Ti è mai capitato di pensare…?

Ti è mai capitato di pensare che la la vita, le persone, anche tu, siano o un totale successo o un completo fallimento? E questo modo di pensare quali conseguenze ha avuto sui tuoi stati d’animo, su altri tuoi pensieri e sulle tue azioni? E cosa succederebbe se intravedessi invece colori intermedi tra il bianco e il nero?
Ti è mai capitato di pensare alle tue giornate, alle tue relazioni, alle tue esperienze e prevedere catastrofi imminenti ed inevitabili? E questo modo di pensare quali conseguenze ha avuto sui tuoi stati d’animo, su altri tuoi pensieri e sulle tue azioni? E cosa succederebbe se valutassi la catastrofe come realisticamente improbabile e altri esiti invece più probabili oltre che più affrontabili da te?
Ti è mai capitato di pensare solo agli aspetti negativi di una situazione? E questo modo di pensare quali conseguenze ha avuto sui tuoi stati d’animo, su altri tuoi pensieri e sulle tue azioni? E cosa succederebbe se considerassi e dessi valore anche agli aspetti positivi di una questione?
Ti è mai capitato di affibbiare a te stesso o ad altri giudizi estremi, negativi, severi? E questo modo di pensare quali conseguenze ha avuto sui tuoi stati d’animo, su altri tuoi pensieri e sulle tue azioni? E cosa succederebbe se iniziassi a comprendere persone e situazioni in modo più sfumato e realistico? E se considerassi i comportamenti che pure non ti piacciono di quella persona distinguendoli dal giudizio globale e spietato sulla persona stessa?
Ti è mai capitato di esagerare i tuoi errori e minimizzare le cose buone che fai? E questo modo di pensare quali conseguenze ha avuto sui tuoi stati d’animo, su altri tuoi pensieri e sulle tue azioni? E cosa succederebbe se iniziassi ad essere più realistico e misurato nelle tue valutazioni di te stesso come di altri?
Ti è mai capitato di focalizzare una sola macchia all’interno di una situazione limpida? E questo modo di pensare quali conseguenze ha avuto sui tuoi stati d’animo, su altri tuoi pensieri e sulle tue azioni? E cosa succederebbe se considerassi l’intera situazione nel suo complesso?
Ti è mai capitato di pensare di sapere cosa stia pensando un’altra persona e di esserne fortemente convinta senza averlo verificato? E questo modo di pensare quali conseguenze ha avuto sui tuoi stati d’animo, su altri tuoi pensieri e sulle tue azioni? E cosa succederebbe se provassi a verificare le tue idee (sul pensiero dell’altro) o anche semplicemente considerassi la tua certezza solo come una tra tante altre possibilità?
Ti è mai capitato di trarre conclusioni generali su te stesso, su un’altra persona o su una situazione partendo solamente da poche specifiche informazioni? E questo modo di pensare quali conseguenze ha avuto sui tuoi stati d’animo, su altri tuoi pensieri e sulle tue azioni? E cosa succederebbe se invece valutassi ogni specifica situazione o comportamento senza passare ad affrettati giudizi globali?
Ti è mai capitato di considerare il comportamento di altri come se dipendesse esclusivamente da ciò che tu hai fatto o da te come persona? E questo modo di pensare quali conseguenze ha avuto sui tuoi stati d’animo, su altri tuoi pensieri e sulle tue azioni? E cosa succederebbe se provassi a non considerarti necessariamente responsabile di ciò che gli altri pensano e fanno?
Ti è mai capitato di pensare “dovrei assolutamente”, “è assolutamente necessario”, “è assolutamente terribile”? E questo modo di pensare quali conseguenze ha avuto sui tuoi stati d’animo, su altri tuoi pensieri e sulle tue azioni? E che succederebbe se sostituissi gli “assolutamente” con “vorrei”, “mi piacerebbe”, “è spiacevole ma lo posso tollerare”?
Se ti capita molto spesso di pensare in questi modi che ti ho indicato, probabilmente sei carico di stress e sofferenza. Sei vittima delle tue stesse distorsioni di pensiero che ti portano a vivere esperienze frustranti, ansiose, deludenti, angosciose, tristi e rabbiose. Che fare? Tre possibilità tra loro integrabili.
1. Provare a rendere il tuo pensiero più flessibile, realistico e appropriato alle specifiche situazioni che vivi. Magari facendoti aiutare da un confronto con persone care. Anche nelle mie domande trovi qualche indicazione per possibili cambiamenti nel tuo modo di pensare.
2. Leggere e applicare ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.
3. Chiedere un aiuto psicoterapeutico.

