Hai anche tu QUALCOSA CHE NON RIESCI A NON FARE? Magari vorresti non farlo, ma non riesci a non farlo.
Non mi riferisco alle tentazioni, quelle che “non dovresti” e, invece, finisci per “caderci”. Mi riferisco, in particolare, alle cose che dentro te ti dici che devi fare! Per forza! Devi farle!!! Altrimenti? Altrimenti c’è un qualche tipo di paura che senti, che immagini proveresti se ti permettessi di non fare quella cosa. Esempi. Devi per forza fare i piatti la sera. Devi assolutamente sottolineare ogni volta che leggi un libro. Devi assolutamente chiamare il tuo amico ogni giorno. Devi assolutamente essere presente alla festa aziendale. Devi assolutamente essere il primo. Devi assolutamente occuparti dei bisogni degli altri. Devi assolutamente controllare ogni cosa. Devi fare ogni cosa in modo perfetto.
Poi ci sono PENSIERI CHE NON RIESCI A NON FARE. Pensare al futuro e pensare al passato, superando il limite di quanto ti può essere utile farlo.
Pensare al futuro può essere utile, ma non può diventare un rimuginare sterile per risolvere ogni incertezza oppure pensare al futuro per programmare in modo ossessivo cosa farai tra 16 anni, 4 mesi e un giorno. L’illusione è quella di avere il controllo totale.
Pensare al passato può essere utile per apprendere dall’esperienza, ma spesso rischia di diventare ruminazione rabbiosa sugli errori altrui o ruminazione depressiva sui propri errori e difetti. Ancora una volta è importante superare l’illusione del controllo: il passato può essere un grande maestro, ma non può trasformarsi in una gabbia in cui chiudiamo noi stessi.
Anche pensare agli altri può trasformarsi da attività utile per buone relazioni, sia personali che professionali, ad attività dannosa caratterizzata da ansie, rancori, delusioni, ecc.
Ma allora, PERCHÉ LO FAI? PERCHÉ NON RIESCI A NON FARLO?
Quando si tratta di cose che devi assolutamente fare nonostante la realtà ti dia anche altre possibilità, probabilmente, sei preda del GIUDICE INTERIORE. Sotto il suo SGUARDO MINACCIOSO CHE INCUTE PAURA. Si attiva un vero è proprio MATCH INTERIORE tra il tuo giudice interiore (una parte di te) e un’altra parte di te che ha altri desideri e bisogni ma non riesce a liberarsi dal rimprovero e dalla colpa, dal giudizio e dalla critica.
Più in dettaglio: quel è la minaccia di quello sguardo giudicante? Se ti comporti così… Allora…
Per cosa devi giustificarti di fronte al giudice severo? Per cosa devi rendergli conto? Giustificarti rispetto a quale difetto o errore, presunto o reale? Per sentirti libero da quale dovere? Per giustificare quali bisogni e desideri?
L’aspetto fondamentale è proprio lo scontro tra il giudice che impone regole, imperativi, divieti e altre parti di sé che portano bisogni e desideri che non rientrano nelle costrizioni imposte dal giudice interno.
Devi… Vorrei…
Non devi… Mi piacerebbe…
È assolutamente necessario che… Preferirei che…
Se vince sempre il giudice interiore, prima o poi, in una forma o nell’altra, arriva la malattia, la sofferenza, fisica, psicologica, nelle relazioni.
Per vincere questo match interiore ovvero per promuovere salute e benessere fisico, emotivo e nelle relazioni, è fondamentale dare energia e spazio a quelle parti di sé che portano quei bisogni e desideri autentici, più vicini a ciò che è realmente importante e vitalizzante per la persona. Per te.
Il dialogo interno deve orientarsi su darsi il PERMESSO di fare NUOVE SCELTE, rispetto a quelle imposte dal giudice interiore. Rispettare e seguire le ‘regole’ buone per sé (nel rispetto degli altri, ma senza compiacere gli altri) e anche ‘saper trasgredire’ quelle eccessive che sono solo fonte di dolore, senso di colpa, vergogna.
