La crescita personale e la psicoterapia

Possiamo concepire la crescita personale come il percorso in cui ciascuno di noi è impegnato per trovare un equilibrio ed un’integrazione soddisfacente tra il passato (valore della storia personale e familiare, apprendimento dalle esperienze e dagli errori, ecc.), il futuro (sogni, desideri, progetti, ecc.) e il presente (capacità di vivere il momento, di apprezzare quanto l’esperienza quotidiana, momento per momento, può offrire, ecc.).
La psicoterapia è uno strumento, tra gli altri, per curare le distorsioni del processo di sana integrazione tra passato, futuro e presente.
Rispetto al passato le difficoltà possono riguardare: rimorsi, rimpianti, depressione da ciò che non è stato, ruminazioni, ecc.
Rispetto al futuro le difficoltà più frequenti possono essere: ansia anticipatoria, rimuginio, previsioni catastrofiche, ecc.
Rispetto al presente le difficoltà consistono nel vivere fuori o lontano dal presente, incapacità ad apprezzare ciò che la realtà attuale può fornire, con tendenza a spostarsi continuamente nel passato (rabbioso o triste) o nel futuro (pieno di paure).
La cura è la cura delle emozioni, la cura delle convinzioni, la cura delle azioni.
In terapia, impari a riconoscere le tue emozioni, a dare loro valore e dignità, a connetterle ai bisogni che sono frustrati e che si esprimono nelle emozioni dolorose, ma anche a vivere la pienezza emotiva di emozioni belle quando sei appagato e grato. Impari, inoltre, ad esprimere le emozioni in modo adeguato ai contesti e alle situazioni, in modo rispettoso per te e per gli altri e in modo utile a risolvere problemi e soddisfare bisogni.
In terapia, impari a conoscere come funziona la tua mente, le tue convinzioni e credenze, come i tuoi pensieri sono connessi alle tue emozioni e ai tuoi comportamenti. Riconosci le distorsioni del pensiero e impari a correggerle in modo che i tuoi pensieri diventino per te utili e funzionali alle tue scelte e alle tue relazioni.
In terapia, impari a conoscere le tue azioni, come ti comporti e perché ovvero conosci la relazione tra i tuoi comportamenti, i tuoi bisogni che cerchi di soddisfare e i valori che cerchi di esprimere ed incarnare attraverso le tue azioni.
La terapia ti fornisce la possibilità di una crescita personale che non è garanzia di felicità e perfezione; ti fornisce piuttosto uno strumento in direzione di una vita consapevole e responsabile ovvero caratterizzata dalla capacità di impegnarti a costruire, con passione e desiderio, la Vita che Veramente Vuoi, imparando, al contempo, ad accettare quella quota inevitabile, per tutti noi, di limiti, frustrazioni, delusioni e impotenza.

A modo tuo

Traumi, dolori, ferite, angosce tendono a tornare e forse lo faranno per sempre. Noi possiamo imparare a governarli al meglio ovvero riconoscerli e disinnescare la sofferenza che generano. La sofferenza che noi generiamo col ‘mantenerli in vita’ oltre la loro tendenza a ripresentarsi.
Quello che si può fare, ad esempio, in terapia è:
1. Riconoscere la sofferenza attuale: ansia, depressione, sintomi vari, problemi di relazione, ecc.
2. Comprendere cosa genera e mantiene questa sofferenza: le situazioni che viviamo, le emozioni che proviamo, i pensieri che facciamo, come ci comportiamo
3. Rivedere la nostra storia dolorosa connessa alla sofferenza attuale
4. Mettere in discussione se stessi e gli altri. Errori e colpe sono punti di partenza per modificare il modificabile
5. Attribuire nuovi significati a ciò che abbiamo vissuto
6. Trarre ora sollievo emotivo e riduzione del dolore da questa rivisitazione
7. Individuare ora nuove azioni e nuovi modi di reagire ed agire di fronte al passato doloroso che ritorna al presente

La cura di sé e la cura degli altri… E la psicoterapia!

