Cambiamo quando “smettiamo di credere ad una sola verità”. Quando sviluppiamo alternative rispetto a come abbiamo sempre pensato ed agito. Quando mettiamo in discussione la fonte della verità genitoriale che abbiamo “creduto l’unica verità possibile” da bambini e che nel tempo abbiamo affinato fino a farla diventare nostra. Sappiamo che questa verità da bambini era l’unica a nostra disposizione, sappiamo che ci ha garantito la sopravvivenza perché ci ha permesso di adattarci all’ambiente in cui vivevamo, ma sappiamo anche, per dolorosa esperienza diretta, che nel tempo questa verità è diventata stretta, angusta, fonte di sofferenza emotiva e mal-adattiva nei rapporti interpersonali.
Cambiamo quando “sappiamo essere empatici col bambino vulnerabile che siamo stati“, quando riusciamo a comprendere il senso delle sue scelte antiche e il valore adattivo di quello che ha cominciato a fare fin da piccolo; quel bambino, ad esempio, ha imparato a non esprimere la rabbia perché temeva che il papà lo picchiasse per punirlo. Oggi è un adulto “esperto nel non esprimere la rabbia“, anche quando questa sarebbe una buona soluzione ai problemi che si trova ad affrontare. Oppure quel bambino ha imparato a trattenere il dolore perché temeva che la mamma non riuscisse a consolarlo e si ammalasse per colpa sua. Oggi è un adulto “esperto nel trattenere ogni manifestazione di dolore e fragilità“, anche se a volte chiedere aiuto può essere il primo atto di forza. O ancora quel bambino può aver intelligentemente capito che era meglio non mostrarsi vulnerabili altrimenti i genitori lo avrebbero criticato e non amato. Oggi è un adulto che “non riesce nemmeno a riconoscere la propria debolezza e tende a nasconderla dietro una o più corazze di forza e imperturbabilità”, anche quando sarebbe opportuno affidarsi all’altro ed entrare in un contatto intimo e autentico. Quel bambino ha creduto che le sue soluzioni fossero le uniche a sua disposizione per ottenere il massimo possibile di soddisfazione dei suoi bisogni primari (amore, cura, protezione, calore, stima, ecc.) e per affrontare le situazioni difficili che ha vissuto.
Ma cambiamo anche quando “riusciamo a riconoscere che ieri era ieri e oggi è un altro giorno”; e che ciò che un tempo è stato funzionale oggi è distruttivo. Quando riusciamo a comprendere che il nostro modo di pensare e agire, coerente e sensato rispetto alla nostra storia di vita, oggi può e deve essere cambiato per evitare di affrontare situazioni nuove con soluzioni antiche.
Oggi è il primo giorno del resto della nostra vita e possiamo imparare a pensare e agire come non abbiamo mai fatto (perché allora abbiamo imparato ad averne paura)… Possiamo imparare a legittimare ed esprimere la nostra rabbia e il nostro disappunto… Possiamo imparare a mostrarci deboli e a chiedere aiuto … Possiamo imparare a piangere di dolore e a ridere come scemi, fregandocene del giudizio degli altri …
Oggi può essere veramente il primo giorno di una nostra nuova vita più “consapevolmente”, “liberamente” e “responsabilmente” scelta.