Vulnerabilità, fragilità, errore, limite, debolezza, paura, dolore, bisogno d’aiuto, confusione, imperfezione, delusione, prima o poi ti vengono a trovare. Tanto o poco che siano, è fondamentale che tu abbia la capacità di accoglierli come parte integrante del tuo essere umano, della tua esperienza di vita, dei tuoi rapporti interpersonali e della tua idea di te stesso. La capacità di accoglierli e il coraggio di integrarli dentro l’idea che hai di te stesso. Tu sei forte e fragile. Sei buono e sei cattivo. Sei imperfetto e perfetto così come sei.
Buono e cattivo sono giudizi. Sono i giudizi per eccellenza, con cui tutti siamo stati nutriti, forse intossicati, da cui discendono tutti gli altri giudizi. Il vero eroe moderno, capace di entrare in contatto intimo e di ascoltare profondamente l’altra persona, sa abbandonare la nostra umana naturale tendenza a giudicare (naturale quanto rinforzata dell’apprendimento educativo), sa essere presente all’esperienza dell’altro invece di criticarlo, sa comprenderlo invece di etichettarlo, sa condividere sofferenza e storia comune, invece che colpevolizzare ed ergersi a portatore di verità migliori.
Che non significa porgere l’altra guancia, mostrando un’accettazione di facciata che nasconde paura e pavidità, rabbia e risentimento. Che non significa giustificare chi ha ferito e disseminato dolore.
Quando ascolti profondamente l’altra persona, riesci a comprendere i motivi della sua storia e contemporaneamente la aiuti a prendersi la responsabilità delle sue azioni. Delle conseguenze di ciò che il suo comportamento ha provocato. La aiuti a diventare consapevole delle emozioni e dei bisogni che lo hanno spinto verso quel comportamento. E questo è fondamentale non solo per comprendere ciò che è avvenuto, ma anche per prevedere, con maggiore consapevolezza e responsabilità, il proprio comportamento futuro.
Colpevolizzare chi ha sbagliato è più facile, permette di scaricare la rabbia e la frustrazione, ma, nei fatti, non migliora il comportamento e nemmeno la relazione. Aiutare l’altra persona a prendersi la responsabilità significa aiutarla a confrontarsi con le conseguenze dei propri errori per prevenirne il più possibile in futuro. E questo permette un salto in avanti per la prestazione o il comportamento e per la relazione.
Prova ad applicare queste idee ai tuoi rapporti quotidiani. Tra genitori e figli. Tra partner sentimentali. Sul posto di lavoro. O nella comunità più ampia.
Puoi sintetizzare queste idee in:
– Trasforma il giudizio in comprensione. In particolare, distinguendo la valutazione del comportamento rispetto a ciò che può aver motivato l’altra persona.
– Trasforma la tua critica nell’espressione delle tue emozioni e dei tuoi bisogni. Cosa hai provato. Cosa avresti voluto.
– Trasforma l’accusa colpevolizzante in incoraggiamento all’assunzione di responsabilità. Non si tratta di colpevolizzare e odiare l’altra persona. Si tratta di aiutarla a farsi carico degli esiti delle sue azioni.
Provaci… Vedi quanto ci riesci e quanto no e perché… E verifica cosa succede in te e nelle relazioni con gli altri…