Questo Post nasce dalla visione di un TEDx su YouTube che mi ha fornito lo spunto per esporre il mio pensiero terapeutico che cerco di far conoscere attraverso il mio blog da più di 5 anni ormai e che è contenuto anche nel mio libro ‘Alice nel paese delle miserie’.
Ecco il link al video (dura 16 minuti). https://youtu.be/mUwK2Kpkd5Q
Ti consiglio, poi fai come vuoi, di vedere prima il video poi leggere il mio post.
Hai visto il video? Discorso che non fa una piega dal punto di vista ideale quello della Bush. Nella realtà ci sta tutta la difficoltà che ognuno di noi trova nel renderlo effettivo.
La psicoterapia lavora sul cercare di comprendere questo scarto ideale-reale e aiutare il più possibile la persona alla vita che veramente vuole.
La psicoterapia aiuta a comprendere il senso delle nostre scelte quotidiane, come di quelle storiche che hanno svoltato in senso positivo o negativamente la nostra vita, come di quelle più antiche, quasi sempre implicite, prese senza consapevolezza cosciente, ma con intuizione e intenzione inconscia che quella fosse la scelta migliore per stare al mondo. Le scelte antiche sono quelle prese da bambini, con la mente infantile rudimentale (e consolidate poi negli anni) nel contesto della vita in cui cresciamo, la vita che a un bambino capita e non sceglie: i genitori, ciò che sono, come si comportano, i valori che propongono esplicitamente o indirettamente; le esperienze che ci capitano, situazioni traumatiche che possiamo aver dovuto, senza volere ovviamente, affrontare perché ci sono capitate. In questo contesto dei primi anni di vita, solitamente i primi 5 o 10 o 15 sono fondamentali, facciamo queste ‘scelte precoci strategiche’ ovvero volte sostanzialmente ad ottenere Amore e Stima che da piccoli sono importanti come l’ossigeno. Facciamo queste scelte perché la nostra mente e quindi le nostre scelte sono molto più dipendenti dalla mente e dalle scelte altrui. Intorno ai 14 o 15 anni la nostra mente comincia ad essere più ‘autonoma’.
Allora ecco l’ideale. È una sintesi rivisitata del discorso di Alice Bush, integrato con mie considerazioni.
Questo il punto di partenza: per essere veramente felice e per aiutare gli altri ad essere veramente felici  NON COMPIACERE LE ASPETTATIVE ALTRUI. Se compiaci gli altri ti allontani dalla vita che veramente vuoi. Annulli di fatto te stesso e finisci per deludere tutti, te per primo perché compiacere è una scelta che ti fa rinunciare a tanto altro, perché comunque ogni scelta non è perfetta e quindi c’è sempre un costo emotivo da pagare. Qual è il costo emotivo che sei disposto a pagare facendo le tue scelte? Ecco 3 esempi.
1. Non scegliere la LAUREA o il LAVORO cercando di compiacere le aspettative altrui, cercando di conseguire gli obiettivi altrui che credi erroneamente siano i tuoi, magari per dimostrare di essere una persona che vale e che ‘merita’ di essere amata per questo (si chiama amore condizionato… ed è sempre tossico).
2. Non scegliere come stare in una RELAZIONE compiacendo le aspettative altrui nell’idea evidentemente malsana che così sarete felici, se ciò che fai non è veramente ciò che vuoi, prima o poi rabbia, risentimento e delusione reciproca mineranno in maniera importante la relazione che finirà (e sarebbe meglio) o continuerà in maniera malsana e piena di sofferenza reciproca; sarebbe un’altra versione di tossico ‘amore condizionato’. Sto con te se sono come tu mi vuoi o stai con me ma devi essere come io ti voglio o versioni simili.
3. Non ti sacrificare per i bisogni altrui, ANCHE QUANDO GLI ALTRI SONO I FIGLI, con l’idea evidentemente fallimentare che l’altruismo equivalga all’auto-sacrificio, scambiato erroneamente per amore. Qual è la tua idea di buon genitore? Quello che per amore dei figli si annulla per loro? Quella di ‘trascurare se stessi sempre e comunque’ (i propri bisogni e i propri valori) per ‘curare’ il benessere dei figli, a prescindere da ogni altra cosa? Prima o poi saliranno delusione, fatica insopportabile, risentimento, perdita di pazienza che mineranno, oltre che il proprio benessere personale, la relazione coi figli, che non è proprio l’obiettivo di amore e cura che abbiamo verso di loro. Alla fine finisci per sentirti lontano dal genitore che vorresti essere. E certo non l’esempio che vorresti essere per i tuoi figli.
Queste tre storie diverse tra loro (lavoro, relazione affettiva, genitorialità) hanno in comune che sono, più o meno consapevolmente, guidate dal senso del dovere e dal senso di colpa e che finiscono per creare sofferenza per tutti, per sé e per le persone più vicine, care e che amiamo.
Finiamo dunque per vivere una vita in base alle aspettative e ai bisogni altrui.
In realtà, questo la Bush lo lascia intendere implicitamente, soddisfare i bisogni altrui risponde inconsciamente al nostro bisogno profondo di Amore e Stima che ci porta erroneamente all’AMORE CONDIZIONATO: “mi sento amato e stimato se e solo se… soddisfo i bisogni degli altri”. E finiamo dunque per vivere una vita lontana dalla Vita che Veramente Vogliamo.
La nostra società, ma non è così in tutte le culture e le parti del mondo, da sempre ci racconta, per i motivi più svariati che sarebbe qui troppo lungo indagare, che per essere felici dobbiamo soddisfare i bisogni e le aspettative altrui. Senso del dovere e suo fratello il senso di colpa a ricordarcelo in tutti i modi e in tutti i luoghi. Ma, tanto per fare un esempio concreto, sull’aereo in caso di pericolo, ci dicono prima indossa la maschera per avere il tuo ossigeno per poter essere veramente d’aiuto agli altri. E il grande Fritz Perls ci ha donato questa perla a ricordarci qualcosa del genere e di fondamentale: “io sono io e tu sei tu, io non sto al mondo per soddisfare le tue aspettative e tu non stai al mondo per soddisfare le mie, se ci incontriamo può essere molto bello, altrimenti ognuno per la sua strada”.
In sintesi: ogni scelta implica una rinuncia. Conosci la tua rinuncia? Facendo la tua scelta scegli di prenderti cura di alcuni tuoi bisogni e ne trascuri altri. Conosci ciò che stai trascurando?
