L’arte di vivere

Buongiorno. Io come psicoterapeuta mi trovo spesso per aiutare le persone a favorire un qualche tipo di assertività. È un concetto un po’ di moda da qualche decennio che spesso viene usato in corsi e corsetti come fonte di aiuto e anche di business. Perché? Perché l’assertività nel suo nucleo fondamentale significa ESPRIMERE I PROPRI BISOGNI PENSIERI ED EMOZIONI FACENDO RICHIESTE MIRATE IN MODO DA RISPETTARE SÉ E GLI ALTRI NON OFFENDERE NESSUNO CERCARE DI AUMENTARE LA PROBABILITÀ DI OTTENERE CIÒ DI CUI SI HA BISOGNO. E fin qui tutto chiaro e anche allettante, per esempio, da applicare in azienda, nei propri gruppi di lavoro, ma anche nelle relazioni private, in famiglia, con gli amici e anche dal fruttivendolo e dal salumiere come forma di educazione e rispetto senza pretendere, ma imparando a chiedere e accettando che a volte non si ottiene ciò che si vorrebbe, anche se ciascuno di noi, chi più chi meno, vorrebbe che gli altri, la realtà, la vita fossero come piace a noi.
Qui si aprono due questioni. La prima sottolinea quanto detto sopra. La preghiera della serenità: “oh signore o universo dammi la forza per cambiare ciò che posso, la serenità per accettare ciò che non posso cambiare e soprattutto la saggezza di distinguere tra le due”. Un’altra preghiera sottolinea un altro aspetto di quanto detto, a mio parere ‘dovrebbe’ essere un’ispirazione, anzi ‘potrebbe’ essere un’ispirazione per tutti, ma appunto ognuno sceglie come sente, come vuole, come riesce, come può; eccola: “io sono io e tu sei tu, io non sto al mondo per soddisfare le tue aspettative e tu non stai al mondo per soddisfare le mie, se ci incontriamo può essere molto bello, altrimenti ognuno per la sua strada” (Preghiera della gestalt).
Ora la seconda questione aperta dal tema dell’assertivitá è molto fica, molto yeahhhh, piena di tecniche per ‘diventare più assertivi, capaci di affermare sé e migliorare la propria autostima e le proprie relazioni’. Oh yeahhh. Però certe volte arrivano i però. E sono quelli che si incontrano in terapia quando la persona ha capito tutto quello che c’è da sapere sull’assertività, a livello concettuale e tecnico (ha imparato tante strategie per….), ma nell’atto di applicarle trova difficoltà, in particolare incontra LA PAURA DI DIRE CIÒ CHE VORREBBE DIRE… MA NON RIESCE A DIRE. E qui, alla fine del lavoro sull’assertività che ha portato comunque ottimi risultati in tanti ambiti e relazioni, inizia il lavoro terapeutico sulla paura. Per chi si sente pronto per farlo. La terapia è più faticosa di un corso di apprendimento di strategie e tecniche. Diciamo che sono due step diversi del proprio percorso di crescita personale. Qui mi fermo, non voglio fare pubblicità al mio lavoro….

Passo però a parlare di una questione personale. Cercherò di essere breve. Da qualche tempo sto affrontando qualche problema di salute. Questo ha portato me, la mia famiglia, tutti i miei più cari amici e tanti conoscenti vicini e lontani a combattere insieme, ciascuno offrendo il proprio contributo di vicinanza, solidarietà, amore, ciascuno a suo modo, ciascuno da me apprezzato, facendomi sentire tanto tanto tanto amato. L’amore è la migliore delle cure. Si è aperto però anche un problema; da qui prende senso il cappello sull’assertività. In particolare, il fatto che nell’espressione della mia assertività dicendo ‘tante grazie per la tua vicinanza che sento nel mio cuore nascere dal tuo cuore e che mi aiuta e sostiene…. Grazie ma anche meno ‘. Sto mettendo in questo modo un limite (è uno dei principi dell’assertivitá) e il mio pensiero, condito di paura, è: potrebbe offendersi, potrebbe non capire ciò che volevo dire, potrebbe sentirsi non compreso, addirittura rifiutato o altro del genere che potrebbe portare ad emozioni di dolore, rabbia, tristezza e altro ancora. Mi dispiace ma questo è. Vi invito a rileggere le due preghiere. Il tuo desiderio di essermi vicino è totalmente legittimo e ti rende onore, solo che a volte le modalità, ad esempio cento messaggi, cento domande, cento per mille persone diventa un lavoro da gestire che nonostante il desiderio di partenza, invece che leggerezza e sostegno aggiunge pesantezza. E questo lo sperimento io personalmente e le persone più care a me vicine. Chattare non può diventare un lavoro soprattutto in un momento in cui forze e risorse sono dedicate ad altro. Quindi la mia richiesta assertiva è: diamoci una regolata, accetto con gratitudine ogni messaggio, vi dico che non risponderò immediatamente, ma se e quando possibile. Spero non ci restiate male, offendiate o simili. Altrimenti sarebbe comunque un ottimo punto di partenza per lavorare su voi stessi e la vostra crescita personale.
Vi ringrazio per l’attenzione e la pazienza e vi mando un caro saluto dal profondo del mio cuore. Con amore ❤️