Obiettivi possibili e impossibili

Succede a tutti di vivere situazioni in cui le cose sono diverse da come le vorremmo. Così come tutti ci confrontiamo con comportamenti di persone che sono molto lontane dai nostri desideri o da ciò che noi riteniamo giusto. Succede. Ciascuno di noi cerca di gestire il livello di stress e sofferenza che ci procurano queste frustrazioni e queste delusioni.
Ciò che non dipende da noi è certamente qualcosa che può arrivarci come spiacevole e disturbante. Noi abbiamo il compito di governare in modo flessibile e utile ciò che non possiamo controllare: né eliminare né prevenire né impedire. Se siamo impotenti in un certo grado, dobbiamo capire dove sta il nostro potere ed usarlo per arginare i livelli di stress e sofferenza che potremmo vivere. Dove sta il nostro potere? Di cosa è fatto? Quanto è grande? Quanto possiamo renderlo efficace?
Il nostro potere consiste nel dare significato alle esperienze in modo da non farcene travolgere. Consiste nel regolare le nostre emozioni in modo da vivere situazioni spiacevoli che non possiamo eliminare come situazioni tollerabili che possiamo superare. Consiste nel regolare il nostro comportamento in modo da soddisfare i nostri bisogni, realizzare i nostri desideri e proteggerci da ciò che ci fa male. Consiste nell’accettare ciò che non possiamo cambiare (perdite, limiti, mancanze, ecc.) mentre continuiamo ad impegnarci in azioni guidate da ciò che è importante per noi.
In sostanza: non possiamo eliminare completamente la sofferenza dalla nostra vita, possiamo arginarla al meglio e comunque agire per creare una vita di qualità, accettando limiti e ridimensionamenti e cavalcando desideri e possibilità.
Se non vuoi credere a me, prova a credere ad ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.

Io sono incapace

Spesso facciamo pensieri su noi stessi del tipo: sono incapace, sono fragile, sono inadeguato, sono colpevole, sono stupido, sono sfortunato, ecc. O pensieri simili del tipo: non sono amabile, non valgo niente, non merito amore, non sono all’altezza, non ce la farò, ecc. Sono pensieri e credenze su se stessi più o meno consapevoli. Così come facciamo pensieri del tipo: il mondo fa schifo, gli altri ti tradiscono, la vita è una fregatura, il mondo è alla deriva, gli altri sono inaffidabili, la vita è piena di dolore.
Ora, a prima vista, questi pensieri sanno di negativo e probabilmente si accompagnano ad esperienze emotive stressanti e dolorose.
Cosa fare per ridurre la sofferenza?
Una strada è quella di affrontare questi pensieri negativi. Come? In diversi modi, tra loro integrabili. Che puoi cominciare ad adottare immediatamente.
Prendi un tuo pensiero negativo… Ad esempio: “io sono debole”. Ed inizia ad esplorare in che modo questo pensiero negativo è associato alla tua sofferenza, ai tuoi stati d’animo negativi, ad esempio ansiosi o depressivi. E poi inizia a notare (chiederti):
Quali sono le prove che mi dicono che sono debole…
Quali sono i criteri per definirmi debole…
Quanto questo presunto stato di debolezza e credenza di essere debole condiziona le mie scelte…
Quanto ‘sentirmi debole’ o ‘credermi debole’ è qualcosa di catastrofico e insopportabile…
A cosa e quanto mi è utile continuare ad avere questa idea in testa…
Come sto trattando questa mia credenza… Se, ad esempio, ci sto rimuginando…
A cosa e quanto mi è utile pensare continuamente a questa idea…
Quali sono i risultati effettivi del mio pensare continuamente a questo mio pensiero…
Se e quanto mi sta aiutando veramente a risolvere i problemi continuare a pensare incessantemente alla credenza “sono debole”… Cosa sarebbe più efficace fare per risolvere i miei problemi e ridurre la mia sofferenza…
Se, attraverso le osservazioni (o domande) che ti ho proposto, esplori i tuoi pensieri e come tratti i tuoi pensieri, probabilmente riuscirai a fare un’enorme chiarezza sulla tua sofferenza e su come ridurla.
Se, inoltre, inizi a leggere ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line, probabilmente la tua chiarezza e la tua efficacia nel risolvere i tuoi problemi faranno passi da gigante.

E seppure fosse!?

