Pensa alla tua vita… alla tua storia di vita… a diversi periodi della tua vita… in particolare presta attenzione alle tue relazioni interpersonali e affettive … e completa queste frasi, anche più volte ciascuna se vuoi:
- Credo di aver avuto sempre problemi di …
- Credo di aver avuto sempre paura di …
- Ho sempre creduto che gli altri fossero …
- Ho sempre creduto di me che …
- Il tema dominante e ripetitivo della mia vita è …
- Se dovessi dare un nome alla storia della mia vita potrei chiamarla …
- Se dovessi esprimere la mia storia personale attraverso un motto o un aforisma …
- Qual è la verità fondamentale e fondante della mia vita e di me stesso …
Completando queste frasi avrai potuto trovare informazioni sulla tua “ferita”, sul “bambino ferito” che sei stato e sul “bambino sofferente” che ti porti ancora dentro e che, dall’interno, “guida” il comportamento e l’esperienza dell’adulto che sei oggi.
La nostra ferita esprime la nostra “sensibilità emotiva e relazionale”, anticamente acquisita nei rapporti primari e continuamente consolidata negli anni attraverso le esperienze di vita con figure emotivamente importanti, figure di autorità, coetanei, gruppi di appartenenza e di identificazione.
Questa personalissima sensibilità orienta il nostro modo soggettivo di percepire le situazioni, interpretare gli eventi, creare significati, considerare se stessi e gli altri, vivere i rapporti affettivi e le relazioni. Quando questa sensibilità è troppo “rigida” ci impedisce di creare e mantenere buone relazioni perché tendiamo, inconsapevolmente, ad incasellare gli altri e noi stessi dentro “le solite etichette negative” che non ci consentono di vivere gli eventi in modo sereno ed equilibrato. Ad esempio, consideriamo e viviamo gli altri “sempre” pericolosi, giudicanti, imprevedibili, inaffidabili, malevoli, sprezzanti, ingannevoli, da sottomettere, da manipolare, ingrati, ecc.. E noi stessi “sempre” fragili, inadeguati, fregati, traditi, ingannati, superiori, speciali, colpevoli, sottomessi, incapaci, ecc..
Quando il “bambino ferito” arriva in terapia nella veste di “adulto con i suoi stati di stress e sofferenza”, può cominciare per la persona una nuova fase del rapporto con questo bambino, con il dolore che si porta appresso dall’infanzia. Comincia la cura della ferita.
La psicoterapia e il percorso di crescita personale in essa implicito richiedono un accesso al dolore per trasformarlo in liberazione e recupero delle potenzialità di felicità originariamente negate, represse, inibite.
Dopo tanto lavoro su se stessi, e periodicamente allora, si possono completare le frasi suesposte e verificare l’emergere di nuove consapevolezze. Le iniziali sensazioni, indefinite, nebulose, oscure, diventano consapevolezza più chiara e precisa di sé, dei rapporti con gli altri, della propria storia di vita, del proprio destino “segnato” dalle vicende infantili e “creato” continuamente in progress negli anni dalle proprie scelte, dai propri schemi, dalla personale sofferenza e dalla consapevolezza maturata che aiuta a cambiare.
Se il bambino è il padre dell’adulto… L’adulto può essere nuovo genitore di se stesso… Un se stesso diverso, progressivamente più libero dalle trappole infantili e più consapevole e responsabile di scelte attuali diverse dal passato, che non ripetono la ferita e sono maggiormente in linea con i propri bisogni, desideri, aspirazioni e valori autentici e vitali.