Riparare il riparabile

Traumi, dolori, ferite, angosce tendono a tornare e forse lo faranno per sempre. Noi possiamo imparare a governarli al meglio ovvero riconoscerli e disinnescare la sofferenza che generano. La sofferenza che noi generiamo col ‘mantenerli in vita’ oltre la loro tendenza a ripresentarsi.
Quello che si può fare in terapia è:
1. Riconoscere la sofferenza attuale: ansia, depressione, sintomi vari, problemi di relazione, ecc.
2. Comprendere cosa genera e mantiene questa sofferenza: le situazioni che viviamo, le emozioni che proviamo, i pensieri che facciamo, come ci comportiamo
3. Rivedere la nostra storia dolorosa connessa alla sofferenza attuale
4. Mettere in discussione se stessi e gli altri. Errori e colpe sono punti di partenza per modificare il modificabile
5. Attribuire nuovi significati a ciò che abbiamo vissuto
6. Trarre ora sollievo emotivo e riduzione del dolore da questa rivisitazione
7. Individuare ora nuove azioni e nuovi modi di reagire ed agire di fronte al passato doloroso che ritorna al presente

Il tutto sempre in contatto con le emozioni che proviamo: riconoscere, legittimare, ascoltare, prendersi cura delle emozioni che viviamo mentre guardiamo e riguardiamo la nostra storia. Cogliere i bisogni che emergono da quelle emozioni, perché ogni emozione dolorosa conduce ad un bisogno frustrato. Fare qualcosa di utile, sano e adattivo con quel bisogno. Per imparare a ridurre la frustrazione e/o a gestirla meglio che in precedenza.
Un esempio per illustrare.
1. Sono sempre impulsivo, reattivo, scatto con rabbia per ogni minima cosa, ciò mi fa stare sempre in tensione e spesso sentire in colpa.
2. Mio padre mi ha detto ‘ironicamente’ che ancora non ha capito cosa voglio fare nella vita… Mi sono sentito criticato, svalutato, non ascoltato, non compreso. Ho provato rabbia, ho pensato di non meritare battute del genere perché prima di tutto per me è difficile questa situazione di incertezza a 30 anni. Gli ho dato una rispostaccia aggressiva (…), credo di averlo offeso.
3. Mio padre è sempre stato così. So che mi vuole bene e vuole il mio bene, ma davanti a questo suo modo di fare ho sempre reagito stizzito e rabbioso.
4. Credo sarà utile comprendere meglio questa mia sensibilità e reattività e al tempo stesso iniziare a comunicare con mio padre in modo diverso, voglio imparare a dire cosa penso e cosa provo quando lui si comporta il quel modo. Voglio cercare di farmi ascoltare e comprendere rispetto alle situazioni che mi fanno soffrire.
5. Probabilmente se inizio a parlare io diversamente a mio padre, le sue risposte e reazioni mi aiuteranno a capire meglio il suo punto di vista e il nostro rapporto. Ciò mi permetterà, spero, di vivere certi scambi con lui in modo più sereno, anche accettando i suoi eventuali limiti nel comprendermi e i miei limiti nel governare queste situazioni in cui mi arrabbio e scatto…
6. Spero di stare meglio inquadrando il tutto in modo nuovo. Forse alcune frustrazioni andranno via, altre riuscirò a capirle e gestirle meglio.
7.  Potrò continuare così a lavorare sulla mia ferita dolorosa, sul modo in cui ho imparato a reagire in questo modo e come posso imparare a trovare modi più utili, sani e adattivi per fare i conti col dolore antico che tende a tornare.