Il tuo cambiamento in direzione del tuo benessere può riguardare l’apprendimento di: nuovi comportamenti e abitudini, nuovi modi di pensare, una diversa regolazione delle tue emozioni, nuovi modi di esprimerti nelle tue relazioni, ecc.
A volte, è utile imparare a trattare i propri pensieri in modo diverso, ad esempio, riducendo il rimuginare continuo sul futuro o il ruminare eccessivo sul passato. Sono modi di pensare sostanzialmente sterili, a volte palesemente dannosi, che sarebbe meglio sostituire il prima possibile con riflessioni adeguate e utili a favorire azioni diverse da mettere in pratica per verificare nella realtà i risultati che si ottengono. Come, ad esempio, invece di rimuginare sei mesi su cosa potrebbe rispondere quella ragazza se le chiedessi di uscire, forse potresti usare un po’ meno tempo per decidere di chiederglielo, rischiando il rischiabile. Oppure: quanto ancora vuoi rimuginare prima di parlare chiaramente su ciò che non va in ufficio? O ancora: quanto tempo vuoi continuare a ruminare su rimorsi e rimpianti prima di accettare il senso della scelte che hai fatto, imparare dall’accaduto e guardare avanti?
Oltre al lavoro su questi pensieri ripetitivi, uno tra gli itinerari possibili e tra i più frequenti del cambiamento terapeutico è quello di modificare il contenuto di alcuni pensieri. Ad esempio, abbandonare la credenza che il mondo fa schifo a favore di una credenza in un mondo pieno di possibilità. Oppure cominciare a credere che seppure il mondo fa schifo, si possono sempre trovare modi per vivere esperienze di gioia e piacere.
Ci sono, però, alcune credenze che ci procurano sofferenza e che sembrano immodificabili. Sono quelle credenze, non sempre facilmente accessibili alla consapevolezza, che riguardano la nostra persona, ad esempio: io sono incapace, io sono debole, io sono cattivo, io sono sgradevole, io sono insicuro, io sono brutto, io sono stupido. Quando diventiamo consapevoli di queste credenze su noi stessi e di quanto influenzano il nostro comportamento e i nostri stati d’animo, possiamo provare a modificarle, magari cercando di comprenderne le origini e il senso. Quando abbiamo imparato a pensare ciò di noi stessi, chi ce lo ha insegnato e perché, a cosa ci è servito, ecc. Ma a volte, di fronte a quelle che si mostrano credenze scritte nella roccia, inconfutabili e inespugnabili, la strategia migliore non è tanto o primariamente cercare di cambiarle, quanto piuttosto accettarle come parti di noi, prenderci cura del dolore che ci procurano, ma anche essere consapevoli che abbiamo comunque la possibilità di fare scelte felici nonostante crediamo quello che crediamo di noi stessi. E questo è un potente cambiamento di prospettiva su se stessi e sul mondo che apre possibilità veramente nuove di azione e soddisfazione senza restare incagliati e farci frenare da ciò in cui crediamo da sempre. Questo, ad esempio, è il percorso preferito da ‘Alice nel paese delle miserie’ (il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line) per non farsi ingabbiare dalle miserie e dirigersi verso le meraviglie.

Cosa ti serve per affrontare la frustrazione

Quando provi ANSIA, hai paura, immagini, prevedi, temi uno scenario pericoloso, minaccioso, spiacevole, terribile, addirittura catastrofico. E soprattutto temi di non poterlo tollerare e credi di non essere in grado di affrontarlo. Credi di non avere risorse. Ti senti non equipaggiato, sprovvisto di ciò che ti potrebbe essere utile per fronteggiare ciò che temi. Ad esempio, hai paura di non superare l’esame o di essere lasciato dal partner o di perdere il posto di lavoro o di non riuscire a controllare le tue reazioni emotive. Altri esempi?
Quando provi RABBIA, stai pensando, in modo più o meno consapevole, ad una situazione di danno subito o ad un’ingiustizia vissuta. Credi che le cose dovrebbero essere diverse o avrebbero dovuto andare in un altro modo. E soprattutto temi di non poterci fare niente, ti senti impotente, incapace o privo di risorse e mezzi per rimettere a posto la situazione, riparare il danno, ristabilire giustizia e saper andare avanti. Ad esempio, qualcuno di incapace ha avuto la promozione al posto tuo, hai fatto richieste che il tuo partner ha completamente ignorato, tuo fratello è il solito cocco di mamma e tu devi guadagnarti pure l’ossigeno. I tuoi amici non ti hanno invitato al calcetto. Altri esempi?
Quando sei TRISTE, probabilmente stai facendo i conti con qualcosa che hai perso. Un’esperienza certamente spiacevole che vivi come qualcosa di terribile, devastante, annichilente, totalmente insopportabile. E soprattutto credi di essere sopraffatto da qualcosa che senti troppo pesante per te e ti senti incapace di sopravvivere emotivamente a questa esperienza. È finito tutto. Tutto è perduto. Ad esempio, ti ha lasciato il partner, è morto qualcuno di importante per te, ti hanno licenziato, un amico è andato a vivere in America. Altri esempi?
Quando ti senti IN COLPA, sei preda di pensieri ruminanti su ciò che hai fatto e sarebbe stato meglio non fare, un sentimento di colpevolezza che ti annienta come pochi altri, un senso di aver trasgredito ad una norma morale interiore che ti macchierà per sempre, in modo indelebile, imperdonabile, intollerabile, da cui non c’è via di ritorno. E soprattutto credi che il tunnel della colpa sia una via a senso unico verso un dolore che progressivamente ti mangerà da dentro. Ad esempio, hai dato uno schiaffo a tuo figlio, hai messo in cattiva luce un tuo collega, hai tradito il tuo amico, hai preferito il divano allo studio. Altri esempi?
Quando TI VERGOGNI, senti la morsa feroce e velenosa del giudizio. Quello degli altri e il tuo, quello del giudice interiore. Un giudizio che senti  spietato, lo senti in tutto il corpo, “sono inadeguato”, non all’altezza di “ciò che dovrei essere”. E soprattutto credi che la vergogna ti ucciderà, sprofondando nel più buio dei luoghi in cui nasconderti. Ad esempio, al lavoro tutti ti guardano storto da quando ti hanno visto col capo, dovevi arrivare primo e invece no, hai fatto una figuraccia con la maestra di tuo figlio. Altri esempi?
Ciò che provi quando vivi una frustrazione è normale o adeguato alla situazione. Ciò che è anormale è la tua reazione alla frustrazione: ciò che pensi, ciò che provi e ciò che fai come risposta a quella frustrazione. Quanto ci rumini considerandola più intollerabile di quanto effettivamente sia e considerandoti meno capace di affrontarla di quanto tu effettivamente sia.
È fondamentale diventare consapevole di questo sbilanciamento, interiormente vissuto, tra la grandezza di ciò che temi e la piccolezza di ciò che credi di avere per affrontare la situazione. Per ridurre la potenza devastante della paura e per aumentare la convinzione nelle risorse che hai a disposizione per governare, ridurre e superare la frustrazione.
Prova a fare una prima valutazione.
Nota, quando provi emozioni dolorose, cosa genera la sensazione di intollerabilità… Quali fatti e pensieri… Quali convinzioni automatiche… Quali credenze disfunzionali…
Nota, quando sei preda di emozioni dolorose, cosa potrebbe aiutarti per affrontare la situazione, per sostenere la frustrazione, per ottenere la soddisfazione dei tuoi bisogni, per accettare serenamente ciò che non puoi modificare.
Nota, quando provi emozioni dolorose, cosa cambia nelle tue emozioni e sensazioni quando riesci a cambiare il tuo atteggiamento e i tuoi pensieri…
Nota, quando leggi ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line, cosa di meraviglioso succede in te…

