L’arte di vivere

Buongiorno. Io come psicoterapeuta mi trovo spesso per aiutare le persone a favorire un qualche tipo di assertività. È un concetto un po’ di moda da qualche decennio che spesso viene usato in corsi e corsetti come fonte di aiuto e anche di business. Perché? Perché l’assertività nel suo nucleo fondamentale significa ESPRIMERE I PROPRI BISOGNI PENSIERI ED EMOZIONI FACENDO RICHIESTE MIRATE IN MODO DA RISPETTARE SÉ E GLI ALTRI NON OFFENDERE NESSUNO CERCARE DI AUMENTARE LA PROBABILITÀ DI OTTENERE CIÒ DI CUI SI HA BISOGNO. E fin qui tutto chiaro e anche allettante, per esempio, da applicare in azienda, nei propri gruppi di lavoro, ma anche nelle relazioni private, in famiglia, con gli amici e anche dal fruttivendolo e dal salumiere come forma di educazione e rispetto senza pretendere, ma imparando a chiedere e accettando che a volte non si ottiene ciò che si vorrebbe, anche se ciascuno di noi, chi più chi meno, vorrebbe che gli altri, la realtà, la vita fossero come piace a noi.
Qui si aprono due questioni. La prima sottolinea quanto detto sopra. La preghiera della serenità: “oh signore o universo dammi la forza per cambiare ciò che posso, la serenità per accettare ciò che non posso cambiare e soprattutto la saggezza di distinguere tra le due”. Un’altra preghiera sottolinea un altro aspetto di quanto detto, a mio parere ‘dovrebbe’ essere un’ispirazione, anzi ‘potrebbe’ essere un’ispirazione per tutti, ma appunto ognuno sceglie come sente, come vuole, come riesce, come può; eccola: “io sono io e tu sei tu, io non sto al mondo per soddisfare le tue aspettative e tu non stai al mondo per soddisfare le mie, se ci incontriamo può essere molto bello, altrimenti ognuno per la sua strada” (Preghiera della gestalt).
Ora la seconda questione aperta dal tema dell’assertivitá è molto fica, molto yeahhhh, piena di tecniche per ‘diventare più assertivi, capaci di affermare sé e migliorare la propria autostima e le proprie relazioni’. Oh yeahhh. Però certe volte arrivano i però. E sono quelli che si incontrano in terapia quando la persona ha capito tutto quello che c’è da sapere sull’assertività, a livello concettuale e tecnico (ha imparato tante strategie per….), ma nell’atto di applicarle trova difficoltà, in particolare incontra LA PAURA DI DIRE CIÒ CHE VORREBBE DIRE… MA NON RIESCE A DIRE. E qui, alla fine del lavoro sull’assertività che ha portato comunque ottimi risultati in tanti ambiti e relazioni, inizia il lavoro terapeutico sulla paura. Per chi si sente pronto per farlo. La terapia è più faticosa di un corso di apprendimento di strategie e tecniche. Diciamo che sono due step diversi del proprio percorso di crescita personale. Qui mi fermo, non voglio fare pubblicità al mio lavoro….