A quel punto non resta che tradurre il match interno in EFFETTIVI NUOVI COMPORTAMENTI, iniziare a fare ciò solitamente abbiamo paura di fare, cominciando da piccole, ma decisive azioni che spostano le cose, che attivano cambiamenti desiderati, affrontando gli annessi e connessi delle proprie scelte nuove ovvero predisponendosi ad affrontare le reazioni degli altri e le proprie reazioni emotive (paure, sensi di colpa, ecc.). In questo modo parte il cambiamento verso la Vita che Veramente Vogliamo…
Categoria: metafore
La corazza e la cassetta degli attrezzi
La CORAZZA è il vestito della nostra vita. È il vestito della nostra ferita emotiva. È l’insieme delle nostre caratteristiche, fisiche e psicologiche, che definiscono il nostro MODO DI ESSERE. Qualcuno lo chiama carattere. In piccola parte innato, in grandissima parte appreso.
Lo abbiamo appreso attraverso le nostre esperienze di vita, soprattutto inconsapevoli. È il modo in cui ci siamo adattati al mondo materiale, affettivo e interpersonale che abbiamo incontrato. Abbiamo avuto a che fare con i comportamenti delle persone che ci sono capitate, i genitori ad esempio, e che abbiamo incontrato, tutti gli adulti che hanno avuto un ruolo importante per la crescita della nostra personalità. Tanto più eravamo piccoli tanto più eravamo dipendenti da cosa i grandi ci facevano vivere e credere come verità. Crescendo abbiamo acquisito maggiore autonomia di pensiero e azione, abbiamo cominciato ad influenzarci reciprocamente con i coetanei dai gruppi sociali in generale, compresa la società nel suo insieme, coi suoi valori culturali e i suoi messaggi conseguenti.
Comunque, i semi sono stati piantati agli albori della nostra vita. Quei semi sono le fondamenta su cui nella vita costruiremo il resto. Le fondamenta che sono i fili di ferro intrecciati con cui è costruita la corazza.
La corazza è l’insieme degli automatismi inconsapevoli del nostro modo di stare al mondo.
La corazza è FISICA: il nostro atteggiamento corporeo, la nostra postura, la nostra gestualità, la forma del corpo, l’espressione del corpo, il modo in cui si muove, il modo in cui resta bloccato, ecc.
La corazza è EMOTIVA: il nostro modo tipico di percepire, riconoscere, esprimere e vivere le emozioni, il modo in cui diamo loro significato in relazione alle esperienze che facciamo. O il modo di ignorarle e bloccarle nel corpo.
La corazza è RELAZIONALE: i nostri schemi interpersonali, il modo tipico di approcciarci alle persone, di avvicinarle e di farci avvicinare, di comunicare, ecc.
La corazza è anche il nostro modo tipico di PENSARE: credenze, convinzioni, distorsioni del pensiero, ecc.
La corazza è l’insieme delle nostre ABITUDINI: le nostre azioni solite, i nostri automatismi, a volte funzionali, altre volte disfunzionali.
La corazza è servita a ‘DIFENDERCI’ da quelle che abbiamo sentito come ‘MINACCE’ alla nostra vita. Abbiamo sviluppato questa corazza come risposta adattativa alle esperienze vissute in generale, ai traumi piccoli o grandi che possiamo aver vissuto, in particolare, a come ci hanno trattato le persone, ecc.
La corazza ci ha permesso di ‘SOPRAVVIVERE PSICOLOGICAMENTE’, a volte nei casi traumatici anche fisicamente; ci ha permesso di fare il meglio che abbiamo trovato per CAVARCELA negli eventi della vita. Ovvero per sentirci persone sostanzialmente degne di AMORE e con intrinseco VALORE personale, amabili e stimabili.
Usando un’altra metafora, la corazza è una vera e propria ‘CASSETTA DEGLI ATTREZZI’.
Ciò che ci è servito è diventato un attrezzo (strumento, strategia, modalità) che abbiamo scoperto, costruito, appreso e fatto nostro, quasi sempre in modo inconsapevole.
Cosa ci è servito nella vita per adattarci, sopravvivere, vivere, crescere, sentirci degni d’amore e di stima?