Ostaggio

Di solito sei ostaggio di alcuni meccanismi che ti fanno soffrire.
Ostaggio di automatismi dell’azione: abitudini radicate, dipendenze comportamentali.
Ostaggio di automatismi del pensiero: nei contenuti (catastrofizzare eventi solo spiacevoli, terribilizzare qualcosa che è doloroso ma non ti distrugge, considerare insopportabile qualcosa di stressante ma che puoi imparare a sostenere e magari a superare, essere schiavo di ciò che senti che devi assolutamente fare) e nei processi di pensiero: rimuginare su un futuro incerto che tenti in modo illusorio di prevedere e controllare totalmente, ruminare su un passato su cui oramai non puoi intervenire, se non nel modo in cui ora lo elabori per renderlo digeribile.
Ostaggio di automatismi delle emozioni: reazioni disregolate, impulsività, trattenere le emozioni, reprimere ciò che senti.
Ostaggio di automatismi relazionali: tendenza a vivere certe relazioni sempre allo stesso modo, tutte le relazioni sempre con un esito insoddisfacente.
Hai esempi di questi ostaggi nella tua vita?
Come te li spieghi?
Quali bisogni cerchi di soddisfare attraverso quegli automatismi che pure ti fanno soffrire?
Potresti trovare altri modi più sani per soddisfare quei tuoi bisogni? O forse devi rivisitare alcuni dei tuoi bisogni, dei tuoi scopi e delle tue aspettative verso gli altri e verso te stesso?
Direi basta con le mie domande. E ora che inizi a trovare le tue risposte. Potresti aver bisogno di un percorso terapeutico o magari iniziare a farti aiutare dalla lettura di ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.

