Traumi, dolori, ferite, angosce tendono a tornare e forse lo faranno per sempre. Noi possiamo imparare a governarli al meglio ovvero riconoscerli e disinnescare la sofferenza che generano. La sofferenza che noi generiamo col ‘mantenerli in vita’ oltre la loro tendenza a ripresentarsi.
Quello che si può fare, ad esempio, in terapia è:
1. Riconoscere la sofferenza attuale: ansia, depressione, sintomi vari, problemi di relazione, ecc.
2. Comprendere cosa genera e mantiene questa sofferenza: le situazioni che viviamo, le emozioni che proviamo, i pensieri che facciamo, come ci comportiamo
3. Rivedere la nostra storia dolorosa connessa alla sofferenza attuale
4. Mettere in discussione se stessi e gli altri. Errori e colpe sono punti di partenza per modificare il modificabile
5. Attribuire nuovi significati a ciò che abbiamo vissuto
6. Trarre ora sollievo emotivo e riduzione del dolore da questa rivisitazione
7. Individuare ora nuove azioni e nuovi modi di reagire ed agire di fronte al passato doloroso che ritorna al presente
Categoria: benessere
La cura di sé e la cura degli altri… E la psicoterapia!
Questo Post nasce dalla visione di un TEDx su YouTube che mi ha fornito lo spunto per esporre il mio pensiero terapeutico che cerco di far conoscere attraverso il mio blog da più di 5 anni ormai e che è contenuto anche nel mio libro ‘Alice nel paese delle miserie’.
Ecco il link al video (dura 16 minuti). https://youtu.be/mUwK2Kpkd5Q
Ti consiglio, poi fai come vuoi, di vedere prima il video poi leggere il mio post.
Hai visto il video? Discorso che non fa una piega dal punto di vista ideale quello della Bush. Nella realtà ci sta tutta la difficoltà che ognuno di noi trova nel renderlo effettivo.
La psicoterapia lavora sul cercare di comprendere questo scarto ideale-reale e aiutare il più possibile la persona alla vita che veramente vuole.
La psicoterapia aiuta a comprendere il senso delle nostre scelte quotidiane, come di quelle storiche che hanno svoltato in senso positivo o negativamente la nostra vita, come di quelle più antiche, quasi sempre implicite, prese senza consapevolezza cosciente, ma con intuizione e intenzione inconscia che quella fosse la scelta migliore per stare al mondo. Le scelte antiche sono quelle prese da bambini, con la mente infantile rudimentale (e consolidate poi negli anni) nel contesto della vita in cui cresciamo, la vita che a un bambino capita e non sceglie: i genitori, ciò che sono, come si comportano, i valori che propongono esplicitamente o indirettamente; le esperienze che ci capitano, situazioni traumatiche che possiamo aver dovuto, senza volere ovviamente, affrontare perché ci sono capitate. In questo contesto dei primi anni di vita, solitamente i primi 5 o 10 o 15 sono fondamentali, facciamo queste ‘scelte precoci strategiche’ ovvero volte sostanzialmente ad ottenere Amore e Stima che da piccoli sono importanti come l’ossigeno. Facciamo queste scelte perché la nostra mente e quindi le nostre scelte sono molto più dipendenti dalla mente e dalle scelte altrui. Intorno ai 14 o 15 anni la nostra mente comincia ad essere più ‘autonoma’.
Allora ecco l’ideale. È una sintesi rivisitata del discorso di Alice Bush, integrato con mie considerazioni.
Questo il punto di partenza: per essere veramente felice e per aiutare gli altri ad essere veramente felici NON COMPIACERE LE ASPETTATIVE ALTRUI. Se compiaci gli altri ti allontani dalla vita che veramente vuoi. Annulli di fatto te stesso e finisci per deludere tutti, te per primo perché compiacere è una scelta che ti fa rinunciare a tanto altro, perché comunque ogni scelta non è perfetta e quindi c’è sempre un costo emotivo da pagare. Qual è il costo emotivo che sei disposto a pagare facendo le tue scelte? Ecco 3 esempi.
1. Non scegliere la LAUREA o il LAVORO cercando di compiacere le aspettative altrui, cercando di conseguire gli obiettivi altrui che credi erroneamente siano i tuoi, magari per dimostrare di essere una persona che vale e che ‘merita’ di essere amata per questo (si chiama amore condizionato… ed è sempre tossico).
2. Non scegliere come stare in una RELAZIONE compiacendo le aspettative altrui nell’idea evidentemente malsana che così sarete felici, se ciò che fai non è veramente ciò che vuoi, prima o poi rabbia, risentimento e delusione reciproca mineranno in maniera importante la relazione che finirà (e sarebbe meglio) o continuerà in maniera malsana e piena di sofferenza reciproca; sarebbe un’altra versione di tossico ‘amore condizionato’. Sto con te se sono come tu mi vuoi o stai con me ma devi essere come io ti voglio o versioni simili.
