Capita ad un certo punto del percorso terapeutico di passare da un estremo all’altro. È l’effetto emergente di tanto lavoro di consapevolezza di sé.
La persona si è ammalata, ha chiesto aiuto, ha cominciato ad osservare il suo funzionamento mentale e nelle relazioni, ha cominciato a comprendere se stesso e molti aspetti del suo modo di stare nei rapporti interpersonali. Ha compreso il senso di molte sue scelte. Antiche e attuali.
Ad un certo punto inizia a scegliere diversamente. Inizia a provarci e magari ci riesce a fare cose diverse ottenendo risultati differenti, reazioni degli altri differenti.
Spesso questo cambiamento porta la persona ad assumere atteggiamenti opposti ai precedenti. Il remissivo diventa aggressivo. L’estroverso si chiude in se stesso. L’accudente compulsivo si fa un po’ più gli affari suoi. Chi si è fatto sempre carico comincia a scaricare ogni peso. Il maestro dei sensi di colpa diventa un egoista seriale. L’eccentrico bizzarro si ricompone, la persona troppo regolare incontra la pazza gioia. E tanti esempi ancora. Ne hai qualcuno da aggiungere?
Atteggiamenti che possono spiazzare gli altri e se stessi. A volte preoccupare. Altre volte invece la persona si gode questa ‘nuova forma’ o modo di essere, pensare e agire.
Certo gli estremi spesso sono causa di problemi. E la persona deve integrare il vecchio e il nuovo, deve trovare la sua giusta posizione e misura, giusta per sé nel rapporto con la realtà, tra la maschera che ha indossato fino a qualche tempo prima e nuove parti di sé emergenti, parti appunto anche molto lontane dalle precedenti. Aspetti oscuri, potenzialmente spaventosi perché ignoti, nuovi. Aspetti carichi di energia vitale che portano la persona in contatto con parti autentiche di sé che ora ha conosciuto e vuole cominciare ad esprimere e mettere alla guida del proprio comportamento.
Questa integrazione richiede alla persona almeno due passaggi, entrambi fondamentali:
1. Godersi gli aspetti positivi del ‘nuovo sé’ (sempre monitorando il contatto adeguato con la realtà), sperimentando un nuovo modo di stare al mondo
2. Chiarire chi vuole essere e cosa vuole costruire nella sua vita da adesso in poi. Sembra un discorso troppo filosofico o astratto, in realtà può essere un processo di consapevolezza e azione molto concreto basato su dare risposte ad alcune domande fondamentali: pensando ai vari ruoli della mia vita che persona voglio essere (metti aggettivi qualificativi come appassionato, sereno, generoso ma non scemo, curioso, capace di farsi rispettare, sanamente egoista, disponibile ma non a disposizione, aperto ma senza farsi invadere, ecc)? Quali comportamenti devo adottare in concreto per essere la persona che voglio essere? Domande chiare, risposte che vanno cercate e applicate giorno per giorno, per tutta la vita…
Quando ad una certa… Lo sai che nuova c’è…