Distorsioni del pensiero che influenzano potentemente le tue scelte

Oggi ti presento alcune distorsioni del pensiero che influenzano potentemente le nostre scelte. Sono pensieri che non sempre ci aiutano a fare scelte per noi veramente utili. Sono modi di pensare che ci portano a privilegiare certi nostri scopi e bisogni a discapito di altri.
Per ciascuna di esse ti propongo esempi, ma soprattutto ti invito a riconoscerle nella tua vita per come condizionano o hanno condizionato le tue piccole e grandi decisioni.
ATTENZIONE E PERCEZIONE SELETTIVE, influenzate da desideri, come quando hai deciso di acquistare un’auto nuova e la vedi dappertutto; o da paure, come quando hai paura del giudizio degli altri e tendi ad interpretare lo sguardo altrui come fosse sempre giudicante e malevolo.
FOCUS SULL’EVITARE IL DOLORE A BREVE TERMINE rispetto al piacere a lungo termine. Come quando ti accendi un’altra sigaretta o bevi un altro bicchiere di vino perché ti allevia la tensione emotiva o ti illudi che sia gratificante, non considerando quanto possano fare male alla tua salute fisica ed emotiva.
FOCUS SUL PREFERIRE IL PIACERE A BREVE TERMINE non considerando il dolore a lungo termine. Come quando preferisci una fetta di torta oggi e pure domani a scapito di una forma fisica che pure desideri e che difficilmente potrai raggiungere se continui con una fetta di torta al giorno. O quando fai l’ennesimo acquisto compulsivo con l’illusione della gratificazione che dura da Natale a Santo Stefano ovvero fino al prossimo vicinissimo acquisto.
RAGIONAMENTO EMOZIONALE. “Se mi sento così allora è vero!”.  Consideri la realtà dipendente dalle emozioni che provi, consideri le tue sensazioni emotive come perfettamente rappresentative della realtà oggettiva ed ogni altra lettura maggiormente ragionevole la consideri inappropriata; ad esempio “se sono triste allora la situazione è senza speranza”, “se sono in ansia allora la situazione è pericolosa”, “se mi sento in colpa allora effettivamente devo essere colpevole di qualche cosa che ho fatto”.
FOCUS SUL DITO CHE MANCA. Una forma di perfezionismo. Mi riferisco al bicchiere quasi completamente pieno e alla tua capacità di vedere quel dito d’acqua che manca e quindi scegliere di aspettare la perfezione e la completezza prima di andare avanti, come quando rimandi un esame perché non sei perfettamente pronto o impieghi un tempo e un’energia infiniti prima di terminare o consegnare un lavoro.
PAURA DI COMMETTERE UN ERRORE. Una seconda forma di perfezionismo. Non ti concedi la possibilità di nessun errore e ciò ti porta o a rimandare decisioni importanti fino a quando (ti illudi che) tutto sarà perfetto (forse) o a tormentarti con sensi di colpa oceanici perché hai commesso un errore (spesso non grave).
PRETENDERE DI SAPERE TUTTO. Una terza forma di perfezionismo. Prima di decidere, cerchi l’ennesima informazione che ti aiuti a prendere la decisione giusta. È un’illusione. La decisione giusta è quella che parte da una giusta dose di riflessione e azione. Riflettere ti permette di agire, il risultato della tua azione ti permetterà di riflettere e calibrare l’azione successiva in direzione dei risultati che desideri. Altrimenti resti incagliato nella ricerca illusoria dell’ultima informazione prima di decidere… E decidi, di fatto, di non agire mai!
DOVERIZZAZIONI. Il tuo comportamento è guidato da rigide necessità o obblighi che senti come imposti dall’esterno oppure che provengono dall’interno attraverso frasi del tuo dialogo interiore del tipo “deve essere per forza così … si deve fare per forza in questo modo… bisogna assolutamente comportarsi in quest’altro modo…”. Queste doverizzazioni non tengono conto di una valutazione più appropriata e realistica della situazione magari una valutazione più legata ai tuoi bisogni effettivi o sani, ad esempio segui un pensiero, non necessariamente consapevole, del tipo: “per sentirmi bene, per sentirmi amata, per sentirmi accettata devo assolutamente pesare 50 kg”.
MINIMIZZARE. Tipico del pensiero depresso quando rivolto a sé. “Niente conta di quello che faccio”. Tendi a svalutare un successo o una situazione positiva, tua o di altri a volte, a non considerarli. “In fondo ho fatto solo il mio dovere”, “sì ho un buon lavoro, ma che vuoi che sia rispetto ad altre schifezze che fanno parte della mia vita”. Tendi a considerare insignificante qualcosa che potrebbe avere valore per te e a focalizzare l’attenzione invece sulle cose negative.
