Molto probabilmente una delle domande più frequenti che ti ritrovi a fare a te stesso è: perché ho agito in questo modo?
Altrettanto probabilmente ti chiederai frequentemente: perché quella persona ha agito in quel modo?
Domande semplici attraverso cui cerchiamo di comprendere il comportamento e dare senso alle esperienze che viviamo.
Il “perché?” conduce ai motivi di un certo comportamento ovvero ai bisogni che una persona ha cercato di soddisfare con quel comportamento ovvero alle credenze e alle convinzioni che hanno spinto quella persona ad agire in un certo modo per realizzare i suoi scopi e desideri.
Quindi dal “perché?” possiamo rintracciare l’idea, consapevole o implicita, che la persona ha dei motivi che la guidano ad agire in un certo modo per ottenere certi risultati.
Quindi il “perché?” è un ponte verso la comprensione della mente umana e del suo funzionamento quotidiano alla ricerca di soddisfazioni e felicità.
Ma non è così semplice. Almeno non sempre… Anzi quasi mai. La domanda “perché?” a volte è fuorviante… Perché permette di accedere quasi esclusivamente ai motivi consci che una persona può conoscere e riconoscere. A spiegazioni razionali del comportamento che sono utili, necessarie, ma non sufficienti per comprendere perché facciamo quello che facciamo.
Dobbiamo andare oltre.
Verso la ricerca del senso nascosto del nostro agire. E per fare questo due strade sono importanti:
1. considerare il nostro comportamento, soprattutto quello problematico, come un tentativo, per lo più inconsapevole, di evitare qualcosa; evitare una paura, un conflitto, un dolore, una consapevolezza, ecc.
2. interrogare la nostra storia di vita.
Per capire il mio comportamento e ciò che voglio evitare è importante considerare cosa ha preceduto il comportamento (fatti, eventi, pensieri, emozioni, chi ha detto e/o fatto cosa, ecc.) e cosa ha fatto seguito al mio comportamento (effetti, conseguenze, reazioni mie e degli altri, ecc.).
La mia storia di vita, inoltre, mi permette di inquadrare antecedenti e conseguenze del mio comportamento; la mia storia di vita mi informa sulle mie sensibilità e ferite, sui temi per me più significativi, sui momenti più significativi che ho vissuto e su come hanno influenzato la mia mente, le mie idee sul mondo e sulla vita, oltre che l’immagine che ho costruito di me e le strategie che nel tempo ho scoperto, inventato e consolidato per cavarmela nel mondo.
Questo interrogare se stessi non prevede una prestazione da compiere e un voto da guadagnare. Prevede piuttosto l’attivazione di tutta la nostra curiosità al servizio della conoscenza di noi stessi e il premio di potenziare il nostro benessere e la nostra qualità di vita.
Perché e non solo