Passo però a parlare di una questione personale. Cercherò di essere breve. Da qualche tempo sto affrontando qualche problema di salute. Questo ha portato me, la mia famiglia, tutti i miei più cari amici e tanti conoscenti vicini e lontani a combattere insieme, ciascuno offrendo il proprio contributo di vicinanza, solidarietà, amore, ciascuno a suo modo, ciascuno da me apprezzato, facendomi sentire tanto tanto tanto amato. L’amore è la migliore delle cure. Si è aperto però anche un problema; da qui prende senso il cappello sull’assertività. In particolare, il fatto che nell’espressione della mia assertività dicendo ‘tante grazie per la tua vicinanza che sento nel mio cuore nascere dal tuo cuore e che mi aiuta e sostiene…. Grazie ma anche meno ‘. Sto mettendo in questo modo un limite (è uno dei principi dell’assertivitá) e il mio pensiero, condito di paura, è: potrebbe offendersi, potrebbe non capire ciò che volevo dire, potrebbe sentirsi non compreso, addirittura rifiutato o altro del genere che potrebbe portare ad emozioni di dolore, rabbia, tristezza e altro ancora. Mi dispiace ma questo è. Vi invito a rileggere le due preghiere. Il tuo desiderio di essermi vicino è totalmente legittimo e ti rende onore, solo che a volte le modalità, ad esempio cento messaggi, cento domande, cento per mille persone diventa un lavoro da gestire che nonostante il desiderio di partenza, invece che leggerezza e sostegno aggiunge pesantezza. E questo lo sperimento io personalmente e le persone più care a me vicine. Chattare non può diventare un lavoro soprattutto in un momento in cui forze e risorse sono dedicate ad altro. Quindi la mia richiesta assertiva è: diamoci una regolata, accetto con gratitudine ogni messaggio, vi dico che non risponderò immediatamente, ma se e quando possibile. Spero non ci restiate male, offendiate o simili. Altrimenti sarebbe comunque un ottimo punto di partenza per lavorare su voi stessi e la vostra crescita personale.
Vi ringrazio per l’attenzione e la pazienza e vi mando un caro saluto dal profondo del mio cuore. Con amore ❤️

È così…

Chi più chi meno ciascuno di noi ha rimpianti e rimorsi. Più o meno importanti per l’impatto che hanno avuto sulla nostra vita. Se avessi fatto… Se non avessi fatto…
Soprattutto quando viviamo situazioni dolorose, è facile guardare ciò che abbiamo sbagliato, ciò che avremmo potuto fare e avremmo dovuto fare, ciò che sarebbe stato meglio non fare. È facile a questo punto entrare nel senso di colpa e di autosvalutazione (per gli errori che sentiamo di aver commesso) e/o anche nella rabbia verso chi riteniamo responsabile della nostra situazione dolorosa. Può essere una buona soluzione se dura poco e ci aiuta ad affrontare al meglio la situazione. Purtroppo spesso restiamo impantanati invece in ruminazioni depressive o rabbiose in cui l’attacco a sé o l’attacco all’altro nei nostri pensieri ripetitivi non ci permette di agire efficacemente per superare la situazione: elaborare i sentimenti dolorosi, cambiare il cambiabile, accettare l’impotenza e andare avanti.
Di fronte a rimorsi e rimpianti, è utile comprendere cosa effettivamente abbiamo perso per le scelte sbagliate che abbiamo fatto, ma così facendo rischiamo anche di dimenticare o non comprendere che quando abbiamo fatto certe scelte, quelle scelte rispondevano a certi nostri bisogni.
Allora, di fronte a rimorsi e rimpianti, soprattutto quando abbiamo perduto persone e relazioni, opportunità e treni importanti, è utile cominciare a guardare ciò che abbiamo fatto e cosa abbiamo ottenuto, imparando ad essere grati ed avere compassione per il nostro dolore.
Vuoto e pieno sono due esperienze che si presentano sempre nella vita e dobbiamo imparare a riconoscerli per accettarli.
Rimorsi, rimpianti, errori e colpevolizzazione di sé e degli altri rappresentano il vuoto. Bisogni soddisfatti, valori seguiti, senso delle scelte, gratitudine e compassione rappresentano il pieno. Dobbiamo continuare a cercare ciò che desideriamo ed è importante per noi e dobbiamo imparare anche ad accettare ciò che non possiamo cambiare né possiamo raggiungere. È così… Anche Alice lo dice, in ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.

