L’arte di lamentarsi è la capacità di vedere ciò che non va, anche quando molte cose vanno bene, ma non si riesce a vederle. È la capacità di non essere mai contenti della scelta fatta, adducendo magari motivi esterni al proprio comportamento, come se fossero gli altri a poter determinare le nostre scelte.
L’arte del non lamentarsi è la capacità di appropriarsi delle proprie scelte. “Sono io che scelgo di scegliere quello che scelgo”: ripetizione voluta per rinforzare il concetto.
Lamentarsi è buono se dura il giusto e ti permette di intercettare il tuo bisogno sotto il lamento e trasformarlo in azione utile per tentare di soddisfarlo.
Ti invito all’autoesplorazione.
Quando e dove ti lamenti? In quali ambiti e contesti di vita…
Per cosa ti lamenti? Per quali frustrazioni… Per quali aspettative deluse… Per quali mancanze… Per quali ingiustizie…
Con chi ti lamenti? Con te stesso… Con gli altri… Con la vita…
A che scopo ti lamenti? Per ottenere cosa…
In che modo manifesti il tuo lamento? Cosa dici e cosa fai…
Le risposte a queste domande, attente e ripetute più volte, probabilmente ti porteranno a capire come trasformare il lamento sterile in un lamento utile ovvero fondato su: identificazione del bisogno frustrato e delle azioni efficaci a soddisfarlo. A quel punto non ti resterà che agire. Certo non è detto che andrà tutto subito a posto. Non è detto che la frustrazione si trasformi magicamente ed immediatamente in soddisfazione. Comunque avrai iniziato un nuovo percorso, lasciandoti alle spalle un lamentarsi fine a se stesso, in direzione di una maggiore chiarezza di quello che vuoi e di una maggiore responsabilità personale per andatelo a prendere.
In ‘Alice nel paese delle miserie’, il mio libro che puoi ordinare direttamente in libreria oppure on line, un intero capitolo è dedicato alla miseria della ‘lamentela vittimistica’ e alla meraviglia della ‘consapevole responsabilità’.
Impara l’arte
