Match interiore

Hai anche tu QUALCOSA CHE NON RIESCI A NON FARE? Magari vorresti non farlo, ma non riesci a non farlo.
Non mi riferisco alle tentazioni, quelle che “non dovresti” e, invece, finisci per “caderci”. Mi riferisco, in particolare, alle cose che dentro te ti dici che devi fare! Per forza! Devi farle!!! Altrimenti? Altrimenti c’è un qualche tipo di paura che senti, che immagini proveresti se ti permettessi di non fare quella cosa. Esempi. Devi per forza fare i piatti la sera. Devi assolutamente sottolineare ogni volta che leggi un libro. Devi assolutamente chiamare il tuo amico ogni giorno. Devi assolutamente essere presente alla festa aziendale. Devi assolutamente essere il primo. Devi assolutamente occuparti dei bisogni degli altri. Devi assolutamente controllare ogni cosa. Devi fare ogni cosa in modo perfetto.
Poi ci sono PENSIERI CHE NON RIESCI A NON FARE. Pensare al futuro e pensare al passato, superando il limite di quanto ti può essere utile farlo.
Pensare al futuro può essere utile, ma non può diventare un rimuginare sterile per risolvere ogni incertezza oppure pensare al futuro per programmare in modo ossessivo cosa farai tra 16 anni, 4 mesi e un giorno. L’illusione è quella di avere il controllo totale.
Pensare al passato può essere utile per apprendere dall’esperienza, ma spesso rischia di diventare ruminazione rabbiosa sugli errori altrui o ruminazione depressiva sui propri errori e difetti. Ancora una volta è importante superare l’illusione del controllo: il passato può essere un grande maestro, ma non può trasformarsi in una gabbia in cui chiudiamo noi stessi.
Anche pensare agli altri può trasformarsi da attività utile per buone relazioni, sia personali che professionali, ad attività dannosa caratterizzata da ansie, rancori, delusioni, ecc.
Ma allora, PERCHÉ LO FAI? PERCHÉ NON RIESCI A NON FARLO?
Quando si tratta di cose che devi assolutamente fare nonostante la realtà ti dia anche altre possibilità, probabilmente, sei preda del GIUDICE INTERIORE. Sotto il suo SGUARDO MINACCIOSO CHE INCUTE PAURA. Si attiva un vero è proprio MATCH INTERIORE tra il tuo giudice interiore (una parte di te) e un’altra parte di te che ha altri desideri e bisogni ma non riesce a liberarsi dal rimprovero e dalla colpa, dal giudizio e dalla critica.
Più in dettaglio: quel è la minaccia di quello sguardo giudicante? Se ti comporti così… Allora…
Per cosa devi giustificarti di fronte al giudice severo? Per cosa devi rendergli conto? Giustificarti rispetto a quale difetto o errore, presunto o reale? Per sentirti libero da quale dovere? Per giustificare quali bisogni e desideri?
L’aspetto fondamentale è proprio lo scontro tra il giudice che impone regole, imperativi, divieti e altre parti di sé che portano bisogni e desideri che non rientrano nelle costrizioni imposte dal giudice interno.
Devi… Vorrei…
Non devi… Mi piacerebbe…
È assolutamente necessario che… Preferirei che…
Se vince sempre il giudice interiore, prima o poi, in una forma o nell’altra, arriva la malattia, la sofferenza, fisica, psicologica, nelle relazioni.
Per vincere questo match interiore ovvero per promuovere salute e benessere fisico, emotivo e nelle relazioni, è fondamentale dare energia e spazio a quelle parti di sé che portano quei bisogni e desideri autentici, più vicini a ciò che è realmente importante e vitalizzante per la persona. Per te.
Il dialogo interno deve orientarsi su darsi il PERMESSO di fare NUOVE SCELTE, rispetto a quelle imposte dal giudice interiore. Rispettare e seguire le ‘regole’ buone per sé (nel rispetto degli altri, ma senza compiacere gli altri) e anche ‘saper trasgredire’ quelle eccessive che sono solo fonte di dolore, senso di colpa, vergogna.
A quel punto non resta che tradurre il match interno in EFFETTIVI NUOVI COMPORTAMENTI, iniziare a fare ciò solitamente abbiamo paura di fare, cominciando da piccole, ma decisive azioni che spostano le cose, che attivano cambiamenti desiderati, affrontando gli annessi e connessi delle proprie scelte nuove ovvero predisponendosi ad affrontare le reazioni degli altri e le proprie reazioni emotive (paure, sensi di colpa, ecc.). In questo modo parte il cambiamento verso la Vita che Veramente Vogliamo…