Un anno importante

Fine del vecchio anno, inizio del nuovo, periodo di buoni propositi.
L’anno che sta finendo con bilanci, risultati raggiunti e lezioni imparate, probabilmente anche rimorsi e rimpianti.
L’anno che verrà pianificato con obiettivi, azioni e scadenze. “Voglio… Farò…” Qualche volta raggiungi ciò che ti sei prefissato, altre volte no e così per tutti gli anni che verranno. Strategia utile che ci permette di realizzare tanti nostri sogni e scopi di vita e che altre volte ci mette di fronte a frustrazioni e delusioni, limiti e impotenza, necessari ridimensionamenti e rivisitazioni dei nostri progetti. E così sia e così per sempre.
Al tempo stesso, oggi, anzi ora proprio ora, esiste anche un’altra possibilità, da affiancare ed integrare alla precedente. Basata prima di tutto sulla consapevolezza dei tuoi valori. Consapevolezza di cosa è importante per te. Della persona che vuoi essere. Non servono scadenze a breve, medio e lungo termine. Avviene tutto ora. Qui e ora. Ogni volta che ti fermi, ti siedi, guardi te stesso seduto davanti a te e ti chiedi: cosa ho fatto (e non ho fatto) per essere la persona che voglio essere? Cosa sto facendo ora (e cosa no) per essere la persona che voglio essere? Oggi, cosa ho fatto per realizzare la vita che voglio? Cosa devo fare (e non devo fare) per essere la persona che desidero diventare? Da questa consapevolezza riparti per il tuo percorso verso il raggiungimento dei tuoi obiettivi di cambiamento, serenità e felicità.

L’anno che verrà è fatto di un passo alla volta… Giorno per giorno… Momento per momento… Da creare, da sentire, da apprezzare, da vivere… Per cui essere grato…
Buon anno… Anche da ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.

Sotto l’albero della meraviglia

Oltre ad un un trenino e un peluche… Per ogni tuo desiderio e perché la tenerezza ti faccia sempre compagnia… Sotto l’albero, ti auguro di trovare e di imparare a praticare:
GRATITUDINE. Riconoscere ciò che arricchisce la tua vita nonostante tutto ciò che non è come vorresti che fosse.
GENTILEZZA. Ascoltare senza giudicare.
RESPONSABILITÀ. Agire in direzione dei tuoi obiettivi invece che sguazzare nella lamentela colpevolizzante.
ACCETTAZIONE SENZA RASSEGNAZIONE. C’è sempre qualcosa che puoi fare nonostante perdite, limiti e impedimenti.
MERAVIGLIA. Lo sguardo curioso del bambino che sei nonostante la paura e l’impotenza.

Per regalo…

Per Natale e per l’anno nuovo e per ogni giorno della tua vita, regalati la scelta di parlare ‘alle’ persone invece che ‘delle’ persone e ‘sulle’ persone.
Scegli di parlare direttamente invece che sparlare alle spalle…
Scegli di esprimere direttamente ciò che provi e ciò che pensi, ciò che vorresti e desideri…
Scegli di dire no se è quel no che senti profondamente…
Scegli di dire sì per aprirti agli altri e alle esperienze che solitamente eviti…
Scegli di chiedere ciò che vorresti l’altro facesse per te…
Scegli di agire per ottenere ciò che desideri piuttosto che ruminare su quanto gli altri siano ostacoli al raggiungimento dei tuoi bisogni…
Scegli di essere gentile… Con gli altri e con te stesso…
Scegli di dire mi dispiace…
Scegli di chiedere scusa…
Scegli di riparare a qualche dolore che hai arrecato a qualcuno…
Scegli di proteggerti da chi vuole farti del male…
Scegli di apprezzare il presente, anche se non è perfetto e nonostante le angosce per il passato e l’incertezza del futuro…
Scegli di dire grazie… Semplicemente grazie per ciò che arricchisce la tua vita…
Scegli di…
Scegli di…
Cos’altro potresti scegliere di regalarti per far salire il livello del tuo rapporto con gli altri e con te stesso?
Poi certo, se non ti va di regalarti nuove scelte consapevoli e responsabili al servizio del tuo benessere, puoi sempre regalarti e regalare ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.