Il problema e il problema

Un problema molto diffuso è l’incapacità di risolvere veramente i problemi. Mi riferisco, in particolare, a qualcosa che certamente sarà capitato anche a te: la soluzione che individui per il problema finisce per diventare un tentativo fallimentare che alimenta il problema, non lo risolve, lo mantiene o addirittura lo peggiora.
Succede con le EMOZIONI dolorose quando il tentativo di sopprimerle per non sentirle finisce per renderle ancora più potenti, dolorose, pronte a trasformarsi in sintomi fisici e psicologici o in difficoltà nelle relazioni. Ad esempio, attacchi di panico, esplosioni di rabbia, abuso di sostanze. Oppure quando tentiamo di reprimerle, le sentiamo, ma cerchiamo di tenerle a bada, ma prima o dopo ci scoppiano dentro o fuori in comportamenti inappropriati alla situazione.
Succede con i PENSIERI quando ci ingaggiamo in processi rimuginativi in cui crediamo di riflettere per comprendere il problema, ma finiamo solo per restare impantanati in ripetizioni sterili degli stessi ragionamenti fini a se stessi e che non ci portano mai a decisioni e scelte utili.
Succede con le PERSONE quando nel tentativo di comprendere gli altri finiamo per non ascoltarli veramente, siamo fissati sui nostri pregiudizi verso gli altri piuttosto che essere veramente aperti e disponibili ad ascoltare ciò che vogliono dirci, osservare ciò che fanno e comprendere il senso dei loro discorsi e delle loro azioni.
Succede in DIVERSI AMBITI della nostra vita quando crediamo che la soluzione sia il cambiamento degli altri e ciò alimenta la frustrazione di ognuno e la delusione reciproca.
Ti invito allora ad osservare come funziona per te in aree specifiche della tua vita, a casa e al lavoro, con gli amici o in momenti di attività in solitaria, nei momenti di svago e in ogni altra situazione in cui PARTI CON UN PROBLEMA E TE LO RITROVI MOLTIPLICATO O GONFIATO.
Ti invito a notare come funzioni tu e quali sono gli esiti quando affronti i problemi che ti trovi di fronte… Cosa finisci per fare, sentire e pensare…
Ti invito anche a capire come fa a risolvere i suoi problemi la protagonista di ‘Alice nel paese delle miserie’, nel mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.
La domanda guida per queste osservazioni è: COSA FACCIO (E COSA NON FACCIO) PER RITROVARMI ANCORA PIÙ IMPANTANATO NEL PROBLEMA?
Spesso le varie risposte a questa domanda sono accomunate da una strategia di EVITAMENTO DELLE ESPERIENZE: guidati dalla paura, evitiamo situazioni e persone, evitiamo il contatto con il nostro mondo interiore ed evitiamo di affrontare i problemi.
Una strategia più utile, alla consapevolezza, alla padronanza della nostra esperienza e ad un modo più efficace di affrontare i problemi, è fondata sulla nostra DISPONIBILITÀ INTERIORE AD AVVICINARCI ALL’ESPERIENZA invece che evitarla. Una strategia di apertura, curiosità, sensibilità a ciò che accade fuori e dentro di noi. Una strategia fondata sull’accettazione dell’esperienza, anche quando è dolorosa. Un’accettazione quindi compassionevole verso noi stessi, verso gli altri e verso il mondo. Tutto è ciò che è. Lo accogliamo e proseguiamo sulla nostra strada…

