquadrando il tutto in modo nuovo. Forse alcune frustrazioni andranno via, altre riuscirò a capirle e gestirle meglio.
7.  Potrò continuare così a lavorare sulla mia ferita dolorosa, sul modo in cui ho imparato a reagire in questo modo e come posso imparare a trovare modi più utili, sani e adattivi per fare i conti col dolore antico che tende a tornare.

In un mondo che… Cosa devi fare tu…

In un mondo che è sempre più oscuro, fonte di confusione e pieno di incertezze, poche sono le certezze, chiare ed evidenti:
1. Se vuoi migliorare il tuo benessere, oltre che ridurre la tua sofferenza, devi agire su te stesso, impegnarti in prima persona per attivare cambiamenti.
2. Dai tuoi cambiamenti si attiveranno conseguenze ed influenze verso l’esterno, verso gli altri e l’ambiente.
3. Le vie del cambiamento sono infinite.
Ovvero:
A. Smetti di inseguire la missione impossibile di cambiare gli altri o aspettare che cambino. Il cambiamento esterno puoi desiderarlo, devi chiedere e agire per attivarlo, puoi sperare di ottenere ciò che chiedi, devi saper accettare anche i rifiuti, le frustrazioni e le delusioni.
B. Quando cambi tu, certamente gli altri avranno a che fare con una persona diversa e ciò potrà avere un’influenza più o meno grande sul loro comportamento, a volte positiva per te, a volte meno desiderabile. Questo è…
C. Puoi cambiare i tuoi comportamenti e le tue abitudini, puoi cambiare i tuoi pensieri e il tuo modo di pensare, puoi cambiare le tue emozioni e il tuo modo di esprimerle e governarle, puoi agire sulle tue sensazioni somatiche per attivare stati di benessere, puoi imparare a comunicare in modo più efficace con gli altri, puoi imparare a governare i conflitti interpersonali, puoi governare il tuo tempo in modo più consapevole e in linea coi tuoi bisogni e desideri. Puoi coltivare la tua spiritualità al servizio della tua evoluzione personale e chissà quanti altri cambiamenti puoi fare, in ogni ambito, ruolo e relazione della tua vita. La tua fantasia e creatività non hanno limiti…
E puoi anche leggere e trarre ispirazione per i tuoi cambiamenti da ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.

La scelta quotidiana

Le cose non succedono se non le vuoi far succedere… Ovvero: il rapporto di coppia stabile e duraturo è una scelta quotidiana. E quindi…
Immagina che il tuo partner ti tradisca … Stai nel presente della situazione come fosse realtà…
Cosa provi?
Che spiegazioni ti dai e che motivazioni ipotizzi?
Cosa significa per la coppia?
Cosa significa per te?
Quale tuo scopo di vita senti minacciato, compromesso o assolutamente fallito?
Quali tuoi bisogni emergono ora?
Cosa fai per affrontare la situazione?
Come scegli di andare avanti?
Ora…
Immagina di tradire il tuo partner … Immagina che sia una realtà realmente accaduta…
Cosa provi?
Che spiegazioni ti dai e che motivazioni ipotizzi?
Cosa significa per la coppia?
Cosa significa per te?
Quale tuo scopo di vita senti minacciato, compromesso o assolutamente fallito?
Quali tuoi bisogni emergono ora?
Cosa fai per affrontare la situazione?
Come scegli di andare avanti?
E ancora…
Immagina di far leggere queste righe al tuo partner…
Anzi… smetti di immaginarlo e condividete le risposte a queste domande…
Le cose non succedono se non le vuoi far succedere… Il rapporto di coppia stabile e duraturo è una scelta quotidiana…
Come è una scelta quella di leggere i temi della coppia in ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.

