Al sicuro

Quando ti senti GIUDICATO o ti giudichi ferocemente, ti senti minacciato, hai paura, sei allarmato. In stato di allerta costante.
Nota, ad esempio, nel tuo quotidiano quando ti senti sotto assedio del giudizio, esterno e interno… A casa, a lavoro, nelle relazioni, con te stesso… Quando ti giudichi negativamente perché non sei come dovresti essere… E quando ti senti giudicato dagli altri perché non rispondi alle loro aspettative…
Quando ti senti MINACCIATO, del resto, devi impegnarti a proteggerti, per sopravvivere e scampare al pericolo.
Nota, ad esempio, quanto combatti quotidianamente  contro quel giudizio e quanto, quasi sempre, sia una battaglia persa (e senti il giudizio sempre più feroce e spietato)…
Quando sei IMPEGNATO A SOPRAVVIVERE, non hai risorse per vivere. Non hai energie per creare la qualità della vita che vorresti.
Nota, ad esempio, quanto poco le tue attività quotidiane sono piene di piacere, vitalità, energia, calma, fiducia con gli altri, relax…
Privato di energie, di possibilità e di speranza per un futuro migliore, facilmente ricominci il CICLO DEL GIUDICARTI, essere e sentirti giudicato dagli altri.
Nota, ad esempio, quanto non riesci ad uscire da questa spirale perversa che si conclude col vissuto, più o meno consapevole: “non sono abbastanza…”, “avrei potuto fare di più…” e giudizi simili…
Quando questo circolo vizioso raggiunge il suo culmine nasce la ‘malattia’: fisica, psichica, interpersonale.
La ‘cura’ prevede di ‘sostituire al senso di minaccia un senso di sicurezza’, base di partenza per spezzare questo circolo vizioso del giudizio che alimenta uno stato interiore di minaccia costante che ci impedisce di realizzare le nostre parti più vitali, creative e produttive.
In psicoterapia, la persona arriva portando, in tutto il suo corpo prima che nella sua mente, questo pesante stato di minaccia, più o meno consapevole. I suoi sintomi esprimono lo stato di allarme e la necessità di proteggersi, ma spesso  la persona non sa bene da cosa.
Nel rispetto dei tempi e dei modi della persona e soprattutto nel rispetto della sua ‘sofferenza come strategia di sopravvivenza’, la cura inizia con il creare gradualmente una ‘base di sicurezza’ da cui ripartire per ricominciare a ‘VIVERE’.

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