Ecco uno schema di domande che orienta il processo creativo e conoscitivo, la soluzione dei problemi e la scrittura giornalistica, ma anche i racconti che si possono fare ad un amico, come pure l’esplorazione del mondo interno, la consapevolezza di sé volta a favorire processi di cambiamento. Si può seguire il noto procedimento del giornalismo americano basato sulle cosiddette 5 W (più 1), dall’inglese What, Who, Where, When, Why, e hoW che a loro volta hanno preso spunto dagli antichi latini.
What. Cosa è successo? La descrizione dei fatti è sempre soggettivamente filtrata ovvero ciascuna persona nel raccontare “lo stesso fatto” può focalizzarne aspetti differenti. Posso raccontare i pensieri che ho fatto in quella situazione, le sensazioni che ho provato, le azioni che ho messo in atto, ecc..
Who. Chi è coinvolto nella vicenda? Ero coinvolto direttamente o riguarda altre persone e me indirettamente? Ero da solo o con altre persone? Solitamente le vicende per noi importanti, fonte di benessere o sofferenza, hanno per protagoniste le persone a noi care o comunque significative in qualche modo: genitori, parenti, coetanei, altre figure di “autorità e saggezza” che in qualche grado hanno plasmato la nostra personalità quando eravamo bambini o sono attualmente influenti su quello che pensiamo, proviamo e facciamo. Chi è responsabile di che cosa?
Where. Dove si svolge o si è svolta o si svolgerà la vicenda? A volte il luogo può essere irrilevante, altre volte è fondamentale per determinare il significato della vicenda; ad esempio, a scuola davanti ai miei compagni… in giardino mentre stavo giocando… in camera da letto … in cameretta mentre i miei litigavano …
When. Quando è successo? Passato, presente, futuro immaginato. La persona può raccontare un fatto accaduto, un evento, una situazione, attuale o antica, desiderata o temuta. Per come la ricorda e per come l’ha vissuta, per come la immagina o la prevede: i fatti “storici” o “oggettivi” e quelli “soggettivamente incamerati” o “interpretati” o “anticipati”.
Why. Perché? Qual è il senso di ciò che è successo? Quali bisogni sono stati soddisfatti? A che scopo le persone hanno agito come hanno agito?
HoW. Come si è svolto l’evento, ma anche come ho reagito io all’evento, come posso ora considerare quell’evento, come posso assumermi la responsabilità di dare senso a quell’evento e agire di conseguenza.
Quantum. Quanto? L’intensità dell’esperienza, l’intensità, ad esempio, degli stati d’animo provati. In terapia, come nelle normali situazioni di vita quotidiana, è fondamentale poter fare una misurazione dell’intensità di ciò che si prova, quanto si prova, soprattutto per quanto riguarda gli stati di sofferenza soggettiva; usando un riferimento da 0 (poco o assente) a 10 (enorme) è diversa una tristezza 3 da una tristezza 8, è diversa un’ansia 4 da un’ansia 10, un conto è provare rabbia 2 un conto è essere arrabbiati 9. A volte questa semplice misurazione rende molto più chiaro alla persona cosa sta succedendo dentro di sé, cosa sta vivendo e cosa ci può fare.
Quibus auxiliis. Con quali mezzi? Esprime un principio fondamentale di cambiamento: spesso le persone arrivano in terapia portando modi disfunzionali per soddisfare bisogni sani e legittimi. La terapia aiuta le persone a trovare strade alternative più sane ed efficaci per soddisfare quei bisogni importanti e legittimi. Ad esempio, se vuoi soddisfare il bisogno legittimo di essere visto e riconosciuto puoi imparare un modo diverso dal fare la pipì a letto o dall’ubriacarti tutte le sere o dal postare su instagram ogni tuo respiro… Se hai bisogno di essere valorizzato nella tua forza puoi trovare anche altre strade dal picchiare tutti i giorni qualcuno … Se hai bisogno di affetto la cioccolata è un’illusione che offre qualche riempimento al limite solo a breve termine …
“Esistono molteplici modi per andare da una stanza all’altra” (Milton Erickson)
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