CATASTROFIZZARE. Credi che ciò che succederà sarà terribile e non riuscirai ad affrontarlo, vivi ciò che è obiettivamente fastidioso, sgradevole e spiacevole come qualcosa di catastrofico e intollerabile. Ad esempio, una situazione in cui ti sei trovato in imbarazzo la percepisci, la vivi, la senti dentro come una figuraccia inenarrabile e intollerabile. Altro esempio: “la tensione per l’esame sarà certamente insopportabile”.
LETTURA DEL PENSIERO. Spesso ‘proiettiamo’ sugli altri i nostri pensieri negativi su noi stessi. Senza prove e senza motivi validi diamo per scontato di sapere cosa pensano gli altri. Ad esempio “so che pensi che sono un cretino, nulla me lo toglie dalla testa”; “lo sguardo degli altri mi dice che stanno pensando che sono proprio un incapace”.
FARE DI TUTTA L’ERBA UN FASCIO. Parti da un evento isolato e specifico per creare una regola generale: “se oggi è andata male con quella ragazza, andrà male sempre e con tutte!”. Utilizzi espressioni assolutiste come tutti, mai, nessuno, niente, totalmente, perfettamente, sempre, ecc. Fai valutazioni globali su te stesso e sugli altri, equipari un singolo comportamento all’intera persona, consideri un ‘errore’ come un segno che chi ha commesso l’errore è una ‘persona sbagliata’, un compito fatto male all’essere ‘totalmente un incapace’. Tendi facilmente ad ingabbiare te stesso e gli altri usando etichette stereotipate, globali, stigmatizzanti quali: incapace, incompetente, fallito, pigro, perdente, pazzo e via così con giudizi feroci.
TUTTO O NULLA. Usi un pensiero dicotomico in cui non consideri la possibilità di una via di mezzo né di gradi intermedi tra due situazioni ‘polarizzate’, ad esempio, una situazione o una persona, te stesso o gli altri, o è un successo o è un fallimento ovvero una situazione non perfetta equivale ad un completo fallimento, un errore che hai commesso significa che sei un ‘totale incapace’.
ONNIPOTENTE DISILLUSO O VITTIMA DISPERATA. È una forma di pensiero dicotomico, ti ritieni responsabile di tutto assumendoti o attribuendoti un eccessivo controllo sulle cose oppure ti ritieni incapace di gestire assolutamente niente considerandoti in totale assenza di controllo e totalmente impotente; ad esempio ti racconti attraverso frasi del tipo “dipende sempre da me quando il gruppo dei miei amici sta male…” o “non riuscirò mai a cambiare la situazione e a stare meglio”.
PENSIERO ASSOLUTISTICO. O si è buoni o si è cattivi… O si è giusti o si è sbagliati… Non hai alcuna capacità di tollerare l’ambivalenza ovvero il fatto di poter avere diversi sentimenti, anche opposti tra loro, verso la stessa situazione o persona, ad esempio non ti concedi di poter essere arrabbiato con una persona che ami oppure non ti permetti di criticare una persona che stimi.
AUTOCENTRATURA SMISURATA O PERSONALIZZAZIONE ECCESSIVA. Tutto ciò che accade lo senti come in relazione a te, anche ciò che pensa un’altra persona o sente un’altra persona lo vivi e lo consideri come fosse regolato dai tuoi pensieri, dai tuoi stati d’animo e dai tuoi comportamenti. Non riconosci gli altri come persone uniche, indipendenti, separate, con una loro mente, con una posizione soggettiva da cui guardano il mondo, quindi, ad esempio, se il tuo amico è arrabbiato deve essere necessariamente arrabbiato con te o deve essere necessariamente in relazione a qualche cosa che tu hai fatto.
PERCEZIONE DI INDISPENSABILITÀ ASSOLUTA DEI PROPRI BISOGNI. Ciò che è obiettivamente preferibile lo consideri come un bisogno assoluto, necessario. Ad esempio: “se non riesco ad ottenere quel posto di lavoro la mia vita sarà inutile”, “se non riesco a fidanzarmi con lei la mia vita perderà di significato”.
TENDENZA ALL’AUTORIMPROVERO. Ti senti in colpa e ti accusi per eventi e situazioni che puoi controllare solo marginalmente o addirittura per niente, ad esempio: se il tuo lavoro non è dei migliori dipende sicuramente dalle tue mancanze o dal fatto che non meriti altro o non hai le capacità per cercare e per avere un lavoro migliore; vai al cinema con il tuo amico, al tuo amico non piace il film e ti senti in colpa e ti scusi perché il film non gli è piaciuto.
Ti invito, dunque, a cercare situazioni nella tua vita in cui sei guidato da qualcuna di queste distorsioni. Quindi, per ciascuna situazione, prova a trovare un’altra prospettiva, non più vera, ma più utile per te. E a metterla in gioco attraverso comportamenti diversi dal solito, per verificare cosa succede quando ti permetti di cambiare il punto di vista da cui guardi il mondo e agisci.
Anche ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line, ti fornisce diverse ‘posizioni’ da cui poter trasformare le tue miserie nelle tue meraviglie.

