Quando arrivi in una nuova città dove non eri mai stato prima puoi farti guidare da una mappa, cartacea o elettronica poco conta. La mappa può riguardare le strade della città piuttosto che i monumenti e i siti d’arte, ma può essere anche una mappa dei ristoranti e degli alberghi, piuttosto che la mappa dei locali di divertimento e aggregazione.
La persona che arriva in terapia ha un suo modello del mondo appreso durante i primi anni della sua vita e successivamente rivisto, corretto e consolidato. Il bambino è il padre dell’adulto e porta con sé una mappa del territorio ovvero ha sviluppato una serie di credenze e aspettative su come vanno le cose e come dovrebbero andare, su come è lui e come sono gli altri, su come funziona il mondo affettivo e interpersonale. L’ambiente in cui è cresciuto, i genitori, la famiglia, altre persone significative, insegnanti, maestri, adulti di riferimento, in qualche modo tutti hanno contribuito alla mappa della vita che la persona si porta dentro. Ovviamente il piccolo con le sue caratteristiche temperamentali ha offerto il suo contributo al disegno di quella mappa. Da adulto quel bambino va in giro per il mondo con la sua mappa che lo aiuta ad orientarsi, a trovare quello che cerca. Solo che come per ogni mappa a volte il territorio offre delle sorprese. Anche la mappa elettronica più aggiornata in tempo reale può presentare qualche discrepanza rispetto all’effettiva realtà.
Tutti quanti noi abbiamo le nostre mappe che ci guidano per il mondo, nei rapporti interpersonali, nelle scelte che compiamo quotidianamente, più o meno importanti. Ciascuno di noi ovviamente spera che la mappa sia accurata in modo da sentirsi sicuro di trovare quello che cerca. In terapia la persona da una parte “sa” che troverà quello che ha sempre trovato in giro per il mondo, dall’altra “spera” che alcuni aspetti della mappa siano sbagliati, spera di trovare qualcosa di migliore, spera paradossalmente di avere una mappa sbagliata ovvero di disconfermare quello che ha sempre creduto rispetto ad alcune realtà “dolorose”. Ad esempio, se questo bambino ha avuto un padre egoista e violento e una madre succube e immatura, potrebbe aver cominciato a creare una mappa fondata sulla credenza base “gli uomini sono violenti, le donne immature, è meglio non fare affidamento sugli altri, nella vita devi cavartela da solo”. Questa mappa è servita alla persona per vivere la vita, solo che ad un certo punto, come tutte le mappe richiede una rivisitazione ovvero, fuor di metafora, probabilmente non sempre si incontrano quel tipo di persone e situazioni “originarie”.
Un caso più favorevole potrebbe essere quello di un bambino cresciuto con genitori amorevoli, attenti e solleciti che hanno contribuito a creare una mappa organizzata intorno alla credenza base: “la vita è meravigliosa, puoi contare sul sostegno degli altri, io sono una persona degna d’amore e stima e le altre persone sono amorevoli e disponibili”. Anche in questo caso, l’incontro con la realtà interpersonale potrebbe richiedere un aggiornamento della mappa…
In terapia, le persone lavorano per aggiornare questa mappa in modo che sia più utile e funzionale, in particolare cercano “più o meno consapevolmente” di mettere in discussione e disconfermare le credenze e le convinzioni più distruttive, dolorose, legate alle esperienze più drammatiche della loro infanzia. Quando la persona ha ridisegnato la sua mappa in modo da sentirsi più sicura e libera nei rapporti interpersonali e nelle scelte di vita… ha trovato il tesoro!
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