Inizia veramente a prenderti cura di te iniziando prima di tutto a comprendere quella che noi possiamo chiamare con un acronimo o sigla VVV, la Vita che Veramente Vuoi. La Bush la chiama “una vita dalla quale non vogliamo scappare ogni due minuti. Una vita un cui vogliamo essere presenti e protagonisti per noi stessi e per gli altri”. Per essere veramente presenti e di aiuto agli altri dobbiamo prima necessariamente essere noi soddisfatti piuttosto che tristi ed esausti, senza energie e risentiti. “Avere il coraggio di piacere a se stessi prima che agli altri, avere il coraggio di mostrarsi per come si è”. Avere una vita che veramente scegliamo noi per creare spazio, forza ed energia per esserci per gli altri veramente ed efficacemente quando gli altri hanno bisogno di noi.
La VVV è fatta di tre ingredienti fondamentali secondo la Bush e idealmente anche secondo me. La vita in cui vogliamo stare:
1. TROVA I TUOI VALORI (distinguendoli dai tuoi obiettivi). I valori sono mete ideali verso cui tendere, gli obiettivi sono traguardi da raggiungere. Cosa è veramente importante per me? I valori forniscono la base solida in cui sentirti radicato e quando vivi momenti difficili e sembri perdere il controllo ti aiutano a prendere le decisioni giuste per te, sentendoti allineato con la persona che vuoi essere, orientata da quei valori. I valori sono potenzialmente infiniti, quelli fondamentali probabilmente sono circa 5 per ciascuno di noi.
2. ASCOLTA I TUOI BISOGNI (salute, affetti, soddisfazione lavorativa, come tre aree primarie). È fondamentale trovare il coraggio e creare tempo e spazio per riuscire a soddisfare i nostri bisogni.
3. IMPARA A DIRE NO. Parolina semplice da dire in teoria. In pratica difficilissima perché ci mette di fronte alle nostre paure più profonde, le solite di origine antichissima, di sentirci giudicati, di deludere, di essere rifiutati, abbandonati, di non ricevere insomma Amore e Stima. Paura di sentirci persone Non amabili e Prive di valore.
Allora prendersi cura di sé vuol dire sostanzialmente prendersi la RESPONSABILITÀ di prendersi cura della propria felicità per potersi prendere cura della felicità degli altri. Prendersi la responsabilità delle proprie scelte. A partire dalla scelta che sembra banale quanto è fondamentale di diventare veramente padroni del proprio tempo, oltre le pretese della società del “corri e scappa”, che finisce per generare sempre più ansiosi (di non farcela) e di depressi (per non avercela fatta).
Prendersi la responsabilità delle proprie scelte allora equivale sostanzialmente a dire NO sapendo che stai dicendo SÌ a qualcosa di altro veramente importante per te, stai dicendo SÌ A TE STESSO (e qui rifanno capolino senso del dovere e senso di colpa con cui devi fare i conti).
Prendersi la responsabilità di prendere per sé prima di poter dare agli altri. Prendere il tuo ossigeno affinché tu possa veramente aiutare l’altro a prendere il suo. Il sano egoismo come base di partenza per il più grande, puro ed efficace degli altruismi.  Per prenderci cura degli altri dobbiamo prima prenderci cura di noi.
Allora laddove la società esterna (ciò che abbiamo succhiato da una vita) e il Tiranno interiore (derivato dei diktat sociali e culturali) ci impongono Doveri e Proibizioni (per sentirci persone Amabili e di Valore) che noi sentiamo non più adatti a noi e a chi vogliamo essere e alla Vita che Veramente Vogliamo (sempre nel rispetto dei confini della convivenza con l’altro), dobbiamo prenderci la RESPONSABILITÀ ovvero il CORAGGIO che SUPERA LA PAURA di darci dei PERMESSI.
Il permesso di deludere …
Il permesso di ascoltare i nostri bisogni …
Il permesso di dire NO …
E tanti altri permessi laddove incontriamo doveri, imposizioni, divieti e proibizioni che vanno bene per gli altri, ma non per noi stessi.
Ineccepibile questo discorso. Idealmente. Tradurlo in realtà effettiva è ciò che di più difficile incontriamo nella vita.
Qui del resto nasce la domanda: quanto è potente la spinta dal basso, dal profondo, dell’antico dentro di noi di cercare Amore e Stima? Quanto è potente rispetto ad una Vita che Veramente Vogliamo basata su quei concetti fondamentali: Valori, Bisogni, NO ovvero Responsabilità che dovrebbero orientare le nostre scelte di cura di noi?
Quando la Bush parla di “avere il coraggio di piacere a se stessi prima che agli altri” tira in ballo implicitamente quanto sia importante, per vivere la Vita che Veramente Vuoi, affrontare la paura, la paura di deludere, la paura ‘profondamente profondissima, scolpita nel corpo fin da bambini’, di non ricevere quell’Amore e quella Stima.
La sofferenza emotiva che porta le persone in terapia nasce in quello scarto. Ovviamente questa è una grande generalizzazione perché comunque i fattori che intervengono a determinare il proprio disagio a partire da quello gravissimo sono diversi da caso a caso. Esistono purtroppo limiti iniziali anche genetici o costituzionali che hanno un grande peso. Esistono esperienze traumatiche che segnano in modo profondo. Per questo una prima valutazione fondamentale richiede di cercare fattori problematici (limiti con cui nasciamo o che sviluppiamo precocemente anche per l’ambiente in cui cresciamo) e fattori protettivi (risorse che abbiamo a nostra disposizione per fronteggiare i fattori negativi).
Fatta questa valutazione quindi distinguendo da caso a caso, da storia a storia, ogni richiesta di aiuto da ogni altra, la psicoterapia, la cura, l’aiuto intervengono su alcuni punti fondamentali:
– Conoscere i propri modi disfunzionali di stare al mondo fondati sulla compiacenza e sul sacrificio di sé;
– Conoscere o disegnare la Vita che Veramente Vogliamo (Valori, Bisogni, NO);
– Prendersi la Responsabilità della cura di sé ovvero affrontare la Grande Paura Profonda di non sentirsi Amati e Stimati;
– Darsi dei Permessi.
In queste coordinate concettuali della terapia, questa aiuta la persona a ridurre lo scarto tra Vita Ideale e Vita Reale, a governare frustrazione e delusione che la vita reale presenta regolarmente, a cambiare ciò che possiamo cambiare e accettare ciò che dobbiamo accettare. Ricordi la preghiera della serenità?
In sintesi estrema:
SE NON È TUA LA COLPA È TUA LA RESPONSABILITÀ…
CAMBIA CIÒ CHE PUOI, ACCETTA CIÒ CHE DEVI…