Ci è servito NON PIANGERE, lo abbiamo imparato e fatto nostro come abitudine emotiva e fisica. Perché abbiamo appreso che era meglio così!
Ci è servito CHIUDERCI, il nostro corpo e la nostra mente hanno imparato a chiudersi o a nascondersi o a non mostrarsi o a risultare invisibili. Perché abbiamo appreso che era meglio così!
Ci è servito MOSTRARCI, il nostro corpo si mostra, si espande, è propenso ad avvicinare gli altri; siamo espressivi, istrionici, a volte invadenti, ecc. Perché abbiamo appreso che era meglio così!
Ci è servito CONGELARCI EMOTIVAMENTE, il nostro corpo e la nostra mente raccontano la storia di una vita in cui abbiamo imparato a bloccarci, a non esporci, a non disturbare, a non esprimersi. Perché abbiamo appreso che era meglio così!
Gli esempi sono sostanzialmente infiniti. Trova i tuoi attrezzi…
Ogni individuo attraverso la sua corazza psicocorporea esprime tutti gli attrezzi che nella vita ha dovuto fare suoi (ha scelto) per affrontare le esperienze e risolvere i problemi che ha incontrato: eventi, persone, situazioni, dolori, traumi, ecc. Perché abbiamo appreso che era meglio così!
Ecco perché la corazza è anche sempre il guscio della ferita.
Conosci la tua corazza?
Conosci la tua cassetta degli attrezzi?
Conosci la tua ferita?
Quando i sintomi fisici e psicologici si fanno importanti, la nostra sofferenza ci invita a conoscerle, la corazza e la cassetta. A cercare di comprendere cosa sta succedendo nella nostra vita.
Chi riesce a riconoscere di stare male e si legittima il suo bisogno di aiuto, può arrivare a chiedere aiuto. La psicoterapia è una possibilità d’essere aiutati ad affrontare i problemi che ci procurano frustrazioni e dolore.
In psicoterapia, si lavora per comprendere in che modo la sofferenza è connessa non solo a difficoltà attuali, ma anche alla propria storia di vita quindi alla corazza, alla propria cassetta degli attrezzi.
In psicoterapia, la persona cerca di rendere più FLESSIBILI i MECCANISMI della CORAZZA, mantenendo quelli che servono ancora a proteggersi e cercando di lasciar andare quelli che oggi creano solo sofferenza.
In psicoterapia, la persona cerca di AMPLIARE la sua CASSETTA degli ATTREZZI, non per sostituire i vecchi, quelli potranno essere sempre utili al bisogno, ma per integrare nuove possibilità per trovare soluzioni alternative ai problemi, alle frustrazioni, alle relazioni interpersonali dolorose, ecc.
Attori interiori
Per comprendere il nostro comportamento possiamo usare la metafora teatrale.
Dentro di noi esistono tanti attori, attori interiori, ciascuno recita la sua parte. Ogni parte richiama l’opposto. Il forte richiama il debole, il santo evoca il peccatore, il ribelle sfida l’adattato, il controllore fa pensare al disregolato e via così.
La malattia nasce dallo sbilanciamento, quando alcune parti di sé dominano e altre sono negate, rinnegate o addirittura non riconosciute, mai portate alla consapevolezza e alla guida del proprio agire.
La salute, il benessere emotivo, la realizzazione di sé e una soddisfacente vita interpersonale affettiva emergono quando le parti sono in equilibrio, integrate nella propria personalità e nel guidare le nostre scelte e le nostre azioni.
