1) Non avrai altra guida oltre a me. Chi è assediato dai sensi di colpa spesso vive una vita e una quotidianità organizzata al fine di evitare di sentirsi in colpa o con l’intento di riparare alle colpe che crede di aver commesso. Esempio tipico è il genitore che non sa dire no alle infinite richieste dei figli. E quando lo dice paga il prezzo di un infinito tormento interiore
2) Non nominare il senso di colpa invano. Paradossalmente molte persone sono così tanto abituate a viversi la colpa per ogni cosa che fanno che hanno perduto la capacità di fare scelte libere da questo sentimento e ogni tentativo di agire seguendo il proprio bisogno e desiderio viene internamente vissuto come grave “peccato” di egoismo. Ad esempio, quando non agisco seguendo le mie inclinazioni genuine perché la gente chissà che direbbe…
3) Ricordati di non fare feste. La vita è dolore e sacrificio. È farsi carico della felicità altrui. Tutto il resto è sbagliato, brutto, sporco, cattivo.
4) Onora il padre e la madre. Sii fedele a quello che è sempre stato, a quello che sei sempre stato, a quello che hai sempre fatto per essere approvato dagli altri, anche se ciò ti è sempre costato molto, anche se hai barattato questa fedeltà con la tua felicità. Occupati degli altri anche a costo della tua vita.
5) Non uccidere. Ci mancherebbe. Ovvero continua ad ascoltare quella voce interiore che da dentro ti colpevolizza, ti attacca, ti giudica, ti uccide…
6) Non commettere atti impuri. Ma chi definisce i criteri di cosa è puro e impuro? Chi ti ha inculcato l’idea che una certa azione è impura e perciò chi la mette in atto è colpevole?
7) Non deludere. Quanto vuoi continuare a pensare, agire, vivere facendo contenti gli altri e scontentando te stesso?
8) Non dire falsa testimonianza. Ovvero non ti permettere di affermare che vuoi agire in base ai tuoi desideri e bisogni. La vita è fare quello che ti hanno sempre detto di fare fin da bambino. La verità è una. E tu non puoi crearti un’altra verità possibile.
9) Non desiderare ciò che è godimento e piacere. E non chiedere ciò di cui hai bisogno. Devi fare da solo e non pesare sugli altri.
10) Non desiderare di crescere ed emanciparti. Non puoi essere diverso da quello che sei e sei sempre stato.
In terapia uso i Dieci Comandamenti (ciascuno di noi ha i propri) come metafora per esplorare in che modo le proprie regole di condotta morale e interpersonale siano effettivamente una guida utile alle piccole e grandi scelte quotidiane e a che punto invece diventano disfunzionali, dannose per la persona. L’invito è quello di riscrivere i propri dieci comandamenti in modo che siano più vicini e corrispondenti alla propria autenticità pur ovviamente mantenendo un rapporto adeguato con la realtà e con gli altri…
Ringraziare per un vantaggio, per un dono ricevuto ci può stare ma dover necessariamente “circondare di stima ed ossequi” qualcuno, soprattutto se non si condivide il più, no.
L’affare potrebbe risultare faticoso e doloroso oltremisura.
In più credo che non farebbe poi così bene nemmeno all’altro..
Dante, a te ti ringrazio e ti ricopro di onori
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Grazie Gianni per il tuo commento. È importante riscrivere i propri comandamenti. Ringraziare può servire a riconoscere ciò che hai ricevuto. Ed esprimere la tua rabbia può aiutarti a chiarire ciò che ti addolora. Non sempre troviamo accoglienza negli altri, a volte nemmeno ascolto. Allora è fondamentale legittimare dentro di sé il proprio vissuto e comunque reimpostare le proprie scelte su nuovi comandamenti personalmente scelti sulla base di una nuova consapevolezza.
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