Molteplicità

Quando aiuto i pazienti ad affrontare i loro problemi e disagi seguo uno schema essenziale, per divenire consapevoli dell’attuale situazione insoddisfacente e agire in direzione del cambiamento desiderato. Questo schema è fondamentalmente un modello che tutti possiamo applicare in ogni situazione in cui esiste questo scarto tra una situazione attuale e situazione desiderata. Prevede tre passaggi, solitamente molto semplici da comprendere e che nell’applicazione pratica si rivelano fonte di molteplici informazioni e  consapevolezze su di sé, creando le basi per l’azione efficace:

  1. Cosa provo? Quale emozione sto vivendo in relazione ad un evento, fatto o situazione accaduta? La risposta deve essere molto specifica, non basta un generico sto male, sono a disagio, sono stressato, sto in ansia…
  2. Cosa vorrei? Quale bisogno emerge in me in relazione alle emozioni che sto vivendo nel qui-e-ora di questa situazione specifica? Anche in questo caso, è importante esprimersi in modo specifico rispetto a “ciò che vorrei”, “ciò che mi piacerebbe”. Più siamo specifici e maggiori informazioni otteniamo ai fini di un’azione utile.
  3. Che cosa posso fare e che cosa devo fare per prendermi cura della mia emozione e soddisfare il mio bisogno?

Facciamo un esempio: torna mio figlio da scuola e mi dice che la maestra gli ha messo una nota perché lo ha trovato ad azzuffarsi con un compagno. Questo è il fatto, l’antecedente, l’evento scatenante chiamiamolo così. Allora mi chiedo: che cosa provo? E posso rendermi conto che provo sorpresa, dispiacere, rabbia e anche un po’ di preoccupazione. Posso essere sorpreso perché è una cosa che non mi aspettavo da mio figlio, posso essere dispiaciuto perché non credo che sia questo il modo migliore per affrontare i problemi o i conflitti tra bambini, posso essere arrabbiato perché vorrei trasmettere a mio figlio altri valori diversi da quelli della violenza o della zuffa; posso essere anche preoccupato perché penso “andando avanti così dove andremo a finire?!?!” o qualche pensiero del genere.

Secondo passaggio: di che cosa ho bisogno? Intanto ho bisogno di tranquillizzarmi, rassicurarmi rispetto a quella mia preoccupazione, ho bisogno di affrontare il mio dispiacere, la mia rabbia e soprattutto in tutto questo emerge il bisogno di fare chiarezza rispetto all’accaduto e rispetto al comportamento di mio figlio.

Terzo: che cosa posso fare? Posso chiedere a mio figlio di parlare dell’accaduto per fare chiarezza in me e per aiutare lui a capire cosa è successo e le varie implicazioni della faccenda …

Quando cominciamo ad agire, a fare qualcosa per la nostra emozione ed il nostro bisogno, non abbiamo solamente una possibilità a nostra disposizione. In questo esempio, posso dire “mettiti seduto e parliamone” oppure impulsivamente, nonostante i valori di cui sopra, dare uno schiaffo a mio figlio oppure metterlo in punizione oppure dire “non ti voglio ascoltare” oppure “domani vado dal preside” ecc., ecc.. Abbiamo diverse opzioni a nostra disposizione, diverse scelte e sceglieremo di mettere in atto una o più di queste azioni possibili, quella che riteniamo migliore o più praticabile, in base ad una serie di ragionamenti o anche semplicemente perché siamo stati assaliti dall’impulso.

In base all’azione che mettiamo in atto riceveremo un qualche tipo di reazione da parte dell’interlocutore: nell’esempio da parte di mio figlio che nel momento in cui lo invitassi a sedersi per fare chiarezza potrebbe dire “no, lascia perdere papà”,  oppure “no in questo momento non ho voglia” oppure dire “ma non è giusto, mi hanno fregato” oppure dire “le botte se le meritava non devo chiarire niente” o semplicemente sedersi e affrontare con me la questione. Di conseguenza a mia volta avrò altre possibilità a mia disposizione per agire e reagire rispetto alle cose che ha detto e fatto mio figlio.

Tutto qui.

Queste sono le tre fasi o passaggi fondamentali della consapevolezza e dell’azione utile rispetto agli accadimenti e alle interazioni interpersonali.

Solitamente quando mi ritrovo a lavorare con questi passaggi e invito le persone ad applicarli nella loro vita quotidiana ottengo alcune tipiche risposte:

  • non ci sono riuscito
  • è stato proprio utile ed efficace
  • ho scoperto tante cose
  • non è facile

È solo l’inizio di un’esplorazione in profondità. Le emozioni e i bisogni sono legittimi e fondamentali, le azioni possono cambiare.

Esistono infiniti modi per andare da una stanza all’altra” (Milton Erickson)

 

2 pensieri riguardo “Molteplicità”

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