Attori interiori

Per comprendere il nostro comportamento possiamo usare la metafora teatrale.
Dentro di noi esistono tanti attori, attori interiori, ciascuno recita la sua parte. Ogni parte richiama l’opposto. Il forte richiama il debole, il santo evoca il peccatore, il ribelle sfida l’adattato, il controllore fa pensare al disregolato e via così.
La malattia nasce dallo sbilanciamento, quando alcune parti di sé dominano e altre sono negate, rinnegate o addirittura non riconosciute, mai portate alla consapevolezza e alla guida del proprio agire.
La salute, il benessere emotivo, la realizzazione di sé e una soddisfacente vita interpersonale affettiva emergono quando le parti sono in equilibrio, integrate nella propria personalità e nel guidare le nostre scelte e le nostre azioni.
Ma chi sono questi attori? Quelli che riesci ad osservare nel tuo comportamento… Quelli a cui trovi un nome, magari facendoti aiutare dalla tua fantasia o da ‘personaggi noti’ per esprimere che tipo sono… Ecco qualche esempio tra i potenzialmente infiniti attori della tua vita: Paperino, Strega, Guerriero, Esploratore, Perfettino, Brontolone, Rintanato, Spaventevole, Rocky, Tempestina, Santo, Giullare, Tristarello, Principessa, Protettore, Godereccio, Bisognoso, Compiacello, Fra Testardo, Gattone, Cavallo pazzo, Severona, Stravagante, Rigidona, Senza famiglia, Don burrasca, Fantozzi, Mastrodanni, Ingenuotto, Carnevale, Cicalone, Mandrake, Finto forte, Saggio, Sua maestà, L’amicone, Er bacchetta, Mantide, Er fiodena, Camionista, Criticone, l’Accentratrice, Mi sacrifico dunque sono, Vanitoso, Pasticcione, Controllore… Come vedi non c’è limite dentro di te. Potenzialmente puoi essere una molteplicità. Realmente, alcuni attori sono sempre a recitare, altri non lavorano da tempo. Inoltre, apparentemente alcuni esprimono qualità positive, altri sembrano sfigati; in realtà, ogni aspetto di sé, portato all’eccesso, se predomina sempre sugli altri, diventa disfunzionale.
E tu come descriveresti alcuni tuoi modi tipici di comportarti ovvero i tuoi attori interiori? Può essere un gioco simpatico, magari fatto con altri, quello di creare un tuo ritratto composto da tutte le sfaccettature di te che riesci ad individuare… Osservando con attenzione gli altri puoi scoprire in loro ciò che tu solitamente tieni all’oscuro della tua consapevolezza e del tuo comportamento…
Il limite è solo quello della tua creatività, ma è fondamentale che tu sappia individuare questi attori interiori per come si manifestano nel comportamento reale, nelle cose che fai, nel modo in cui interagisci con gli altri, nelle tue attività quotidiane, nelle tue esperienze concrete… Insomma la fantasia che parte dalla realtà del tuo modo di stare al mondo, di essere, pensare e agire…
Il percorso di crescita personale come il percorso di cura del proprio malessere non richiede di eliminare alcune parti di noi, sarebbe un assassinio doloroso perché ogni parte ha una sua storia, un senso e un valore. Ogni percorso si basa sull’accettazione di ogni parte di sé e su un uso più consapevole di ogni parte considerata una risorsa. Ogni percorso richiede l’appropriazione di sé equilibrata ovvero riconoscere queste parti di te e trovare un’integrazione tra loro che si manifesti in comportamenti concreti utili a realizzare i tuoi scopi di vita e renderti soddisfatto con te stesso e con gli altri…
Allora inizia a conoscere il tuo teatro interiore per metterlo a disposizione della tua felicità.
Individua i tuoi attori… Comincia a farli esprimere, a muovere, a parlare…
Per ciascuno di essi chiediti: con quali comportamenti si manifesta? Qual è il suo scopo? Quali risultati ottiene? Quanto mi è utile a soddisfare i miei bisogni? Rispondere a queste poche domande, per ciascuno dei tuoi attori o almeno per quelli che senti più attivi dentro di te, apre il sipario verso tue scelte più consapevoli e responsabili in direzione della vita che vuoi…

