Tre strade per fronteggiare frustrazione e sofferenza

Molta parte della nostra sofferenza nasce nei rapporti interpersonali. Conflitti, incomprensioni, silenzi, grida. A casa, al lavoro, nei più disparati ambiti.
Per affrontare questa sofferenza, con l’idea di alleviarla, ridurla, anche eliminarla, perlomeno governarla e renderla più sostenibile, possiamo seguire tre strade, tra loro integrate.

COMPRENDERE. La situazione, la posta in gioco, i motivi dei problemi interpersonali e delle rispettive frustrazioni, la nostra e quella dell’altro. Entrambi siamo insoddisfatti e vorremmo qualcosa di diverso.
Comprendere i nostri bisogni, cosa per noi è importante e ci manca in questa situazione.
Comprendere, quindi, la ‘mappa’ dell’altro, la sua prospettiva: i suoi bisogni e desideri, i suoi pensieri, i suoi valori, le sue emozioni, cosa sta provando, cosa sta cercando e cosa sta tentando di fare per ottenerlo.

COMPORTARSI IN MODO EFFICACE. Agire per cercare di modificare la situazione. Comportarsi in modo tale da ottenere la soddisfazione dei nostri bisogni e desideri, se possibile integrati con quelli dell’altro.
A volte agire vuol dire comunicare in modo efficace, ascoltare l’altro, cercare una comprensione reciproca, fare richieste.
A volte ciò che facciamo risulta effettivamente efficace e riusciamo a realizzare ciò che volevamo, altre volte no. Quasi sempre un po’ siamo contenti, un po’ restiamo insoddisfatti. Un po’ o un bel po’, dipende dai casi ovviamente.

ACCETTARE. La terza necessaria strada. Accettare, intanto, le emozioni che ci vengono a trovare e che ci segnalano l’andamento della situazione, il grado di soddisfazione raggiunto. Potremmo provare gioia, orgoglio, gratitudine, soddisfazione di sé oppure tristezza, rabbia, disgusto, preoccupazione, inadeguatezza se la situazione non è migliorata di molto per noi. Comunque dobbiamo accogliere queste emozioni, cercarne il senso e il valore per andare avanti, per gioire e patire, per modificare ciò che dobbiamo cambiare per ottenere ciò che vogliamo.
Dobbiamo secondariamente accettare la diversità dell’altro da noi: non vuole le nostre stesse cose, non ha i nostri stessi pensieri e valori, spesso è un ostacolo alla nostra soddisfazione, ma più di tanto non ci possiamo fare. Abbiamo adottato una serie di strategie, alcune sono state utili ed efficaci, altre sono servite a migliorare la nostra situazione, altre non sono state utili perché hanno incontrato ostacoli e impedimenti messi dall’altro con le sue intenzioni e i suoi bisogni diversi dai nostri. Ecco quindi che una parte dell’accettazione riguarda anche la nostra impotenza, i nostri limiti. Anche se non ci piace, spesso non possiamo fare altro che dire, a noi stessi, prima di tutto: “è andata così! Ce l’ho messa tutta… Ho cambiato alcune cose, ma non ho raggiunto totalmente ciò che volevo… Anzi ho ottenuto poco…. È andata così!”

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