Crescere

Crescere significa “uscire di casa”. Non tanto o non primariamente dal punto di vista reale, fisico, effettivo, di abitare in una propria casa, da soli o con altri. Prima di tutto, uscire simbolicamente dalla casa dell’infanzia, dalla casa dei genitori.

Crescere significa “differenziarsi” dai propri genitori: riconoscersi come loro figlio, portatore dell’eredità familiare affettiva e psicologica (amore, protezione, sostegno, stima, vicinanza, insegnamenti, valori, guida, ecc.) e anche come differente, “individuo” con una propria unicità di valori, pensiero e comportamento.

Crescere significa “scegliere una vita propria”, costruire una “propria identità” più o meno vicina all’identità della famiglia; significa sapersela cavare nel mondo, portando avanti in modo autonomo la propria vita, le inclinazioni individuali, i progetti personali, in modo indipendente dall’approvazione di chi ci ha cresciuti.

Crescere significa “confrontarsi con i sensi di colpa” per essersi “allontanati” dai propri genitori, fisicamente e psicologicamente. Affrontare i sensi di colpa per averli “delusi” nella parte in cui non siamo come loro avrebbero voluto che fossimo. “Sono uguale a voi per certi versi e sono anche differente da voi”.

Quando muoiono i genitori “si smette di essere figli” e certamente cambiano certi equilibri, sia reali effettivi nei rapporti interpersonali, sia interni, come consapevolezza di sé e senso di progettualità. Ma anche no. Succede in alcuni casi che il figlio di genitori scomparsi vada alla ricerca o abbia già trovato qualche “figura genitoriale sostitutiva” che in qualche modo lo riporta ad un senso di dipendenza e scarsa autonomia, più o meno consapevole. Può essere il partner, può essere il lavoro, può essere un capo, può essere un gruppo di appartenenza, può essere un amico idealizzato; quello che non cambia è la difficoltà della persona ad essere “separato, differenziato, realmente autonomo” nella capacità di pensare e di scegliere.

Quando le persone non riescono ad attivare questo processo di sviluppo autonomo della propria identità, di un senso di sé “appartenente” e “differenziato” al tempo stesso, che si riconosce nelle radici familiari e che sa anche andare oltre la matrice delle proprie origini, allora cominciano a sorgere stati di sofferenza. Possono comparire sintomi fisici e psicologici o un malessere più o meno indefinito, un sentirsi inquieti ed irrequieti. La persona può manifestare problemi svariati in uno o più ambiti di vita; spesso ha difficoltà ad affrontare gli stress quotidiani, non riesce a risolvere problemi, non riesce a prendere decisioni. In questi momenti, in modo più o meno consapevole, si sente preda di un “conflitto tra appartenenza e individuazione”, tra strade note e nuove possibilità, tra fedeltà e senso di colpa, tra seguire gli orientamenti familiari e ascoltare la voce interna che la porta da altre parti. Se non riesce a superare questa fase di sofferenza e stallo, se non riesce a trovare nelle sue relazioni quotidiane le risorse giuste per comprendere e scegliere, probabilmente arriverà a chiedere un aiuto terapeutico.

La sofferenza mentale e fisica sarà la porta di accesso a questi dilemmi interni. Il lavoro di cura e crescita personale sarà orientato a trovare “la propria giusta misura e collocazione” tra destino e progetto, tra senso di appartenenza e prospettiva individuale.

Crescere non è semplicemente una questione anagrafica né semplicemente una questione abitativa o lavorativa. Probabilmente ciascuno di noi, in parte, anche da adulti “realizzati”, è alle prese con problemi irrisolti di separazione dalla casa dell’infanzia, di differenziazione dalla matrice familiare, di effettiva riuscita individuazione. Crescere riguarda le emozioni e la forza interiore profonda, il senso di sicurezza e competenza, il coraggio di scegliere nonostante la paura, la capacità di scegliere e sbagliare, la capacità di scegliere e deludere, la capacità di scegliere rischiando anche di restare soli.

“I genitori devono dare due cose ai figli: le radici e le ali” (proverbio del Quebec). Radici solide per affrontare le intemperie della vita e restare sufficientemente saldi. Ali leggere e potenti al tempo stesso per alzarsi in volo ed esplorare il mondo.

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