Il potere della tua mente per il tuo benessere

Molte persone hanno convinzioni che non solo generano sofferenza, ma ostacolano anche la via verso il benessere. E questo, oltre che nella vita quotidiana, diventa particolarmente evidente quando arrivano in terapia. In particolare, alcune delle loro credenze si traducono in una scarsa consapevolezza del potere che hanno sul loro stare male e sulla possibilità di stare bene.
Diventa allora fondamentale portare le persone alla CONSAPEVOLEZZA DEL POTERE DELLA LORO MENTE. Ad esempio, alcune persone sono convinte che la loro sofferenza dipenda da qualche disfunzione di origine biologica o del sistema nervoso e ciò impedisce loro di riconoscere quanto, invece, ferme restando alcune difficoltà di origine organica, molto dipenda dal loro modo di rappresentarsi la realtà e dal loro modo di agire nella realtà come rappresentata.
Altri individui sono convinti che i loro problemi dipendano sostanzialmente da altre persone e perciò si sentono vittime passive dell’esterno, arrabbiate e sfiduciate piuttosto che in grado di prendere in mano le redini delle proprie scelte.
Altri ancora sono invece convinti di essere sostanzialmente deboli e inadeguati, incapaci di adottare comportamenti sani e destinati a soccombere di fronte alle avversità della vita e alla forza degli altri.
Un quarto tipo di convinzioni che impediscono di riconoscere il potere della propria mente è tipico di quelle persone che si sentono vittime delle frustrazioni del passato, della loro famiglia disfunzionale, di genitori inadeguati, degli eventi avversi che hanno vissuto; in tal modo non si riconoscono il potere che hanno di rivisitare il senso di ciò che è accaduto, anche delle sfortune e dei traumi, per riuscire comunque oggi a fare scelte sane e in linea coi propri bisogni.
Prima di lavorare su obiettivi specifici (riduzione di ansia, cura della depressione, risoluzione di conflitti, regolazione delle emozioni, miglioramento di relazioni, apprendimento di abilità e nuovi comportamenti, ecc.), è fondamentale portare la persona a diventare consapevole che il potere della guarigione e del benessere equivale in gran parte al potere della sua mente, in particolare della sua capacità di sviluppare modi di pensare e di agire più realistici, sani, adattivi. A partire dalla consapevolezza di ciò che possiamo impegnarci a cambiare e di ciò che possiamo imparare ad accettare come nostro limite e impotenza.

Alla ricerca dei propri valori

La vita è breve! La vita è breve? La vita è quella che ci è concesso vivere.
La vita ha comunque un tempo limitato rispetto a quello che vorremmo, addirittura da sempre cerchiamo l’immortalità, ma ancora non l’abbiamo trovata. Almeno quella materiale. Allora la domanda è: stiamo perdendo tempo? Perdendo tempo rispetto a cosa? La risposta è nella consapevolezza dei valori che guidano la nostra vita, le nostre scelte progettuali, le nostre decisioni strategiche, le nostre azioni quotidiane nei diversi ambiti di vita: famiglia, lavoro, amicizie, tempo ricreativo, spiritualità, ecc.
Conosci i tuoi valori? I valori sono le cose importanti per te, quelle per cui ti alzi la mattina e la giornata prende un senso, un significato e una direzione.
I valori sono le motivazioni che ti spingono ad agire.
I valori sono quei bisogni, desideri e scopi per cui “vale la pena” vivere. Vale la pena in direzione della gioia, dell’appagamento, del sentimento di successo per aver vissuto esperienze in cui sentiamo realizzati i nostri valori. Realizzati, diventati realtà.
Allora: quali sono i tuoi valori? Cosa ti fa alzare la mattina? Le cose che fai ‘per dovere’ da cosa sono motivate veramente? Cosa fai per piacere e con piacere? Cosa alimenta il tuo impegno, la tua fatica e la costanza nelle cose che fai? In che modo ti prendi cura di te? La cura di te è un tuo valore importante? E la cura degli altri?
Le domande possono essere ancora più numerose e cercano risposte sentite con la pancia prima che pensate con la testa. Che sgorgano dal sentimento prima che cercate con la logica.
Il lavoro alla ricerca dei propri valori è impegnativo quanto entusiasmante, può essere fatto ogniqualvolta troviamo una risposta che nasce dall’esperienza quotidiana che ci illumina sul perché facciamo quello che facciamo. E può essere fatto anche mettendosi a tavolino, focalizzati sul proprio interno, sulla testa, sul cuore, sulla pancia. Per comprendere cosa veramente per noi ha valore…
Oltre ogni risposta scontata… Buon lavoro… Buona ricerca… Non perdere tempo…