L’arte di vivere

Buongiorno. Io come psicoterapeuta mi trovo spesso per aiutare le persone a favorire un qualche tipo di assertività. È un concetto un po’ di moda da qualche decennio che spesso viene usato in corsi e corsetti come fonte di aiuto e anche di business. Perché? Perché l’assertività nel suo nucleo fondamentale significa ESPRIMERE I PROPRI BISOGNI PENSIERI ED EMOZIONI FACENDO RICHIESTE MIRATE IN MODO DA RISPETTARE SÉ E GLI ALTRI NON OFFENDERE NESSUNO CERCARE DI AUMENTARE LA PROBABILITÀ DI OTTENERE CIÒ DI CUI SI HA BISOGNO. E fin qui tutto chiaro e anche allettante, per esempio, da applicare in azienda, nei propri gruppi di lavoro, ma anche nelle relazioni private, in famiglia, con gli amici e anche dal fruttivendolo e dal salumiere come forma di educazione e rispetto senza pretendere, ma imparando a chiedere e accettando che a volte non si ottiene ciò che si vorrebbe, anche se ciascuno di noi, chi più chi meno, vorrebbe che gli altri, la realtà, la vita fossero come piace a noi.
Qui si aprono due questioni. La prima sottolinea quanto detto sopra. La preghiera della serenità: “oh signore o universo dammi la forza per cambiare ciò che posso, la serenità per accettare ciò che non posso cambiare e soprattutto la saggezza di distinguere tra le due”. Un’altra preghiera sottolinea un altro aspetto di quanto detto, a mio parere ‘dovrebbe’ essere un’ispirazione, anzi ‘potrebbe’ essere un’ispirazione per tutti, ma appunto ognuno sceglie come sente, come vuole, come riesce, come può; eccola: “io sono io e tu sei tu, io non sto al mondo per soddisfare le tue aspettative e tu non stai al mondo per soddisfare le mie, se ci incontriamo può essere molto bello, altrimenti ognuno per la sua strada” (Preghiera della gestalt).
Ora la seconda questione aperta dal tema dell’assertivitá è molto fica, molto yeahhhh, piena di tecniche per ‘diventare più assertivi, capaci di affermare sé e migliorare la propria autostima e le proprie relazioni’. Oh yeahhh. Però certe volte arrivano i però. E sono quelli che si incontrano in terapia quando la persona ha capito tutto quello che c’è da sapere sull’assertività, a livello concettuale e tecnico (ha imparato tante strategie per….), ma nell’atto di applicarle trova difficoltà, in particolare incontra LA PAURA DI DIRE CIÒ CHE VORREBBE DIRE… MA NON RIESCE A DIRE. E qui, alla fine del lavoro sull’assertività che ha portato comunque ottimi risultati in tanti ambiti e relazioni, inizia il lavoro terapeutico sulla paura. Per chi si sente pronto per farlo. La terapia è più faticosa di un corso di apprendimento di strategie e tecniche. Diciamo che sono due step diversi del proprio percorso di crescita personale. Qui mi fermo, non voglio fare pubblicità al mio lavoro….