Il pacco da Emozion

Le emozioni spiacevoli sono pacchi che ci vengono recapitati dalla vita anche se non li abbiamo ordinati. Sono messaggeri che ci portano notizie su qualcosa che ci è successo. Paura per un pericolo, ansia per qualcosa di importante che sta per avvenire, tristezza per qualcosa di doloroso già verificatosi, rabbia per un torto subito, senso di colpa se sentiamo di esserci comportati male, vergogna se crediamo di aver sbagliato. Sono solo alcuni esempi a cui tu potrai aggiungerne altri che ti riguardano nei tuoi ambiti di vita, nei tuoi ruoli e nelle tue relazioni.
Le informazioni emotive che ci arrivano ‘da Emozion’ dovrebbero aiutarci a comprendere la situazione ed agire al meglio per cercare di risolvere il problema. A volte siamo capaci di usare il pacco emotivo al meglio e ciò ci permette di soddisfare i nostri bisogni e ritrovare un nostro equilibrio. Ma purtroppo molto spesso rifiutiamo il pacco con tutte le informazioni che contiene perché crediamo contenga sostanze nocive o semplicemente perché non lo abbiamo ordinato e non ce lo aspettavamo.
Fuor di metafora, troppo spesso siamo propensi a rifiutare di accogliere le nostre emozioni e di farne buon uso ovvero di metterle a disposizione di azioni efficaci a soddisfare bisogni e risolvere problemi. E perché? Perché le emozioni hanno una brutta fama. Per quali motivi? Per ragioni culturali, sociali, familiari, individuali, molti di noi considerano le emozioni come nemiche piuttosto che come amiche e alleate nel nostro tentativo di essere felici.
Cerchiamo di evitare la paura, ma perdiamo il suo valore fondamentale per la sopravvivenza. Diventiamo impauriti dalla paura e con ciò ci precludiamo di rassicurarci su pericoli inesistenti, su situazioni affrontabili, perdendo la possibilità di distinguerli dai veri pericoli che incontriamo nella vita. Una persona che vive cercando di scacciare ogni paura finisce di fatto per non vivere.
Cerchiamo di evitare la tristezza perché abbiamo imparato a considerarla un’emozione da deboli o perché la confondiamo con la depressione e temiamo di sprofondare nell’abisso più doloroso.
Cerchiamo di evitare la rabbia perché abbiamo paura della nostra stessa rabbia, paura di perdere il controllo della rabbia o paura di perdere persone e relazioni se ci arrabbiamo.
E poi… Spesso proviamo vergogna per le emozioni che proviamo o senso di colpa se ci sentiamo arrabbiati o se proviamo ansia o se proviamo gioia ed entusiasmo. Infatti, oltre che per tante altre emozioni spiacevoli che non vogliamo accogliere, a volte abbiamo poca confidenza anche con quelle gradevoli, con la gioia, quasi ne avessimo paura o fosse comunque disdicevole provarle.
Purtroppo non conoscere bene le emozioni o non riconoscerle in noi o non accettarle finisce per diventare un processo che ci fa perdere contatto con le parti più sane e vitali di noi, letteralmente quelle che sono responsabili di farci sentire vivi. E infatti… Solitamente le emozioni non accolte, prima o poi si trasformano in sintomi e malesseri vari, fisici e psicologici e disturbano il nostro modo di stare con noi stessi e con gli altri.
Ogni percorso di crescita personale e cura di sé parte dal riprendere il contatto con le emozioni come parti fondamentali del nostro equilibrio psicofisico e interpersonale.
La cura prevede di imparare ad accogliere il pacco ‘di Emozion’…
E magari in quel pacco potresti trovare anche ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare su qualsiasi store on line oltre che nelle librerie.