Riparare il riparabile

Traumi, dolori, ferite, angosce tendono a tornare e forse lo faranno per sempre. Noi possiamo imparare a governarli al meglio ovvero riconoscerli e disinnescare la sofferenza che generano. La sofferenza che noi generiamo col ‘mantenerli in vita’ oltre la loro tendenza a ripresentarsi.
Quello che si può fare in terapia è:
1. Riconoscere la sofferenza attuale: ansia, depressione, sintomi vari, problemi di relazione, ecc.
2. Comprendere cosa genera e mantiene questa sofferenza: le situazioni che viviamo, le emozioni che proviamo, i pensieri che facciamo, come ci comportiamo
3. Rivedere la nostra storia dolorosa connessa alla sofferenza attuale
4. Mettere in discussione se stessi e gli altri. Errori e colpe sono punti di partenza per modificare il modificabile
5. Attribuire nuovi significati a ciò che abbiamo vissuto
6. Trarre ora sollievo emotivo e riduzione del dolore da questa rivisitazione
7. Individuare ora nuove azioni e nuovi modi di reagire ed agire di fronte al passato doloroso che ritorna al presente

Il tutto sempre in contatto con le emozioni che proviamo: riconoscere, legittimare, ascoltare, prendersi cura delle emozioni che viviamo mentre guardiamo e riguardiamo la nostra storia. Cogliere i bisogni che emergono da quelle emozioni, perché ogni emozione dolorosa conduce ad un bisogno frustrato. Fare qualcosa di utile, sano e adattivo con quel bisogno. Per imparare a ridurre la frustrazione e/o a gestirla meglio che in precedenza.
Un esempio per illustrare.
1. Sono sempre impulsivo, reattivo, scatto con rabbia per ogni minima cosa, ciò mi fa stare sempre in tensione e spesso sentire in colpa.
2. Mio padre mi ha detto ‘ironicamente’ che ancora non ha capito cosa voglio fare nella vita… Mi sono sentito criticato, svalutato, non ascoltato, non compreso. Ho provato rabbia, ho pensato di non meritare battute del genere perché prima di tutto per me è difficile questa situazione di incertezza a 30 anni. Gli ho dato una rispostaccia aggressiva (…), credo di averlo offeso.
3. Mio padre è sempre stato così. So che mi vuole bene e vuole il mio bene, ma davanti a questo suo modo di fare ho sempre reagito stizzito e rabbioso.
4. Credo sarà utile comprendere meglio questa mia sensibilità e reattività e al tempo stesso iniziare a comunicare con mio padre in modo diverso, voglio imparare a dire cosa penso e cosa provo quando lui si comporta il quel modo. Voglio cercare di farmi ascoltare e comprendere rispetto alle situazioni che mi fanno soffrire.
5. Probabilmente se inizio a parlare io diversamente a mio padre, le sue risposte e reazioni mi aiuteranno a capire meglio il suo punto di vista e il nostro rapporto. Ciò mi permetterà, spero, di vivere certi scambi con lui in modo più sereno, anche accettando i suoi eventuali limiti nel comprendermi e i miei limiti nel governare queste situazioni in cui mi arrabbio e scatto…
6. Spero di stare meglio inquadrando il tutto in modo nuovo. Forse alcune frustrazioni andranno via, altre riuscirò a capirle e gestirle meglio.
7.  Potrò continuare così a lavorare sulla mia ferita dolorosa, sul modo in cui ho imparato a reagire in questo modo e come posso imparare a trovare modi più utili, sani e adattivi per fare i conti col dolore antico che tende a tornare.

