Il comportamento di ciascuno di noi è finalizzato al raggiungimento di scopi, più o meno consapevoli.
Quando i nostri bisogni sono soddisfatti, quando percepiamo realizzati i nostri desideri, quando le nostre aspettative corrispondono alla realtà come da noi vissuta, quando abbiamo raggiunto i nostri obiettivi, quando percepiamo di vivere una vita in linea con i nostri valori, proviamo emozioni positive di gioia, contentezza, felicità, appagamento.
Quando, invece, percepiamo una distanza tra la realtà come da noi vissuta e la realtà come noi vorremmo che fosse o la realtà come noi crediamo dovrebbe essere, allora proviamo emozioni negative di frustrazione, delusione, rabbia, tristezza, paura, vergogna, senso di colpa e altre ancora.
A volte tendiamo a scacciare queste emozioni dolorose o vorremmo non sentirle, ci fanno male e usiamo diverse strategie, più o meno sane, per tentare di mandarle via o perlomeno di “regolarle”: facciamo finta di niente, cerchiamo di non pensarci e non indugiare troppo nel sentirle, tentiamo di distrarci nei modi più disparati, tentiamo di soffocarle attraverso modi sostanzialmente inefficaci oltre che dannosi (bere e mangiare in eccesso, usare sostanze, attivare comportamenti dipendenti, attivare comportamenti compulsivi, altre forme illusorie di modulazione dell’emozione).
Alcune di queste strategie al massimo possono essere efficaci a breve termine o se usate una volta ogni tanto, ma a lungo andare è necessario approntare un altro atteggiamento, sano e utile, verso la sofferenza emotiva legata agli scopi insoddisfatti. In particolare, le emozioni vanno avvicinate, riconosciute, accolte, contattate, esplorate, comprese perché hanno la funzione fondamentale di segnalarci i bisogni insoddisfatti, di farci comprendere in che cosa la realtà è differente da come la vorremmo, quindi di farci attivare azioni concrete per avvicinarla il più possibile alle nostre esigenze.
Certo, poi, non sempre le cose si mettono “a posto” immediatamente, proprio come vorremmo, anzi, a volte, non si mettono a posto proprio per niente. L’impatto delle nostre azioni sulla realtà ci fornirà, comunque, utili informazioni per capire come andare avanti, come correggere il tiro, cosa ha funzionato e cosa deve essere rivisto, cosa noi dobbiamo rivedere, sempre nell’ottica di avvicinare il più possibile la realtà alle nostre aspirazioni, ai nostri desideri, alla nostra idea di realtà.
Se vuoi, puoi anche prendere “un metro” per misurare, in ogni ambito della tua vita, nei vari ruoli e nelle relazioni che vivi, quanto è distante la realtà “reale” dalla realtà “ideale”. E sulla base di questa valutazione andare avanti, cercando di aumentare il livello di soddisfazione e imparando anche ad accettare la frustrazione, i limiti, l’impotenza, il mancato allineamento tra la realtà che vivi e la realtà che vorresti vivere.
Questa è l’essenza della consapevolezza, della responsabilità, della “cura”, forse di un qualche tipo e grado di felicità.