Ci accadono eventi negativi oggettivamente fonte di dolore emotivo. Morti, malattie, licenziamento, altre perdite importanti, ecc.
Inoltre, alcuni eventi spiacevoli possono crearci sofferenza emotiva perché li interpretiamo come catastrofici e li viviamo come distruttivi, insopportabili. Non solo sono pesanti di loro, noi li appesantiamo ulteriormente, caricandoli di significati tragici. Non solo dolorosi, proprio una tragedia, una catastrofe apocalittica.
Ma la stragrande maggioranza del dolore emotivo e interpersonale deriva da come un evento spiacevole di partenza, che interpretiamo come negativo fino a procurarci un’emozione negativa, diventa una sofferenza immane e permanente perché ci intrappoliamo in PENSIERI RIPETITIVI sui fatti e sulle interpretazioni che finiscono per accrescere il problema invece che lasciarlo esaurire.
L’auto-intrappolamento consiste in pensieri ricorrenti di autosvalutazione, basati sulla percezione di minacce e pericoli che alimentano pensieri di impotenza e perdita di controllo. Ad esempio, tutti abbiamo avuto almeno una volta nella vita, o anche più volte, pensieri depressivi di colpa, incompetenza e impotenza legati a fatti e situazioni vissuti. Questi pensieri possono averci portato a stare male, ma anche spinto a cambiare le situazioni per quanto possibile. Prima o poi siamo usciti da questo dolore e ce ne siamo fatti una ragione. Abbiamo accettato come sono andate le cose, soprattutto quelle che non siamo riusciti a modificare, e abbiamo ripreso la nostra vita coi nostri progetti, anche se qualche desiderio e speranza l’abbiamo dovuti lasciare per strada. Tutto questo probabilmente è parte dell’esperienza umana comune e condivisa universalmente.
Per molte persone, invece, la sofferenza perdura oltre ogni comprensibile ragione ed esame di realtà. Sono persone che restano incastrate in CATENE DI PENSIERI RUMINATIVI sui fallimenti personali, su un senso di sé incapace o sfortunato o su altri contenuti negativi che vengono alimentati dal continuo pensarci.
Il problema non è più quello iniziale, ad esempio, “ho fallito in un progetto importante” oppure “è morta una persona cara”. E nemmeno le idee di sé e del mondo che ne sono scaturite, ad esempio, “sono un fallito”, “la mia vita è un fallimento”, “la mia vita non ha più senso e valore”, “vedo tutto, sempre e solo nero”, “che pesantezza”. Il problema diventa come la persona alimenta il problema indugiando in meccanismi di pensiero ripetitivo che partono dall’idea fallace di riuscire a risolvere il problema pensandoci continuamente fino a trovare una soluzione che però non arriva mai. Il problema è diventato come la persona sta illusoriamente cercando di risolvere il problema. La soluzione effettiva ed efficace è riconoscere questo meccanismo e interromperlo. Interrompere il modo disfunzionale attraverso cui la persona cerca la soluzione. La psicoterapia è uno strumento per imparare ad interrompere questi circoli viziosi della mente. Legittimando il dolore emotivo per prendersene cura, senza però restare impantanati in meccanismi tossici che soffiano sul fuoco del dolore.
Smaltimento pensieri tossici

Quanto è vero…il problema è che i pensieri affiorano di continuo e… quanto è difficile “disincagliarsi”!!!
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Cara Francesca, difficile e possibile
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