Uno dei primi obiettivi della terapia, trasversale ad ogni percorso di crescita personale, è quello di imparare ad avere dimestichezza e familiarità con i propri stati mentali. È utile essere in grado di identificarli, denominarli, valutarne l’intensità, distinguerli tra loro e differenziarli. Ciò consente di capire quali aspetti della propria esperienza hanno bisogno di essere modificati.
Identificare in modo accurato il proprio stato d’animo e i propri pensieri in una situazione specifica permette una consapevolezza maggiore di sé e nelle relazioni interpersonali e apre la strada verso i cambiamenti ritenuti importanti. Ad esempio, quando Carlo mi ha detto che non sarebbe venuto all’appuntamento mi sono sentito triste e arrabbiato e ho pensato che è una persona inaffidabile e che non ci tiene a me e al nostro rapporto
Dare un nome preciso ai propri sentimenti, piuttosto che un semplice “stare bene” o “stare male”, permette di appropriarsi in modo più chiaro dell’esperienza e del vissuto soggettivo e rende possibile l’individuazione dei cambiamenti desiderati. Sapere della malattia di Luigi mi ha gettato nell’angoscia, sono addolorato per lui e preoccupato per la sua famiglia, sono triste al pensiero di perdere un amico così caro e sono arrabbiato con lui pensando che non vuole curarsi come dovrebbe…
Valutare l’intensità dei propri stati soggettivi rende più chiaro il rapporto con la situazione e aiuta a determinare il tipo e il grado di cambiamento ritenuto appropriato. Rispetto ad una scala di misura dello stato d’animo da 1 a 10, è diverso provare, ad esempio, ansia 7 per l’esame e ansia 3 per il risultato della partita; è differente essere arrabbiati 9 perché mi hanno rubato l’auto o 3 perché la mia squadra del cuore ha perso. Posso essere triste 2 perché oggi piove e non posso fare il pic nic che avevo immaginato ed essere triste 10 per la morte di un mio amico.
Distinguere tra loro le varie emozioni permette di individuare gli scopi e le azioni più appropriate per alleviare gli stati dolorosi e raggiungere la soddisfazione dei propri bisogni. Probabilmente se sono triste ho bisogno di essere consolato e posso attivarmi per cercare qualcuno che mi conforti e mi stia vicino; se sono arrabbiato ho bisogno di mettere a posto le cose “storte” o riparare il danno ingiusto che ho subito e cercherò di chiarirmi col mio amico, se sono preoccupato cercherò rassicurazione e di affrontare il problema che mi attanaglia.
Differenziare stati d’animo, pensieri, immagini, ricordi, comportamenti, sensazioni, reazioni fisiche, fattori ambientali consente di avere un quadro chiaro della situazione e di approntare le azioni più adeguate per la soluzione dei problemi. Ad esempio, vedere i miei due amici, marito e moglie, che litigano e si insultano pesantemente mi genera tristezza, una morsa al petto, preoccupazione e tremore alle gambe, penso che la loro storia sia in un momento critico gravissimo e me li raffiguro già separati e ancora più distanti tra loro di quanto siano adesso, mi ricorda quando litigavo con la mia ex e quando i miei genitori si separarono, mi chiedo come posso aiutarli, già ho detto loro di fare riferimento a me a ad altri amici per un sostegno emotivo in questo difficile periodo …
In terapia la persona impara progressivamente a conoscere se stesso, il proprio mondo interiore e come funziona nei rapporti interpersonali. Tale conoscenza è la base per una più consapevole assunzione di responsabilità delle proprie scelte, oltre i condizionamenti del passato e la colpevolizzazione degli altri…
3 pensieri riguardo “Confidenza con se stessi ”