Passo però a parlare di una questione personale. Cercherò di essere breve. Da qualche tempo sto affrontando qualche problema di salute. Questo ha portato me, la mia famiglia, tutti i miei più cari amici e tanti conoscenti vicini e lontani a combattere insieme, ciascuno offrendo il proprio contributo di vicinanza, solidarietà, amore, ciascuno a suo modo, ciascuno da me apprezzato, facendomi sentire tanto tanto tanto amato. L’amore è la migliore delle cure. Si è aperto però anche un problema; da qui prende senso il cappello sull’assertività. In particolare, il fatto che nell’espressione della mia assertività dicendo ‘tante grazie per la tua vicinanza che sento nel mio cuore nascere dal tuo cuore e che mi aiuta e sostiene…. Grazie ma anche meno ‘. Sto mettendo in questo modo un limite (è uno dei principi dell’assertivitá) e il mio pensiero, condito di paura, è: potrebbe offendersi, potrebbe non capire ciò che volevo dire, potrebbe sentirsi non compreso, addirittura rifiutato o altro del genere che potrebbe portare ad emozioni di dolore, rabbia, tristezza e altro ancora. Mi dispiace ma questo è. Vi invito a rileggere le due preghiere. Il tuo desiderio di essermi vicino è totalmente legittimo e ti rende onore, solo che a volte le modalità, ad esempio cento messaggi, cento domande, cento per mille persone diventa un lavoro da gestire che nonostante il desiderio di partenza, invece che leggerezza e sostegno aggiunge pesantezza. E questo lo sperimento io personalmente e le persone più care a me vicine. Chattare non può diventare un lavoro soprattutto in un momento in cui forze e risorse sono dedicate ad altro. Quindi la mia richiesta assertiva è: diamoci una regolata, accetto con gratitudine ogni messaggio, vi dico che non risponderò immediatamente, ma se e quando possibile. Spero non ci restiate male, offendiate o simili. Altrimenti sarebbe comunque un ottimo punto di partenza per lavorare su voi stessi e la vostra crescita personale.
Vi ringrazio per l’attenzione e la pazienza e vi mando un caro saluto dal profondo del mio cuore. Con amore ❤️

È successo qualcosa?

Ho deciso di RIPRENDERE a camminare…
E tu che hai deciso?
Ho deciso di riprendere a…
Decisione meravigliosa!
E che è successo?
Non è successo niente…
Non è successo niente?
Devi guardare bene …
Cosa è successo nei fatti della tua vita…
Cosa è successo nella tua mente…
Cosa è successo nel tuo cuore…
Cosa è successo nei tuoi desideri…
Cosa è successo nella tua immaginazione…
Quale paura hai affrontato?
Quale blocco hai superato?
A quale forma di coraggio hai attinto per fare questa scelta?
Ho deciso, anche, di SMETTERE di lasciarmi trasportare dal fare ciò che devo e ciò che è dovuto rispetto a ciò che mi piace… e a ciò che mi devo…
E tu che hai deciso?
Ho deciso di smettere di …
Che splendida decisione!
E che è successo?
Non è successo niente…
Non è successo niente?
Devi guardare bene …
Cosa è successo nei fatti della tua vita…
Cosa è successo nella tua mente…
Cosa è successo nel tuo cuore…
Cosa è successo nei tuoi desideri…
Cosa è successo nella tua immaginazione…
Quale paura hai affrontato?
Quale blocco hai superato?
A quale forma di coraggio hai attinto per fare questa scelta?