3. Non ti sacrificare per i bisogni altrui, ANCHE QUANDO GLI ALTRI SONO I FIGLI, con l’idea evidentemente fallimentare che l’altruismo equivalga all’auto-sacrificio, scambiato erroneamente per amore. Qual è la tua idea di buon genitore? Quello che per amore dei figli si annulla per loro? Quella di ‘trascurare se stessi sempre e comunque’ (i propri bisogni e i propri valori) per ‘curare’ il benessere dei figli, a prescindere da ogni altra cosa? Prima o poi saliranno delusione, fatica insopportabile, risentimento, perdita di pazienza che mineranno, oltre che il proprio benessere personale, la relazione coi figli, che non è proprio l’obiettivo di amore e cura che abbiamo verso di loro. Alla fine finisci per sentirti lontano dal genitore che vorresti essere. E certo non l’esempio che vorresti essere per i tuoi figli.
Queste tre storie diverse tra loro (lavoro, relazione affettiva, genitorialità) hanno in comune che sono, più o meno consapevolmente, guidate dal senso del dovere e dal senso di colpa e che finiscono per creare sofferenza per tutti, per sé e per le persone più vicine, care e che amiamo.
Finiamo dunque per vivere una vita in base alle aspettative e ai bisogni altrui.
In realtà, questo la Bush lo lascia intendere implicitamente, soddisfare i bisogni altrui risponde inconsciamente al nostro bisogno profondo di Amore e Stima che ci porta erroneamente all’AMORE CONDIZIONATO: “mi sento amato e stimato se e solo se… soddisfo i bisogni degli altri”. E finiamo dunque per vivere una vita lontana dalla Vita che Veramente Vogliamo.
La nostra società, ma non è così in tutte le culture e le parti del mondo, da sempre ci racconta, per i motivi più svariati che sarebbe qui troppo lungo indagare, che per essere felici dobbiamo soddisfare i bisogni e le aspettative altrui. Senso del dovere e suo fratello il senso di colpa a ricordarcelo in tutti i modi e in tutti i luoghi. Ma, tanto per fare un esempio concreto, sull’aereo in caso di pericolo, ci dicono prima indossa la maschera per avere il tuo ossigeno per poter essere veramente d’aiuto agli altri. E il grande Fritz Perls ci ha donato questa perla a ricordarci qualcosa del genere e di fondamentale: “io sono io e tu sei tu, io non sto al mondo per soddisfare le tue aspettative e tu non stai al mondo per soddisfare le mie, se ci incontriamo può essere molto bello, altrimenti ognuno per la sua strada”.
In sintesi: ogni scelta implica una rinuncia. Conosci la tua rinuncia? Facendo la tua scelta scegli di prenderti cura di alcuni tuoi bisogni e ne trascuri altri. Conosci ciò che stai trascurando?
Inizia veramente a prenderti cura di te iniziando prima di tutto a comprendere quella che noi possiamo chiamare con un acronimo o sigla VVV, la Vita che Veramente Vuoi. La Bush la chiama “una vita dalla quale non vogliamo scappare ogni due minuti. Una vita un cui vogliamo essere presenti e protagonisti per noi stessi e per gli altri”. Per essere veramente presenti e di aiuto agli altri dobbiamo prima necessariamente essere noi soddisfatti piuttosto che tristi ed esausti, senza energie e risentiti. “Avere il coraggio di piacere a se stessi prima che agli altri, avere il coraggio di mostrarsi per come si è”. Avere una vita che veramente scegliamo noi per creare spazio, forza ed energia per esserci per gli altri veramente ed efficacemente quando gli altri hanno bisogno di noi.
La VVV è fatta di tre ingredienti fondamentali secondo la Bush e idealmente anche secondo me. La vita in cui vogliamo stare:
1. TROVA I TUOI VALORI (distinguendoli dai tuoi obiettivi). I valori sono mete ideali verso cui tendere, gli obiettivi sono traguardi da raggiungere. Cosa è veramente importante per me? I valori forniscono la base solida in cui sentirti radicato e quando vivi momenti difficili e sembri perdere il controllo ti aiutano a prendere le decisioni giuste per te, sentendoti allineato con la persona che vuoi essere, orientata da quei valori. I valori sono potenzialmente infiniti, quelli fondamentali probabilmente sono circa 5 per ciascuno di noi.
2. ASCOLTA I TUOI BISOGNI (salute, affetti, soddisfazione lavorativa, come tre aree primarie). È fondamentale trovare il coraggio e creare tempo e spazio per riuscire a soddisfare i nostri bisogni.