Il tempo di godere

Stai vivendo la vita che vuoi? Per rispondere fatti guidare da queste 5 domande.
1. Cosa vorrei cambiare a partire dai miei bisogni frustrati?
2. Quali progetti vorrei costruire a partire dai miei desideri?
3. Per cosa mi voglio impegnare per realizzare i miei valori?
4. Cosa devo accettare a partire dalla mia impotenza e impossibilità di controllo?
5. Di cosa posso godere ed essere grato in quanto appartiene già alla mia vita e la rende ricca e luminosa?
Prenditi il tempo di sentire, di ascoltarti, di riflettere, di rispondere e soprattutto di agire di conseguenza.
Prenditi il tempo di godere che c’è sempre tempo per avere a che fare con frustrazioni e perdite, delusioni e impotenza.
E prenditi anche un po’ di tempo per leggere (ed applicare) ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.

Celebrare

Conosci il tuo malessere psicologico? Lo conosci veramente?
Il tuo repertorio di comportamenti problematici che oggi guardi allo specchio, che sottoponi al giudizio altrui e al severo giudice interno, non è semplicemente il tuo malessere psicologico e la tua sofferenza di cui ti senti in colpa o rispetto alla quale incolpi qualcun altro.
La tua malattia è sofferenza, ma non è qualcosa di sbagliato, anzi. È stato il modo in cui hai potuto organizzarti per sopravvivere nelle condizioni di vita che hai incontrato.
La tua malattia non è segno dei tuoi errori e del tuo essere sbagliato. Né è segno di una tua presunta debolezza caratteriale.
La tua malattia è la strada che hai trovato per far fronte alle tue ferite, agli abusi subiti, ai traumi vissuti, alle trascuratezze che porti sul tuo corpo, alle frustrazioni indebite che hai dovuto fronteggiare, soprattutto da piccolo, deprivato della soddisfazione dei bisogni fondamentali di amore, protezione e guida.
Le strategie mentali, emotive, comportamentali, corporee che tutti abbiamo trovato, per fronteggiare ciò che ci si è presentato davanti, ci hanno permesso di andare avanti con quella parte, anche minima, di amore e apprezzamento di cui avevamo bisogno per sentirci vivi e al sicuro.
Oggi, quegli stessi meccanismi sono divenuti disfunzionali, ma prima di essere abbandonati, in favore di altri, vanno ‘ringraziati’ per ciò che ci hanno permesso di essere.
Ogni strategia, anche quelle più negative e fonte di problemi, è nata come tentativo di adattamento. Tentativi non riusciti, guardandoli a posteriori, ma che in origine ci sembravano strade giuste. E lo sono state per un po’, prima che diventassero fonte di sofferenza.
Per questo è importante avere, verso la nostra sofferenza e le nostre strategie, un atteggiamento rispettoso piuttosto che giudicante (sono fragile, sbagliato, inadeguato, incapace, fallito, pazzo, cattivo, indegno, ecc.).
Un passaggio importante della cura di sé è proprio imparare ad avere cura e compassione del proprio dolore e del proprio tentativo di lenirlo. Avere questa cura rispettosa e compassionevole permette di accedere più profondamente al ‘senso’ di tutto ciò che ci è accaduto e che ci fa soffrire. In questo modo si aprono nuovi varchi per inventare e fare proprie nuove più sane e funzionali strategie di adattamento e soluzione dei problemi.
Puoi ringraziare le tue miserie e aprirti alle meraviglie anche leggendo ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.

