Deve arrivare la crisi!?

In questi giorni da più parti (dalla persona comune allo scienziato, da nonna all’esperto, dai social media al non troppo vicino di casa) e da più prospettive (psicologica, sociologica, politica, economica, religiosa, esoterica, materiale, spirituale, ecc.), un po’ da tutto il mondo, occidentale e orientale, da Sud e da Nord, si racconta una storia. È una lettura simbolica dei fatti attuali. La storia del corona virus come effetto, nemmeno troppo imprevedibile, dei nostri comportamenti: di ciascuno di noi come singolo e di noi come intera collettività “global”… Che avremmo dovuto aspettarci, prima o poi, qualcosa che assomiglia ad una sorta di tentato suicidio collettivo, per “volontaria ignoranza” o per dipendenza incurabile dal dio successo in tutte le sue manifestazioni (soldi, potere, immagine, ecc.).

Non abbiamo visto… Non abbiamo voluto vedere… Non abbiamo voluto capire… Non abbiamo voluto fermarci… Ed ora siamo intrappolati dalle nostre stesse trappole…
Allora, il coronavirus “ci sta dicendo”, come ogni sintomo che parla al malato: “metti in discussione il tuo assetto abituale di pensieri e comportamenti…”. Non mi addentro in discorsi riguardanti livelli globali, i cui sintomi, espressione di una crisi, potrebbero essere, ad esempio, il terrorismo internazionale, la crisi finanziaria, il problema dell’immigrazione, il controllo della privacy, la deriva informatica, tante aberrazioni tecnologiche, piuttosto che lo sfruttamento dell’Amazzonia, l’estinzione di tante specie o l’inquinamento ambientale…
Ad un livello individuale, possiamo, invece, chiederci: deve arrivare ogni volta una crisi (virus, incidente automobilistico, chili e chili di sovrappeso, analisi sballate, un tradimento nella coppia, licenziamento, disistima e disamore delle persone della nostra cerchia, ecc.) per iniziare a creare uno stile di vita personale e interpersonale sano, consapevole, responsabile?!
Quanto vogliamo continuare a nasconderci dietro scuse infantili, alibi da immaturi e giustificazioni senza attributi, a prendercela con gli altri lontani (poteri forti, poteri nascosti, governo ladro, ecc.) e vicini (colpa del partner, del capo, dei collaboratori, dei genitori, dell’amico, ecc.) o peggio ancora con sfortuna e destino?
Il coronavirus ci sta ricordando: “Se continui a fare quello che hai sempre fatto otterrai quello che hai sempre ottenuto…”. Una “verità del piffero” che può essere un invito, a livello individuale e anche collettivo, prima di tutto e in maniera sostanziale, ad un più equilibrato utilizzo delle nostre risorse, a partire dal tempo e dal modo in cui, attraverso il tempo che scegliamo, creiamo la nostra vita, di buona o pessima qualità.
Quindi, rassicurati e protetti dal ligio responsabile rispetto delle misure che ci vengono prescritte, è ora che, veramente, ciascuno di noi, a livello individuale (“non fermi restando” gli altri livelli globali, culturali, politici, sociali, economici,ecc.), dia senso e seguito a queste domande per capire il valore delle proprie scelte, piccole e grandi: a cosa dedichi solitamente il tuo tempo (le tue energie, le tue risorse, la tua attenzione)? Di cosa ti prendi cura? Cosa trascuri? In che modo ti prendi cura dei valori (persone, relazioni, te stesso, salute, amore) per te veramente importanti? Cosa ti sta insegnando questa crisi? E quando ne saremo fuori, che succederà?

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