Se è vero che, ad un certo punto del percorso terapeutico o di crescita personale, le chiacchiere stanno a zero e devono parlare i fatti affinché la persona riduca la sua sofferenza e attivi nuove risorse, abilità e competenze comportamentali e relazionali, è anche vero che, molte volte, prima di arrivare a fare qualcosa di nuovo, la persona incontra diverse difficoltà e resistenze che ostacolano un effettivo cambiamento dei comportamenti. Soprattutto quando parliamo di “modalità sclerotizzate” dure a morire, quando la persona si ritrova a fare le solite cose pur riconoscendo ormai che sono condotte inadeguate e che creano problemi. Evidentemente ci sono dei freni a questo cambiamento, blocchi che possono essere di diversa natura e forma.
Pur desiderando tanto un cambiamento hai paura delle conseguenze che ne deriverebbero. Ad esempio, sai che la coppia non funziona più, ma temi di restare sola; al lavoro sei stressato, ma immagini che da altre parti incontreresti gli stessi problemi o anche che potresti dover affrontare un lungo periodo senza lavorare. Sai che per tornare in forma devi allenarti in modo disciplinato e rigoroso, ma temi che ciò ti porterà a trascurare altri impegni. Sai che dovresti chiarire alcune questioni col tuo amico, ma temi che non comprenderà e lo perderai. Temi, ad un livello di consapevolezza più o meno chiaro e articolato, che gli svantaggi supereranno i vantaggi, che ciò che perderai sarà maggiore di ciò che conquisterai.
Vorresti cambiare, ma non ritieni giusto che tu debba fare tutta questa fatica mentre altri continuano a fare il bello e il cattivo tempo. Ti arrabbi perché per migliorare devi affidarti a nuove azioni che tu devi fare e non puoi contare sulla benevolenza e sulla comprensione degli altri. Ad esempio, ti ritrovi a dire in tanti ambiti della tua vita, personali e lavorativi: “ma come è possibile che gli altri non capiscano?” “Come può una persona agire in questo modo?” Insomma hai l’aspettativa “fallimentare” che siano gli altri a cambiare, che la realtà esterna ti venga incontro, piuttosto che andarti a cercare e creare ciò che desideri.
Hai desiderio di cambiare, sai cosa devi fare, ma vivi come troppo faticoso il percorso che ti porterà a migliorare la tua condizione. Vuoi lavorare all’estero, ma non ti va di impegnarti ad imparare una nuova lingua. Vorresti lavorare nel turismo, ma non sei disposto a lavorare nei giorni di festa. Spesso alle persone propongo degli esercizi a casa con l’idea che aumenterebbero notevolmente la loro consapevolezza e il raggiungimento degli obiettivi del trattamento, ma tornano senza averli fatti, adducendo scuse e giustificazioni varie. La zona di comfort è sempre una grande attrazione e la sicurezza che sperimenti entro i confini del già noto (e praticato da sempre) sembra aver su di te un peso maggiore rispetto all’idea di un futuro nuovo tutto da conoscere e perciò un po’ ansiogeno.
Potresti essere convinto di non riuscire a cambiare, che sarà inutile sforzarti e tentare di modificare le cose che sono andate sempre così e così andranno ancora (convinzione rigida e limitante). Come quando ti dici che non sei portato per una cosa, ma di fatto non ci hai mai provato. Come quando pretendi da te di cambiare dall’oggi al domani o di ottenere il top dei risultati in pochi giorni.
Potresti avere il desiderio di una soluzione perfetta senza sacrifici e non sei disposto a pagare il prezzo del cambiamento. Vorresti cambiare alcune situazioni mantenendo anche le cose buone che hai ora. Purtroppo questo quasi sempre è impossibile. Spesso il cambiamento è sinonimo di scegliere un diverso prezzo da pagare rispetto alla situazione precedente. Vuoi continuare a stare nella tua coppia e pagare il prezzo del sentirti insoddisfatto? Vuoi lasciare il partner senza pagare il prezzo della solitudine e il rischio di non riuscire a trovare un altro partner veramente adatto a te e ai tuoi desideri? Vuoi cominciare a parlare chiaro per farti rispettare, ma pretendi di risultare simpatico a tutti? Quanto sei disposto a vivere l’ansia, il dolore e la paura che il cambiamento porta con sé?
Vuoi modificare alcune situazioni della tua vita, ma non sei disposto ad accettare il rischio (a volte certezza prevedibile) che qualcuno ci rimarrà male e per questo verrai giudicato e rimproverato, che deluderai qualcuno e che per questo potresti essere dispiaciuto o addirittura sentirti in colpa? Vuoi cambiare senza essere disposto ad accumulare qualche gettone di antipatia?
Vuoi cambiare senza mettere in discussione vecchi pilastri della tua storia personale? Un tipo di ostacolo al cambiamento deriva dalla rigidità di alcune convinzioni del paziente, in particolare da alcune idee “anticamente scelte o assorbite” che riguardano sé, gli altri, le relazioni, il mondo, la vita. La persona crede così profondamente in una certa realtà o verità soggettiva, precocemente fatta propria, che ogni cambiamento fuori da quella verità è percepito come impossibile. Questo succede spesso, ad esempio, quando la persona si ritrova a vivere da adulta delle situazioni e delle possibili scelte che sono completamente diverse da quelle dei propri genitori.
Vuoi tutto e subito? Un altro impedimento al cambiamento è la difficoltà a lavorare duro nell’immediato per ottenere un risultato incerto a lungo termine. L’esempio tipico è l’autodisciplina che serve in ogni ambito sportivo o anche semplicemente per perdere qualche chilo e tornare in forma; ma anche in ogni attività che richiede di impiegare (“perdere”?) tempo “adesso” per ottenere dei risultati non immediatamente visibili. Ad esempio, riordinare la scrivania o l’armadio, fare pulizia nel computer o negli indirizzi e-mail.
Vuoi cambiare senza cambiare? Una resistenza a cambiare è legata alla difficoltà a “tradire se stessi” ovvero a percepirsi ed agire in modo diverso dall’immagine interna che si ha di sé e che organizza la propria identità. Ad esempio, una persona che si è sempre percepita “buona” ha difficoltà ad adottare comportamenti che pure riconosce come utili e necessari, ma che sente come “cattivi”; chi da sempre si percepisce come “generoso” avrà difficoltà a dire no alle richieste altrui senza sentirsi cattivo e spregevole. Chi, da una vita, ha organizzato il suo agire sul “dover essere forte e impassibile emotivamente” difficilmente riuscirà ad accedere alle proprie emozioni di fragilità e altrettanto difficilmente si permetterà di chiedere aiuto con l’idea che “solo i deboli hanno bisogno degli altri” …
Noi possiamo lavorare sul nostro personale cambiamento. Possiamo e dobbiamo impegnarci per cambiare ciò che è in nostro potere e che riguarda noi stessi, il nostro modo di pensare e di agire. Il nostro “potere di cambiare” arriva fin dove inizia il potere degli altri e della realtà esterna di “non cambiare”.
Sei pronto a cambiare? O ancora stai aspettando che il mondo faccia quello che devi fare tu?