Dopo tanto lavoro su di sé una persona può arrivare a dire “non cambia mai nulla”. I comportamenti autosabotanti Magari ha fatto tanti cambiamenti importanti in diverse aree della sua vita, ha sviluppato nuovi modi di guardare alla realtà, Il punto da cui guardiamo il mondo ha smesso di lamentarsi in modo sterile 3 tipi di lamentela e sta lavorando sui suoi obiettivi GOAL, ha imparato a comunicare in modo più efficace Un potente strumento di consapevolezza e cambiamento, ma alcune cose restano sempre le stesse… Ad esempio, sono presenti pensieri quali “non mi sento mai all’altezza di questa situazione”, “non mi sento mai adeguato al mio lavoro”, “non riesco mai a vivermi una relazione con serenità”, “non riesco ancora a farmi rispettare”… Sentirsi in colpa e non sentirsi all’altezza. La libertà dal dover essere Anche se i riscontri della realtà oggettiva, ad esempio, sul lavoro, evidenziano che quella persona è “capace”, internamente si sente “inetta” e “inferiore”. Anche se i riscontri di tante persone le dicono che è “in gamba” e che “non ti manca niente per avere successo al lavoro o nelle relazioni”, la persona si sente in tutt’altro modo. Probabilmente quella persona “ha capito tutto” da un punto di vista logico e razionale, come adulto sa valutare le situazioni in modo realistico, sa cosa dovrebbe fare per stare bene… eppure…
Il suo blocco è al livello della sua ferita infantile. Il bambino ferito Sperimenta profondi sentimenti di insicurezza che hanno origine in relazioni di accudimento mancato o distorto, vive angosce devastanti per esperienze di rifiuto, trascuratezza, abbandono. E non serve aver vissuto necessariamente episodi traumatici e drammatici La bambina che costruiva aquiloni , a volte basta aver vissuto un’infanzia in cui i genitori hanno avuto lo sguardo rivolto più altrove che sui bisogni e i sentimenti del figlio che cresceva.
Non è colpa di nessuno… probabilmente. Sappiamo che quei genitori sono stati “probabilmente” a loro volta figli “non visti”. Un genitore sufficientemente perfetto Ciò che resta, oggi, alla persona che si sente ancora ai blocchi di partenza in certe aree della sua vita, è quel vuoto affettivo e di sicurezza che nell’adulto di oggi genera quei sentimenti di angoscia e disistima che impediscono di attivare certi cambiamenti. Per cui non cambia mai niente.
In un certo senso, l’adulto che oggi si ritrova impantanato in alcuni comportamenti che non cambiano mai o non cambiano ancora, deve scendere a quel livello di profondità per incontrare il suo bambino ferito, guardarlo, riconoscerlo, legittimare il suo vuoto e tutte le emozioni che si porta appresso (dolore, solitudine, tristezza, paura, angoscia, vergogna, senso di colpa, rabbia, senso di ingiustizia, ecc). Deve fornire a quel bambino un’esperienza correttiva dal punto di vista emotivo, la possibilità di una nuova esperienza “riparatrice”. Guarire le ferite dell’infanzia
La terapia fornisce uno spazio in cui ciò è possibile… Quando quel bambino è stato veramente e finalmente “curato”, l’adulto è pronto a cambiare, a sentirsi “sufficientemente” sicuro, attrezzato e libero per cominciare a sperimentare nuovi comportamenti da sempre desiderati…