35. Estate meravigliosa. La pace interiore

Un uomo perse il suo anello più prezioso, cercò ovunque per ritrovarlo, ma nonostante la sua fatica non ci riusciva. Si sedette su una pietra, disperato, cercando inutilmente di sopprimere la sua disperazione. Come al solito, il suo cane gli si avvicinò cercando le carezze del padrone. Il vicino di casa lo salutò come ogni sera. Gli amici gli fecero vedere i pesci che avevano pescato e gliene regalarono alcuni. La moglie e i figli lo accolsero con affetto al suo arrivo a casa, esattamente come accadeva sempre. La giornata si concluse nella pace familiare. Purtroppo il tormento per la perdita dell’anello perseguitava ancora l’uomo il quale però penso: “nessuno si è accorto che ho perso l’anello, tutti si sono comportati con me come sempre, perché proprio io devo comportarmi in modo diverso con me stesso?” Fu così che si addormentò sereno.
Ecco allora oggi ti suggerisco:
SMETTI DI RIMUGINARE E RUMINARE ALL’INFINITO, SMETTI DI TORMENTARTI PER CIÒ CHE NON C’È PIÙ, PER CIÒ CHE NON È, PER CIÒ CHE NON È MAI STATO. PER CIÒ CHE NON SEI…
Impara a riconoscere ed apprezzare le ricchezze che appartengono alla tua vita…
Impara ad essere grato perché è così che diventi veramente ricco delle cose importanti che profondamente danno valore alla tua vita…
Impara ad assaporare le meraviglie che già sono per te disponibili o che puoi conquistare nonostante le miserie che pure si rendono presenti…
Va’ in libreria, anche on line e ordina ‘Alice nel paese delle miserie’ … Per la tua pace e serenità…

Tre flussi, tre lussi, tre pratiche per tutti

Negli ultimi anni, lo sviluppo di un sé compassionevole sta prendendo una posizione sempre più centrale e importante come dimensione curativa della psicoterapia.
In termini laici e concreti, la compassione è un assetto mentale fondamentale che sia il terapeuta sia il paziente possono ‘allenare’. Praticare per diventarne esperti.
La compassione è la sensibilità a cogliere la sofferenza, propria e altrui, per impegnarsi ad alleviarla.

La compassione si realizza in tre direzioni o flussi:
1. Da sé verso gli altri
2. Dagli altri verso sé
3. Da sé verso sé

Tre necessità basilari al servizio del proprio benessere, personale e interpersonale.

La compassione e l’autocompassione mitigano la voce del giudice interiore freddo e sprezzante che ci viene a trovare nei momenti di difficoltà per dirci che “sei fallito, incapace, il solito piagnone” o qualche altro complimento del genere con cui ‘vorrebbe incoraggiarci’… Ma finisce per affossarci ancora più giù…
La compassione, che sia per gli altri o dagli altri o da te verso te stesso, aiuta la persona a rispettare il suo dolore e anche ad impegnarsi per alleviarlo e superarlo. Impegnarsi al meglio possibile. Osservare il dolore, senza giudicarlo. Imparando ad accettarlo per quello che è. Anche perché quando lo accettiamo stiamo cambiando il nostro rapporto con la sofferenza in un modo che la riduce o la rende per noi più sostenibile.
Senza colpevolizzare e affossare la già affranta stima di sé e, al tempo stesso, invitando a prendersi la responsabilità di fare qualcosa per quel dolore, per accettarlo e trasformarlo, per andare oltre e, dopo il periodo difficile che si è dovuto affrontare, riprendere il cammino verso una vita di senso e di valore. Una vita guidata dai valori consapevolmente scelti: agire motivati da ciò che è importante per sé, per le proprie relazioni, quelle vicine e più in generale per l’umanità intera.
Praticare la compassione è impegnativo perché siamo abituati a praticare il giudizio. Siamo abituati a dare consigli prima di aver veramente ascoltato. Siamo abituati a dare consigli che partono dal nostro punto di vista invece che da un’accurata comprensione del punto in cui si trova l’altro e da cui percepisce e dà senso al mondo. E anche quando l’altro siamo noi stessi siamo abituati a riempirci di ciò che ‘dovremmo fare’ piuttosto che ad ascoltare veramente ciò sentiamo e ciò di cui abbiamo profondamente bisogno…
Per iniziare a praticare la compassione, quando ti trovi in una situazione difficile e dolorosa, puoi:
– Notare il tuo critico interiore in azione, quella voce interna giudicante e colpevolizzante che ti accompagna con rimproveri, critiche, svalutazioni… “Hai sbagliato, un’altra volta, come sempre”, “non sei mai all’altezza”, “sei sempre il solito…”, “non riuscirai mai…”, “altri al tuo posto ce l’avrebbero fatta…”
– Cercare di comprendere i motivi per cui il tuo critico interiore vorrebbe aiutarti, ma usa atteggiamenti, modi, parole e toni che non sono giusti per te…
– Esprimere al tuo giudice interiore gratitudine per le sue intenzioni, ma anche chiedergli di usare altri modi, toni e parole… Più gentili, calme, rispettose, amichevoli… “capisco che mi vuoi aiutare, ma in questo modo mi fai stare ancora più male”, “apprezzo la tua intenzione amorevole, ma in questo modo duro e rigido aggiungi dolore inutile al dolore inevitabile…”