Il costo e il valore

Vorresti dire quanto sei triste, ma temi di essere considerato fragile.
Vorresti mostrare le tue capacità, ma temi di dispiacere qualcuno che si sente inferiore a te.
Vorresti portare le tue preoccupazioni al gruppo, ma temi di essere giudicato il solito pessimista.
Vorresti chiedere qualcosa di diverso al tuo partner a letto, ma temi di essere giudicato o di umiliarlo.
Vorresti mettere in guardia gli amici dal pericolo, ma temi di essere criticato come il solito fifone.
Costa di più la rinuncia al tuo desiderio o la conseguenza temuta se lo realizzi?
Vale di più la soddisfazione del tuo desiderio o la sicurezza della zona di comfort?
Dai più valore all’espressione autentica di ciò che provi, pensi e vorresti o alla tranquillità di non creare troppi problemi nelle tue relazioni?
Se esplori le implicazioni di queste domande e delle risposte che puoi cercare osservando il tuo comportamento nella tua vita quotidiana, avrai fatto un’enorme chiarezza su ciò che genera una parte importante della tua sofferenza e frustrazione e come poterle ridurre cominciando ad adottare nuovi comportamenti. In particolare, cominciando a darti il permesso di perseguire i tuoi desideri, prendendoti il rischio di ciò che potrebbe accadere.
Ecco altri esempi che spero ti aiutino a comprendere il valore di fare scelte orientate dai nostri desideri e l’importanza di affrontare le nostre paure in direzione della vita piena che vogliamo.
Vorresti uscire con quella ragazza, ma temi che se glielo chiedessi verresti rifiutato.
Vorresti andare a vivere da solo, ma temi che sarà un’esperienza fallimentare.
Vorresti chiedere un aumento, ma temi di passare per una persona pretenziosa.
Vorresti fare alcune amicizie, ma temi di non essere all’altezza di quel gruppo e di essere umiliato.
Vorresti esprimere la tua rabbia, ma temi di essere rimproverato e abbandonato.
Vorresti chiedere aiuto, ma temi di essere giudicato un debole.
Vorresti salire sul palco, ma temi di bloccarti e fare una figuraccia.
Vorresti esprimere la tua opinione, ma temi di essere ignorato.
Vorresti esprimere il tuo entusiasmo per il risultato raggiunto, ma temi che verresti giudicato arrogante.
Vorresti chiedere di più, ma temi di risultare ingrato.
Vorresti prendere tempo per pensare ad una decisione da prendere, ma temi di essere scartato a favore di altri.
Vorresti esprimere tutta la tua eccitazione, ma temi di perdere il controllo.
Vorresti fare una certa scelta, ma temi di deludere qualcuno per te importante.
Vorresti condividere la tua gioia, ma temi di essere frainteso.
Vorresti, ma ti freni!!! A volte è molto sensato, giusto, realistico, adattivo.
Vorresti, ma ti freni!!! In questa dinamica interiore, soprattutto se troppo sbilanciata a favore della paura, può nascere la sofferenza.
Trovare una nuova regolazione del rapporto tra desiderio e paura è la via della cura. Per passare dalla miseria alla meraviglia, come scoprirai leggendo ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.

Datti la possibilità

Soprattutto nelle relazioni più importanti dal punto di vista affettivo, spesso, ci troviamo ad accusare gli altri di aver fatto una serie di cose per cui ci lamentiamo, additandoli della nostra sofferenza. Con quale scopo muoviamo queste accuse? Per ottenere cosa? Cosa vorremmo cambiasse? Cosa effettivamente otteniamo come risultato di queste accuse, critiche o rimproveri?
Prendi ciascuna delle situazioni in cui accusi l’altra persona di essersi comportata in un certo modo che non ti è piaciuto e prova a dire (a te stesso prima di tutto): in questa situazione IO HO PERMESSO CHE… Poi magari inizia a dire all’altro: in questa situazione IO TI HO PERMESSO DI…
Si tratta sostanzialmente di passare DAL COLPEVOLIZZARE l’altro in modo inutile, sterile, dannoso e controproducente, ALL’ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ in prima persona del proprio cambiamento nella relazione.
Prova e vedi l’effetto che fa…
Agisci in modo nuovo per capire cose nuove…
Inizia a cambiare tu per cambiare l’altro…
Quando inizi a porti tu in modo diverso dal solito, induci, direttamente e indirettamente, l’altro a cambiare, ad adattarsi, a tenere conto del tuo nuovo comportamento e della tua nuova posizione nella relazione…
È una questione di scelte! Vuoi continuare a scegliere di lamentarti o vuoi cominciare a cambiare effettivamente le situazioni frustranti che vivi?
Vuoi continuare a leggere questo post oppure è ora di iniziare a leggere ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line?

