Stai camminando nel bosco, è il crepuscolo, ti rendi conto che hai percorso un sentiero che non conoscevi e ora si è fatto tardi, sta arrivando l’oscurità. I suoni del bosco li conosci eppure un po’ ti spaventano, immagini qualche animale pericoloso, ti accorgi che il cuore corre veloce mentre le gambe tremano. Hai paura. A casa ti stanno aspettando, il telefono non ha segnale. Cominci a sudare, la bocca si secca e fa pure un po’ freddo… senti un urlo arrivare da lontano… e ti svegli. Era solo un sogno, diciamo un incubo, ti senti agitato, hai il respiro affannato… ti alzi per bere un bicchiere d’acqua… e cominci a sorridere “dell’accaduto”… il peggio è passato… anche se un po’ di inquietudine resta…
L’accaduto non è veramente accaduto, era solo un sogno, pensieri e immagini nella tua testa, eppure la paura è reale.
Così come mentre leggevi di quel sogno probabilmente hai provato sensazioni simili… Come quando vedi un film e ci “entri dentro”, ti identifichi con qualcuno e fai tua “l’esperienza soggettiva” di quel personaggio. In realtà, parliamo solamente di un sogno raccontato, di un film visto o di parole scritte. Quando quelle parole, quelle immagini, quei pensieri entrano nella tua testa reagisci come fossi il protagonista della vicenda. Per non parlare di quando leggi o ascolti una poesia…
Le parole, i pensieri, le immagini attivano sensazioni, multisensoriali: vedi ciò che vede il protagonista, senti ciò che sente, percepisci le sue stesse sensazioni, a seconda dei casi anche i profumi e i sapori rientrano nell’esperienza che vivi… a partire dalle parole.
Le parole sono simboli che evocano pensieri, immagini e significati, suoni o segni (sulla carta o su uno schermo) che hanno il potere di indurre certe azioni e certe esperienze emotive. Cosa succede in te se ti dico “snack”? Probabilmente sentirai l’acquolina in bocca, sentirai una leggera sensazione di fame, magari ti verrà voglia di mangiare qualcosa e andrai a procurartela. E se ti dico “snake”? Probabilmente se non conosci questa parola in inglese resterai semplicemente incuriosito e vorrai sapere che vuol dire. E se ti dicessi “serpente”? Forse avresti un’altra serie di reazioni: sensazioni di disgusto o paura (o chissà curiosità e attrazione), immagini di uno o più serpenti (dove? Vicino a me? Nella jungla? Sotto i piedi?), pensieri del tipo “c’è un serpente!?! ?” “ora che faccio?”, azioni quali scappare, urlare, provare ad accoppare il serpente, restare immobile. Ma dove sta sto serpente? Sicuramente nella tua testa. Forse solo nella tua testa!!!
Nella nostra testa girano pensieri e parole attraverso cui noi ci raccontiamo la vita. Prova a leggere i giornali che “raccontano” lo stesso “fatto”. Prova a sentire due persone che raccontano lo stesso fatto. È proprio lo stesso? Resta il fatto che noi siamo guidati dalle nostre storie, da ciò che gira nella nostra testa sotto forma di parole, pensieri, significati.
I bambini imparano a stare al mondo attraverso le storie che sono state raccontate loro. Da bambini ci hanno raccontato tante storie, quelle fantastiche e quelle reali, che ci hanno aiutato a dare senso al mondo, a trovare dei significati utili a cavarcela e ad agire in base ad essi. Chi si è preso cura di noi ci ha raccontato storie che riguardano la vita e la morte, il bene e il male, cosa è giusto e cosa è sbagliato, chi siamo e chi dovremmo essere. Quali sono i comportamenti da tenere e quali quelli da evitare. La nostra testa oggi è piena di storie che contengono valori, convinzioni, principi di vita, atteggiamenti, giudizi, indicazioni su cosa è sano, buono, giusto e su come vivere la vita.
Queste storie ci sono state raccontate così tante volte che le sappiamo a memoria. In automatico ci dicono chi siamo, cosa dovremmo essere. Com’è la vita, come sono gli altri, come va il mondo. E ciascuno possiede le sue storie. Qualcuno ha storie simili all’amico, mentre altre storie sono completamente diverse o anche opposte tra loro.
Queste storie ci offrono una rappresentazione della realtà che guida il nostro comportamento. Ciascuno di noi è così fortemente identificato nelle storie che si racconta, ora e da sempre, che le considera espressione della verità assoluta.
Purtroppo a volte queste storie generano scarsa autostima e sofferenza legata a convinzioni su di sé (sono stupido, non ce la farò mai), sugli altri (gli altri sono furbi, gli altri ti vogliono fregare, gli altri sono a tua disposizione), sul mondo (il mondo è di chi schiaccia le persone) e sulla vita (la vita prima o poi ti toglie quello che ti ha dato); portano con sé emozioni dolorose, creano limiti e impedimenti ad azioni efficaci, lasciano la persona in balia degli altri e delle circostanze.
Queste storie che ci raccontiamo definiscono chi siamo e che vita possiamo vivere, escludendoci da molteplici altre possibilità. Se penso che sono incapace allora probabilmente nemmeno ci provo; se credo che gli altri sono migliori di me allora probabilmente nemmeno mi metto in gioco, se credo che il mondo sia dei violenti e io mi sento mite allora quasi sicuramente resterò all’angolo. Se … allora … ciascuno ha le sue storie e da esse è guidato.
In terapia la persona impara a “conoscere approfonditamente” le storie che si racconta, di cui in gran parte è inconsapevole, a capire quando sono nate e il valore che hanno avuto e hanno tuttora per sé. La persona non abbandona completamente le vecchie storie perché comunque ci è affezionata, rappresentano la sua “storia di vita”, la sua identità. Quello che la persona impara a fare è creare storie alternative a cui credere e da cui farsi orientare.
La terapia non lavora per sostituzione, lavora per aggiunta. La persona impara a raccontarsi storie nuove dove i limiti lasciano il posto al possibile, storie in cui la persona impara a guidare il proprio comportamento in modo più sensibile e attento a ciò che veramente è importante per lei.
Quanti anni ha quella donna? Cosa faresti con lei?
2 pensieri riguardo “La storia siamo noi ”