3. IMPARA A DIRE NO. Parolina semplice da dire in teoria. In pratica difficilissima perché ci mette di fronte alle nostre paure più profonde, le solite di origine antichissima, di sentirci giudicati, di deludere, di essere rifiutati, abbandonati, di non ricevere insomma Amore e Stima. Paura di sentirci persone Non amabili e Prive di valore.
Allora prendersi cura di sé vuol dire sostanzialmente prendersi la RESPONSABILITÀ di prendersi cura della propria felicità per potersi prendere cura della felicità degli altri. Prendersi la responsabilità delle proprie scelte. A partire dalla scelta che sembra banale quanto è fondamentale di diventare veramente padroni del proprio tempo, oltre le pretese della società del “corri e scappa”, che finisce per generare sempre più ansiosi (di non farcela) e di depressi (per non avercela fatta).
Prendersi la responsabilità delle proprie scelte allora equivale sostanzialmente a dire NO sapendo che stai dicendo SÌ a qualcosa di altro veramente importante per te, stai dicendo SÌ A TE STESSO (e qui rifanno capolino senso del dovere e senso di colpa con cui devi fare i conti).
Prendersi la responsabilità di prendere per sé prima di poter dare agli altri. Prendere il tuo ossigeno affinché tu possa veramente aiutare l’altro a prendere il suo. Il sano egoismo come base di partenza per il più grande, puro ed efficace degli altruismi. Per prenderci cura degli altri dobbiamo prima prenderci cura di noi.
Allora laddove la società esterna (ciò che abbiamo succhiato da una vita) e il Tiranno interiore (derivato dei diktat sociali e culturali) ci impongono Doveri e Proibizioni (per sentirci persone Amabili e di Valore) che noi sentiamo non più adatti a noi e a chi vogliamo essere e alla Vita che Veramente Vogliamo (sempre nel rispetto dei confini della convivenza con l’altro), dobbiamo prenderci la RESPONSABILITÀ ovvero il CORAGGIO che SUPERA LA PAURA di darci dei PERMESSI.
Il permesso di deludere …
Il permesso di ascoltare i nostri bisogni …
Il permesso di dire NO …
E tanti altri permessi laddove incontriamo doveri, imposizioni, divieti e proibizioni che vanno bene per gli altri, ma non per noi stessi.
Ineccepibile questo discorso. Idealmente. Tradurlo in realtà effettiva è ciò che di più difficile incontriamo nella vita.
Qui del resto nasce la domanda: quanto è potente la spinta dal basso, dal profondo, dell’antico dentro di noi di cercare Amore e Stima? Quanto è potente rispetto ad una Vita che Veramente Vogliamo basata su quei concetti fondamentali: Valori, Bisogni, NO ovvero Responsabilità che dovrebbero orientare le nostre scelte di cura di noi?
Quando la Bush parla di “avere il coraggio di piacere a se stessi prima che agli altri” tira in ballo implicitamente quanto sia importante, per vivere la Vita che Veramente Vuoi, affrontare la paura, la paura di deludere, la paura ‘profondamente profondissima, scolpita nel corpo fin da bambini’, di non ricevere quell’Amore e quella Stima.
La sofferenza emotiva che porta le persone in terapia nasce in quello scarto. Ovviamente questa è una grande generalizzazione perché comunque i fattori che intervengono a determinare il proprio disagio a partire da quello gravissimo sono diversi da caso a caso. Esistono purtroppo limiti iniziali anche genetici o costituzionali che hanno un grande peso. Esistono esperienze traumatiche che segnano in modo profondo. Per questo una prima valutazione fondamentale richiede di cercare fattori problematici (limiti con cui nasciamo o che sviluppiamo precocemente anche per l’ambiente in cui cresciamo) e fattori protettivi (risorse che abbiamo a nostra disposizione per fronteggiare i fattori negativi).
Fatta questa valutazione quindi distinguendo da caso a caso, da storia a storia, ogni richiesta di aiuto da ogni altra, la psicoterapia, la cura, l’aiuto intervengono su alcuni punti fondamentali:
– Conoscere i propri modi disfunzionali di stare al mondo fondati sulla compiacenza e sul sacrificio di sé;
– Conoscere o disegnare la Vita che Veramente Vogliamo (Valori, Bisogni, NO);
– Prendersi la Responsabilità della cura di sé ovvero affrontare la Grande Paura Profonda di non sentirsi Amati e Stimati;
– Darsi dei Permessi.