Ma chi sono questi attori? Quelli che riesci ad osservare nel tuo comportamento… Quelli a cui trovi un nome, magari facendoti aiutare dalla tua fantasia o da ‘personaggi noti’ per esprimere che tipo sono… Ecco qualche esempio tra i potenzialmente infiniti attori della tua vita: Paperino, Strega, Guerriero, Esploratore, Perfettino, Brontolone, Rintanato, Spaventevole, Rocky, Tempestina, Santo, Giullare, Tristarello, Principessa, Protettore, Godereccio, Bisognoso, Compiacello, Fra Testardo, Gattone, Cavallo pazzo, Severona, Stravagante, Rigidona, Senza famiglia, Don burrasca, Fantozzi, Mastrodanni, Ingenuotto, Carnevale, Cicalone, Mandrake, Finto forte, Saggio, Sua maestà, L’amicone, Er bacchetta, Mantide, Er fiodena, Camionista, Criticone, l’Accentratrice, Mi sacrifico dunque sono, Vanitoso, Pasticcione, Controllore… Come vedi non c’è limite dentro di te. Potenzialmente puoi essere una molteplicità. Realmente, alcuni attori sono sempre a recitare, altri non lavorano da tempo. Inoltre, apparentemente alcuni esprimono qualità positive, altri sembrano sfigati; in realtà, ogni aspetto di sé, portato all’eccesso, se predomina sempre sugli altri, diventa disfunzionale.
E tu come descriveresti alcuni tuoi modi tipici di comportarti ovvero i tuoi attori interiori? Può essere un gioco simpatico, magari fatto con altri, quello di creare un tuo ritratto composto da tutte le sfaccettature di te che riesci ad individuare… Osservando con attenzione gli altri puoi scoprire in loro ciò che tu solitamente tieni all’oscuro della tua consapevolezza e del tuo comportamento…
Il limite è solo quello della tua creatività, ma è fondamentale che tu sappia individuare questi attori interiori per come si manifestano nel comportamento reale, nelle cose che fai, nel modo in cui interagisci con gli altri, nelle tue attività quotidiane, nelle tue esperienze concrete… Insomma la fantasia che parte dalla realtà del tuo modo di stare al mondo, di essere, pensare e agire…
Il percorso di crescita personale come il percorso di cura del proprio malessere non richiede di eliminare alcune parti di noi, sarebbe un assassinio doloroso perché ogni parte ha una sua storia, un senso e un valore. Ogni percorso si basa sull’accettazione di ogni parte di sé e su un uso più consapevole di ogni parte considerata una risorsa. Ogni percorso richiede l’appropriazione di sé equilibrata ovvero riconoscere queste parti di te e trovare un’integrazione tra loro che si manifesti in comportamenti concreti utili a realizzare i tuoi scopi di vita e renderti soddisfatto con te stesso e con gli altri…
Allora inizia a conoscere il tuo teatro interiore per metterlo a disposizione della tua felicità.
Individua i tuoi attori… Comincia a farli esprimere, a muovere, a parlare…
Per ciascuno di essi chiediti: con quali comportamenti si manifesta? Qual è il suo scopo? Quali risultati ottiene? Quanto mi è utile a soddisfare i miei bisogni? Rispondere a queste poche domande, per ciascuno dei tuoi attori o almeno per quelli che senti più attivi dentro di te, apre il sipario verso tue scelte più consapevoli e responsabili in direzione della vita che vuoi…
Scambio tra amici
Come stai? Di corsa, ma bene! Riusciremo a scegliere di rallentare? Quando faremo un incidente!
Conosci questo tipo di scambio? Ti sei ritrovato anche tu in una conversazione simile? Solo i sintomi riusciranno a fermare i nostri ‘eroi della corsa senza limiti’? L’unico limite resta la morte o la malattia che ci tiene al palo?
Della serie: la mamma dei coglioni è sempre incinta. Scusa il tecnicismo…
Corriamo verso…?
Corriamo per…?
Forse lo sappiamo… Forse no… Forse abbiamo smarrito il senso. La direzione. E il significato.
La direzione? I nostri valori… Quali? Li conosci?
Il significato? La felicità… Quale? Cos’è per te la felicità o quello che stai cercando?
Urge lavoro di consapevolezza e responsabilità delle scelte.
Ciascuno di noi deve cercare il proprio senso.
Le domande utili per l’esplorazione e la comprensione diventano:
A quali richieste sto rispondendo? Richieste degli altri e richieste che faccio a me stesso…
A quali doveri sto rispondendo? Doveri realistici connessi alle mie responsabilità e doveri eccessivi, patologici, frutto della nostra ricerca di amore e apprezzamento per lenire il senso profondo di inadeguatezza che, chi più chi meno, ci portiamo dentro.
E cosa succede quando immagino di dire no a qualche richiesta e dovere eccessivi?