È così…

Chi più chi meno ciascuno di noi ha rimpianti e rimorsi. Più o meno importanti per l’impatto che hanno avuto sulla nostra vita. Se avessi fatto… Se non avessi fatto…
Soprattutto quando viviamo situazioni dolorose, è facile guardare ciò che abbiamo sbagliato, ciò che avremmo potuto fare e avremmo dovuto fare, ciò che sarebbe stato meglio non fare. È facile a questo punto entrare nel senso di colpa e di autosvalutazione (per gli errori che sentiamo di aver commesso) e/o anche nella rabbia verso chi riteniamo responsabile della nostra situazione dolorosa. Può essere una buona soluzione se dura poco e ci aiuta ad affrontare al meglio la situazione. Purtroppo spesso restiamo impantanati invece in ruminazioni depressive o rabbiose in cui l’attacco a sé o l’attacco all’altro nei nostri pensieri ripetitivi non ci permette di agire efficacemente per superare la situazione: elaborare i sentimenti dolorosi, cambiare il cambiabile, accettare l’impotenza e andare avanti.
Di fronte a rimorsi e rimpianti, è utile comprendere cosa effettivamente abbiamo perso per le scelte sbagliate che abbiamo fatto, ma così facendo rischiamo anche di dimenticare o non comprendere che quando abbiamo fatto certe scelte, quelle scelte rispondevano a certi nostri bisogni.
Allora, di fronte a rimorsi e rimpianti, soprattutto quando abbiamo perduto persone e relazioni, opportunità e treni importanti, è utile cominciare a guardare ciò che abbiamo fatto e cosa abbiamo ottenuto, imparando ad essere grati ed avere compassione per il nostro dolore.
Vuoto e pieno sono due esperienze che si presentano sempre nella vita e dobbiamo imparare a riconoscerli per accettarli.
Rimorsi, rimpianti, errori e colpevolizzazione di sé e degli altri rappresentano il vuoto. Bisogni soddisfatti, valori seguiti, senso delle scelte, gratitudine e compassione rappresentano il pieno. Dobbiamo continuare a cercare ciò che desideriamo ed è importante per noi e dobbiamo imparare anche ad accettare ciò che non possiamo cambiare né possiamo raggiungere. È così… Anche Alice lo dice, in ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.

Quando le cose non vanno

Quando le cose non vanno come vorresti e ti senti frustrato e deluso, sono utili tre passaggi.
1. SII COMPASSIONEVOLE CON TE STESSO. Non significa farti pietà, compatirti o cercare compatimento dagli altri. Significa invece essere attento alla tua sofferenza, riconoscere, legittimare e rispettare ogni tua emozione dolorosa, senza giudicarti. Anzi, cercando di impegnarti a fare il possibile per alleviarla e superarla.
2. RICONOSCI LA TUA RABBIA COME RISORSA. La rabbia è una parte di te sempre o quasi sempre presente quando ti senti frustrato e deluso, anche se non tutti, per cultura ed educazione, siamo abituati a riconoscerla e tanto meno a maneggiarla. Rabbia non vuol dire essere violento, anche se spesso nell’immaginario comune arrabbiarsi coincide con esprimere la rabbia in modo eccessivo, scomposto, aggressivo. La rabbia, piuttosto, è un’emozione sana che nasce quando ci sentiamo frustrati nei nostri bisogni, delusi da qualcuno o da noi stessi, non rispettati o danneggiati o ingiustamente trattati. È quindi una risorsa, se riconosciuta come legittima, espressa in modo rispettoso di sé e dell’altro e utile a tentare di mettere a posto la situazione fonte della rabbia stessa.
3. Utilizza la cura dell’autocompassione e l’energia della rabbia al servizio di SCELTE UTILI per cercare di ottenere ciò che desideri e di cui hai bisogno. A volte otterrai proprio ciò che volevi. Altre volte dovrai accettare una parte di impotenza. È così… Puoi provare e riprovare, ma probabilmente non sempre tutte le cose andranno proprio a posto. Allora una scelta utile diventa imparare a dire (e interiorizzare) con serenità: “è andata così…”.
Questi tre passaggi, diversi ovviamente in base al contesto e alla persona, sono fondamentali per passare dalla miseria alla meraviglia, come è illustrato con numerosi esempi in ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.

Ispirazioni per il tuo benessere

“Ce l’hanno messa tutta per quello che sapevano fare, ma non potevano fare ciò che non erano capaci di fare”. Ogni riferimento a genitori e adulti significativi, di varia origine e provenienza, è voluto se tu la pensi in questo modo e ti senti rappresentato da questa frase.
Questo pensiero può essere un mantra da ripetere al bisogno, per aiutarti a fare i conti col tuo passato doloroso e con relazioni e persone che ti hanno fatto male. Può essere un accompagnamento fondamentale nel tuo percorso di cura delle tue ferite profonde e verso l’interiorizzazione, stabile e duratura, in tutto il tuo corpo, di un altro pensiero fondamentale: “è andata così… Ora non posso farci molto altro se non accettare ciò che non ho potuto evitare…”.
Cosa ti fanno pensare queste idee? Cosa provi pensandoci?
Nota se e quanto, quando, dove e con chi queste idee ti possono ispirare in direzione della riduzione del tuo dolore e verso la ricerca di serenità e benessere…
Se sì, ti possono ispirare, cerca il perché …
Se no, non ti possono ispirare, cerca il perché…
Puoi sempre rivederle e correggerle in modo per te più sensato e più sentito…
Puoi sempre creare altri mantra che siano per te più utili, di sostegno e conforto nella tua vita quotidiana…
E da ultimo, ma non per importanza, puoi sempre farti aiutare dalla lettura di ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.

