Il nostro comportamento è orientato a soddisfare bisogni, a raggiungere scopi, anche se non sempre siamo consapevoli di cosa cerchiamo.
Ti invito ad osservare uno o più comportamenti su cui riflettere per capire i motivi del tuo agire, guidato dalla domanda “perché lo faccio?” Meglio ancora, “a cosa mi serve?” “Quale mio bisogno soddisfa?” O anche, “come mi fa sentire?”
Puoi seguire lo stesso procedimento ovviamente osservando il comportamento di un’altra persona. “Perché mette in atto quella condotta? A cosa le serve? Quali bisogni soddisfa? Che sensazioni ricerca agendo in quel modo?”
Facciamo qualche esempio.
Perché ti ritrovi a criticare quella persona o quel suo modo di pensare e agire? Per correggere l’altra persona? A cosa ti serve correggere l’altra persona? Per sentirti utile… Per sentirti superiore… Per esercitare potere… Per sostenere la tua autostima… Per scaricare la tua rabbia… Per aiutare l’altra persona a migliorare… Ecc.
A cosa ti serve veramente indugiare nei tuoi soliti errori?
Quale tuo bisogno soddisfa trattare in quel modo le persone?
Quale persona ti fa essere il lavoro che fai?
Faccio un esempio personale: io scrivo un blog perché per me è un modo per “pubblicizzare” la mia attività professionale, mi permette di farmi conoscere e mi fa sentire una persona “impegnata” a realizzare il lavoro dei propri desideri. Scrivo un blog per il mio “valore” di “diffondere la psicologia” il più possibile al grande pubblico, per sensibilizzare chi mi legge al valore della “consapevolezza” e della “responsabilità”, per fare un servizio “sociale” che mi soddisfa e mi realizza. Scrivo un blog perché ho scoperto che “mi piace scrivere”, un po’ seriamente e un po’ no, perché forse mi è sempre piaciuto fare lo “scrittore”. Probabilmente scrivo un blog anche per appagare il bisogno di una parte “narcisa” di me che vuole “mettersi in mostra” e anche per “sfidare la mia paura di essere giudicato” in quello che faccio e che scrivo, per sfidare me stesso e per “crescere”, anche e soprattutto quando ricevo critiche e disapprovazione.
Se ti poni queste domande osservando il comportamento di altre persone, forse riuscirai a capirle meglio e a relazionarti con esse in modo più consapevole ed utile.
In psicoterapia, l’aspetto più importante di queste domande è che permettono a chi le fa e soprattutto a “chi risponde” di comprendere in maniera sempre più approfondita e articolata il senso di certe azioni. A volte, il significato di una condotta è abbastanza scontato e non merita ulteriori investigazioni, altre volte, invece, utilizzare certe domande precise permette di comprendere a fondo le motivazioni di un’azione e ciò può essere utile soprattutto quando si tratta di comportamenti disfunzionali che la persona vuole cambiare. Perché continui a fumare, bere e mangiare in eccesso? Perché ti fai trattare come un burattino? Perché resti bloccato nei soliti modi fallimentari di fare il tuo lavoro? Perché continui a “bucare” una relazione dopo l’altra? Perché continui ad aspettarti che il mondo cambi mentre tu stai fermo?
Trovato il senso e lo scopo che, giunti in profondità, è sempre uno scopo legittimo e vitale, la persona può cominciare a cercare modalità e condotte più funzionali per arrivarci, abbandonando schemi mentali rigidi e abitudini sclerotizzate e iniziando a sperimentare nuove possibilità per realizzare ciò che per lei è importante.
Perché lo fai? A cosa ti serve veramente? Cosa ti dà? Come ti fa sentire?
In che altro modo puoi farlo? Quali altri comportamenti più sani possono darti le stesse sensazioni e soddisfare gli stessi tuoi bisogni?
Ora e da ora in poi cerca le tue domande…
Cerca le tue domande!
