Ciò che rende problematico un problema

Un problema comune a molte persone è rappresentato dalle proprie “idee positive” riguardo ai propri problemi. Ad esempio, le persone con comportamenti dipendenti (dipendenza affettiva, da sostanze, da gioco d’azzardo, da internet, da social media, da lavoro, da attività fisica, ecc.), le persone con sintomi ossessivi o chi organizza la sua vita attraverso innumerevoli evitamenti di persone e situazioni, così come le persone continuamente impegnate a rimuginare su minacce eventuali, a ruminare su errori del passato o su torti subiti.
Queste persone credono che questi comportamenti “sintomatici” siano “utili” ad ottenere qualche scopo, in maniera a volte consapevole, a volte inconsapevole, ad ottenere lo scopo di: raggiungere un sollievo emotivo e regolare le proprie emozioni; controllare o prevedere la realtà; stare a posto con la coscienza; farsi rispettare; prevenire un futuro infausto; espiare colpe o altri scopi ancora.
A causa di queste “convinzioni sull’utilità dei propri comportamenti problematici”, nonostante paghino prezzi elevatissimi per i suddetti comportamenti, in termini di impiego di risorse personali (mentali, emotive, di tempo, di salute, di soldi, ecc.) e di problemi interpersonali (abbassamento delle prestazioni in ogni ambito di vita, lavorativa, affettiva, personale, con aumento di sentimenti di incomprensione reciproca con gli altri e conflittualità), le persone manifestano una grande resistenza al cambiamento, una grande difficoltà ad abbandonare i comportamenti fonte di sofferenza. Il pensiero più o meno consapevole rispetto al proprio comportamento è “ancora non ha funzionato, ma funzionerà!” Oppure: “anche se alla lunga le cose non cambiano, almeno provo un momento di sollievo!”
Per questo in terapia le persone devono lavorare su:
1. Riconoscere il costo elevato dei propri comportamenti e sintomi
2. Riconoscere queste convinzioni sull’utilità degli stessi come credenze di fatto disfunzionali e irrealistiche
3. Legittimare gli scopi a cui tendono i comportamenti
4. Rivisitare i criteri per sentire di aver raggiunto gli scopi e sentirsi soddisfatti
5. Abbandonare alcuni scopi, che hanno un senso per la persona, ma sono palesemente irrealistici e irrealizzabili. L’esempio tipico è lo scopo di controllare tutto e tutti.
6. Trovare strategie veramente utili, efficaci e meno costose per raggiungere gli scopi e soddisfare i bisogni individuati.

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