Tempo fa lessi una storia sull’albero. Parlava del valore dell’albero: nido per uccellini, ombra per gli accaldati, tenerezza per gli amanti, frutti per il contadino, ispirazione per il poeta, abbellimento per l’esteta, legna per chi ha freddo, casetta per i bambini… e via così.
Un po’ come la neve: gioia per i bambini, pericolo per gli automobilisti, perdita di giornate di lavoro per qualcuno, guadagno di giornate di riposo per qualcun altro. Ispirazione per poeti, esteti, manipolatori dell’informazione, strumentalizzatori politici e divertiti assidui frequentatori dei social… E via così…
L’albero, la neve e chissà quante altre storie simili … Sono anche una potente metafora della terapia. La neve come l’albero sono lì. Tu che ci fai? La vita ti presenta quotidianamente delle questioni (affetti, lavoro, salute, governo del tempo); questioni, diciamo così, “oggettive”. Ma tanto per dire. Tu hai il potere di “decidere” che farci. La terapia riporta sempre l’individuo alla personale libertà e responsabilità di scegliere, di decidere come agire e reagire. Anche agli eventi che apparentemente non possono avere che un’unica interpretazione. È impossibile non leggere attraverso i propri filtri personali come è impossibile non scegliere. Ogni scelta ha un prezzo da pagare. La coperta è troppo corta…
Ogni scelta esprime di che cosa “mi prendo cura” e che cosa “trascuro”. A cosa do priorità e cosa metto in secondo piano…
Le scelte possono essere consapevoli o meno, originare da una valutazione attuale chiara di valori e situazioni o da un automatismo inconsapevole legato alle proprie ferite, alla propria sensibilità personale e al proprio “carattere”. Ma sempre di scelte parliamo. Scelte nate nel qui-e-ora, scelte fortemente orientate dal lì-e-allora, comunque scelte. Individuali. Le migliori possibili forse. O semplicemente scelte mai perfette, tra molteplici possibilità…
Esistono forse scelte perfette? Se sì, quali sono? Se no, perché?