In queste coordinate concettuali della terapia, questa aiuta la persona a ridurre lo scarto tra Vita Ideale e Vita Reale, a governare frustrazione e delusione che la vita reale presenta regolarmente, a cambiare ciò che possiamo cambiare e accettare ciò che dobbiamo accettare. Ricordi la preghiera della serenità?
In sintesi estrema:
SE NON È TUA LA COLPA È TUA LA RESPONSABILITÀ…
CAMBIA CIÒ CHE PUOI, ACCETTA CIÒ CHE DEVI…
L’arte di vivere
Buongiorno. Io come psicoterapeuta mi trovo spesso per aiutare le persone a favorire un qualche tipo di assertività. È un concetto un po’ di moda da qualche decennio che spesso viene usato in corsi e corsetti come fonte di aiuto e anche di business. Perché? Perché l’assertività nel suo nucleo fondamentale significa ESPRIMERE I PROPRI BISOGNI PENSIERI ED EMOZIONI FACENDO RICHIESTE MIRATE IN MODO DA RISPETTARE SÉ E GLI ALTRI NON OFFENDERE NESSUNO CERCARE DI AUMENTARE LA PROBABILITÀ DI OTTENERE CIÒ DI CUI SI HA BISOGNO. E fin qui tutto chiaro e anche allettante, per esempio, da applicare in azienda, nei propri gruppi di lavoro, ma anche nelle relazioni private, in famiglia, con gli amici e anche dal fruttivendolo e dal salumiere come forma di educazione e rispetto senza pretendere, ma imparando a chiedere e accettando che a volte non si ottiene ciò che si vorrebbe, anche se ciascuno di noi, chi più chi meno, vorrebbe che gli altri, la realtà, la vita fossero come piace a noi.
Qui si aprono due questioni. La prima sottolinea quanto detto sopra. La preghiera della serenità: “oh signore o universo dammi la forza per cambiare ciò che posso, la serenità per accettare ciò che non posso cambiare e soprattutto la saggezza di distinguere tra le due”. Un’altra preghiera sottolinea un altro aspetto di quanto detto, a mio parere ‘dovrebbe’ essere un’ispirazione, anzi ‘potrebbe’ essere un’ispirazione per tutti, ma appunto ognuno sceglie come sente, come vuole, come riesce, come può; eccola: “io sono io e tu sei tu, io non sto al mondo per soddisfare le tue aspettative e tu non stai al mondo per soddisfare le mie, se ci incontriamo può essere molto bello, altrimenti ognuno per la sua strada” (Preghiera della gestalt).
Ora la seconda questione aperta dal tema dell’assertivitá è molto fica, molto yeahhhh, piena di tecniche per ‘diventare più assertivi, capaci di affermare sé e migliorare la propria autostima e le proprie relazioni’. Oh yeahhh. Però certe volte arrivano i però. E sono quelli che si incontrano in terapia quando la persona ha capito tutto quello che c’è da sapere sull’assertività, a livello concettuale e tecnico (ha imparato tante strategie per….), ma nell’atto di applicarle trova difficoltà, in particolare incontra LA PAURA DI DIRE CIÒ CHE VORREBBE DIRE… MA NON RIESCE A DIRE. E qui, alla fine del lavoro sull’assertività che ha portato comunque ottimi risultati in tanti ambiti e relazioni, inizia il lavoro terapeutico sulla paura. Per chi si sente pronto per farlo. La terapia è più faticosa di un corso di apprendimento di strategie e tecniche. Diciamo che sono due step diversi del proprio percorso di crescita personale. Qui mi fermo, non voglio fare pubblicità al mio lavoro….
Passo però a parlare di una questione personale. Cercherò di essere breve. Da qualche tempo sto affrontando qualche problema di salute. Questo ha portato me, la mia famiglia, tutti i miei più cari amici e tanti conoscenti vicini e lontani a combattere insieme, ciascuno offrendo il proprio contributo di vicinanza, solidarietà, amore, ciascuno a suo modo, ciascuno da me apprezzato, facendomi sentire tanto tanto tanto amato. L’amore è la migliore delle cure. Si è aperto però anche un problema; da qui prende senso il cappello sull’assertività. In particolare, il fatto che nell’espressione della mia assertività dicendo ‘tante grazie per la tua vicinanza che sento nel mio cuore nascere dal tuo cuore e che mi aiuta e sostiene…. Grazie ma anche meno ‘. Sto mettendo in questo modo un limite (è uno dei principi dell’assertivitá) e il mio pensiero, condito di paura, è: potrebbe offendersi, potrebbe non capire ciò che volevo dire, potrebbe sentirsi non compreso, addirittura rifiutato o altro del genere che potrebbe portare ad emozioni di dolore, rabbia, tristezza e altro ancora. Mi dispiace ma questo è. Vi invito a rileggere le due preghiere. Il tuo desiderio di essermi vicino è totalmente legittimo e ti rende onore, solo che a volte le modalità, ad esempio cento messaggi, cento domande, cento per mille persone diventa un lavoro da gestire che nonostante il desiderio di partenza, invece che leggerezza e sostegno aggiunge pesantezza. E questo lo sperimento io personalmente e le persone più care a me vicine. Chattare non può diventare un lavoro soprattutto in un momento in cui forze e risorse sono dedicate ad altro. Quindi la mia richiesta assertiva è: diamoci una regolata, accetto con gratitudine ogni messaggio, vi dico che non risponderò immediatamente, ma se e quando possibile. Spero non ci restiate male, offendiate o simili. Altrimenti sarebbe comunque un ottimo punto di partenza per lavorare su voi stessi e la vostra crescita personale.