Scioglilingua

Oggi ti presento uno scioglilingua sugli opposti. Stare vs fare. Fare vs vivere. Vivere vs correre. Correre vs andare al proprio passo.
La vita frenetica inizia col pensiero continuo alla lista, anche solo mentale, delle cose da fare da qui in avanti (“ora faccio questo, poi devo fare quest’altro, quindi farò quello e quell’altro”). Un tipico pensiero, più o meno consapevole, che accompagna questo tipo di vita è “sto perdendo tempo con questa cosa (qui)… Devo occuparmi di quella cosa (lì)”. Qui vs lì. Salvo poi quando arriviamo lì… Pensare alla successiva cosa da fare… Insomma sempre lì, mai qui, ora.
È importante certamente l’agenda e la pianificazione, così come a volte è importante correre e fare cose rapidamente, anzi è fondamentale, ma anche accompagnate dalla capacità di stare in ogni esperienza nel qui e ora. Altrimenti arriveremo all’ultimo lì … senza mai aver vissuto qui.
Ciascuno di noi può imparare l’abilità di stare nel qui e ora…
A ciascuno di noi la scelta…
Le mille pratiche meditative esistenti al mondo sono basate sul principio e sulla capacità di stare nel qui e ora. Pur nella diversità, ogni pratica prevede tre passaggi fondamentali.
1. Scegliere un FOCUS cui prestare attenzione consapevole, ad esempio il respiro o le sensazioni provenienti da una mano o da altre parti del corpo.
2. RICONOSCERE LA MENTE CHE VAGA, cioè notare la propria attenzione che tende a spostarsi dal focus ed essere catturata da pensieri, immagini, ricordi ed ogni altro prodotto della mente che può essere rimuginato.
3. TORNARE GENTILMENTE AL FOCUS, SENZA GIUDICARSI. Noti la distrazione e sposti di nuovo l’attenzione al focus. È normale che la mente vaghi, è il suo mestiere, si è evoluta in milioni di anni per risolvere problemi col pensare. Solo che a volte, troppo spesso purtroppo, non solo non aiuta a risolvere problemi, ma la sua iperattività rimuginativa finisce per alimentare e mantenere i problemi.
La pratica meditativa basata su questi tre passaggi e sul principio del qui e ora aiuta a recuperare le funzioni adeguate della mente e ha una serie di altri benefici sul benessere psicofisico quali: potenziamento del sistema immunitario, regolazione del metabolismo, miglioramento della capacità di concentrazione, riduzione dell’ansia, miglioramento nelle proprie capacità comunicative, regolazione dell’umore e delle emozioni, aiuto nel prendere decisioni, miglioramento dei rapporti interpersonali. Tanto per fare qualche esempio…
A ciascuno di noi la scelta di imparare a stare nel qui e ora… Imparando a lasciare andare la nostra tossica vita frenetica…

Il prima possibile e non di più

Quando ti senti triste, accogli la tristezza come un messaggio importante per te, identifica ciò che hai perduto e facci qualcosa di utile, il prima possibile. Trova il tuo bisogno e cerca di soddisfarlo, ad esempio trovare conforto o incoraggiamento per affrontare la perdita, la mancanza, il momento difficile. Ben consapevole di ciò che puoi ottenere e di ciò che devi accettare anche se non ti piace.
Quando ti senti spaventato, accogli la paura come un messaggio importante per te, identifica il pericolo o la minaccia che avverti e fai qualcosa di utile, il prima possibile. Trova il tuo bisogno e cerca di soddisfarlo, ad esempio rassicurarti e contenere la minaccia, affrontare l’ignoto con coraggio e fiducia.
Quando ti senti arrabbiato, accogli la rabbia come un messaggio importante per te, identifica il danno o l’ingiustizia subiti o qualsiasi altra situazione sia origine della tua rabbia e facci qualcosa di utile, il prima possibile. Trova il tuo bisogno e cerca di soddisfarlo, ad esempio ristabilisci la situazione che vorresti o ripara il danno. Sempre consapevole che non sempre le cose sono o possono essere come noi vorremmo.
Lo stesso percorso vale per ogni emozione: accoglila con apertura e disponibilità, cercane i motivi, fai qualcosa di utile per trasformare la frustrazione in soddisfazione. Qualcosa sarà proprio come vorresti e qualcosa sarà distante dai tuoi desideri. Funziona così la vita.
Certamente, funzionano così le cose, ma l’aspetto più importante è come affronti ciò che ti capita, quali emozioni vivi e come reagisci alle tue stesse emozioni.
Sentire, pensare e agire. Il prima possibile e non di più. Rifletti il giusto e agisci per tentare di soddisfare i bisogni insoddisfatti. Questo è il segreto per affrontare i propri momenti difficili, invece che cominciare a rimuginare all’infinito su quanto accaduto, sulle emozioni vissute, sugli stati d’animo che ti arrivano, su come avresti dovuto agire o su come avrebbero dovuto agire gli altri, su quanto sei sbagliato o su quanto è sbagliata la vita. Pensieri su pensieri su pensieri che, invece che portarti soluzioni, ti amplificano i problemi.
In sintesi:
Accogli l’emozione, il valore che ti porta…
Rifletti quanto ti è utile, il prima possibile e non di più…
Agisci in modo efficace per risolvere problemi e  soddisfare bisogni…
Goditi il risultato, anche se non perfettamente corrispondente a ciò che volevi…
Accetta con serenità e vai avanti, con apertura alle emozioni, riflessioni utili ed azioni efficaci, guidato dai tuoi valori che definiscono ciò che è importante per te…
Non ti resta, a questo punto, che leggere ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.