E cosa succede quando riesco effettivamente a dire qualche no?
Il lavoro è appena all’inizio…
‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line, è disseminato di esempi e riferimenti a questo modo di stare al mondo… Ci sono anche suggerimenti per il cambiamento… Ma ti dico in anticipo: non ci sono soluzioni ci sono inviti all’azione… Non ci sono frutti, ci sono semi…
Pochi frutti e tanti semi
Per risolvere i tuoi problemi non devi mangiare i frutti coltivati da altri. Anche se a volte può accadere di trovare belli e pronti frutti gustosi di cui possiamo essere grati… E dobbiamo comunque saperli mangiare…
La maggior parte delle volte per risolvere i tuoi problemi devi coltivare i tuoi semi…
La psicoterapia, ad esempio, non è un mercato della frutta o delle soluzioni belle e pronte. È più un posto dove in base a chi sei e a cosa vorresti prendi i semi che ti saranno utili…
Fuori di metafora, la terapia è un’esperienza attraverso cui impari a conoscere te stesso, le tue parti disfunzionali e le tue parti sane, i tuoi limiti e le tue risorse. Questa conoscenza di te ti si manifesterà sostanzialmente in ‘inviti all’azione’ ovvero: hai capito qual è il problema, hai conosciuto i tuoi bisogni, non ti resta che agire, seguendo l’ispirazione del saggio per cui “se vuoi ottenere qualcosa di diverso devi fare qualcosa di diverso da ciò che fai solitamente”. Quale saggio? ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.
Cosa ci metti tu…
Cosa succede ad un certo punto in cui quello che le altre persone dicono e fanno ha un impatto su di te? Addirittura, cosa succede in quel momento in cui ti basta pensare che gli altri pensino alcune cose per sentirti influenzato dal loro pensiero (presunto)?
Sto parlando di cosa ci metti tu tra le azioni, le parole o gli ipotetici pensieri degli altri e il tuo stato d’animo e le tue emozioni. Sto parlando del tuo filtro personale: cosa percepisci, come lo elabori, i significati che ne estrai e le reazioni che hai, insomma, cosa pensi, cosa senti e cosa fai.
Parlo di filtro per intendere un dispositivo mentale che fa passare alcune cose e non altre; alcune le respinge, altre le trasforma.
Questo filtro personale è sempre attivo. Lo hai costruito negli anni, con il contributo importante dei formatori della tua mente (genitori, nonni, insegnanti, educatori vari, ecc.); lo hai affinato nel tempo, grazie anche all’intervento di coetanei, partner sentimentali e gruppi sociali, soprattutto in adolescenza; lo hai consolidato progressivamente fino a farne le lenti con cui osservi e dai significato a ciò che ti accade.
Questo filtro è formato dai tuoi pensieri tipici e dal tuo stile di pensiero. Dai tuoi valori (cosa è importante per te nella vita) e dai tuoi bisogni, soprattutto quelli che non hanno incontrato fortuna in passato e ancora oggi continuano a chiedere di essere soddisfatti.
Questo filtro interviene oggi, nella tua esperienza quotidiana, ma è segnato dalla ferita antica, dal bambino che sei stato e da come hai imparato a cavartela nel mondo, nelle relazioni, per ottenere quel minimo indispensabile di amore e stima per sopravvivere.
Conoscere questo filtro vuol dire conoscere il funzionamento della tua mente per imparare a padroneggiare il mondo in modo consapevole. È come se la realtà, gli altri, gli eventi esterni ti dessero una serie di ingredienti con cui tu puoi fare una torta, una pasta, un’insalata o un impiastro qualunque. Conoscere il cuoco che sei significa poter realizzare i piatti che vuoi. Per mangiare di gusto piuttosto che per fare ogni volta la solita cosa.
Trova altre metafore o immagini che possano descrivere al meglio come funzioni tu nella tua vita quotidiana, per governare le tue miserie e realizzare una vita piena di meraviglie. ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line, può essere un ottimo ricettario.
