DIPENDENTE, RIFUGIO DELLA MENTE

Io sono dipendente. Non posso farne a meno. Ho quote di dolore a cui devo porre un freno.
Io faccio un po’ di tutto, purché ciò mi stordisca. Io vuoto sono, un pesce, morto, senza la lisca.
L’amore mi è mancato. Chissà perché e per come. Sono così bruciato che non ricordo il nome. Il nome di mia madre e anche di mio padre. Figli si nasce, ma genitori accade. Anche se non sei pronto, non sei affatto capace. E per tuo figlio diventi il suo peggior rapace.
L’angoscia ha certo inizio, ma non si sa la fine. Intanto la tua vita è un tiro alla fune. Chi tira da una parte, chi da quell’altra ancora, ogni tuo sogno aspetta e incontra la malora.
Ti riempi e poi ti svuoti, e ti riempi ancora, di pessime illusioni è pieno il tuo cammino, vorresti tornar piccolo, riscrivere il destino.
La mente si rifugia, hai bisogno di scappare, da un mostro dentro te a cui non sai parlare.
È profonda la ferita, un buco senza fondo, il tuo dolore grida, la vita non fa sconto.

La cura è dura e dura il tempo del perdono. Perdoni gli altri e un po’ anche te stesso per l’unica strada a cui hai avuto accesso. Curi la tua ferita, oltre la paura antica e l’angoscia d’abbandono.

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