Tutti abbiamo bisogno di respirare

Tutti abbiamo bisogno di respirare così come tutti abbiamo bisogno di sentirci amati e stimati. Di ‘sentire’, con tutto il nostro ‘corpo’:
Io sono amabile e amato!!!
Io sono pieno di valore e stimato!!!
Tutto il nostro comportamento, alla fine della fiera, va in quella direzione: ottenere dosi sufficienti di amore e stima, una vera e propria necessità vitale.
Ti invito a notare i tuoi comportamenti, quelli minimi, delle tue routine quotidiane e quelli più significativi, nelle attività più importanti della tua giornata e della tua vita…
In maniera a volte chiara e a volte più sfumata, tutti mirano a soddisfare quei due bisogni di base. Sì, anche gli automatismi abitudinari più ordinari hanno quello scopo, magari con catene diverse di associazioni, tutti vogliono arrivare a farci sentire amati e stimati.
Perché fai quello che fai? Perché ti alzi la mattina? Perché ti lavi? Perché cerchi di essere almeno presentabile quando esci? Perché sei gentile con gli altri? Perché sei scontroso con alcuni, ma gentile con altri? Perché vai a lavoro? Perché coltivi certe relazioni? Perché vuoi piacere a qualcuno? Perché cerchi di fare bene certe cose, ad esempio di essere un certo tipo di persona, di partner, di genitore, di figlio, di amico, di lavoratore? Perché ti curi dei tuoi hobby?
Alla domanda “perché fai quello che fai?” possono seguire una, poche o tante risposte conseguenti tra loro, ma l’ultima risposta ha sempre a che fare con … “Perché voglio sentirmi amato e stimato!!!”
E quindi? E quindi spesso succede che si creano degli squilibri nel tuo comportamento che generano sofferenza fisica e psicologica. In nome di questi due grandi scopi e valori, Amore e Stima, possiamo trascurare la nostra salute fisica ed emotiva e avere problemi nelle nostre relazioni.
E quindi? Il lavoro di crescita personale e cura di sé deve basarsi sulla ricerca della strada migliore possibile nella direzione di Amore e Stima. La migliore possibile per sé in questo momento della propria vita…

Come cominci a raggiungere i tuoi obiettivi

Gli obiettivi che ti poni nella vita, quelli piccoli e quelli grandi, quelli quotidiani e quelli a lungo termine, cominciano per:
Mi piacerebbe…
Vorrei…
Voglio…
Devo…
Devo assolutamente…
Se è vero che chi ben comincia è a metà dell’opera, allora occhio a come concepisci i tuoi obiettivi.
“Mi piacerebbe…” esprime più che altro un desiderio, è il punto di partenza, ma non può bastare…
“Vorrei…” è l’espressione di un desiderio che già comincia a contemplare una volontà di esaudirlo, ma ancora non è sufficiente…
“Voglio…” esprime in modo ancora più determinato la volontà di realizzare un desiderio, ma serve un progetto che contenga azioni concrete da svolgere in prima persona…
“Devo…” è ancora più perentorio, lo voglio proprio; a volte è una spinta fondamentale per l’azione, altre volte diventa fonte di un senso di costrizione e stress che possono esitare in malattia, fisica e psicologica…
“Devo assolutamente…” è spesso la via del successo e del raggiungimento ottimale dei propri obiettivi, ma a volte può anche trasformarsi in una trappola per la propria salute, fisica e mentale.
Comincia a guardare i tuoi obiettivi…
Guarda come cominciano e se quel modo ti è utile o ti crea problemi…
Spesso in terapia aiuto le persone a superare un punto in cui sono bloccati:
Riconoscere i propri desideri, bisogni e valori…
Trasformare i propri desideri in obiettivi…
Trasformare gli obiettivi in progetti e programmi…
Trasformare i programmi in azioni concrete…
Trasformare i buoni propositi in passaggi concreti all’azione…
Ma anche a:
Trasformare le missioni impossibili in obiettivi realistici…
Trasformare i “devo assolutamente” in “mi impegno a raggiungere i miei obiettivi, con tutte le mie forze e risorse, ma riesco anche a mettere in conto ed accettare che non tutto posso ottenere …”.
Spesso, proprio in casi come quest’ultimo, è possibile fare un lavoro di trasformazione in profondità sugli scopi che la persona sta cercando di perseguire da una vita. Sono scopi importanti per la persona, appresi fin da piccoli, ma che sono caratterizzati da quel senso di necessità assoluta che li trasforma in missioni auto-frustranti. Solo per fare qualche esempio, tra i più comuni e spesso tra i più disfunzionali: devo farcela assolutamente da solo (non devo mai chiedere aiuto, non devo mai dipendere); devo assolutamente piacere a tutti (non voglio essere antipatico a nessuno); devo essere il migliore in ogni cosa che faccio; non devo mai fermarmi o abbandonare un obiettivo; devo assolutamente creare una famiglia; devo necessariamente laurearmi.
Quando la persona è IRRIGIDITA su questi scopi assolutamente irrinunciabili nel suo vissuto, prima o poi si incammina su strade pericolose per la sua salute e il suo equilibrio psicofisico. L’obiettivo terapeutico diventa allora la FLESSIBILITÀ: rivisitare alcuni scopi, imparare a rinunciare ad altri, senza comunque rinunciare al valore che li orienta, continuando, dunque, ad impegnarsi in direzione della vita che si vuole, accettando, con sufficiente serenità, impotenza, limiti e qualche inevitabile ridimensionamento…