Vi ringrazio per l’attenzione e la pazienza e vi mando un caro saluto dal profondo del mio cuore. Con amore ❤️
Confidenza emotiva
Molte persone considerano le EMOZIONI come le PEGGIORI NEMICHE, le emozioni dolorose e anche quelle gioiose. Le prime vissute spesso come solamente disturbanti, le seconde perché “sono sempre più rare”, “quando arrivano durano poco”. In realtà, moltissime persone hanno difficoltà a maneggiare le emozioni. Anche quelle positive che si lasciano sfuggire: incapacità di gratitudine, incapacità a godersi i risultati raggiunti, difficoltà a trovare gioia nelle piccole grandi cose; solo per fare qualche esempio.
Per motivi che appartengono ad aspetti sociali, culturali, familiari e personali di varia natura abbiamo scarsa confidenza con il mondo delle emozioni. Per dirla semplicemente su una questione complessa: manchiamo un po’ tutti di una sana educazione emotiva. Questo, tra l’altro, porta molte persone a viversi una ‘impotenza passiva’ di fronte al proprio mondo emotivo, più o meno oscuro a se stessi, piuttosto che favorire un più sano e utile atteggiamento di ‘attiva responsabilità’ di fronte alle proprie emozioni che, anche fuori dalla consapevolezza personale, svolgono comunque un ruolo fondamentale nella nostra esperienza quotidiana e nella regolazione del nostro comportamento.
Vediamo più da vicino. Soprattutto il funzionamento delle cosiddette emozioni negative che tanto colorano le nostre giornate.
Le EMOZIONI DOLOROSE ci segnalano i nostri bisogni insoddisfatti e ci spingono all’azione. Dovrebbero, idealmente. Realmente, purtroppo, non sempre è così. Troppo spesso va in un altro modo.
La PAURA ci tiene fermi al palo, preferiamo il noto stagnante all’ignoto spaventante.
La PREOCCUPAZIONE ci porta a rimuginare invece che ad agire.
La VERGOGNA ci blocca rispetto all’esprimere parti vitali e desideranti di noi stessi, sarebbe un’onta insostenibile sentirsi giudicati per chi siamo e per cosa facciamo.
La TRISTEZZA ci porta ad allagarci delle nostre stesse lacrime, e non ci fa cercare il conforto utile e amorevole per superare il momento doloroso.
Il SENSO DI COLPA ANTICIPATO ci fa tentennare dal fare ciò che vorremmo fare; il timore è di far male ad altri, se dessimo seguito ai nostri desideri.
Il SENSO DI COLPA PER QUALCOSA DI GIÀ FATTO ci fa ruminare in modo dannoso, invece che tentare di comprendere e ‘riparare’.
La nostra legittima RABBIA si veste di paura di distruggere le nostre relazioni e di restare soli e finiamo per distruggere solo noi stessi tenendola tutta dentro. Oppure la esprimiamo in modo eccessivo, violento.
L’INVIDIA ci lascia nel rancore invece di farci accendere il motore per migliorare noi stessi.
Il RIMORSO è come uno sputo che ci diamo addosso e poi un altro e un altro ancora e dimentichiamo che probabilmente ciò che abbiamo fatto ci sembrava giusto allora.
Il RIMPIANTO ci lascia a ruminare sul tempo passato e ci trattiene dal fare ciò che ora sarebbe per noi utile fare.
La NOSTALGIA ci ancora con dolore al passato e ci impedisce di vivere con pienezza il presente.
Il DOLORE, purtroppo inevitabile di fronte a certe delusioni e perdite, se lo neghiamo, finisce per ingigantirsi e gonfiarsi di altri pensieri velenosi ed emozioni tossiche che potremmo, invece, assolutamente evitare.
Quando arrivano certi FATTI SPIACEVOLI, dobbiamo imparare a riconoscere i PENSIERI che ci facciamo sopra e accogliere le EMOZIONI che emergono di conseguenza.
