Quando vorresti essere e sentirti AMATO dovresti “cercare” qualcuno a cui “chiedere” coccole, affetto, calore, carezze. Spesso, invece, ti ritrovi ad agire diversamente perché hai “paura” che il tuo desiderio d’amore non incontri la disponibilità dell’altro. Tendi ad avvicinarti cauto, con “tentativi” tiepidi, in attesa di capire se l’altro veramente ti può e vuole dare quello che vuoi tu. Inoltre, se hai “un’immagine di te negativa”, la convinzione più o meno consapevole di non essere amabile, se ti percepisci pieno di difetti e magari “tendi a percepire gli altri” come estremamente critici o freddi o disinteressati a te, molto probabilmente invece che avvicinarti tenderai a “chiuderti”. Oppure, invece che avvicinarti in modo amorevole, tenderai a stare “sulla difensiva”, ad essere diffidente o addirittura ostile ad un approccio interpersonale. E ciò di certo non favorirà la realizzazione del tuo desiderio iniziale d’amore. “L’esito” potrebbe essere proprio una serie di stati d’animo negativi legati alla frustrazione del desiderio: tristezza, rabbia, solitudine, senso di colpa o altro. Quello che resta è la “conferma dell’immagine di te negativa” (che non meriti amore) o la conferma dell’idea che “gli altri siano brutti, sporchi e cattivi” o di entrambe le convinzioni che ti fanno sentire sempre più frustrato e più solo.
Quando vorresti essere APPREZZATO come persona o per alcune tue capacità o competenze dovresti far emergere agli occhi degli altri quanto da te realizzato, ad esempio, far conoscere alcuni tuoi risultati lavorativi oppure far vedere alcune tue qualità personali come la simpatia, la generosità, l’intelligenza, la disponibilità, ecc.. Molto spesso, però, ti ritrovi a nasconderti invece che farti vedere, ti ritrovi a proteggerti dallo sguardo “giudicante” dell’altro invece che mostrarti per quello che sei e che fai. Hai paura di essere criticato o disprezzato fino addirittura ad essere rifiutato. Quello che è implicito e governa il tuo agire da dentro è ancora una volta un’immagine negativa di te, in questo caso come difettoso e incapace. Vorresti essere apprezzato, ma per timore di non esserlo finisci proprio per creare le condizioni negative perché gli altri non ti apprezzino. Ti nascondi o agisci guidato dall’ansia o da un sentirti non all’altezza. Gli scambi interpersonali “ansiosi, timorosi, incerti, anche goffi” tenderanno a confermare l’immagine interiore di te negativa e anche un’immagine degli altri come critici e sprezzanti oppure indisponibili e non interessati. L’esito è sempre una serie di emozioni dolorose e sentimenti di autosvalutazione e bassa stima di te stesso.
Essere amato e apprezzato esprimono i due bisogni fondamentali che ciascuno di noi si porta dentro fin dalla più tenera età, fin da quando sentirci amati e stimati erano ossigeno per la nostra psiche e quando mancavano ci sentivamo angosciati, letteralmente privati della possibilità di respirare, di vivere. Senza amore e senza stima… Da parte di chi si prende cura di noi… Non possiamo sopravvivere.
Molto del lavoro in psicoterapia agisce a questo livello. Per sostenere un’immagine positiva di sé, un sentimento di essere al sicuro, protetto, amato e stimato. Per potenziare conseguentemente un comportamento adattivo sia nei rapporti interpersonali sia come possibilità di creare una vita quotidiana realizzata in base ai propri sogni, valori e bisogni.
Troppa gente si appoggia agli altri sia per l’amore che per tante altre cose. Si dorebbe imparare da bambini a star bene prima di tutto con se stessi e non a buttarsi in relazioni ambigue senza aver un equilibrio dentro di sè. Purtroppo a certe cose ci si arriva tardi e poi si subiscono le conseguenze. Come chi finisce sempre con la persona sbagliata e non sa il motivo. Stamattina ho letto che alcuni anziani si sono tolti la vita perchè non potevano più vedere i nipotini. Ecco, fondare la propria vita sull’esistenza degli altri è sempre pericoloso. Sia che si tratti d’amore che di relazioni familiari. Non bisogna mai vivere solo attraverso gli altri ma avere anche i propri spazi e i propri interessi con cui passare dle tempo con se stessi.
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Grazie del commento Amleta. Il tuo discorso esprime un’ispirazione fondamentale in cui anch’io mi ritrovo. Solo che molti dei nostri comportamenti sono “scritti” profondamente nel “corpo”. Un’ispirazione ideale rischia di non connettersi e non influenzare quella memoria incarnata (di origine antica) che ancora oggi guida le nostre esperienze, le nostre azioni, anche le scelte relazionali. Un lavoro su di sé realmente trasformativo, fatto con i più svariati strumenti e percorsi, deve agire a quel livello di memoria implicita che tende a ripetersi fuori dalla consapevolezza e da ogni buon proposito dichiarato…
Grazie ancora per il tuo interesse. Buona vita
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