Passaggi per ridurre la tua sofferenza

Spesso vorresti adottare certi comportamenti ma non ci riesci. Alcune volte non possiedi conoscenze e abilità per realizzare i tuoi desideri, ma molto spesso ciò che ti impedisce di agire in direzione di ciò che vuoi è la tua paura.
Pur nella consapevolezza della necessità di distinguere da caso a caso, è possibile che in moltissimi casi ti blocchi perché la paura si accompagna ad alcune distorsioni della realtà. In particolare:
– credi grave, gravissimo, catastrofico qualcosa che potrebbe accadere se tu facessi qualcosa verso il tuo desiderio, ad esempio vorresti andare ad una festa, ma immagini, prevedi e senti in tutto il tuo corpo la paura di essere giudicato, escluso e/o di fare qualche figuraccia
– credi molto probabile, quasi certo, che ciò che temi possa accadere, ad esempio che alla festa certamente tutti guarderanno te, ti considereranno non all’altezza, diverso dagli altri, manchevole di qualcosa di bello che gli altri hanno e pieno di difetti, per cui ti giudicheranno e ti tratterranno con disprezzo fino ad emarginarti
– credi non affrontabile e irreparabile ciò che potrebbe accadere se seguissi il tuo desiderio, ad esempio alla festa vorresti proprio andare per divertirti e, in cuor tuo, per incontrare quella ragazza che ti piace tanto, ma credi (immagini, temi) che il giudizio che riceverai (e ne immagini tanti nella tua testa) sarà insopportabile per te … e poi come farò dopo, nei giorni successivi? Diventerò certamente lo zimbello di tutti, proprio tutti, non potrò più uscire di casa, la mia immagine sociale sarà macchiata per sempre…
Forse con queste premesse finirai per non andare alla festa: evitare ti solleverà dalla paura del giudizio, ma non ti permetterà di mettere alla prova le tue idee e credenze che si ripresenteranno al prossimo invito ad una festa…
Ti sei ritrovato un po’ nel protagonista dell’esempio? Magari qualcosa del genere succede al lavoro o magari quando non riesci a dire ciò che vorresti dire al tuo partner, al tuo genitore, ad un fratello.
Quello che è nella tua testa è in tutto il tuo corpo, nelle emozioni che vivi e nelle gambe che restano ferme o cambiano immediatamente direzione, contraria al tuo desiderio autentico.
Quando ti senti eccessivamente bloccato, ingolfato di desideri non espressi, è utile incontrare la tua paura. La psicoterapia può essere un’opportunità per comprendere e per sbloccare, per cambiare alcune cose e per accettarne con serenità altre.

Strategie per pensieri meravigliosi

Ad un certo punto della psicoterapia, la persona si rende conto che buona parte della sua sofferenza, più che essere legata a ‘fatti avversi’ e ‘persone cattive’, è fortemente influenzata dai pensieri che girano nella propria testa. Una parte del lavoro terapeutico, allora, è proprio conoscere, per modificare, il modo in cui i pensieri sono responsabili delle emozioni dolorose e dei comportamenti problematici. Anche perché non sempre o quasi mai è facile cambiare le circostanze esterne che attivano i problemi: quanto è facile cambiare le persone che si frequentano? Quanto è possibile cambiare i propri familiari? Quanto è agevole cambiare lavoro o quartiere o città? Comunque, anche fosse possibile e/o più o meno a portata di mano, è fondamentale riconoscere che è nostra la responsabilità del cambiamento, in prima persona, con azioni diverse. Allora, è più probabile riuscire a cambiare qualcosa intervenendo sui nostri pensieri, aspettative, credenze, convinzioni.
Due modi fondamentali possono essere usati:
1. modificare il CONTENUTO, sviluppando pensieri alternativi rispetto alle situazioni problematiche, per vederle ‘da un altro punto di vista’;
2. modificare la FORMA, correggendo le distorsioni del pensiero.
Ecco alcuni esempi.
Il fatto che la tua partner sia in ritardo all’appuntamento ti porta a pensare che non ci tenga a te; ti senti triste, ti incupisci, quando arriva sei chiuso ad ogni sua spiegazione. È proprio così? È necessariamente così?
Il fatto che oggi ti abbiano bocciato ti porta a pensare che non riuscirai a laurearti; distorsioni: generalizzazione, pensiero tutto o niente, catastrofismo. È necessariamente così? Hai questa capacità di prevedere il futuro?
Il fatto che il collega abbia ottenuto una promozione e tu no, ti porta a pensare che lui sia un raccomandato e tu uno sfigato oppure che lui sia più capace di te e tu sia un fallito o anche che questa volta è toccato a lui, ma tu puoi sempre migliorarti e provare ancora ad ottenere un avanzamento. Come vedi “non sono i fatti a farci soffrire, ma la nostra interpretazione dei fatti” (Epitteto). Abbiamo sempre la possibilità di pensare in modi alternativi a ciò che ci si presenta davanti. Non sempre è facile, ma è comunque possibile e spesso fa un’enorme differenza nella qualità delle nostre esperienze ed emozioni.
Quasi sempre, nel fare questo lavoro di esplorazione e cambiamento di alcuni dei nostri pensieri, diventa utile, opportuno o necessario andare alle ORIGINI del nostro modo di pensare, cercando nelle esperienze della nostra infanzia e della nostra adolescenza. Quando abbiamo imparato ad avere certi pensieri? Dove? Con chi? A cosa ci è servito? Non sempre è facile rispondere a queste domande, forse a qualcuna sì, ad altre no, per altre ci vuole tempo e pazienza. E questo è un altro pezzo fondamentale del lavoro terapeutico.
Infine, ma di primaria importanza, un’altra strategia che possiamo adottare coi nostri pensieri è quella di considerarli per quello che sono… Sono solo pensieri… Ad esempio, quando penso che sono un fallito o uno stupido o malato o che gli altri mi vogliono fregare o che le persone sono menefreghiste o che il mondo è ingiusto o altri pensieri ‘negativi e dolorosi’, posso ‘PRENDERE LA GIUSTA DISTANZA’ da quei pensieri… Sono solo pensieri… Forse esprimono una verità, forse no… Un po’ ci credo e posso anche non crederci e soprattutto posso anche ignorarli… Posso comunque considerarli per quello che sono: pensieri, parole, voci nella mia testa… E continuare comunque ad impegnarmi con determinazione e azioni specifiche a cercare di costruire la vita che voglio, fondata sui miei valori. Quando ci riesco e raggiungo obiettivi importanti ne gioisco e ne godo. Quando, invece, vivo insuccesso, frustrazione e delusione, cerco di capire come impegnarmi al meglio per tentare e ritentare, fino a quando troverò nuovi obiettivi raggiunti e situazioni e limiti da accettare.
‘Alice nel paese delle miserie’ è il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line; leggendolo e applicandolo capirai come e quando usare queste strategie in direzione del tuo benessere e della vita di valore che vuoi.