Maledetta accettazione

L’accettazione questa sconosciuta. L’accettazione questa maledetta.
ACCETTAZIONE è sinonimo di TOLLERANZA DELLA FRUSTRAZIONE ovvero accettazione del fatto che non possiamo soddisfare tutti i nostri bisogni e scopi.
La tolleranza della frustrazione è una delle capacità più importanti da sviluppare in un percorso di crescita personale e maturazione.
Quando SCEGLIAMO dobbiamo ACCETTARE la RINUNCIA. Ogni scelta è imperfetta, ogni scelta ha un prezzo da pagare. Abbastanza scontato e facile da capire dal punto di vista razionale, lo scoglio più duro che incontriamo quando dobbiamo confrontarci emotivamente con le conseguenze della scelta. Quali emozioni provo facendo quella scelta? Con quali reazioni degli altri mi trovo a confrontarmi facendo quella scelta? Cosa vorrei fare? Cosa dovrei fare? Cosa posso fare effettivamente?
Scegliere ci richiede di risolvere un conflitto o meglio di dare valore ad una parte del conflitto ovvero di decidere di SODDISFARE un bisogno e contemporaneamente, implicitamente, di decidere di LASCIARSI ALLE SPALLE altri bisogni, RIMANDARE o addirittura RINUNCIARE alla loro gratificazione. Banale quanto fondamentale. Se adesso stai leggendo non stai facendo un’altra cosa. E lo stai scegliendo tu. Se stasera esci con la fidanzata non resti a casa a vedere la partita. Anche se potresti vedere la partita insieme alla fidanzata e pure agli amici. Ma se vedi la partita non vedi il film o magari scegli di vederlo dopo. Ecco è chiaro che a volte sono possibili dei fantastici compromessi, ma una dimensione di rinuncia e insoddisfazione esiste sempre, anche fosse una rinuncia parziale o una rimandare il tempo della soddisfazione. Ad esempio, stasera ho fatto tardi soddisfacendo una marea di miei bisogni e desideri (partita, film, fidanzata, amici), ma ho rinunciato al riposo. Certo potrò dormire di più domattina… Ma a cosa dovrò rinunciare impiegando quel tempo per dormire? Se scegli, rinunci. Questo è. Questa è accettazione.
IMPARARE AD ACCETTARE LA FRUSTRAZIONE DEL MONDO NON PERFETTO È LA VIA DELLA SERENITÀ.
Tu mi dirai: esistono frustrazioni e frustrazioni, bisogni importanti e meno importanti. Bisogni irrinunciabili!? Certo… A cui dobbiamo imparare a rinunciare!!! Il succo rimane lo stesso: non puoi avere tutto né subito e la frustrazione ovvero l’insoddisfazione di qualche scopo è inevitabile dalla nostra vita. O no?
Se la frustrazione è dietro l’angolo, se la rinuncia è inevitabile, l’accettazione diventa necessaria! È così… È andata così… Andrà così…
Accettare allora è sinonimo di ‘ACCOGLIERE’ la realtà che è, la realtà che ci si presenta e ‘LASCIARE ANDARE’ ciò che vorremmo che fosse, ciò che dovrebbe essere… Imparare, dunque, a dire “è andata così!”, a sentirlo profondamente dentro di noi, a lasciar essere quello che è, ad interiorizzare la capacità di stare in una realtà non perfettamente corrispondente ai nostri bisogni, desideri e aspettative, a vivere in una realtà in cui sappiamo INTEGRARE la nostra soddisfazione con la nostra frustrazione…

Due liste

Oggi post breve, partendo direttamente con un esercizio. Semplice da capire, impegnativo da portare avanti.
Prendi un quaderno di mille pagine, potrebbero bastare… Scrivi due liste: lista delle COSE DA FARE e lista della PERSONA CHE VOGLIO ESSERE.
Pensando ai tuoi IMPEGNI della giornata, inizia a scrivere la prima lista e più in generale scrivi le cose che devi fare e quelle desideri fare, non solo oggi, ma come proponimento per il futuro, vicino e lontano: questa settimana, questo mese, quest’anno, i prossimi tre anni, i prossimi cinque o anche di più.
Pensando alla PERSONA CHE VUOI ESSERE, scrivi le caratteristiche che desideri incarnare, le azioni che devi fare e ti impegni a fare, quotidianamente, per essere proprio quella persona o comunque per avvicinarti a quell’idea di persona. E le azioni che effettivamente fai…
Cerca di comprendere, attraverso le due liste, quali OBIETTIVI vuoi raggiungere e quali VALORI vuoi mettere a guida della tua vita. Gli obiettivi sono traguardi da raggiungere, i valori indicano la direzione della vita che vuoi. Probabilmente incontrerai alcune difficoltà che saranno le tue migliori alleate per comprendere e andare avanti.
Non ti resta che metterti all’opera…
Buona vita…