La tua sofferenza non è tanto legata ai fatti che accadono, ma a come tratti quei fatti
Nota le esperienze avverse che vivi, quali esperienze sono per te stressanti e perché…
Nota quali esperienze ti fanno soffrire e perché…
Nota quali sono esperienze per te frustranti e perché…
Nota quali sono esperienze per te deludenti e perché…
Per rispondere a questi perché, fatti aiutare da una certa osservazione: qual era il mio scopo in quella situazione e cosa mi ha impedito di raggiungerlo… Cosa desideravo e cosa è andato storto… Quel era il mio bisogno e cosa è successo…
Attraverso queste domande o osservazioni probabilmente ti sarà più chiaro che la tua sofferenza non è tanto legata ai fatti che accadono, ma a come tratti quei fatti e come ti poni rispetto a stress, frustrazione e delusione. In particolare, ti renderai conto che, in linea di massima, è meglio una carezza che uno schiaffo, ma quando ricevi uno schiaffo da qualcuno, dalla realtà, dalla vita, è importante che non inizi anche tu a darti schiaffi. Fuor di metafora, sono importanti alcune consapevolezze e azioni conseguenti.
1. Smetti di pretendere che la realtà sia diversa da quella che è.
2. Accetta l’esistenza di quella differenza tra vita ideale e vita reale.
3. Impara a tollerare frustrazione, delusione, incertezza, imperfezione e mancanza di controllo assoluto su te stesso, sulle cose, sugli altri. Non puoi eliminarli totalmente dalla tua vita.
4. Distingui ciò che puoi controllare da ciò che non puoi controllare.
5. Impegnati a cambiare la realtà in base ai tuoi desideri, bisogni e valori. Consapevole che ogni scelta è imperfetta: se ti impegni a realizzare certi scopi, dovrai rinunciare ad altri scopi, almeno temporaneamente.
6. Accetta ciò che non puoi cambiare.
7. Impegnati con costanza e determinazione a creare la vita che vuoi nonostante non sarà perfettamente corrispondente alla tua vita ideale.
8. Conosci le tue miserie e impegnati a creare le tue meraviglie, prendendo spunto da ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.
La vita avvitata
Hai mai avvitato una vite? Devi metterla nel suo foro d’entrata e girarla fino a quando è completamente inserita nello spazio predisposto ad accoglierla. Se non la giri più volte su se stessa (potresti farlo con la mano o con un giravite, anche elettrico se ne possiedi uno), l’operazione è destinata a fallire ovvero non si realizza l’incontro magico tra maschio e femmina, tra penetrante ed accogliente. Da oggi in poi puoi seguirmi per altri tutorial su YouTube…
Allora che differenza esiste tra credenze del tipo: sono un fallito, sono un inguaribile romantico, sono uno scemo, sono un goliardico, sono un adolescente degli anni ottanta, sono generoso? La vita è una delizia, la vita è una salita perenne, il mondo è pieno di sporcizia, dalla guerra nessuno esce indenne?
La differenza è che credenze come sono un fallito, sono sfigato, il mondo è ingiusto, la vita fa schifo, le persone sono egoiste e altre simili credenze negative su sé, gli altri e il mondo, sono state avvitate ben bene dalla vita e per una vita. Solo che, mentre una vite avvitata eccessivamente finisce per non funzionare bene, queste credenze negative RUMINATE DA UNA VITA, DA ALLORA E ANCORA OGGI, sono diventate devastanti per la nostra mente e finiscono per riempire di negatività la nostra vita attraverso emozioni dolorose e sofferenza con se stessi e nelle relazioni.
La psicoterapia può essere un percorso per SMETTERE DI RUMINARE. Per smettere di creare la propria sofferenza. Per smettere di alimentarla.
La questione fondamentale, vitale oserei dire, non è tanto “quanto credi a quello che credi”, ad esempio, sono un incapace, gli altri mi fregano, la vita è come la scala di un pollaio. Né “quanto è vero quello in cui credi”. Piuttosto: QUANTO VUOI CONTINUARE A FARTI CONDIZIONARE DA CERTE CREDENZE NEGATIVE…
QUANTO VUOI CONTINUARE A RUMINARE…
Quando vuoi iniziare a fare scelte consapevolmente orientate dai tuoi valori (in cui credi veramente) nonostante alcune credenze negative e pensieri tossici passino ogni tanto (o anche spesso) nella tua mente?