Tra il male e il bene

Quando stai male, quando soffri, vorresti:
– azzerare i sintomi fisici e psicologici
– estirpare la malattia
– eliminare le emozioni dolorose
– scacciare i pensieri negativi
– abbandonare i comportamenti problematici
– cambiare le condizioni esterne frustranti e deludenti (cambiare le persone e le situazioni).
Tutti questi desideri sono assolutamente comprensibili come volontà di tornare a stare bene… Ma tra il male e il bene c’è da capire bene! Attraverso alcune consapevolezze importanti:
– ‘togliere i sintomi’ è giustamente il primo obiettivo che vorresti raggiungere, ma non sempre è il primo ad essere raggiunto in quanto è l’esito di ciò che fai con i tuoi pensieri, con le tue emozioni, con i tuoi comportamenti e con le tue relazioni
– la ‘malattia psicologica’ non è qualcosa che arriva a caso e se ne va all’improvviso; essa è prima di tutto la comparsa di un segnale di rottura di un equilibrio precedente che ci invita a mettere in discussione la nostra vita, le nostre scelte, il nostro modo di vivere situazioni e relazioni
– le emozioni ‘dolorose’ a volte sono utili perché sono adeguate a ciò che ci è successo; vanno riconosciute, legittimate, accettate, ad esempio siamo tristi per la morte di una persona cara, arrabbiati per un danno subito, preoccupati in attesa di un responso importante
– le emozioni dolorose possono essere ‘negative’ se disfunzionali ovvero legate a pensieri distorti, eccessive nella loro intensità e durata, disturbanti rispetto alla nostra capacità di prendere decisioni, bloccanti rispetto ai nostri problemi, limitanti le nostre scelte
– i pensieri possono essere ‘dolorosi ma realistici’ come quando pensiamo seriamente a cambiare lavoro perché non riusciamo in quello che stiamo facendo; ma possono essere anche ‘dolorosi e disfunzionali’ perché sono distorti e rigidi, generando emozioni eccessivamente dolorose e ostacolando la nostra capacità di risolvere i problemi; inoltre, a volte, il modo migliore per scacciare i nostri pensieri disturbanti è ignorarli, senza cercare di cambiarli, ma scegliendo altri pensieri da cui far discendere le nostre azioni
– i nostri ‘comportamenti disfunzionali’ possono essere abbandonati solo dopo averli sostituiti con altre opzioni a nostra disposizione per soddisfare i nostri scopi e bisogni, ad esempio, se bere è l’unico modo che conosco per alleviare il dolore, allora prima devo trovare un’alternativa per regolare il mio dolore e solo a quel punto potrò cominciare a smettere di bere
– ‘cambiare l’esterno da sé’ probabilmente è l’impresa più fallimentare che possiamo tentare; è meglio dedicare le nostre energie a cambiare noi stessi per ‘influenzare indirettamente’ il cambiamento di persone e situazioni fuori di noi.
Con questi aspetti di consapevolezza, acquisita progressivamente, ad esempio all’interno di un percorso terapeutico, possiamo impegnarci per trasformare lo ‘stare male’ nello ‘stare bene’…
Anche nel mio libro ‘Alice nel paese delle miserie’, che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line, suggerisco diversi passaggi di consapevolezza per trasformare le nostre miserie nelle nostre meraviglie.