La danza del sonno

0039… Sono due ore…
Due orette direi semmai chissà o forse…
… e un impegno…
È l’ora di invocare le forze a sostegno…
Oh! Forze della natura… Chiedo soltanto un po’ di cura…
Ohhh! Forze dello spirito o della ragione… Forze dell’universo… Mi giro e mi rigiro… Sto fermo… Non trovo il verso… Qual è la direzione? Da seguire… Vorrei dormire…
Oh ohhh! Forze divine… Almeno voi che tutto potete… Nemmeno voi… Allora, veramente, che forze siete?!
Ohm! Forze dell’Ombra… Forze oscure… Regno delle mie paure… Vi vengo incontro va bene, se è necessario, se serve a me e al mio sudario…
Ooooohhhhhh… Forze del vortice e della matassa… Del navigare il mare del pensare, regno del perché e del come, di infiniti orologi, di tanto ieri e di poco oggi, nel labirinto dei pensieri di cosa sarà tra un po’, tra un’ora, speriamo, domani e un altro giorno ancora…
Oh, forze del lasciarsi andare … Dell’oblio… E dell’abbandono… Per voi magari è poca cosa… Per me sarebbe un grande dono…
Oh, forze del sogno …Il mio incubo è solo il desiderio di un sogno… Di un pugno… Almeno servisse a qualcosa, dammelo amore mio… Ne ho veramente bisogno…
Oh, forze del Cuore … Forze dell’Amore… Dopo aver portato voi… È solo l’ora di danzare…
… … …
0208… Ho fatto il botto…
0214… 0215… Un altro minuto ancora… Un’altra ora… 02 e 19… Quasi mi commuove…
Non lo auguro a nessuno…
… … …
0221… Anzi 0222… … …
0331… L’ora più bella… Le forze a sostegno… Una pecorella… Due pecorelle… Tre pecorelle… 347 pecorelle… Un’invasione…
Mi sa, non so… sto dormendo… Che liberazione …

Simpatica? Semplice? Oggi mi concedo di mandare in avanscoperta il “poeta”, “sommo”, che è in me… Per una descrizione di tante notti di molte persone insonni che si ritrovano incastrate tra frustrazione, rimuginare e ruminazioni… Perché l’ironia e l’autoironia, a volte, possono essere risorse per affrontare i problemi …

