Un po’ tutti ci ritroviamo a vivere, più o meno frequentemente, in questo momento della nostra vita o anche ci siamo ritrovati a vivere più volte negli anni passati, situazioni “frustranti” che si assomigliano, che appaiono tutte uguali e che sembrano ripetere sempre la stessa scena “dolorosa”. Ad esempio, un certo comportamento che ti fa “arrabbiare”, una certa situazione che ti rende “triste” o anche diversi accadimenti che ti “spaventano” o situazioni tipiche in cui “ti senti in colpa” o “provi vergogna”.
Spesso, in queste esperienze emotive negative, diamo la colpa agli altri, alla situazione, all’esterno da noi, con l’idea, più o meno chiara nella nostra testa, che la realtà dovrebbe essere diversa da come è e che le persone non dovrebbero comportarsi come si comportano. Altrettanto spesso ci viene detto che stiamo ingigantendo troppo la situazione, che la nostra reazione è eccessiva e fuori luogo, che stiamo vivendo in maniera troppo personale un fatto neutro o innocuo, che siamo i soliti “strani” o “esagerati” o “rompiscatole” o “troppo sensibili”.
Nel tempo abbiamo anche più volte provato a cambiare la situazione, a cambiare gli altri, a dire loro che non è giusto né buono né rispettoso come si comportano, a pretendere da loro che agissero diversamente da come hanno fatto perché a noi non stava bene. Il risultato raggiunto poche volte è stato soddisfacente mentre nella maggior parte dei casi la risposta della realtà è stata frustrante con l’esito di aumentare la distanza, l’incomprensione e i conflitti con gli altri. Anche perché a volte sono gli altri che ci chiedono di cambiare e noi non siamo per niente d’accordo con ciò che ci viene chiesto. Perché dovrei cambiare per te se io ritengo di stare nel giusto e di agire in modo sano e utile? E perché allora dovrebbero cambiare gli altri? A volte, se si utilizza una comunicazione efficace, non giudicante, empatica, le persone riescono ad avvicinarsi, comprendersi e venirsi incontro, ma spesso questo non succede e noi continuiamo a provare emozioni negative nelle diverse situazioni che sembrano ripetersi sempre uguali a se stesse e uguali a tante altre situazioni. Dopo vari tentativi fallimentari di adattare il mondo a noi, dobbiamo probabilmente invertire la direzione della richiesta di cambiamento e cercare di comprendere come noi possiamo vivere quelle situazioni in modo differente ed eventualmente aggiustare noi il filtro della nostra percezione e interpretazione delle esperienze dolorose, frustranti, conflittuali. In questo caso è utile seguire uno schema che ci orienta a comprendere meglio la situazione e soprattutto noi stessi:
- Individua il comportamento scatenante. Quello che l’altro dice o fa e che ti suscita quell’emozione negativa.
- Individua e descrivi la scena con attenzione e in dettaglio. Cosa succede, dove, quando, chi è convolto, quali sequenze di azioni e reazioni.
- Individua le tue emozioni e le sensazioni che provi.
- Individua i tuoi pensieri, in particolare le idee che ti fai di te stesso, convinzioni negative su di te del tipo “io non sono giusto”, “io non sono meritevole”, “io sono sbagliato”, “io non ce la faccio”, “io sono fragile”, “io sono impotente”, “io sono colpevole”, “io sono un fallimento”, “io sono una delusione”.
- Connetti le emozioni alle convinzioni. Ad esempio, quando “mi arrabbio” penso di me che “sono una vittima di un’ingiustizia” e che “non posso controllare la situazione”; quando “sono triste” penso di me che “non merito di essere amato”; quando “mi sento in colpa” penso di me che “sono sbagliato”; quando “mi vergogno” penso di me che “sono un fallito”, quando “mi spavento” penso di me che “sono fragile, debole e indifeso”; quando “sto in ansia” penso di me che “sono insicuro e sul punto di crollare”; quando “mi sento depresso” penso di me che “non valgo abbastanza”; quando “sto sotto stress” penso di me che “non ce la faccio e prima o poi scoppierò”.
- Torna indietro con la mente … alla prima volta che hai vissuto una situazione simile… alla prima volta che ti ricordi di aver provato quelle emozioni e di aver avuto quei pensieri… dedica il tempo che ti serve per tornare indietro… fino a quando ritrovi quella volta che …
Trovata quella “prima volta”… o “quella volta così importante” in cui hai vissuto quello che solitamente vivi in situazioni del genere… in cui hai provato quelle emozioni così dolorose o negative per te … “quella volta fondamentale” in cui hai pensato quello che pensi solitamente di te in situazioni simili che si ripetono … avrai già un’altra prospettiva sulla questione. Potrai già rivisitare il senso di quello che solitamente accade. Potrai collocare le tue emozioni e i tuoi pensieri in una cornice di significati differenti da quelli che hai sempre avuto e attribuiti alla situazione. E già questo sarà liberatorio, ti permetterà di affrontare la prossima volta in un modo totalmente nuovo, più consapevole e responsabile, più attento ai tuoi bisogni importanti in quella situazione… Ti permetterà di capire “su cosa puoi agire” e “cosa devi lasciar perdere” per massimizzare la possibilità di ottenere quello che vuoi e di trasformare la situazione frustrante e dolorosa in una situazione per te più appagante, leggera, nutriente.