“L’Ombra e le maschere della vita quotidiana” è una metafora che spesso uso per leggere e scrivere insieme al paziente il suo piano di cura e soprattutto il suo progetto esistenziale. Il rapporto tra le parti “presentabili” e quelle “oscure” di sé offre al paziente una cornice per inquadrare il suo disagio e per sostenerlo nei suoi movimenti evolutivi.
“L’Ombra e le maschere della vita quotidiana” è un percorso.
L’Ombra, con la maiuscola, è un concetto cardine della psicologia analitica di Carl Gustav Jung. L’Ombra è il regno degli impulsi, dei desideri e dei pensieri più autenticamente umani e naturali. È tutto ciò che è nelle nostre potenzialità e che abitualmente non utilizziamo. L’Ombra è il contenitore del censurato e del rimosso, di ciò che è inaccettabile per la cultura e la società, per la famiglia e per il gruppo a cui apparteniamo. L’Ombra è sempre con noi, a volte è fonte di divertimento, spesso spaventa. È la faccia scura della luna, la nostra stanza segreta, non sempre facilmente accessibile. È il lato oscuro di ognuno di noi. È la notte, la parte nascosta. Racchiude i lati dolorosi, penosi e angosciosi, minacciosi ma anche, attraenti e affascinanti. È fonte d’inquietudine e potenzialmente di un’enorme ricchezza. È quella parte di noi che non ci siamo permessi di esprimere “per non deludere” chi elargiva nell’infanzia amore e protezione, per garantirci l’amore e la stima di chi ci ha cresciuto al prezzo però di rinunciare a parti vitali di noi stessi … Un tesoro a cui oggi possiamo imparare ad attingere.
L’Ombra può assumere forme diverse. Forme sane nella creatività vitale e nella gioia di vivere che si fa espansione di sé; forme malate nei sintomi, nei sentimenti di oppressione, nell’aridità emotiva, nel blocco progettuale.
L’Ombra è un richiamo di opposti, polarità in cui ogni estremo assume significato in relazione all’altro estremo: il pieno e il vuoto, il coraggio e la paura, la delusione e la gratitudine, il bene e il male, la vita e la morte.
Recuperare le parti nascoste di noi stessi non è un obbligo, ma certamente una possibilità.
Integrare l’Ombra dentro di sé vuol dire incamminarsi in un percorso verso territori inesplorati di sé: entrare in contatto con la propria profondità per comprender-sé e sperimentare nuovi modi e nuove forme di sé.
Le maschere della vita quotidiana sono le immagini di facciata, le abitudini radicate che ci proteggono e c’ingabbiano, prevedibili e limitanti, note e per ciò troppo aride rispetto ad un’espressione più spontanea e creativa di sé.
Toccare l’Ombra significa entrare in contatto con le proprie immagini di facciata per divenire consapevoli e padroni delle parti oscure di sé che da blocco della vitalità diventano spinte all’autorealizzazione e alla ricerca della propria unicità perduta.
Prendere coscienza delle proprie maschere vuol dire allora spingersi verso la ricerca di un modo di essere, di pensare, di sentire, di comportarsi più autentico rispetto alla propria complessità, alla propria unicità, ai propri bisogni e desideri, ai propri valori e inclinazioni. Un modo di essere tutto da inventare e che deve fare i conti con quello che abbiamo appreso in famiglia e, più in generale, nella storia delle nostre relazioni che hanno forgiato il nostro modo di essere, sentire, agire ed entrare in relazione.
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