Cronica-Mente. La mente fuori tempo e la riappropriazione di sé

Quello che ha funzionato un tempo per farci ottenere ciò di cui avevamo bisogno oggi è diventato “troppo”. Troppo rigido e ripetitivo. Cronicamente sempre uguale a se stesso. Siamo diventati “troppo in un unico modo di essere”. E questo non sempre funziona. Quasi l’unico modo che sentiamo di avere a disposizione per stare al mondo, per vivere la quotidianità, per affrontare i problemi, per incontrare gli altri. Per pensare e agire. E siamo sempre allo stesso modo in famiglia e al lavoro, con i figli e coi genitori, con gli amici e con gli estranei.
Il problema non è un comportamento o un modo di essere, è piuttosto “l’impossibilità avvertita internamente” o “l’incapacità di fatto” di tirarsi fuori da quel modo di essere, pensare e agire. Anzi, sembra più un “reagire automatico” che un agire consapevolmente scelto.
È il bisogno di sicurezza che ostacola la libertà.
È la paura che uccide l’autenticità.
Il vincolo che frena la creatività.
Il condizionamento che obbliga alla ripetizione.
Questo è il nocciolo della sofferenza psicologica, affettiva e interpersonale. È quasi irrilevante o comunque secondario che poi si manifesti con ansia, depressione, attacchi di panico, ossessioni, dipendenze, comportamenti antisociali, problemi interpersonali, disturbi psicosomatici o una qualsiasi altra forma di sofferenza mentale e comportamentale.
La sofferenza urla la costrizione. Il malessere è l’espressione di questo carcere interiore. Il dolore è la manifestazione del soffocamento vitale. L’insoddisfazione è il volto dell’impotenza, dell’incapacità di andare oltre i rigidi binari di quello che è sempre stato. I sintomi sono le “maschere della vita quotidiana” che esprimono la nostra difficoltà di vivere autenticamente, in contatto profondo con noi stessi.
Il lavoro su se stessi, di cura e crescita personale, con lo strumento della psicoterapia o in qualsivoglia strada e modalità, è sempre un lavoro di sviluppo personale verso il recupero di flessibilità, libertà e autenticità. Un percorso sempre impegnativo, mai facile, tra paura e dolore, verso un recupero di potenzialità originariamente oppresse e possibilità che forse oggi per la prima volta ci possiamo concedere.

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