Quando succedono certi eventi, le emozioni che proviamo sono assolutamente naturali e sane e dobbiamo imparare a legittimarle ovvero a considerarle messaggeri importanti rispetto a ciò che ci sta accadendo e ai BISOGNI che abbiamo.
Se riconosciamo l’emozione e il bisogno, possiamo adottare L’AZIONE più sana e utile per soddisfarlo e ristabilire un nostro equilibrio interno e con la realtà esterna.
Solo così possiamo vivere veramente bene un nuovo momento… E ogni nuovo momento… E ogni nuovo giorno del resto della nostra vita…
Molta parte della sofferenza, troppo spesso, è dovuta all’incapacità che abbiamo di maneggiare le emozioni… Che… Non riconosciute, non legittimate, non comprese, non espresse in modo adeguato, trovano ‘vie malate per farsi riconoscere’, sono diventate sintomi psicologici e somatici, creando problemi spesso anche nelle relazioni.
In psicoterapia, nella diversità di ogni percorso legato all’unicità della richiesta d’aiuto della persona, si lavora sempre e comunque, in modo esplicito o implicito, sull’apprendere, coltivare e potenziare la ‘confidenza col proprio mondo emotivo’ e la capacità di ‘padroneggiare’ le proprie emozioni al servizio di scelte consapevoli, responsabili, utili al nostro benessere psicologico, fisico e interpersonale.
Il potere della tua mente per il tuo benessere
Molte persone hanno convinzioni che non solo generano sofferenza, ma ostacolano anche la via verso il benessere. E questo, oltre che nella vita quotidiana, diventa particolarmente evidente quando arrivano in terapia. In particolare, alcune delle loro credenze si traducono in una scarsa consapevolezza del potere che hanno sul loro stare male e sulla possibilità di stare bene.
Diventa allora fondamentale portare le persone alla CONSAPEVOLEZZA DEL POTERE DELLA LORO MENTE. Ad esempio, alcune persone sono convinte che la loro sofferenza dipenda da qualche disfunzione di origine biologica o del sistema nervoso e ciò impedisce loro di riconoscere quanto, invece, ferme restando alcune difficoltà di origine organica, molto dipenda dal loro modo di rappresentarsi la realtà e dal loro modo di agire nella realtà come rappresentata.
Altri individui sono convinti che i loro problemi dipendano sostanzialmente da altre persone e perciò si sentono vittime passive dell’esterno, arrabbiate e sfiduciate piuttosto che in grado di prendere in mano le redini delle proprie scelte.
Altri ancora sono invece convinti di essere sostanzialmente deboli e inadeguati, incapaci di adottare comportamenti sani e destinati a soccombere di fronte alle avversità della vita e alla forza degli altri.
Un quarto tipo di convinzioni che impediscono di riconoscere il potere della propria mente è tipico di quelle persone che si sentono vittime delle frustrazioni del passato, della loro famiglia disfunzionale, di genitori inadeguati, degli eventi avversi che hanno vissuto; in tal modo non si riconoscono il potere che hanno di rivisitare il senso di ciò che è accaduto, anche delle sfortune e dei traumi, per riuscire comunque oggi a fare scelte sane e in linea coi propri bisogni.
Prima di lavorare su obiettivi specifici (riduzione di ansia, cura della depressione, risoluzione di conflitti, regolazione delle emozioni, miglioramento di relazioni, apprendimento di abilità e nuovi comportamenti, ecc.), è fondamentale portare la persona a diventare consapevole che il potere della guarigione e del benessere equivale in gran parte al potere della sua mente, in particolare della sua capacità di sviluppare modi di pensare e di agire più realistici, sani, adattivi. A partire dalla consapevolezza di ciò che possiamo impegnarci a cambiare e di ciò che possiamo imparare ad accettare come nostro limite e impotenza.
Tutti abbiamo bisogno di respirare
Tutti abbiamo bisogno di respirare così come tutti abbiamo bisogno di sentirci amati e stimati. Di ‘sentire’, con tutto il nostro ‘corpo’:
Io sono amabile e amato!!!
Io sono pieno di valore e stimato!!!
Tutto il nostro comportamento, alla fine della fiera, va in quella direzione: ottenere dosi sufficienti di amore e stima, una vera e propria necessità vitale.
Ti invito a notare i tuoi comportamenti, quelli minimi, delle tue routine quotidiane e quelli più significativi, nelle attività più importanti della tua giornata e della tua vita…
In maniera a volte chiara e a volte più sfumata, tutti mirano a soddisfare quei due bisogni di base. Sì, anche gli automatismi abitudinari più ordinari hanno quello scopo, magari con catene diverse di associazioni, tutti vogliono arrivare a farci sentire amati e stimati.
