Ansiagram

Oggi ti aiuto a scattare una fotografia della tua ansia. Chissà?!?! Potrebbe esserti d’aiuto per capire come funzioni. Per comprendere come “entri in ansia”. Potresti tenerla per te o anche condividerla, magari per farti aiutare a superare quei momenti… Per imparare “come uscire dall’ansia”. Esempi. L’ansia da appuntamento, per non perdere il treno. L’ansia da esame, per non restare indietro. L’ansia sociale, per non essere sulla bocca di qualcuno. L’ansia da stress, per non restare soffocato. L’ansia da prestazione, per non fallire. Quali altre ansie ti saltano in mente?
L’ansia, rispetto ad un evento che temiamo potrebbe accadere, è direttamente proporzionale alla gravità dell’evento temuto ovvero al potere dell’evento di minacciare o compromettere gravemente i nostri scopi (desideri, bisogni, obiettivi, sogni, ideali). Quanto è pericoloso quell’evento? Quale rischio correrei se si verificasse? Quali miei bisogni sarebbero minacciati? Quale grado di frustrazione dovrei fronteggiare? Ad esempio, quanto è grave l’evento “essere morsi da un cobra”?
L’ansia è anche direttamente proporzionale alla probabilità che l’evento temuto accada. A parità di gravità dell’evento, l’ansia è tanto maggiore quanto lo ritengo più probabile a manifestarsi. Quanto è probabile “essere morsi da un cobra”?
L’ansia, quindi, è anche direttamente proporzionale all’imminenza dell’evento. Quando accadrà? Quando mi morderà un cobra?

L’ansia è, invece, inversamente proporzionale alla capacità che abbiamo di tollerare, sopportare, affrontare il peso dell’evento. Lasciando stare il cobra, quanto riusciamo a sostenere il carico emotivo psicologico di un evento che temiamo è direttamente connesso alla nostra sensibilità a quell’evento ovvero al grado in cui quell’evento è per noi importante rispetto ai nostri scopi, valori e al nostro stile di vita. Per qualcuno, ad esempio, essere bocciati è una questione di vita o di morte per altri è poco più che un fastidio; per una singola persona l’essere giudicati incapaci su certe aree di vita è doloroso mentre lo è meno in altri ambiti: se mi dici brutto mi offendi se mi dici scemo mi è indifferente…

L’ansia è anche inversamente proporzionale alla possibilità che percepiamo di avere potere di riparare all’evento, di poterlo superare “verso un dopo possibile”. Insomma ci fa male ma non ci distrugge. Come un eucalipto, ci piega ma non ci spezza… Non ci sradica. Ne usciamo malconci, ma vivi e pronti a riprendere il nostro cammino dentro il nostro progetto di vita…
L’ansia, dunque, in estrema sintesi, è inversamente proporzionale al grado di controllo che crediamo di avere, a quanto percepiamo di poter influire sul corso degli eventi in modo favorevole nonostante l’evento accaduto. A quanto crediamo di farcela a riprendere il nostro cammino nonostante ostacoli e incidenti di percorso.

Il tutto all’interno di una personalissima sensibilità all’ansia, acquisita con la crescita, frutto della propria esperienza e storia di vita, una personalissima tendenza ad entrare in all’erta, anzi in allarme, per una, poche, molte o innumerevoli cose, aspetti ed eventi. Qualcosa che potremmo definire temperamento ansioso nella sua parte “naturalmente” presente fin dalla nascita e carattere ansioso nella parte “appresa” nel contesto delle proprie relazioni primarie.
Certo, quando proviamo ansia non riusciamo ad essere chiaramente consapevoli di questi costituenti. Conoscerli anticipatamente ci permette di governare la cosiddetta “ansia anticipatoria”, quella che compare in anticipo rispetto ad un evento “atteso, previsto come pericoloso e quindi temuto”. Conoscerli ci aiuta a prevenire e a gestire alcune se non tutte le situazioni per noi ansiogene fino a togliere loro questo potere di generare ansia. E fino a renderle disagevoli, ma affrontabili e sostenibili. Il resto lo fanno le nostre emozioni e la nostra capacità di riconoscerle, legittimarle, dotarle di significato, esprimerle, regolarle, metterle a disposizione di nostre scelte utili e adattive rispetto ai nostri bisogni.

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