Un invito a cambiare…

Anche se non ne siamo totalmente consapevoli, soprattutto nei dettagli più specifici, noi abbiamo una vita organizzata intorno ad alcune convinzioni fondamentali e ad alcuni scopi che sono per noi importanti. Da questi scopi e convinzioni derivano i nostri comportamenti, in particolare i modi che solitamente adottiamo per risolvere i problemi, soddisfare i nostri bisogni e vivere esperienze appaganti. Queste strategie comportamentali le abbiamo apprese tempo fa, sono radicate dentro di noi, le abbiamo fatte nostre in maniera rigida, sono difficili da modificare o abbandonare. Sono diventate il nostro modo tipico di essere, pensare, agire e vivere la vita, da soli e con gli altri. Sono così forti dentro di noi che possiamo esprimerle con una serie di “devo”:
Devo essere forte, sempre
Devo riuscire in tutto quello che faccio
Devo farcela sempre da solo
Devo essere perfetto
Devo controllare tutti i miei pensieri e le mie emozioni
Devo accontentare gli altri, sempre
Devo vincere sempre
Devo essere modesto
Devo cercare sempre il quieto vivere
O anche (in maniera simile o complementare):
Non devo mostrami debole, mai
Non devo arrendermi, mai
Non devo chiedere aiuto
Non devo commettere nessun errore
Non devo perdere il controllo
Non devo deludere, mai
Non devo mostrare il mio valore e i miei successi
Non devo entrare in conflitto.
E questi sono solo alcuni esempi di quanto certi pensieri guidino il nostro sentire e agire in direzione di certi scopi, valori e convinzioni da sostenere e confermare in ogni nostra azione quotidiana.
Ovviamente non tutti abbiamo tutti questi ‘imperativi interiori’, ma tutti ne abbiamo qualcuno o più di uno.
Questi ‘rigidi doveri interiori’ a volte sono avvertiti come bussole interne di cui siamo consapevoli, altre volte, molto spesso in realtà, sono inconsapevoli, ma funzionano, comunque,  da potenti guide del nostro agire. Così potenti che le alternative, anche solo immaginate, ci spaventano. Ad esempio: “sarebbe catastrofico e insopportabile se … perdessi il controllo… chiedessi aiuto… mi mostrassi fragile… deludessi qualcuno… commettessi un errore…”.
A volte però la vita ci presenta eventi, negativi (come un lutto o una separazione o una bocciatura o una malattia importante) o anche positivi (la nascita di un figlio, una promozione al lavoro, una nuova relazione sentimentale) o semplicemente evolutivi (iscriversi all’università o iniziare a lavorare o andare in pensione), che ci richiedono un adattamento alle nuove condizioni intervenute. Questa richiesta di adattamento può implicare la necessità di una ‘rivisitazione’ di alcuni scopi, convinzioni e doveri interiori. Può richiedere una ‘flessibilità’ rispetto a quello che abbiamo sempre fatto e creduto.
Se, di fronte a questa sollecitazione del vecchio equilibrio, non riusciamo ad accedere a nuove modalità di pensiero e azione, anzi incrementiamo ulteriormente il ricorso a vecchie modalità che hanno funzionato in passato, allora, con molta probabilità, cominceranno a comparire segnali di malessere e veri e propri sintomi fisici, psicologici e nelle relazioni.
La comparsa di sintomi e sofferenza emotiva è un invito a cambiare qualcosa. Dobbiamo capire cosa. Dobbiamo capire come funzioniamo e come potremmo funzionare in modo diverso. Se non riusciamo a farlo da soli, probabilmente dobbiamo chiedere un aiuto specialistico per trasformare la rigidità in flessibilità. Da “devo…” o “non devo…” a “posso anche provare a …”.
‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line, presenta numerosi esempi che sono un elogio di questa flessibilità di fronte al cambiamento delle condizioni di vita.

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