Le tue attività quotidiane, tra miserie e meraviglie

Osserva le attività che svolgi durante la giornata. Magari alcune giornate sono tutte uguali, mentre alcune sono particolari, diverse. Prendi una tua giornata e osserva le attività in cui sei impegnato nei diversi ambiti e ruoli, da quando ti svegli a quando vai a dormire.
Osserva con attenzione e rispondi: quanto ciascuna delle mie attività riempie di valore la mia vita? Usa queste possibilità di risposta multipla: questa specifica mia attività è per me piena di valore, apparentemente di valore, mezza piena, mezza vuota, apparentemente vuota, vuota di valore.
Fallo per qualche giornata, osserva e valuta, in base al tuo sentire e al tuo riflettere…
E dopo questa valutazione rifletti su quanto le tue attività, le tue scelte, le tue ‘apparentemente non scelte’ siano realmente per te al servizio di una vita vicina ai tuoi valori, scopi e desideri. A quel punto potresti anche misurare, sempre in base alle tue sensazioni, emozioni e riflessioni, quanto è ‘piena di valore’ la tua vita da 1 (praticamente senza valore) a 10 (ricca di valore) e quanto è grande lo scarto tra la vita che vivi e quella che vorresti vivere.
La consapevolezza maturata attraverso questa auto-osservazione (io che guardo me) ti avrà certamente fornito un orientamento su alcuni obiettivi generali su cui potresti lavorare per coltivare il tuo benessere… A quel punto non ti resta che farti guidare da ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line… Per togliere miserie e mettere meraviglie …

La vita che vuoi

Se io ti chiedessi qual è la vita che vuoi, tu mi daresti la tua risposta. La vita che voglio è fatta di… E di… E ancora di…
Probabilmente se ti avessi fatto la stessa domanda qualche tempo fa o tanto tempo fa, mi avresti dato una risposta diversa, forse simile o forse anche molto diversa…
E probabilmente la stessa cosa succederebbe se ti facessi la stessa domanda tra qualche tempo o più in là ancora nel futuro…
Forse è scontato, forse no.
Allora 4 domande, apparentemente semplici, per un percorso di consapevolezza che dura tutta la vita.
1. Qual è la vita che vuoi?
2. Cosa vorresti fosse presente nella vita che vuoi?
3. Cosa deve accadere per realizzare la vita che vuoi?
4. Cosa devi fare tu per avvicinarti alla vita che vuoi?
Ti consiglio di prendere un quaderno da dedicare specificamente alle risposte a queste domande. Carta, penna, matita, colori, cancella, modifica, asterisco e così via. Potresti farlo anche su dispositivi elettronici, ma credo di poter dire che non sarebbe la stessa cosa. Meglio un quaderno cartaceo a tua disposizione, per tutta la vita… Per la vita che vuoi!
Intanto, se vuoi leggere e farti aiutare dal mio libro ‘Alice nel paese delle miserie’, puoi ordinarlo direttamente in libreria oppure on line.