Come puoi prenderti cura di te…

Per prenderti cura di te sono necessari diversi ingredienti. Qui e ora ne voglio focalizzare tre in particolare che sono prerequisiti per altri atteggiamenti e comportamenti fondamentali. Tre C.
Primo. CURIOSITÀ. Essere aperti e disponibili a guardare dentro di sé. Esplorare il proprio mondo interiore mentre viviamo la nostra vita nell’interazione col mondo esterno e con gli altri. Sentire, riconoscere, dare un nome a ciò che si muove dentro di noi (sensazioni corporee, emozioni, pensieri, ricordi, fantasie, immagini, desideri, bisogni, ecc.) è un primo fondamentale passo per la cura di sé.
Secondo. COMPASSIONE. Essere sensibili alla propria sofferenza senza giudicarla, senza giudicarci. Considerare ciò che facciamo, anche quando inizialmente sembra solo ‘sbagliato’ o inutile o addirittura dannoso, come qualcosa che ha un senso per la nostra sopravvivenza, psichica e relazionale, prima che fisica. Imparare a rintracciare quel senso, legittimarlo e rispettarlo profondamente mentre comunque cerchiamo modi più sani e utili per soddisfare i nostri bisogni e curare il nostro dolore.
Terzo. CORAGGIO. Affrontare paure e dolori con il cuore, con la disponibilità a mettersi in gioco a partire dalle proprie emozioni. Il coraggio del viaggio dentro di sé. Il coraggio di affrontare i mostri esterni e soprattutto interiori nonostante la paura. Il coraggio di agire in modo diverso da come abbiamo fatto finora. Il coraggio di abbandonare i numerosi evitamenti in cui per evitare la paura evitiamo la vita.
Per affrontare frustrazioni e delusioni con determinazione e serenità al tempo stesso.
Per progettare la nostra vita con entusiasmo e un senso di possibilità nonostante limiti e impotenza che si incontreranno.
Per agire in prima persona con la consapevolezza di ciò che vogliamo e la responsabilità di andarcelo a prendere e creare, sempre nel rispetto degli altri, della propria coscienza morale e della realtà.
Curiosità, compassione e coraggio sono tre risorse da attivare e mantenere lungo tutto il percorso. Il percorso di cura e per estensione il percorso della vita.
Sii curioso…
Sii compassionevole…
Sii coraggioso…
Nel modo migliore in cui puoi esserlo… Per la persona che sei… Per la storia che hai scritta addosso… Per la vita che puoi cominciare a vivere da ora in avanti…

Cosa c’è intorno al vuoto

Il sentimento di vuoto è lo stato emotivo, mentale e corporeo che le persone vivono quando sono schiacciate, travolte, sopraffatte da una perdita: lutto, malattia, separazione, ma anche licenziamento, pensione, traslochi e altri sradicamenti, reali e/o vissuti interiormente, che portano a sconvolgimenti e ridimensionamenti dei propri progetti di vita.
In psicoterapia, molte persone riferiscono il dolore del vuoto come qualcosa di infinito, senza confini. Ed è così la loro percezione devastante, soprattutto quando rispetto alla perdita che ha creato il vuoto non sembra esserci alcuna possibilità di rimedio, riparazione, riempimento.
La vita è stata beffarda, ingiusta, violenta. Spesso, a seconda dei casi, la persona si ritrova anche ad aggiungere benzina sul fuoco del dolore, con aurorimproveri feroci per quello che, si dice: “avrei dovuto e potuto fare ma non ho fatto… Avrei dovuto evitare e invece ho fatto…”. Le vie del giudice interiore severo e sprezzante sono infinite.
Il lavoro terapeutico con questi stati di vuoto prevede:
– Accogliere, contenere e lenire il dolore, per quanto possibile, per renderlo sopportabile
– Arginare il giudice, ignorarlo e imparare la comprensione e la compassione verso se stessi
– Radicarsi sulle fondamenta solide dei propri amori, dei propri valori, delle proprie risorse, che restano intorno al vuoto, nonostante frustrazione e delusione, perdita e senso di fallimento, angoscia e dolore siano enormi
– Cambiare ciò che si può cambiare e accettare ciò che si deve accettare
– Lasciare andare vecchi progetti e desideri e impegnarsi in direzione di nuovi scopi sorretti dai propri valori, da ciò che resta di importante intorno al vuoto, nonostante il vuoto
– La consapevolezza di un percorso impegnativo eppure possibile, per venire a patti col dolore che forse resterà per sempre, ma con cui si può imparare a convivere portando avanti una vita di qualità e degna di essere vissuta fino in fondo.
“Non c’è notte che non veda il giorno” (William Shakespeare) … Questa è l’ispirazione… Lo dice anche ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.