DOP

Quante volte hai sentito dire: “ma come ti permetti?” Quante volte lo hai detto? Quante volte lo hai detto a te stesso? Ti propongo questa esplorazione.
Prendi un quadernino. In questo quadernino, inizia a scrivere, da ora e potenzialmente per sempre, tre tipi di contenuti: Divieti, Obblighi e Permessi.
I DIVIETI sono espressi da pensieri che girano nella tua testa e iniziano con NON DEVI o parole simili. Esistono a dire il vero divieti che non sono presenti alla consapevolezza sottoforma di pensieri coscienti, ma sono regole che esistono dentro di sé a guidare il proprio agire, regole che puoi rintracciare a partire dal notare alcune cose che vorresti fare (desideri), ma sei frenato da qualche paura.
Gli OBBLIGHI sono espressi da pensieri che iniziano con DEVI. Anche gli obblighi sono in alcuni casi nascosti alla nostra consapevolezza immediata. Anche in questo caso, inizia a notare quanto e quando il tuo comportamento segue certi ‘obblighi’, soprattutto quando vorresti agire diversamente da ciò che ti impone quell’obbligo.
I PERMESSI sono quei pensieri e soprattutto quelle azioni attraverso cui ti liberi dalle costrizioni di divieti ed obblighi. PUOI…
Segui questa traccia:
Di fronte a questo divieto… Io mi do il permesso di…
Di fronte a questo obbligo… Io mi do il permesso di…
Non ti sto dicendo di passare col rosso o smettere di prenderti le tue responsabilità quotidiane. Mi riferisco a quelle situazioni e relazioni in cui vorresti, ma… Potresti, ma… Ad esempio: non devi esprimere le tue idee… Non devi arrabbiarti… Non devi rinunciare… Non devi essere troppo ambizioso… Non devi dire no… Non devi deludere… Non devi decidere con la tua testa… Oppure: devi stare in silenzio… Devi eseguire senza chiedere… Devi essere sempre il primo… Devi fare le cose alla perfezione, sempre… Devi controllare ogni minimo dettaglio… Trova i tuoi esempi…
Lo puoi chiamare il quadernino DOP o dei miei comandamenti. O puoi dargli un nome che secondo te rispecchia meglio il suo contenuto. E cominciare a scrivere tanti:
IO POSSO…
IO POSSO ANCHE…
IO MI DO IL PERMESSO DI…
Di fronte alla lista di divieti e obblighi, prendine uno, uno alla volta e chiediti: cosa succederebbe se mi permettessi di…? Di non rispettare quel divieto? Di disattendere quell’obbligo? Di fare ciò che non ho mai fatto? Di tirare fuori potenzialità che un tempo scelsi di soffocare? Quale paura mi troverei a fronteggiare?
Trovato il permesso… Trovata la paura… Non ti resta che agire… Provarci almeno e verificare fin dove arrivi… Cambiare per stare meglio richiede sempre il confronto con una paura…
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Quando sei in disaccordo con qualcuno

Quando sei in disaccordo con qualcuno, piuttosto che restare incagliato nell’aspettativa vana che l’altro la pensi come te o restare nella protesta furiosa che l’altro si convinca che le tue ragioni sono le uniche ragionevoli o intrappolarti nel tentativo disfunzionale di cambiare il modo di pensare e agire dell’altro, impegnati a comprendere che: il tuo punto di vista è solo uno tra i possibili, il punto di vista dell’altro ha un senso che, seppure non vuoi rispettare, devi perlomeno conoscere, che ogni posizione nasce da specifici valori (ciò che è importante e primario per te potrebbe essere molto diverso da ciò che è importante per l’altro).
Con questa premessa, puoi renderti conto che il conflitto tra persone e la delusione nei rapporti interpersonali originano dall’essere guidati, in maniera più o meno consapevole, da valori differenti da cui discendono azioni differenti.
Con questa consapevolezza, puoi cominciare ad agire per cercare di cambiare qualcosa (solitamente qualcosa di te, un tuo modo di pensare e comportarti) e per imparare ad accettare con sufficiente serenità ciò che non hai il potere di modificare.
E buon viaggio con ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.