Si fa presto a dire cambiamento…

Vuoi cambiare un comportamento che vorresti cambiare? Vuoi veramente cambiare un comportamento? Ovviamente, hai capito che puoi cambiare solo un tuo comportamento e non il comportamento degli altri?
Per rispondere a queste domande sono utili altre domande in modo da fare una certa chiarezza che spiana l’azione concreta per cambiare effettivamente.
Quale tuo comportamento vuoi cambiare? Descrivilo nello specifico, ad esempio, vorrei smettere di picchiare mio figlio quando non mi ascolta; vorrei smettere di dire sempre sì al capo, soprattutto quando mi fa richieste ingiuste; vorrei reagire in modo meno impulsivo quando mi sento deluso; vorrei smettere di sentirmi in colpa pensando di andare a vivere a Dublino sapendo che mamma ci soffrirà.
Cosa genera il tuo comportamento? Quali pensieri e stati d’animo precedono, accompagnano e seguono il comportamento che vorresti cambiare?
Quali bisogni soddisfa il comportamento che vorresti modificare? Quali scopi? Quali funzioni svolge quel comportamento? A che ti serve?
Quali fattori esterni e interni ostacolano questo cambiamento che vorresti? Chi e cosa impedisce questo cambiamento?
Cosa ti serve ora per attivare concretamente il cambiamento che vorresti? Quali strumenti? Quali risorse? Come puoi ottenerli?
Le domande stimolano la riflessione, questa prepara alla scelta consapevole e responsabile ovvero all’azione. L’azione fornisce informazioni importanti per comprendere cosa è successo rispetto alle intenzioni iniziali, ai propri bisogni ed obiettivi. Da queste informazioni può attivarsi una nuova riflessione e via così: azione, riflessione, azione, fino alla soddisfazione (si spera), imparando anche ad accettare ciò che non riusciamo ad ottenere e non è andato come avremmo voluto.
Siamo un po’ tutti come ‘Alice nel paese delle miserie’, nel mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line. Un po’ tutti a fare i conti con le nostre miserie e a cercare le nostre meraviglie…

In un mondo che… Cosa devi fare tu…

In un mondo che è sempre più oscuro, fonte di confusione e pieno di incertezze, poche sono le certezze, chiare ed evidenti:
1. Se vuoi migliorare il tuo benessere, oltre che ridurre la tua sofferenza, devi agire su te stesso, impegnarti in prima persona per attivare cambiamenti.
2. Dai tuoi cambiamenti si attiveranno conseguenze ed influenze verso l’esterno, verso gli altri e l’ambiente.
3. Le vie del cambiamento sono infinite.
Ovvero:
A. Smetti di inseguire la missione impossibile di cambiare gli altri o aspettare che cambino. Il cambiamento esterno puoi desiderarlo, devi chiedere e agire per attivarlo, puoi sperare di ottenere ciò che chiedi, devi saper accettare anche i rifiuti, le frustrazioni e le delusioni.
B. Quando cambi tu, certamente gli altri avranno a che fare con una persona diversa e ciò potrà avere un’influenza più o meno grande sul loro comportamento, a volte positiva per te, a volte meno desiderabile. Questo è…
C. Puoi cambiare i tuoi comportamenti e le tue abitudini, puoi cambiare i tuoi pensieri e il tuo modo di pensare, puoi cambiare le tue emozioni e il tuo modo di esprimerle e governarle, puoi agire sulle tue sensazioni somatiche per attivare stati di benessere, puoi imparare a comunicare in modo più efficace con gli altri, puoi imparare a governare i conflitti interpersonali, puoi governare il tuo tempo in modo più consapevole e in linea coi tuoi bisogni e desideri. Puoi coltivare la tua spiritualità al servizio della tua evoluzione personale e chissà quanti altri cambiamenti puoi fare, in ogni ambito, ruolo e relazione della tua vita. La tua fantasia e creatività non hanno limiti…
E puoi anche leggere e trarre ispirazione per i tuoi cambiamenti da ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.