Strano? Bizzarro?

Prova e vedi l’effetto che fa…

All’inizio potrebbe sembrarti effettivamente strano, bizzarro, folle oltre che assolutamente inutile… Ti invito a provare e continuare con fiducia… Notando gli effetti che ha sulla tua esperienza emotiva e sulle tue sensazioni corporee…

… Che tu possa sentirti sicuro e protetto, amato e stimato, libero e coraggioso…

Vero e vero

Oggi un esercizio…
Carta e penna… Quando possibile da fare anche in gruppo… In famiglia…
Segui queste suggestioni…
Inizia scrivendo:
È vero che… Scrivi un pensiero negativo che ti viene in mente…
È vero che… Un pensiero negativo sulla vita…
È vero che… Un pensiero negativo sugli altri…
È vero che… Un pensiero negativo su te stesso…
È vero che… Scrivi ogni altro pensiero negativo che ti viene in mente…
È vero che… Trova pensieri negativi facendoti guidare dalla tua tendenza naturale ed umana, tutti ce l’abbiamo, a giudicare, criticare, colpevolizzare, svalutare, vedere quello che manca, vedere il negativo, vedere il pericolo, vedere quello che avresti potuto fare e non hai fatto, quello che gli altri avrebbero dovuto fare e non hanno fatto…
Sii curioso e giocoso verso questa parte di te, che tutti noi esseri umani abbiamo, questa parte che tanta parte gioca nel tuo sentire quotidiano… Nel tuo pensare quotidiano… Nel tuo comportamento quotidiano…
Lascia che emerga quello che emerge quando dai espressione a questa parte… Di te… Di tutti noi…

Ora ti chiedo di spostare la tua attenzione…
Ora accedi ad una ‘posizione interiore positiva’… Qualunque cosa voglia dire per te… Magari è una posizione di … Forza… Saggezza… Calma… Calore… Sicurezza… Gentilezza… Gratitudine… Accettazione… Impegno… Amore… O qualunque altra cosa tu intendi e senti come ‘posizione interiore positiva’…
Quindi … Da questa posizione meravigliosa… Riprendi le frasi precedenti e affianco ad esse… Scrivi …
Ed è anche vero che…
Ed è anche vero che…
Ed è anche vero che…

Non ti preoccupare del risultato… Impegnati semplicemente a fare questo esercizio… Più lo fai… Più e più volte… Più puoi allenarti a contattare e sviluppare questa tua ‘posizione interiore positiva’… Meravigliosa…
Anche questa POSIZIONE INTERIORE POSITIVA MERAVIGLIOSA è una potenzialità che appartiene a tutti noi esseri umani… Aspetta solamente che tu la ‘alleni’… In modo che possa sempre più guidare il tuo sentire, pensare e agire quotidiano…