Pretendere di sapere e spiegare tutto (onniscienza), unito al pretendere di controllare e risolvere tutto (onnipotenza), con aggiunta di pretese varie che la realtà sia perfettamente corrispondente ai nostri desideri e bisogni, sono le fonti di tanta parte della sofferenza emotiva.
Sono aspirazioni ed ispirazioni ideali che troppo spesso ci intrappolano invece che darci potere.
Molte delle manifestazioni di sofferenza che incontro nel mio lavoro hanno questa base di partenza, di cui la persona è quasi sempre inconsapevole e che, soprattutto inizialmente tende a non voler riconoscere e vedere, fino a negarla in modo assoluto e determinato.
Pensa a qualche esempio nella tua vita in cui i tuoi pensieri, le tue azioni e i tuoi stati d’animo sono governati da queste tendenze estremizzate. Vuoi sapere tutto e spiegare tutto a te stesso; vuoi controllare tutto o quasi tutto del tuo partner o dei tuoi figli; vuoi che tutto fili liscio al lavoro o con gli amici; vuoi prevedere e controllare totalmente ciò che accadrà domani; continui a rimuginare rispetto a ciò che non ti dà certezza assoluta; continui a ruminare su qualcosa che è successo e che ancora non riesci a digerire; ecc. Altri esempi?
La pretesa è la via maestra della frustrazione e della delusione che tanta parte giocano nella sofferenza quotidiana, in uno o più ambiti della nostra vita. Allora “anche no”, dice il saggio.
Impariamo a riconoscere le nostre pretese. Diamo loro un senso e impariamo ad abbandonarle, cercando vie più sane per soddisfare i nostri bisogni nascosti sotto ogni pretesa.
Ti suggerisco un’auto-esplorazione.
Individua una tua pretesa; spesso è espressa da parole quali: io devo… tu devi… la realtà deve essere necessariamente in un certo modo…
Chiediti: a cosa mi serve? Dove voglio arrivare?
Cosa succederebbe se non ottenessi ciò che devo assolutamente ottenere? Cosa significherebbe per me come persona?
Queste ed altre domande simili ti permetteranno di iniziare a scoprire come le tue pretese generano la tua sofferenza.
Questo percorso di ‘emancipazione dalle nostre pretese’ (riconoscerle, comprenderle, trasformarle) può essere più o meno lungo e faticoso. Può richiedere una psicoterapia o qualche altro percorso di crescita.
Quando, al posto della pretesa, esprimi in modo chiaro, prima di tutto a te stesso, i tuoi bisogni e desideri, le tue emozioni e pensieri, allora stai aumentando notevolmente le possibilità di comprendere ciò che cerchi e di essere ascoltato dall’altro. Ciò non sarà necessariamente garanzia di soddisfazione, ma sarà certamente l’inizio di una nuova consapevolezza personale e chiarezza nei rapporti con gli altri.
Un intero capitolo di ‘Alice nel paese delle miserie’ (puoi ordinare il libro direttamente in libreria oppure on line) è dedicato alla miseria della pretesa e a come trasformarla in meraviglia.
Tutto, tutto. Pretendere per soffrire