Perché fai quello che fai? Perché ti alzi la mattina? Perché ti lavi? Perché cerchi di essere almeno presentabile quando esci? Perché sei gentile con gli altri? Perché sei scontroso con alcuni, ma gentile con altri? Perché vai a lavoro? Perché coltivi certe relazioni? Perché vuoi piacere a qualcuno? Perché cerchi di fare bene certe cose, ad esempio di essere un certo tipo di persona, di partner, di genitore, di figlio, di amico, di lavoratore? Perché ti curi dei tuoi hobby?
Alla domanda “perché fai quello che fai?” possono seguire una, poche o tante risposte conseguenti tra loro, ma l’ultima risposta ha sempre a che fare con … “Perché voglio sentirmi amato e stimato!!!”
E quindi? E quindi spesso succede che si creano degli squilibri nel tuo comportamento che generano sofferenza fisica e psicologica. In nome di questi due grandi scopi e valori, Amore e Stima, possiamo trascurare la nostra salute fisica ed emotiva e avere problemi nelle nostre relazioni.
E quindi? Il lavoro di crescita personale e cura di sé deve basarsi sulla ricerca della strada migliore possibile nella direzione di Amore e Stima. La migliore possibile per sé in questo momento della propria vita…
Conflitti
Preferisci tentare di esaudire un tuo desiderio e rischiare le conseguenze temute di questa soddisfazione? O preferisci lasciare stare il tuo desiderio evitandoti in questo modo rischi terribili?
Qualcuno direbbe, forse molti: “evviva sempre il desiderio!”. E io sono d’accordo con te. In linea di principio. Al tempo stesso, fai sempre attenzione a distinguere i buoni propositi e le dichiarazioni tipo aforisma da social (“il desiderio prima di ogni cosa”) e la realtà concreta che ti ritrovi a vivere o a poter vivere.
Qualcun altro direbbe: “dipende dal contesto, dalla situazione, dal tipo di desiderio e di paura”. E come non essere d’accordo anche con questo. Un conto è il desiderio di una bomba al cioccolato e il rischio delle maniglie dell’amore, un altro conto è il desiderio di approcciare quella ragazza e il rischio di una cocente delusione, altro ancora è il senso di colpa che credi di provare se realizzi il tuo desiderio di lasciare la casa dei genitori proprio ora che mamma è sola.
Di solito, i desideri sono abbastanza chiari alla nostra consapevolezza mentre gli scenari che vogliamo evitare sono un po’ più nebulosi e riguardano la paura di essere giudicati, esclusi e rifiutati; la paura di essere lasciati soli; la paura di tradire la fiducia di qualcuno e deluderlo; la paura di brutte figure; la paura di sentirsi in colpa; la paura di far male a persone a cui si vuole bene; la paura di perdere il controllo; ecc. Potrai trovare certamente anche tu altri esempi per te significativi.
La scelta è semplice: o cerchi di soddisfare il tuo desiderio e accetti il rischio delle conseguenze che temi e che vivi come intollerabili oppure per evitare questo rischio, che anticipi nella tua mente come troppo doloroso e insostenibile, rinunci a tentare di soddisfare il tuo desiderio.
Semplice, ma quasi mai facile. Tra le maglie di questo conflitto tra ciò che vuoi e ciò che non vuoi si gioca molta parte della tua sofferenza e del tuo benessere e quindi anche una buona parte della cura.
Scioglilingua
Oggi ti presento uno scioglilingua sugli opposti. Stare vs fare. Fare vs vivere. Vivere vs correre. Correre vs andare al proprio passo.
La vita frenetica inizia col pensiero continuo alla lista, anche solo mentale, delle cose da fare da qui in avanti (“ora faccio questo, poi devo fare quest’altro, quindi farò quello e quell’altro”). Un tipico pensiero, più o meno consapevole, che accompagna questo tipo di vita è “sto perdendo tempo con questa cosa (qui)… Devo occuparmi di quella cosa (lì)”. Qui vs lì. Salvo poi quando arriviamo lì… Pensare alla successiva cosa da fare… Insomma sempre lì, mai qui, ora.
È importante certamente l’agenda e la pianificazione, così come a volte è importante correre e fare cose rapidamente, anzi è fondamentale, ma anche accompagnate dalla capacità di stare in ogni esperienza nel qui e ora. Altrimenti arriveremo all’ultimo lì … senza mai aver vissuto qui.
Ciascuno di noi può imparare l’abilità di stare nel qui e ora…
A ciascuno di noi la scelta…
Le mille pratiche meditative esistenti al mondo sono basate sul principio e sulla capacità di stare nel qui e ora. Pur nella diversità, ogni pratica prevede tre passaggi fondamentali.
