Provo ansia quando sto in ufficio coi colleghi e il capo viene a controllare il nostro operato. Mi deprimo ogni volta che vado a trovare i miei genitori. Sono stressato dal dover rendere conto a tutte le persone che mi chiedono di fare mille cose. Vado nel panico quando c’è tanta gente che mi guarda. Perdo il controllo della mia rabbia se qualcuno mi riprende. Non riesco a bere poco se sto in compagnia. Mi sento in colpa quando mi concedo di rilassarmi. Non riesco ad avere relazioni sentimentali appaganti. Ho continui problemi col mio partner.
Spesso i problemi riferiti dalle persone riguardano i rapporti con gli altri, reali o immaginati nella propria testa. In questi casi, la sofferenza è probabilmente legata all’esistenza di SCHEMI MENTALI E COMPORTAMENTALI CHE TENDONO A RIPETERSI DA SEMPRE; schemi inconsapevolmente “appresi” da piccoli, “sviluppati” negli anni e che da allora guidano il modo di stare al mondo di quella persona, il suo modo di pensare, sentire, agire e “governare” le relazioni.
La persona può riferire di essere DA SEMPRE COSÌ e di aver avuto fin da piccolo un certo tipo di sensibilità o di problemi nei rapporti con le persone. Non solo. La persona spesso ha la convinzione che siano SEMPRE E COMUNQUE GLI ALTRI A CREARE PROBLEMI, che la propria sofferenza sia “colpa degli altri”, non riuscendo a riconoscere gli effetti che i propri comportamenti o i propri pensieri hanno nel determinare la sofferenza personale e i problemi con le persone. Tipicamente, inoltre, questi individui, anche dopo aver capito una serie di meccanismi e aver individuato una serie di strategie che potrebbero attuare per cambiare la situazione, NON RIESCONO DI FATTO NÉ AD AGIRE DIVERSAMENTE DA COME HANNO SEMPRE FATTO NÉ CONSEGUENTEMENTE A MODIFICARE LA SITUAZIONE, anzi finiscono per amplificare gli aspetti negativi dei rapporti con gli altri.
Il lavoro terapeutico con queste persone è focalizzato su:
- comprendere COME QUESTI SCHEMI INTERNI FUNZIONANO, individuando le aspettative e le previsioni che rafforzano lo schema e le convinzioni che lo sostengono, ad esempio, “io sono sfortunato” e “gli altri sono furbi” e “le relazioni sono sempre caratterizzate da qualcuno che frega qualcun altro”
- come la persona tende, per l’attivarsi inconsapevole di questi schemi, a generare PENSIERI E COMPORTAMENTI AUTODISTRUTTIVI, ad esempio, con la propria sospettosità e sfiducia negli altri finisce per provocare reazioni altrui di antipatia
- come tende inconsapevolmente e “in buona fede” proprio a CERCARE E RIPRODURRE SITUAZIONI CHE PROVOCANO SOFFERENZA, ad esempio, chi si sente costantemente sotto giudizio tende a chiudersi e a favorire la sensazione di essere criticato e rifiutato
- come GENERARE NUOVI PENSIERI E NUOVE AZIONI che possano favorire esiti diversi e positivi negli scambi interpersonali e quindi nelle proprie convinzioni interiori, ad esempio la persona impara a comportarsi in modo più rispettoso verso gli altri e con ciò può ricevere maggiori simpatie e una reazione emotiva di accoglienza fino a riuscire a pensare di sé “posso essere ben accolto e amato dagli altri” e degli altri “le persone meritano la mia fiducia”.
Questi 4 punti sono costantemente monitorati nel lavoro terapeutico, allo scopo di favorire nella persona una maggiore flessibilità nel suo modo di pensare, sentire, agire e gestire le sue relazioni interpersonali, con la finalità ultima di ridurre la sofferenza e aumentare le capacità di creare relazioni soddisfacenti.