Missione indebita

Spesso, nel cercare nella storia di vita di una persona che soffre, si ritrova una missione indebita. La persona, in qualche momento della sua vita, in genere abbastanza precocemente, primi anni di vita, si è fatta carico, più o meno inconsapevolmente, di una missione che ha scelto di compiere. Una missione impossibile, ma che la persona, fin da bambino, il bambino ferito che ancora oggi guida l’adulto dal suo interno, cerca di realizzare e finisce per soffrire. Come puoi realizzare una missione impossibile? Prima o poi fai il botto. Magari non lo sai ancora che è impossibile e allora ci provi, con grande sforzo, qualche volta hai l’illusione di riuscirci e allora continui a provarci e sforzarti e ti sforzi di sforzarti fino all’impossibile che non arriva mai. Bum!
Le missioni indebite solitamente riguardano un’inversione di ruolo o una distorsione del rapporto genitori-figli e per estensione di ogni altra relazione. Esempi:
– devo occuparmi di mamma, il suo stato di benessere dipende da me
– devo prendermi cura dei fratelli, maggiori o minori
– devo essere sempre buono e fare ciò che mi dicono, sempre
– non devo esprimere ciò che sento e che voglio altrimenti gli altri soffrono
– devo salvare mio padre, dai guai in cui si caccia
– devo essere il mediatore di ogni conflitto
– devo impedire che i miei litighino
– devo essere sempre forte, con tutti
– devo rinunciare ai miei desideri e sacrificarmi per gli altri
– devo farmi carico dei problemi degli altri
– devo essere sempre il primo
Hai qualche altro esempio?
Se, con la tua mente infantile ed ingenua, non hai trovato altre strade e ti sei organizzato in questo modo per nutrire il tuo cuore d’amore condizionato e la tua autostima sempre troppo traballante, perché sotto sotto ti sentivi privo di valore oltre che non degno d’amore, è ovvio che quando non riesci a compiere la missione ti arrivi l’angoscia. Si chiama ‘la fregatura del solo ed esclusivamente’. Puoi essere ‘solo ed esclusivamente’ quella persona con quella missione. Ti ha salvato, ma è una ‘fregatura’. L’unica possibilità che ti sei scelto per sentirti ok. Altrimenti il baratro, nelle sue molteplici forme: dolore, paura, tristezza, solitudine, vergogna, colpa, vuoto, perdita di senso, confusione, smarrimento. O forse in una forma sola: l’angoscia. Quella primaria, l’originale, quella di non sentirti amato, né amabile, una nullità, priva di valore.
Ognuno ha la sua missione. Ma non basta leggerla. Non basta parlarne. La devi sentire. E la senti quando arriva. E la riconosci per come urla nel corpo: è agitazione e oppressione al petto, vuoto allo stomaco e alla testa, nervosismo diffuso che scuote l’intero corpo o spegnimento, chiusura, auto-rannicchiamento.
Anche meno. Provi a sentirla di meno. È naturale. Istinto di protezione. Sopravvivenza al proprio stesso dolore. E qui due vie ti si aprono davanti. Uno dei bivi che la vita ama presentarti. Sliding Doors. Ti va di entrarci, di starci, attraversarlo per uscirne e andare oltre? O vuoi continuare a schivarlo? Ad un certo punto ti si presenta questa possibilità… Curare o smorzare? La cura inizia quando scegli di andare a vedere cosa succede sotto la superficie… Lo trovi rappresentato anche in ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line.

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