1. Scegliere un FOCUS cui prestare attenzione consapevole, ad esempio il respiro o le sensazioni provenienti da una mano o da altre parti del corpo.
2. RICONOSCERE LA MENTE CHE VAGA, cioè notare la propria attenzione che tende a spostarsi dal focus ed essere catturata da pensieri, immagini, ricordi ed ogni altro prodotto della mente che può essere rimuginato.
3. TORNARE GENTILMENTE AL FOCUS, SENZA GIUDICARSI. Noti la distrazione e sposti di nuovo l’attenzione al focus. È normale che la mente vaghi, è il suo mestiere, si è evoluta in milioni di anni per risolvere problemi col pensare. Solo che a volte, troppo spesso purtroppo, non solo non aiuta a risolvere problemi, ma la sua iperattività rimuginativa finisce per alimentare e mantenere i problemi.
La pratica meditativa basata su questi tre passaggi e sul principio del qui e ora aiuta a recuperare le funzioni adeguate della mente e ha una serie di altri benefici sul benessere psicofisico quali: potenziamento del sistema immunitario, regolazione del metabolismo, miglioramento della capacità di concentrazione, riduzione dell’ansia, miglioramento nelle proprie capacità comunicative, regolazione dell’umore e delle emozioni, aiuto nel prendere decisioni, miglioramento dei rapporti interpersonali. Tanto per fare qualche esempio…
A ciascuno di noi la scelta di imparare a stare nel qui e ora… Imparando a lasciare andare la nostra tossica vita frenetica…
Chi altro sarei io, se…
“Non mi ricordo di mia madre. È morta che avevo un anno. Tutto ciò che c’è di disperso e duro nella mia sensibilità viene dall’assenza di questo calore e dalla nostalgia inutile dei baci che non ricordo. […] È la nostalgia dell’altro che io avrei potuto essere che mi smarrisce e spaventa! Chi altro sarei io, se mi avessero dato quella tenerezza che, partendo dal grembo, giunge a ricoprire di baci il viso del bambino?” (Fernando Pessoa. Il libro dell’inquietudine).
Ciascuno di noi è figlio della propria famiglia e della propria storia. Figlio delle assenze e delle presenze, degli eccessi e delle carenze. Figlio delle cose che sono andate come sono andate.
Ciascuno di noi avrebbe potuto essere qualcun altro. Per questo, ogni percorso di crescita e cura di sé ha tra i suoi obiettivi quello di imparare a dire, a sentire, a interiorizzare: “è andata così!”
Mi è capitato questo…
Ho scelto questo…
È andata così…
In questa consapevolezza troviamo il nostro dolore e possiamo trovare anche il nostro amore per la vita, per noi stessi, per gli altri, il nostro benessere…
In un mondo che… Cosa devi fare tu…
In un mondo che è sempre più oscuro, fonte di confusione e pieno di incertezze, poche sono le certezze, chiare ed evidenti:
1. Se vuoi migliorare il tuo benessere, oltre che ridurre la tua sofferenza, devi agire su te stesso, impegnarti in prima persona per attivare cambiamenti.
2. Dai tuoi cambiamenti si attiveranno conseguenze ed influenze verso l’esterno, verso gli altri e l’ambiente.
3. Le vie del cambiamento sono infinite.
Ovvero:
A. Smetti di inseguire la missione impossibile di cambiare gli altri o aspettare che cambino. Il cambiamento esterno puoi desiderarlo, devi chiedere e agire per attivarlo, puoi sperare di ottenere ciò che chiedi, devi saper accettare anche i rifiuti, le frustrazioni e le delusioni.
B. Quando cambi tu, certamente gli altri avranno a che fare con una persona diversa e ciò potrà avere un’influenza più o meno grande sul loro comportamento, a volte positiva per te, a volte meno desiderabile. Questo è…
C. Puoi cambiare i tuoi comportamenti e le tue abitudini, puoi cambiare i tuoi pensieri e il tuo modo di pensare, puoi cambiare le tue emozioni e il tuo modo di esprimerle e governarle, puoi agire sulle tue sensazioni somatiche per attivare stati di benessere, puoi imparare a comunicare in modo più efficace con gli altri, puoi imparare a governare i conflitti interpersonali, puoi governare il tuo tempo in modo più consapevole e in linea coi tuoi bisogni e desideri. Puoi coltivare la tua spiritualità al servizio della tua evoluzione personale e chissà quanti altri cambiamenti puoi fare, in ogni ambito, ruolo e relazione della tua vita. La tua fantasia e creatività non hanno limiti…
E puoi anche leggere e trarre ispirazione per i tuoi cambiamenti da ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.