Confidenza emotiva

Molte persone considerano le EMOZIONI come le PEGGIORI NEMICHE, le emozioni dolorose e anche quelle gioiose. Le prime vissute spesso come solamente disturbanti, le seconde perché “sono sempre più rare”, “quando arrivano durano poco”. In realtà, moltissime persone hanno difficoltà a maneggiare le emozioni. Anche quelle positive che si lasciano sfuggire: incapacità di gratitudine, incapacità a godersi i risultati raggiunti, difficoltà a trovare gioia nelle piccole grandi cose; solo per fare qualche esempio.
Per motivi che appartengono ad aspetti sociali, culturali, familiari e personali di varia natura abbiamo scarsa confidenza con il mondo delle emozioni. Per dirla semplicemente su una questione complessa: manchiamo un po’ tutti di una sana educazione emotiva. Questo, tra l’altro, porta molte persone a viversi una ‘impotenza passiva’ di fronte al proprio mondo emotivo, più o meno oscuro a se stessi, piuttosto che favorire un più sano e utile atteggiamento di ‘attiva responsabilità’ di fronte alle proprie emozioni che, anche fuori dalla consapevolezza personale, svolgono comunque un ruolo fondamentale nella nostra esperienza quotidiana e nella regolazione del nostro comportamento.
Vediamo più da vicino. Soprattutto il funzionamento delle cosiddette emozioni negative che tanto colorano le nostre giornate.
Le EMOZIONI DOLOROSE ci segnalano i nostri bisogni insoddisfatti e ci spingono all’azione. Dovrebbero, idealmente. Realmente, purtroppo, non sempre è così. Troppo spesso va in un altro modo.
La PAURA ci tiene fermi al palo, preferiamo il noto stagnante all’ignoto spaventante.
La PREOCCUPAZIONE ci porta a rimuginare invece che ad agire.
La VERGOGNA ci blocca rispetto all’esprimere parti vitali e desideranti di noi stessi, sarebbe un’onta insostenibile sentirsi giudicati per chi siamo e per cosa facciamo.
La TRISTEZZA ci porta ad allagarci delle nostre stesse lacrime, e non ci fa cercare il conforto utile e amorevole per superare il momento doloroso.
Il SENSO DI COLPA ANTICIPATO ci fa tentennare dal fare ciò che vorremmo fare; il timore è di far male ad altri, se dessimo seguito ai nostri desideri.
Il SENSO DI COLPA PER QUALCOSA DI GIÀ FATTO ci fa ruminare in modo dannoso, invece che tentare di comprendere e ‘riparare’.
La nostra legittima RABBIA si veste di paura di distruggere le nostre relazioni e di restare soli e finiamo per distruggere solo noi stessi tenendola tutta dentro. Oppure la esprimiamo in modo eccessivo, violento.
L’INVIDIA ci lascia nel rancore invece di farci accendere il motore per migliorare noi stessi.
Il RIMORSO è come uno sputo che ci diamo addosso e poi un altro e un altro ancora e dimentichiamo che probabilmente ciò che abbiamo fatto ci sembrava giusto allora.
Il RIMPIANTO ci lascia a ruminare sul tempo passato e ci trattiene dal fare ciò che ora sarebbe per noi utile fare.
La NOSTALGIA ci ancora con dolore al passato e ci impedisce di vivere con pienezza il presente.
Il DOLORE, purtroppo inevitabile di fronte a certe delusioni e perdite, se lo neghiamo, finisce per ingigantirsi e gonfiarsi di altri pensieri velenosi ed emozioni tossiche che potremmo, invece, assolutamente evitare.
Quando arrivano certi FATTI SPIACEVOLI, dobbiamo imparare a riconoscere i PENSIERI che ci facciamo sopra e accogliere le EMOZIONI che emergono di conseguenza.
Quando succedono certi eventi, le emozioni che proviamo sono assolutamente naturali e sane e dobbiamo imparare a legittimarle ovvero a considerarle messaggeri importanti rispetto a ciò che ci sta accadendo e ai BISOGNI che abbiamo.
Se riconosciamo l’emozione e il bisogno, possiamo adottare L’AZIONE più sana e utile per soddisfarlo e ristabilire un nostro equilibrio interno e con la realtà esterna.
Solo così possiamo vivere veramente bene un nuovo momento… E ogni nuovo momento… E ogni nuovo giorno del resto della nostra vita…
Molta parte della sofferenza, troppo spesso, è dovuta all’incapacità che abbiamo di maneggiare le emozioni… Che… Non riconosciute, non legittimate, non comprese, non espresse in modo adeguato, trovano ‘vie malate per farsi riconoscere’, sono diventate sintomi psicologici e somatici, creando problemi spesso anche nelle relazioni.
In psicoterapia, nella diversità di ogni percorso legato all’unicità della richiesta d’aiuto della persona, si lavora sempre e comunque, in modo esplicito o implicito, sull’apprendere, coltivare e potenziare la ‘confidenza col proprio mondo emotivo’ e la capacità di ‘padroneggiare’ le proprie emozioni al servizio di scelte consapevoli, responsabili, utili al nostro benessere psicologico, fisico e interpersonale.

Perdere è parte del giocare

Perdere è parte del giocare. Se ti permetti di perdere allora stai proprio giocando.
Vincere è parte del giocare. Se hai l’obbligo di vincere allora probabilmente ti stai perdendo il giocare.
I bisogni di essere amato e stimato ce li portiamo “dalla culla alla tomba”. Ma nel tempo diventano così vincolanti, sopra ogni cosa, che per cercare di sentirci amati e stimati, a tutti i costi, ci allontaniamo da noi stessi, dai nostri bisogni autentici, dai nostri desideri più vitali, dalla vita che veramente vogliamo. Nel cercare riconoscimenti dall’esterno perdiamo il contatto col nostro centro.
La società ci impone risultati. Così funziona e ha un senso e un valore. A volte o troppo spesso diventa un dis-valore, qualcosa di negativo, distruttivo, alienante. Anche il riposo è diventato un risultato da conseguire, anche il tempo libero è una conquista per cui lottare. Prova a pensare, a sentire: quali aree o momenti di vita sono per te ‘liberi dai risultati’? Io ho iniziato a cercare…
Considerando i risultati sinonimo di obiettivi e questi figli dei valori, probabilmente dobbiamo comprendere quali sono i nostri valori. E accettare che nulla è fuori da un risultato da cercare in quanto ogni nostra scelta, in modo più o meno consapevole, cerca di realizzare un valore. Ogni nostro comportamento è guidato da qualcosa di importante che cerchiamo di realizzare, di vivere. Allora la domanda diventa: quali valori stai cercando di mettere al timone delle tue scelte? Inizia a cercare la tua risposta. Quella risposta è la direzione interna che ti permetterà di fare scelte sempre più consapevoli (di cosa è veramente importante per te) e responsabili ovvero scelte in cui puoi sentirti padrone delle cose che accadono perché sei tu che le fai accadere, nella consapevolezza dei limiti della realtà e del comportamento degli altri che non puoi controllare, consapevolezza fondamentale che non sei completamente impotente né sei onnipotente.