Ingolfamento

La domanda è: a che pro? La risposta non c’è o non è convincente.
Oggi ti invito a notare nella tua giornata quali sono le attività e le abitudini che ti ostini a compiere e mantenere anche se non sai proprio perché lo fai o la tua motivazione è debole. E comunque l’onere di farlo è diventato nel tempo molto più grande del beneficio che ne ricavi. Un esempio che accomuna molte persone potrebbe essere: perché continui a mantenere nell’armadio (con relativo cambio stagione) vestiti che sono anni che non metti? Soprattutto se non è la camicia che ti regalò il tuo primo partner o quella con cui ricordi una particolare esperienza. Ma sono tanti vestiti… Esempio simile può riguardare alcuni cassetti ingolfati. Oppure scrivere troppi post… Scrollare continuamente sui social… Correre di corsa… Fare switch tasking…
Inizia a notare nei vari ambiti della tua vita… A casa… A lavoro… In una particolare relazione (col tuo partner, con tuo figlio, con un genitore, con un collega, col fruttivendolo)… Trova l’ostinazione…
Perché lo fai? Qual è il senso? Come ti fa sentire farlo? Un senso non ce l’ha, come dice il poeta? No. Il senso ce l’ha! Il senso c’è, ma non si vede!
Allora, dopo la pratica del ‘notare queste tue ostinazioni’, te ne suggerisco una seconda: prendi una di queste tue abitudini e prova a cambiare qualcosa… Vedi tu cosa… Da dove puoi e vuoi cominciare… E vedi l’effetto che fa… (Come reagisci? Cosa senti? Cosa pensi?)… Potrebbe essere una pratica molto potente per la tua consapevolezza e chissà, se ti va, per alcuni cambiamenti…

Tre strategie per l’efficacia personale

Spesso in terapia le persone si bloccano all’inizio del percorso perché hanno difficoltà nel fare chiarezza sui propri obiettivi terapeutici. Vogliono un generico stare meglio o un’impossibile totale libertà da ansie ed emozioni dolorose oppure vogliono raggiungere obiettivi senza aver fatto i conti con gli obiettivi degli altri (spesso in contraddizione coi propri).
Tre strategie sono fondamentali per definire i tuoi obiettivi in modo da rendere più probabile la loro realizzazione. E questo anche se non fai terapia…
1. Definisci obiettivi realistici ovvero possibili da raggiungere. “Vorrei non morire fisicamente” allo stato attuale delle conoscenze scientifiche e tecnologiche risulta una missione impossibile. “Vorrei non provare più ansia” anche è impossibile. “Vorrei ridurre la mia ansia” come “Vorrei imparare a governare la mia ansia” sono invece obiettivi possibili da raggiungere.
2. Definisci obiettivi su cui hai il controllo. “Vorrei che il mio capo fosse più gentile” è un tuo desiderio, ma non può essere un tuo obiettivo su cui puoi intervenire direttamente, almeno non con un grande controllo. Potresti chiedergli di essere più gentile, ma il tuo potere si fermerebbe qui. “Vorrei che i miei figli mi ascoltassero di più” anche è un tuo desiderio, certamente legittimo, ma su cui hai poco o nessun controllo. Puoi però impegnarti a comunicare in modo efficace e autentico in modo da aumentare la probabilità di essere ascoltato. “Vorrei imparare ad esprimere e soddisfare i miei bisogni in modo sano ed efficace” è un obiettivo su cui hai controllo e che può diventare un’abilità da apprendere. Sempre senza aspirare alla perfezione.
3. Trasforma gli obiettivi generici in obiettivi specifici. Ad esempio, “voglio essere felice, sereno, ricco” sono certamente obiettivi legittimi, buoni e sani, ma molto molto molto generici. Che vuol dire per te concretamente essere felice? Cosa ti renderebbe ricco? Quali esperienze vorresti vivere per sentirti sereno? L’idea è di trovare esperienze concrete che possono essere cercate e costruite e comportamenti specifici che possono essere appresi e adottati in modo da sentire realizzati quegli obiettivi iniziali. Ad esempio, per sentirmi felice ho bisogno di passare tempo in famiglia, avere buoni amici e frequentarli con regolarità, avere un lavoro appagante e buona salute. Ma anche qui le specificazioni possono (anzi devono) essere ulteriori. Passare tempo in famiglia, come? Con chi? Quando? Quanto? Dove? In quali attività ed esperienze? Cosa rende un lavoro appagante per te? E buona salute in quali comportamenti si evidenzia?
Come vedi, il lavoro sugli obiettivi è importante, articolato e già di suo fonte di enorme consapevolezza, per comprendere bene cosa vuoi e cosa devi fare per ottenerlo. Infatti, definiti e chiariti obiettivi possibili, sotto il proprio controllo e specifici, non resta che passare all’azione concreta, utile ed efficace.
Ora, un’azione certamente utile per il tuo benessere è cominciare a leggere ed applicare ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.