Buggerare la routine

È un dato di fatto che gli uomini curiosi spesso sentono il bisogno di sfilarsi di dosso la propria esperienza, avvertendola più come una rigida armatura di abitudini che limita i movimenti che come un’amichevole corazza protettiva, necessario usbergo contro le forze dell’Ignoto. Siamo pienamente consapevoli, quando sfidiamo le nostre abitudini, che le probabilità di vittoria sono esigue; e proprio l’eccezionalità di tale successo gonfia il vittorioso petto di soddisfazione e lo ammanta di un’aura di eroismo, le rare volte che riusciamo a buggerare le routine (Marco Malvaldi, Il gioco delle tre carte).
Le abitudini sono importanti. Ci permettono di viaggiare col ‘pilota automatico’ e di risparmiare energie senza dover ogni volta ricominciare daccapo. Pensa che spreco di tempo, energia e attenzione sarebbe se ogni volta dovessi reimparare a camminare, a lavare i piatti come i denti. Pensa anche a quanto è abitudinario il tuo uso dei dispositivi elettronici, dal PC in poi.
Ma molte volte è ancora più importante disinserire gli automatismi, per essere pienamente consapevoli di ciò che stiamo facendo, proprio in questo momento, di cosa stiamo vivendo, proprio adesso, nel momento esatto dell’esperienza che sta accadendo in noi.  La piena consapevolezza ci permette di agire con maggiore chiarezza d’intenti e maggiore responsabilità, per attivare i cambiamenti che desideriamo.
Da dove vuoi iniziare a buggerare i tuoi automatismi? Per ottenere cosa?

Radio Paranoia

Conosci RADIO PARANOIA? Con Radio Paranoia mi riferisco alle voci incessanti dentro di noi che commentano continuamente il nostro comportamento e quello altrui, procurandoci stati mentali dolorosi.
Queste voci sono i nostri pensieri automatici che abbiamo affinato negli anni a far scattare di fronte alle frustrazioni che la quotidianità ci presenta.
Oltre il danno la beffa. Oltre alla frustrazione di qualche nostro bisogno o la delusione di qualche nostra aspettativa, anche l’autocritica (Radio Autocritica) e il risentimento rabbioso (Radio Risentimento). O qualche altro modo attraverso cui i nostri pensieri automatici aggiungono benzina sul fuoco dei problemi già esistenti. Ad esempio, Radio Ruminazione… Radio Ansia anticipatoria… Radio Recriminazione … Radio Autosvalutazione… Radio Catastrofe… Radio Disastro… Radio È insopportabile… Radio Lamentela… Radio Vittimismo… Radio  Rammarico… Radio Rimprovero… Radio Non mi passerà mai… Radio Non ce la farò… Radio Cosa c’è di sbagliato in me?… Radio Il mondo è ingiusto… Radio La gente non si rende conto… Conosci qualche altra radio? Sei solito ascoltarla? Sei solito seguire le sue indicazioni?
Ecco, qui si trova un punto fondamentale: la radio trasmette e noi non possiamo impedirglielo, lo fa da tempo immemore; ma possiamo smettere di seguirla, possiamo lasciarla sullo sfondo, mentre noi ci dedichiamo alle cose veramente importanti della nostra vita e su cui abbiamo il potere di intervenire.
Per fare questo è richiesta la ‘presenza mentale’, la capacità, che si sviluppa con la pratica, di focalizzare il qui e ora, con intenzione, ad esempio focalizzare il respiro, l’aria che entra e l’aria che esce oppure focalizzare le sensazioni fisiche provenienti da qualche parte del corpo, ad esempio una mano… Ed ogni volta che veniamo catturati dalla radio… Notarlo… E tornare con gentilezza al focus iniziale… Senza giudicarci (anche se pure Radio Giudizio è sempre accesa)… Semplicemente notando la nostra ‘mente catturata e sintonizzata’, per tornare al focus… Con amorevolezza nei nostri confronti…
Questa pratica ci permette… Nel tempo… ‘con la pratica ‘… di dedicare le nostre energie ad azioni utili veramente a fare scelte orientate dai nostri valori che possono efficacemente catturare tutto il nostro impegno e le nostre risorse…