E quando vuoi iniziare a leggere ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line?
Oltre l’automatismo del bambino ferito
Spesso, quello che ti fa stare male oggi è un modo di pensare che hai imparato tanto tempo fa. Un modo di pensare a te stesso, al mondo, agli altri, quasi completamente inconsapevole, che si accompagna ad un modo di sentire doloroso. Un dolore di origine antica, ma che senti molto vivo ancora oggi. Ad esempio, quando oggi ricevi una critica sul lavoro e ti senti un totale fallito, probabilmente stai usando un modo di dare significato alla critica ricevuta che non è realistico e adeguato alla situazione attuale (hai fatto un errore e per questo ricevi un rimprovero), ma è un modo eccessivo che hai imparato da bambino, quando quella volta cominciasti ad equiparare un singolo errore con un completo fallimento. Altro esempio: se un partner ti lascia e ti senti completamente disperato e solo, probabilmente, all’emozione dolorosa comprensibile e legittima, stai aggiungendo anche un carico indebito ed eccessivo come imparasti a fare quella volta che, da bambino, venisti lasciato da qualcuno e iniziasti a credere di non essere degno di essere amato. Terzo esempio: un amico ti tradisce e tu perdi fiducia in ogni essere umano e credi che vivrai per sempre solo o male accompagnato, come imparasti a credere da bambino quando a scuola i tuoi amichetti ti prendevano in giro. Ancora un esempio: ti senti bloccato sul lavoro, non riesci a progredire, non riesci a guadagnare la stima dei capi e dei colleghi e ti senti incompetente, una nullità, come ti sentivi da bambino ogniqualvolta mamma ti mostrava la sua delusione per i voti scolastici. Quanti altri esempi puoi trovare nella tua vita?
Quando lo hai imparato può essere perso nella tua memoria, ma ancora oggi agisce nella forma di credenze e convinzioni, più o meno consapevoli, che determinano il tuo stato emotivo attuale.
In un lavoro terapeutico, si va a cercare quel bambino interiore ferito, con le sue antiche credenze, riconoscendo proprio che la mente di allora era appunto infantile, rudimentale, semplice nel dare significati agli eventi. E che oggi, la mente adulta, può reinterpretare in modo più flessibile, realistico, adattivo ciò che succede oggi e ciò che successe allora. Da questa nuova possibilità della mente adulta nasce il cambiamento della persona, la cura del suo dolore antico, la riduzione e la prevenzione di quello attuale. Come succede ad ‘Alice nel paese delle miserie’, nel mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.
Home bitter home
Immagina una casa, la tua casa. Immagina una parte luminosa in cui puoi vedere le stanze e il loro arredamento e in cui solitamente passi la maggior parte del tuo tempo e ricevi anche gli ospiti.
Immagina anche una parte meno vissuta, magari più scura, ombrosa, polverosa, qualcosa tipo una soffitta o una cantina dove ti ritrovi ad andare poche volte e che pure contiene cose preziose, che solo ad alcuni lasci vedere.
La psicoterapia è un percorso attraverso cui puoi recuperare una serie di POTENZIALITÀ che un tempo erano a tua disposizione. Per fare ciò devi affrontare delle PAURE. Le stesse paure che un tempo ti portarono a scegliere di non sviluppare quelle tue potenzialità. Di portarle in soffitta o in cantina.
Fuor di metafora, molte volte il miglioramento delle nostre condizioni di vita e la cura della nostra sofferenza richiedono di fare un lavoro su se stessi in cui dobbiamo andare a guardare, dentro di noi. E ciò richiede il coraggio di dare valore ai nostri desideri e confrontarsi con le nostre paure che solitamente li frenano.
La terapia fornisce sempre un sostegno ai nostri desideri sani, vitali, vitalizzanti. E sempre richiede di conoscere le paure che ci bloccano.
Conosciuti meglio desideri e paure, non ci resta che scegliere. Fare nuove scelte o continuare a fare le solite cose… Ad esempio, continuare a leggere oppure no… Leggere le solite cose o iniziare a leggere ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.