Prospettive 

Ad alcuni pazienti, in certi momenti della terapia, mi ritrovo a raccontare una storia, presa dal libro Le sette regole per avere successo, di Stephen Covey, dove l’autore riferisce una sua esperienza vissuta. Egli la utilizza per spiegare “il salto di paradigma” ovvero quando cominciamo a vedere le cose da una prospettiva differente. Con integrazioni appropriate, è una storia piena di spunti di riflessione su come funziona la mente umana e su cosa deve avvenire per realizzarsi un cambiamento, su quali sono le cose importanti e quelle meno importanti per ciascuno di noi.

In metropolitana, una tranquilla domenica mattina, senza gli affanni delle corse infrasettimanali; ogni passeggero assorto per i fatti suoi: chi legge il giornale, chi smanetta col telefono, chi dormicchia, chi si guarda intorno tra il curioso e l’inebetito. Ad un certo punto entra nello scompartimento un uomo coi suoi quattro figli, dai 3 ai 12 anni circa. L’atmosfera cambia completamente: la tranquilla serenità lascia il posto al caos, smuovendo gli animi dei vari passeggeri. Questi bambini iniziano a fare chiasso nelle più svariate forme che i bambini possono inventare, tra l’educato e il maleducato, tra il divertente e l’irritante. Il padre si siede apparentemente tranquillo mentre la metro va avanti…

Ciascun passeggero comincia a fare i suoi pensieri: “che maleducati!”, “padre irresponsabile!”, “padre incapace di contenerli”, “è una cosa intollerabile!”, “non posso stare tranquillo nemmeno la domenica mattina a leggere il giornale!”. Ma anche: “che simpatici sti marmocchi!” “chissà dove vanno?”, “ce li avessi io ancora a casa i miei figli!”. “Il biondino mi ricorda come facevo io quando avevo sette anni…”. O anche: “se continuano così chiamo la polizia!”, “quasi quasi mi metto a giocare con loro…”. E via pensando…

In base a ciò che pensiamo e al contesto in cui ci troviamo, in base alle nostre credenze e convinzioni, in base ai nostri valori e principi, proveremmo certe emozioni (rabbia, sconcerto, indifferenza, curiosità, divertimento, preoccupazione, ecc.) e il nostro comportamento sarebbe conseguente a tale vissuto …

Possiamo comunque dire che, probabilmente, la reazione più frequente e forse più aderente ad un certo “senso comune della realtà” è quella espressa dal pensiero del tipo: “ma come è possibile che questo padre non si renda conto che i suoi figli stanno disturbando trenta persone che stanno per gli affari loro godendosi un momento di tranquillità?”.

E tu che pensiero ti sei fatto? Sarebbe probabilmente difficile per chiunque mantenere la calma o restare indifferenti … mentre tra l’altro il padre continua a stare seduto senza fare niente…

Alla fine l’autore riferisce di essersi avvicinato a questo padre dei “quattro indemoniati” (è solo una delle possibili definizioni della realtà) per chiedergli di intervenire in qualche modo, visto che il disturbo da essi arrecato alle persone in treno era evidente. L’uomo si destò, quasi che solo in quel momento si rendesse conto del putiferio, e rispose in tono dimesso (riporto il passaggio del libro): “oh, lei ha ragione. Ho idea che dovrei intervenire in qualche modo. Stiamo tornando dall’ospedale dove la loro madre è morta un’ora fa. Io non so come reagire, e credo che anche per loro non sia semplice”.

Che cosa stai provando ora che hai appena letto questa storia? Cosa hai provato nel dispiegarsi del racconto? Quali riflessioni?

Ciascuno di noi, leggendo questa storia, come in realtà ascoltando una qualunque storia (di vita reale o di fantasia, un film o la storia dell’umanità, gli eventi che ci raccontano come i fatti di cronaca, ecc.) attiva il suo personale filtro percettivo e interpretativo (per lo più in modo inconsapevole) che discende dalla sua storia personale, dai suoi valori, ma anche dal momento di vita che sta vivendo o da come sta andando la giornata in corso, da quanto riesce a identificarsi con uno o più dei vari personaggi, ecc..

Ai fini di un’assunzione di responsabilità rispetto alla nostra felicità (e quindi anche rispetto alla nostra infelicità) è fondamentale diventare consapevoli che noi viviamo la quotidianità, le relazioni, il tempo, attraverso le nostre rappresentazioni della realtà (quasi completamente inconsce fino a quando non le riconosciamo) ovvero abbiamo filtri personali che ci fanno “leggere e interpretare” a nostro modo. E quindi agire di conseguenza …

Dopo lo scambio con quel padre, sarebbe cambiato qualcosa per te o avresti continuato a vivere nella stessa visione delle cose? Che cosa avresti fatto, prima e dopo?

Su cosa ti fa riflettere questa storia? In che modo ti può essere utile nella vita quotidiana?

2 pensieri riguardo “Prospettive ”

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