Scioglilingua

Oggi ti presento uno scioglilingua sugli opposti. Stare vs fare. Fare vs vivere. Vivere vs correre. Correre vs andare al proprio passo.
La vita frenetica inizia col pensiero continuo alla lista, anche solo mentale, delle cose da fare da qui in avanti (“ora faccio questo, poi devo fare quest’altro, quindi farò quello e quell’altro”). Un tipico pensiero, più o meno consapevole, che accompagna questo tipo di vita è “sto perdendo tempo con questa cosa (qui)… Devo occuparmi di quella cosa (lì)”. Qui vs lì. Salvo poi quando arriviamo lì… Pensare alla successiva cosa da fare… Insomma sempre lì, mai qui, ora.
È importante certamente l’agenda e la pianificazione, così come a volte è importante correre e fare cose rapidamente, anzi è fondamentale, ma anche accompagnate dalla capacità di stare in ogni esperienza nel qui e ora. Altrimenti arriveremo all’ultimo lì … senza mai aver vissuto qui.
Ciascuno di noi può imparare l’abilità di stare nel qui e ora…
A ciascuno di noi la scelta…
Le mille pratiche meditative esistenti al mondo sono basate sul principio e sulla capacità di stare nel qui e ora. Pur nella diversità, ogni pratica prevede tre passaggi fondamentali.
1. Scegliere un FOCUS cui prestare attenzione consapevole, ad esempio il respiro o le sensazioni provenienti da una mano o da altre parti del corpo.
2. RICONOSCERE LA MENTE CHE VAGA, cioè notare la propria attenzione che tende a spostarsi dal focus ed essere catturata da pensieri, immagini, ricordi ed ogni altro prodotto della mente che può essere rimuginato.
3. TORNARE GENTILMENTE AL FOCUS, SENZA GIUDICARSI. Noti la distrazione e sposti di nuovo l’attenzione al focus. È normale che la mente vaghi, è il suo mestiere, si è evoluta in milioni di anni per risolvere problemi col pensare. Solo che a volte, troppo spesso purtroppo, non solo non aiuta a risolvere problemi, ma la sua iperattività rimuginativa finisce per alimentare e mantenere i problemi.
La pratica meditativa basata su questi tre passaggi e sul principio del qui e ora aiuta a recuperare le funzioni adeguate della mente e ha una serie di altri benefici sul benessere psicofisico quali: potenziamento del sistema immunitario, regolazione del metabolismo, miglioramento della capacità di concentrazione, riduzione dell’ansia, miglioramento nelle proprie capacità comunicative, regolazione dell’umore e delle emozioni, aiuto nel prendere decisioni, miglioramento dei rapporti interpersonali. Tanto per fare qualche esempio…
A ciascuno di noi la scelta di imparare a stare nel qui e ora… Imparando a lasciare andare la nostra tossica vita frenetica…

Le tue attività quotidiane, tra miserie e meraviglie

Osserva le attività che svolgi durante la giornata. Magari alcune giornate sono tutte uguali, mentre alcune sono particolari, diverse. Prendi una tua giornata e osserva le attività in cui sei impegnato nei diversi ambiti e ruoli, da quando ti svegli a quando vai a dormire.
Osserva con attenzione e rispondi: quanto ciascuna delle mie attività riempie di valore la mia vita? Usa queste possibilità di risposta multipla: questa specifica mia attività è per me piena di valore, apparentemente di valore, mezza piena, mezza vuota, apparentemente vuota, vuota di valore.
Fallo per qualche giornata, osserva e valuta, in base al tuo sentire e al tuo riflettere…
E dopo questa valutazione rifletti su quanto le tue attività, le tue scelte, le tue ‘apparentemente non scelte’ siano realmente per te al servizio di una vita vicina ai tuoi valori, scopi e desideri. A quel punto potresti anche misurare, sempre in base alle tue sensazioni, emozioni e riflessioni, quanto è ‘piena di valore’ la tua vita da 1 (praticamente senza valore) a 10 (ricca di valore) e quanto è grande lo scarto tra la vita che vivi e quella che vorresti vivere.
La consapevolezza maturata attraverso questa auto-osservazione (io che guardo me) ti avrà certamente fornito un orientamento su alcuni obiettivi generali su cui potresti lavorare per coltivare il tuo benessere… A quel punto non ti resta che farti guidare da ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line… Per togliere miserie e mettere meraviglie …