Spesso molti pazienti arrivano a dire “vorrei tornare quello di prima”. Quasi tutti sono persone che hanno da sempre funzionato ‘ad alti livelli’, chiedendo a se stessi di essere all’altezza di standard elevati di prestazione in numerosi ambiti della loro vita: come figlio e come fratello, come amico e come studente, come partner e come lavoratore, come sportivo e in qualsiasi altra area di vita. Sono persone che hanno vissuto la competizione come l’aria per respirare…
Hanno vissuto perché quando arrivano in terapia a chiedere aiuto vuol dire che sono crollati. Il loro sistema ‘altamente performante’ non ha retto. E quindi, comprensibilmente, dal loro punto di vista, esprimono il desiderio di tornare ad essere come prima. Giustamente, per certi versi, visto come hanno sempre funzionato, ma paradossalmente perché è proprio il loro modo di funzionare che li ha portati a sviluppare sintomi e malessere.
Spesso sono persone che ‘si sentono ok’ … se e solamente se sono ‘forti’ e si sentono ‘forti’ e agiscono come sempre da ‘forti’; non riescono a concepire né a tollerare men che meno ad accettare la sensazione di fragilità che pure è venuta a trovarli sotto forma di sintomi e malesseri vari.
Per chi ‘deve essere’ da sempre solo ed esclusivamente ‘forte per sentirsi amato e stimato’, l’idea di avere anche parti fragili e momenti di fragilità è qualcosa di devastante.
Il lavoro su di sé può aiutare queste persone ad accogliere ciò che accade come qualcosa di prezioso. All’inizio sono spaventati, arrabbiati, confusi. Non capiscono e non accettano che stia succedendo proprio a loro… Gradualmente arrivano a comprendere il senso e il valore di ciò che sta succedendo nella loro vita. E può essere l’inizio di una nuova ricca fase di vita in cui alcune abitudini precedenti lasciano il campo a nuovi modi di vedere il mondo, le cose, se stessi e gli altri. Nuovi modi di pensare, sentire e agire al servizio di scelte di vita più consapevoli, flessibili ed equilibrate.
Quando la fragilità bussa alla porta
