Allora è vero che non bisogna credere alle favole. Ci hanno insegnato che “… vissero tutti felici e contenti”. Ma questa è solo la fine della favola, l’illusione che serve ai bambini per indurre in loro uno spirito di speranza e possibilità. E questo è sicuramente un valore. Al tempo stesso, dall’inizio a prima della fine le favole sono piene di mostri e cattivi, dolore e paura, ingiustizie ed inganni. E anche questo è un valore. La vita è questa. È anche questa. La vita richiama la morte, l’amore invita prima o poi l’odio. È la natura umana. Imperfetta. Perfettamente ambivalente, sia mezza piena che mezza vuota, piena e vuota al tempo stesso. La vita è piena di dolore, sofferenza, tradimenti, delusioni. Le cose non sempre (quasi mai?) vanno come vorremmo che andassero. Le persone molto spesso sono diverse dal nostro ideale, da come vorremmo che fossero. Anche le persone a noi più vicine. E quando la vita è perfetta… dura poco. Per essere infelici dobbiamo credere alla felicità, al fatto che alla fine vivremo felici e contenti, mentre la realtà ci dice che la fine è un’altra, la fine è nota. La fine è la morte. E la morte è simbolo della perdita, del dolore. E come si fa ad essere felici?!? Ecco in terapia si lavora per imparare ad essere felici. Veramente. E di solito si comincia ad essere felici quando si smette di volerlo essere. Quando si comincia a comprendere effettivamente cos’è la felicità. Di cosa è fatta una vita che vale la pena di essere vissuta? Comprendere cos’è la felicità significa creare la propria felicità, definire esattamente cosa è importante per sentirsi felici. Cosa ci spinge ogni giorno, dal profondo, a fare quello che facciamo? Cosa deve succedere per essere felici? Cosa dobbiamo far accadere per essere felici? E ciascuno di noi ha la propria ricetta per la felicità.
Per essere felici bisogna pensare positivo dice il poeta. Bisogna cercare gioia, serenità, amore, pace e tranquillità. E dove stanno? Dove le andiamo a cercare? Spesso dimentichiamo che durante il viaggio alla ricerca della felicità incontriamo mostri maligni e draghi voraci, fosse piene di serpenti e sabbie mobili. Le esperienze della vita sono pacchetti completi: vuoi solo il bello? La famiglia, la coppia, il lavoro, gli amici, la salute, i progetti di vita, ecc. sono ambiti in cui accanto a momenti di gioia e pienezza, prima o poi vivi anche situazioni di dolore, angoscia e amarezza. La vita ogni giorno ci regala una certa quota di frustrazioni e delusioni, di conflitti e tradimenti, di disillusioni e sconfitte. L’obiettivo non è quello di eliminare queste esperienze negative (chi sa come si fa?), ma di vivere la vita nonostante esse. Di affrontarle e superarle agendo nella direzione di ciò che è veramente importante per sé.
In terapia si impara a riconoscere e accettare il dolore insito nell’esperienza di vita, senza farsene sovrastare. Il dolore è parte della vita, ma non è la lente attraverso cui dobbiamo guardare il mondo. In terapia le emozioni dolorose sono solo il punto di partenza e non il punto di arrivo a cui rassegnarsi passivamente. Attraverso esse si accede ai bisogni della persona e si possono pensare e realizzare azioni utili al loro soddisfacimento. Consapevoli che la felicità non sta nella piena completa assoluta e perenne soddisfazione dei bisogni, sta piuttosto nella capacità di godere di ciò che si è raggiunto (e non è così scontato che lo si sappia fare) e di accogliere anche ciò che non è andato come speravamo. Imparare a dire “è andata così” … e guardare avanti.
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