Per regalo…

Per Natale e per l’anno nuovo e per ogni giorno della tua vita, regalati la scelta di parlare ‘alle’ persone invece che ‘delle’ persone e ‘sulle’ persone.
Scegli di parlare direttamente invece che sparlare alle spalle…
Scegli di esprimere direttamente ciò che provi e ciò che pensi, ciò che vorresti e desideri…
Scegli di dire no se è quel no che senti profondamente…
Scegli di dire sì per aprirti agli altri e alle esperienze che solitamente eviti…
Scegli di chiedere ciò che vorresti l’altro facesse per te…
Scegli di agire per ottenere ciò che desideri piuttosto che ruminare su quanto gli altri siano ostacoli al raggiungimento dei tuoi bisogni…
Scegli di essere gentile… Con gli altri e con te stesso…
Scegli di dire mi dispiace…
Scegli di chiedere scusa…
Scegli di riparare a qualche dolore che hai arrecato a qualcuno…
Scegli di proteggerti da chi vuole farti del male…
Scegli di apprezzare il presente, anche se non è perfetto e nonostante le angosce per il passato e l’incertezza del futuro…
Scegli di dire grazie… Semplicemente grazie per ciò che arricchisce la tua vita…
Scegli di…
Scegli di…
Cos’altro potresti scegliere di regalarti per far salire il livello del tuo rapporto con gli altri e con te stesso?
Poi certo, se non ti va di regalarti nuove scelte consapevoli e responsabili al servizio del tuo benessere, puoi sempre regalarti e regalare ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.

Celebrare

Conosci il tuo malessere psicologico? Lo conosci veramente?
Il tuo repertorio di comportamenti problematici che oggi guardi allo specchio, che sottoponi al giudizio altrui e al severo giudice interno, non è semplicemente il tuo malessere psicologico e la tua sofferenza di cui ti senti in colpa o rispetto alla quale incolpi qualcun altro.
La tua malattia è sofferenza, ma non è qualcosa di sbagliato, anzi. È stato il modo in cui hai potuto organizzarti per sopravvivere nelle condizioni di vita che hai incontrato.
La tua malattia non è segno dei tuoi errori e del tuo essere sbagliato. Né è segno di una tua presunta debolezza caratteriale.
La tua malattia è la strada che hai trovato per far fronte alle tue ferite, agli abusi subiti, ai traumi vissuti, alle trascuratezze che porti sul tuo corpo, alle frustrazioni indebite che hai dovuto fronteggiare, soprattutto da piccolo, deprivato della soddisfazione dei bisogni fondamentali di amore, protezione e guida.
Le strategie mentali, emotive, comportamentali, corporee che tutti abbiamo trovato, per fronteggiare ciò che ci si è presentato davanti, ci hanno permesso di andare avanti con quella parte, anche minima, di amore e apprezzamento di cui avevamo bisogno per sentirci vivi e al sicuro.
Oggi, quegli stessi meccanismi sono divenuti disfunzionali, ma prima di essere abbandonati, in favore di altri, vanno ‘ringraziati’ per ciò che ci hanno permesso di essere.
Ogni strategia, anche quelle più negative e fonte di problemi, è nata come tentativo di adattamento. Tentativi non riusciti, guardandoli a posteriori, ma che in origine ci sembravano strade giuste. E lo sono state per un po’, prima che diventassero fonte di sofferenza.
Per questo è importante avere, verso la nostra sofferenza e le nostre strategie, un atteggiamento rispettoso piuttosto che giudicante (sono fragile, sbagliato, inadeguato, incapace, fallito, pazzo, cattivo, indegno, ecc.).
Un passaggio importante della cura di sé è proprio imparare ad avere cura e compassione del proprio dolore e del proprio tentativo di lenirlo. Avere questa cura rispettosa e compassionevole permette di accedere più profondamente al ‘senso’ di tutto ciò che ci è accaduto e che ci fa soffrire. In questo modo si aprono nuovi varchi per inventare e fare proprie nuove più sane e funzionali strategie di adattamento e soluzione dei problemi.
Puoi ringraziare le tue miserie e aprirti alle meraviglie anche leggendo ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.