La via della terapia

Le persone che arrivano a chiedere un aiuto terapeutico sono in qualche modo e misura insoddisfatte di come sta andando attualmente la loro vita. Possono avere un problema di lavoro o un momento difficile nella relazione di coppia, possono soffrire di solitudine e avere difficoltà a trovare un partner; possono avere un problema di salute oppure aver subito un lutto importante. Alcuni raccontano vissuti di scarsa autostima, fallimento e difficoltà a realizzare un progetto, altri presentano problemi di dipendenza affettiva o non riescono ad avere amici oppure problemi di dipendenza da sostanze o altri tipi di dipendenza (internet, pornografia, gioco d’azzardo). Solitamente, all’inizio, le persone riferiscono manifestazioni di ansia e depressione, sensazioni di “esaurimento” e perdita di vitalità sotto le quali si nascondono (o si rivelano) i suddetti problemi legati ad una o più aree di vita. Qualcuno arriva a chiedere aiuto perché sente di aver smarrito la retta via: “non so più chi sono e cosa voglio veramente”.

Quali che siano i problemi portati in consultazione, la persona riporta sentimenti spiacevoli, emozioni dolorose, pensieri negativi e chiede di eliminarli. Comprensibilmente vuole risolvere i problemi e allontanare il dolore da essi creato. Solo che il mondo interno, la mente, funziona diversamente dal mondo esterno in cui quotidianamente ciascuno di noi risolve problemi passando da una situazione insoddisfacente ad una migliore.

La mente funziona in maniera contro-intuitiva: devi fare spazio al dolore affinché si esaurisca la sua carica di sofferenza, devi accettare la situazione per iniziare a cambiarla. Spesso succede che i nostri tentativi di risolvere il problema lo amplificano secondo un circolo vizioso che alimenta la sofferenza invece che ridurla. Hai paura del giudizio degli altri? Tendi ad evitare persone e situazioni sociali varie, ma così facendo aumenti la sensazione che gli altri abbiano l’idea di te come uno “strano” o la sensazione di non essere tra i più simpatici. Hai paura di trovarti in mezzo a tante persone? Bevi per abbassare l’ansia, fino a quando diventi dipendente dall’alcol, con annessi e connessi, mentre l’ansia ritorna comunque. Vivi una situazione di tensione sul posto di lavoro ma hai paura di tirare fuori ciò che pensi e senti, solitamente rabbia, perché non sai come andrà a finire? Tieni tutto dentro, oggi, domani e pure dopodomani fino a quando finisce che “scoppi”: vieni assalito da qualche disturbo psicosomatico (gastrite, mal di testa, dolori articolari, fiacchezza, irritazioni cutanee, ecc.) o finisci al pronto soccorso con la paura di un attacco cardiaco ma ti dicono che è “solo un attacco di panico” o ci mandi qualcun altro al pronto soccorso perché la tua “sana” rabbia è esplosa in un comportamento violento.

In terapia si lavora per aiutare la persona a rendersi conto che:

  • i sintomi così disturbanti e fonte di sofferenza arrivano per comunicarci che qualcosa nella nostra vita non va e dobbiamo metterci mano (metterci in discussione);
  • le soluzioni che finora abbiamo adottato non hanno funzionato;
  • i sintomi non vanno soppressi, ma vanno ascoltati, interrogati, compresi;
  • il dolore dei sintomi esprime emozioni non (ri)-conosciute e non espresse che vanno individuate;
  • le emozioni più importanti sono paura, rabbia, tristezza, le altre fanno parte di una di queste tre famiglie;
  • ogni emozione è sana e utile in quanto esprime qualcosa di noi in rapporto con gli eventi che viviamo e le cose che ci accadono;
  • il modo di esprimere le emozioni può essere più o meno adeguato, sano, utile e funzionale;
  • ad ogni emozione corrispondono uno o più bisogni importanti che attualmente sono insoddisfatti;
  • individuati i bisogni è fondamentale definire le azioni che noi dobbiamo compiere per tentare di realizzarli;
  • non esiste un unico modo per ottenere ciò che desideriamo, alcune strade sono più agevoli, altre sono più impervie;
  • ogni scelta ha un prezzo da pagare: possiamo scegliere di fare qualcosa di nuovo per realizzare un nostro bisogno o desiderio e possiamo anche scegliere di continuare a stare nelle stesse condizioni, facendo quello che abbiamo sempre fatto;
  • quando cominciamo ad esprimere le emozioni e a mettere in atto le azioni necessarie per soddisfare i nostri bisogni dobbiamo anche saper affrontare la frustrazione (non tutto va come vorremmo, ostacoli e impedimenti sono sempre all’angolo) e la delusione: spesso gli altri sono diversi da come noi pensavamo e volevamo; noi siamo responsabili dei nostri comportamenti, ma non abbiamo il potere di cambiare le altre persone. E nemmeno possiamo pretenderlo!!!

Alcune volte riusciamo a percorrere fino in fondo questo processo di consapevolezza che ci porta a mettere in atto le azioni utili ad ottenere ciò che vogliamo. Altre volte, anche se abbiamo chiara la situazione, non riusciamo ad agire efficacemente: conosciamo i nostri pensieri e le nostre emozioni, sappiamo cosa vogliamo e cosa dovremmo fare per arrivarci, ma non riusciamo a mettere in atto i comportamenti necessari a soddisfare i nostri bisogni. Siamo bloccati da paure profonde che hanno origini antiche nella nostra storia personale, che appartengono al “bambino ferito” che ci portiamo dentro e di cui dobbiamo “prenderci cura”. La situazione attuale ci riporta a quando eravamo bambini (o poco più che bambini) e incontrammo per la prima volta la paura di agire. In terapia, ci si riconnette a quel bambino, in quel tempo, in quella situazione, per “sbloccare” quelle paure… Con un sentimento di auto – tenerezza verso il bambino che siamo stati, che abbiamo dovuto essere e che vive ancora dentro di noi ad influenzare l’esperienza emotiva dell’adulto che siamo…

3 pensieri riguardo “La via della terapia”

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